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Le linee guida del piano regolatore portuale dello scalo di Savona Vado, che è attualmente in corso di elaborazione, sono state presentate oggi al Comitato Portuale. Si tratta della prima comparsa ufficiale del documento, di cui sono stati illustrati gli elementi salienti. Il presidente dell'authority portuale, Giuseppe Sciutto, ha sottolineato come il piano sia caratterizzato da "due scelte progettuali forti: nel bacino storico con la proposta di aree aggiuntive per mantenere una leadership nei traffici storici e di una direttrice verso ponente di collegamento porto-autostrade; nello scalo satellite di Vado, destinato a diventare nei prossimo anni un'infrastruttura di prim'ordine nello shipping italiano con l'aggiunta di aree tramite una soluzione 'a isola' che consente di integrare le esigenze dei traffici marittimi ai progetti di riqualificazione urbanistica dell'amministrazione comunale, se si considera che in questo ambito, oltre alla disponibilità già offerta di miglioramento della fascia costiera a levante, si inserisce la collocazione di due approdi, l'uno per la pesca, l'altro per il diporto nautico".
Nell'analisi dell'ente portuale si rileva inoltre come lo scenario prefigurato dal piano sia stato costruito, oltre che sulla base di studi scientifici che hanno verificato le esigenze del mercato e i criteri di fattibilità tecnico-economica, anche in base all'interesse dimostrato da grandi gruppi imprenditoriali: "verso Vado con un progetto che prevede il transito di 900.000 autoveicoli in import/export, trailer e contenitori con una ricaduta occupazionale superiore ai 700 addetti; su Savona nel campo del multipurpose, anche se nel bacino storico stanno avanzando i lavori per la collocazione del gruppo Monfer e la realizzazione del terminal oceanico per rinfuse solide, mentre a Vado si profilano progetti esecutivi per nuovi depositi coperti e opportunità legate al cabotaggio". L'authority ricorda in questo senso la recente presentazione di un progetto della W. Service per l'attività di ristrutturazione e costruzione di mega yacht che prevede investimenti in tre anni per oltre 8,5 miliardi di lire, un'occupazione diretta di un centinaio di addetti e di 200 unità nell'indotto.
Il segretario generale dell'Autorità Portuale Rino Canavese, ricordando che lo strumento di pianificazione portuale "non può non ricercare un plausibile compromesso nel rapporto con la città che costituisce elemento fondamentale di successo per uno sviluppo sostenibile e equilibrato", ha comunque posto l'accento sulla necessità di realizzare collegamenti viari e ferroviari efficienti (dall'Aurelia bis, alle linee ferroviarie di valido di Savona e Genova) e di approntare aree retroportuali da destinare al ciclo delle merci in transito.
La redazione del piano regolatore portuale è partita da una triplice considerazione già contenuta nel piano operativo triennale 1999/2001 approvato nel giugno scorso dal Comitato Portuale (inforMARE del 1° ottobre 1998):
- Savona, con le banchine in via di realizzazione, ha pressoché completato la sua dimensione fisica, a parte alcuni aggiustamenti che consentiranno di utilizzare al meglio le risorse esistenti
- una migliore redditività e qualità dei servizi prestati è giustamente da ricercare nella razionalizzazione delle attività con la riallocazione di alcune di loro a Vado mediante l'utilizzo della rada, nei limiti imposti dal Piano Territoriale di Coordinamento
- al nuovo scenario dovrebbe corrispondere un contenimento del traffico su gomma di accesso attraverso la città e un instradamento sempre maggiore su rotaia
"La scelta di Vado - ricorda l'ente portuale - discende proprio dalla presenza di un efficiente sistema infrastrutturale, capace di fronteggiare i margini di capacità residua per lo smaltimento dei traffici commerciali di prospettiva. Di qui una soluzione tipo 'isola' raccordata opportunamente con le infrastrutture a terra che permette di potenziare l'import/export via mare e di riqualificare l'ambiente". "Proprio nell'ottica di unire alle ipotesi di sviluppo solide opportunità commerciali che le rendano portatrici di nuovo valore aggiunto e di occupazione - ha detto Canavese - è prevista nella rada vadese un'infrastruttura a mare aperto collegata alla rete nazionale di trasporto con un viadotto in aderenza al pontile San Raffaele, della superficie di 21 ettari con un chilometro di accosti con pescaggio a -15; il tutto rivolto con priorità diverse a terminali cabotieri per autovetture, multipurpose e feeder per linee contenitori".
Per quanto riguarda il bacino di Savona il piano prevede, oltre alla costruzione di un approdo turistico, alla cantieristica e al relativo indotto, alla riorganizzazione e razionalizzazione degli spazi coperti e dei piazzali, anche il trasferimento nella Darsena Alti Fondali del terminal rinfusiero. "I progetti più rilevanti - sottolinea però l'analisi dell'authority - riguardano una nuova area di varco merci e di accentramento dell'autotrasporto per una superficie di circa 25 mila metri quadrati e ulteriori spazi operativi individuati a mare dell'esistente molo di sopraflutti con 600 metri di accosto a -15 ricavato sulla struttura esistente e retrostanti aree operative per 8 ettari".
