- L'industria dello shipping subisce «un evidente ed inevitabile impatto» dal ritorno del protezionismo nel commercio mondiale. Lo ha sottolineato il presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), Emanuele Grimaldi, nella sua relazione all'assemblea dell'associazione armatoriale che si è tenuta stamani a Roma. «La relazione 2016 della Commissione Europea sulle barriere al commercio e agli investimenti e sulle tendenze protezionistiche - ha rilevato Grimaldi nel suo intervento, che pubblichiamo nella rubrica “Forum dello Shipping e della Logistica” - evidenzia che nei 31 paesi monitorati, a fronte di 200 nuove misure protezionistiche, negli ultimi 18 mesi nessuna di quelle preesistenti di ostacolo al commercio è stata eliminata. È rilevante il fatto - ha sottolineato - che alcuni di questi paesi nello scacchiere mondiale sono importanti importatori ed esportatori e controllano forti flotte mercantili. Ciò comporta un evidente ed inevitabile impatto sullo shipping che, peraltro, in questa sorta di maremoto globale, continua a trasportare il 90% del commercio mondiale».
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- Nella sua relazione il presidente di Confitarma si è soffermato in particolare sulla salvaguardia dell'occupazione dei marittimi italiani: «da sempre - ha detto Grimaldi - lavoriamo sia per garantire ai nostri equipaggi condizioni di lavoro a bordo migliori, sicurezza della navigazione e welfare avanzato sia per una loro certificazione qualificata di competenze, riconosciuta a livello internazionale nonché per la formazione delle nuove leve. Abbiamo dimostrato nella pratica - ha specificato Grimaldi - come l'imbarco regolato di personale extracomunitario ai fini del mantenimento della competitività abbia di fatto trainato l'occupazione di marittimi italiani. È questa visione, condivisa con le istituzioni e i sindacati - ha evidenziato - che ha ispirato la riforma del settore del 1998, grazie alla quale la nostra flotta si è rinnovata ed è cresciuta stimolando anche lo sviluppo di tutto il cluster marittimo italiano, come confermano, ancora una volta, i dati del V Rapporto sull'Economia del Mare, realizzato dalla Federazione del Mare assieme al Censis».
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- Soffermandosi ancora sul tema del lavoro, il presidente di Confitarma ha poi espresso le preoccupazioni dell'armamento per i certificati, adeguati ai nuovi requisiti introdotti dagli emendamenti di Manila alla Convenzione STCW, che l'amministrazione deve rilasciare entro fine anno ai marittimi italiani: «si parla - ha ricordato - dei certificati di competenza di ben oltre 10.000 ufficiali, nonché dei certificati relativi a circa 20.000 sottufficiali e comuni». «Nella maggior parte dei paesi marittimi - ha rilevato Grimaldi - il processo di adeguamento agli standard internazionali è iniziato nel 2012. In Italia, invece, il primo decreto legislativo attuativo degli emendamenti di Manila è entrato in vigore nel giugno 2015. Soltanto dopo tale data, i ministeri competenti hanno potuto lavorare sugli altri numerosi provvedimenti attuativi, gli ultimi dei quali (peraltro particolarmente rilevanti) sono stati pubblicati nel corso del mese di agosto 2016, ad appena quattro mesi dall'entrata in vigore della Convenzione. L'armamento - ha sottolineato - è molto preoccupato, dato che diversi marittimi devono anche superare i corsi di formazione obbligatori e, al contempo, le Capitanerie di Porto dovranno assolutamente concludere, nei prossimi due mesi, l'adeguamento delle certificazioni dei molti marittimi ancora scoperti. Le nostre preoccupazioni non sono soltanto connesse alle pesanti sanzioni amministrative a carico dell'armatore previste dalla legge per l'eventuale mancata certificazione dei marittimi imbarcati, ma soprattutto alle difficoltà che potremmo avere ad armare molte delle nostre navi, con il fondato rischio di essere costretti ad imbarcare marittimi non italiani ed evidenti ripercussioni per l'occupazione nazionale».
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- Grimaldi ha parlato anche dall'atto n.321 del governo (“Schema di decreto legislativo recante riordino delle disposizioni legislative vigenti in materia di incentivi fiscali, previdenziali e contributivi in favore delle imprese marittime”) che attualmente è sottoposto al parere del Parlamento, «i cui effetti - ha affermato - sono ben chiari ed evidenti a tutti coloro che conoscono il settore e che non tarderanno a palesarsi, trascorso il periodo transitorio di 18 mesi dalla sua pubblicazione. Per i non addetti ai lavori - ha chiarito - ricordo brevemente che tale provvedimento, ancora al vaglio del Parlamento, se accolto, per alcune rotte esposte alla concorrenza internazionale vincolerà i benefici fiscali, previdenziali e contributivi in favore delle imprese marittime all'esclusivo impiego di personale italiano/comunitario sulle navi del Registro Internazionale». Secondo Grimaldi le modifiche contenute nell'atto di governo n.321 non sono affatto marginali e non tengono conto delle normative comunitarie che regolano differenziandoli chiaramente, i traffici di cabotaggio continentale, insulare e di short sea shipping, imponendo l'obbligo di imbarcare personale esclusivamente italiano/comunitario su tali tratte, con perdita di competitività della bandiera italiana e l'inevitabile trasferimento della flotta traghetti sotto altra bandiera comunitaria. «Il flagging out, ancorché solo dei traghetti di bandiera nazionale coinvolti dalla norma - ha ammonito il presidente di Confitarma - comporterebbe una perdita di circa 1.500 posti di lavoro in Italia». «Non ci saranno vantaggi per nessuno - ha denunciato - ma danni per tutti: armatori, marittimi e utenza, in pratica per l'intero sistema Paese. Da parte nostra abbiamo fatto presente queste preoccupazioni in tutte le sedi istituzionali, nonché sulla stampa. Per contro, abbiamo percepito un assordante silenzio da parte dei dicasteri coinvolti e nulla è stato eccepito in merito alle evidenti storture che questo decreto legislativo imporrà».
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- In merito alla competitività complessiva dell'armamento italiano, Grimaldi ha rimarcato che «nonostante le flessioni registrate, la flotta mercantile italiana, con oltre 16,5 milioni di tonnellate, è sempre nelle prime posizioni: seconda nell'Unione Europea, terza tra le flotte dei maggiori Paesi riuniti nel G20 e quarta al mondo». Il presidente di Cofitarma ha precisato che «la competitività della flotta italiana è stata rafforzata e mantenuta grazie a misure che hanno consentito ai nostri armatori di fronteggiare ad armi pari la concorrenza estera di marine sia comunitarie che extra-comunitarie. Peraltro, mi preme ricordare - ha aggiunto - che alcune navi operanti in mercati e rotte specifiche, pur occupando solo marittimi italiani, non usufruiscono di alcun incentivo e soffrono di una mancanza cronica di norme ad hoc che ne blocca le opportunità di sviluppo».
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