La presentazione dell'annuario della logistica "
Italia in movimento", svoltasi questa sera nella Sala del Capitano di Palazzo San Giorgio a Genova, è stata occasione di uno scambio di pareri sullo stato del sistema logistico italiano e su quello genovese-ligure. I relatori hanno concordato unanimemente nell'identificare la carenza di infrastrutture quale tallone d'Achille dei due sistemi. «C'è da chiedersi davvero - ha detto il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Giuliano Gallanti - se l'Italia sia in movimento». Manca - secondo Gallanti - una regia nazionale: «il piano generale dei trasporti - ha ricordato - conteneva una serie di indicazioni, magari anche discutibili, ed è rimasto lettera morta». Nel resto d'Europa la situazione è differente. Un resto d'Europa che, oltretutto, punta al mercato a sud delle Alpi: «con la realizzazione dei nuovi tunnel svizzeri al Loetschberg e Gottardo - ha avvertito Gallanti - c'è il rischio che i porti del Nord Europa acquistino ulteriori quote di mercato del Nord Italia»
Uno degli elementi chiave perché il porto di Genova mantenga invece il ruolo di porta mediterranea di questo mercato è che siano realizzate nuove infrastrutture di collegamento tra lo scalo ligure e la pianura padana, innanzitutto il terzo valico ferroviario attraverso l'Appennino. Il relativo progetto preliminare - ha annunciato l'assessore alle Infrastrutture e ai Trasporti della Regione Liguria, Vittorio Adolfo - sarà presentato il prossimo 10 marzo. Adolfo ha elencato la lista degli altri progetti liguri in corso di definizione e di realizzazione: Pontremolese, raddoppio dei binari ferroviari tra Genova e Ventimiglia, nodo autostradale di Genova. Tutti progetti allo studio da tanti, troppi anni.
L'assessore alle Reti Infrastrutturali del Comune di Genova, Marta Vincenzi, ha riportato la discussione sul rapporto locale tra città e porto. «Porto e città litigano - ha spiegato - perché non hanno potere. Si litiga quando non si ha potere». Se di potere - secondo l'assessore - è carente l'amministrazione cittadina, lo è evidentemente anche l'autorità portuale così come è stata configurata dalla legge di riforma portuale 84 del 1994. «Una normativa che - ha affermato la Vincenzi - è necessario rivedere».
Stefano Messina, leader dei Giovani Armatori di Confitarma, ritiene che i problemi genovesi e liguri debbano essere portati sulla scena nazionale, «altrimenti - ha detto - a Genova rischiamo siano sempre le stesse facce a parlarne». I problemi infrastrutturali di Genova e della Liguria sono problemi di carattere nazionale se è vero - come ha asserito anche Messina - che le infrastrutture siano il nodo debole del sistema logistico. Un nodo che rischia di far naufragare, ancor prima che sia messo in atto, il progetto delle "autostrade del mare", con il quale si vorrebbero trasferire parte dei carichi trasportati per via stradale alla modalità marittima. Iniziative di tale portata necessitano di uno sforzo notevole. Messina ha però esortato a non concentrarsi solo sugli obiettivi di lungo periodo, ma anche su quelli a breve scadenza, sovente importanti quanto i primi.
Il vicepresidente dell'Associazione Spedizionieri Corrieri e Trasportatori di Genova, Piero Lazzeri, ha sottolineato il ruolo cardine del porto per l'economia cittadina e regionale, spesso misconosciuto dalle stesse istituzioni locali. «Inorridisco - ha detto - quando sento parlare di campi di calcio sul waterfront». Ma ostacoli sono prodotti anche dalla carenza di innovazioni tecnologiche che caratterizzano la comunità portuale genovese, «telematicamente - ha ricordato Lazzeri - ancora molto zoppicante».
Se le infrastrutture sono uno dei punti dolenti del sistema logistico nazionale, «l'anomalia dell'autotrasporto - ha detto l'amministratore delegato di Interconsult Wise, Franco Pronzato - è l'anomalia più grande». Il settore è estremamente polverizzato, con una media di due soli veicoli per azienda. La frammentazione di questo comparto è uno dei motivi principali delle difficoltà di decollo del progetto delle autostrade del mare, che potrà avere successo - ha detto - solo se armatori ed autotrasportatori troveranno un punto di convergenza dei rispettivi interessi.
Pronzato ha concluso sottolineando anche l'estrema debolezza delle imprese nazionali di logistica: «quelle competitive - ha ricordato - vengono spesso comprate da competitor stranieri».
Bruno Bellio