Il professor Pietro Genco, direttore del D.I.T.E.A. dell'Università di Genova, ha rilevato come risultino "ben delineate opportunità e condizioni sufficienti per la formulazione di opzioni strategiche con connotati espansivi". Il D.I.T.E.A. ha costruito uno scenario che prevede al 2004 un incremento nella funzione commerciale di 2 milioni di tonnellate di prodotti e nei passeggeri di 322.000 unità. Un piano di sviluppo che - ha detto Genco - "nonostante l'importanza delle cifre, può definirsi realistico in quanto gli interventi necessari alla sua attuazione sono alla scala delle risorse attuali e potenziali disponibili in un porto come Savona Vado".
Sergio Ravera, coordinatore dell'area Planning e Marketing dell'ente portuale, ha riportato l'attenzione sul miglioramento dei collegamenti con i mercati interni, con le priorità della realizzazione del terzo valico ferroviario e, in attesa della sua concretizzazione, degli interventi sulla linea Savona - S. Giuseppe di Cairo - Alessandria, mentre per quanto attiene al trasporto su gomma è necessario puntare al miglioramento delle statali 29 e 30 per ridare vitalità alle aree delle Bormide. "Anche se in ultima analisi - ha spiegato Ravera - circoscrivendo il discorso alle strade, è il progetto esecutivo della variante di Strevi lungo la statale 30 della Valle Bormida ad assumere particolare interesse per Savona e tutta la regione logistica del Nord Ovest. Non solo perché ci troviamo dinanzi ad un raccordo tra Acqui Terme e Predosa, che verrà proposto nell'autunno prossimo alla Conferenza dei Servizi, quanto ponendosi il progetto quale parte terminale di quell'autostrada (o superstrada) Carcare - Predosa, che da 30 anni fa capolino nei discorsi degli amministratori savonesi per il rilancio del porto e il potenziamento delle aziende industriali dell'immediato retroterra, ma che potrebbe fornire risposte anche al comparto turistico". "Oggi, la di là della costruzione del terzo valico - ha proseguito Ravera - il ruolo di Savona nel prossimo millennio, quindi le possibilità di crescita della sua economia, appaiono strettamente correlate alla realizzazione di un capace corridoio che corre ad occidente, a lato della regione logistica del Nord Ovest, in grado di velocizzare il trasporto merci/passeggeri sulla verticale Liguria di Ponente - Alessandria - Milano - Centro Europa". L'ente portuale rileva infatti che "nel campo ferroviario la Savona - Genova, dinanzi ad una potenzialità teorica di 180 treni, denuncia un transito consistente che supera ormai i 200, mentre l'azienda FS si trova in difficoltà nell'affrontare nuove richieste al valico di Ventimiglia". "Semplici interventi migliorativi consentirebbero il ricorso alla linea Savona - Alessandria in oggi sottoutilizzata per un buon 50 per cento" sostiene l'authority, sottolineando invece la saturazione raggiunta nel settore stradale che potrebbe addirittura peggiorare nel breve periodo con la possibile attivazione di operazioni di cabotaggio a Vado.
Il coordinato dell'area tecnica dell'Autorità Portuale, Pierluigi Debenedetti, ha spiegato in sintesi i 13 interventi infrastrutturali del piano che prevedono investimenti calcolati in 377,5 miliardi di lire e che per il bacino di Vado riguardano:
- per la viabilità, la razionalizzazione degli accessi stradali per separare il traffico commerciale da quello dei traghetti che comporterà lo spostamento dei varchi doganali. Nello stesso tempo si è posto in priorità lo spostamento a monte della tratta da via Trieste a Vado Z.I. della linea ferroviaria;
- per la attività commerciali, si tiene conto del prolungamento del pontile San Raffaele;
- per la opere in rada, spicca ovviamente l'ipotesi di un'isola perpendicolare alla costa collegata a terra da connessioni esclusivamente viabili finalizzata a funzioni diversificate ma soprattutto inclusiva degli accosti petroliferi oggi su pontili;
- per la settori collegati, si collocano in diversa posizione gli insediamenti riservati al diporto e alla pesca
I progetti hanno comportato lo scarto di ipotesi collegate all'ampliamento a mare delle opere già realizzate per costi eccessivi, ad un'isola parallela alla costa per il superamento dei limiti posti dal P.T.C. nonché ad un'isola solo in parte perpendicolare alla costa sia per i limiti del P.T.C. sia per le interferenze con lo scarico Enel.
Nel bacino di Savona le indicazioni riguardano:
- per la viabilità, c'è la ripresa dello schema di assetto urbanistico approvato dalla Giunta comunale, d'intesa con l'Autorità Portuale, del progetto Orsa 2000, con rotatoria per l'accesso su corso Mazzini: raccordo a 4 corsie di cui due dedicate al traffico commerciale; dalla rotatoria ai margini di Orsa 2000, un viadotto per l'accesso diretto alle aree ex Italsider, una direttrice di uscita che colleghi l'attuale sopraelevata al nuovo raccordo;
- per il traffico in entrata, realizzazione di un terrapieno nello specchio acqueo antistante i capannoni di 25.000 mq.;
- per le attività commerciali, reperimento di nuovi accosti con fondale adeguato e spazi operativi raccordati mediante realizzazione di un piazzale di 80.000 mq alle spalle della zona 33, previa demolizione del muro paraonde, e di un accosto di circa 600 ml
Tra le ipotesi scartate: l'allungamento di 150 ml della calata Boselli e della foranea di 200 ml (nuovi accosti minimi e forte impatto ambientale), il banchinamento interno alla darsena, secondo il previgente PRP (riduzione della zona 32), quindi l'utilizzo a banchina del lato esterno della zona 33 con realizzazione di nuova foranea (costo eccessivo). |
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