La Casa Bianca è infine intervenuta nella controversia
sul rinnovo del contratto dei lavoratori portuali che contrappone il
sindacato International Longshoremen's Association (ILA) e la United
States Maritime Alliance (USMX), l'organizzazione che rappresenta le
principali compagnie di navigazione containerizzate che fanno scalo
nei porti della East Coast e del Golfo USA e diverse imprese che
operano in questi porti. Il minacciato sciopero negli scali di
queste regioni è iniziato ieri dopo che alcune ore prima
l'USMX aveva presentato un'offerta in extremis, a suo dire assai
migliore delle precedenti, che però è stata rigettata
dal sindacato che non ha apprezzato né il contenuto della
proposta né il momento in cui è stata presentata.
Molte organizzazioni che rappresentano imprese americane di
diversi settori commerciali e industriali avevano chiesto nelle
ultime settimane e nelle ultime ore a Joe Biden di ricorrere al
Taft-Hartley Act che gli conferisce i poteri di sospensione di
alcune forme di sciopero e di imporre alle parti in contrasto di
riprendere le trattative. Appena prima dell'inizio dello sciopero il
presidente americano aveva affermato di non credere nella legge
Taft-Hartley ma piuttosto nella contrattazione collettiva. Nelle
scorse ore Biden, confermando di ritenere che «la
contrattazione collettiva è il modo migliore per i lavoratori
di ottenere la paga e i benefit che meritano», pur non
affermandolo esplicitamente, si è schierato dalla parte del
sindacato. «Ho esortato l'USMX, che rappresenta un gruppo di
carrier di proprietà straniera - ha infatti dichiarato - a
sedersi al tavolo e a presentare un'offerta equa ai lavoratori
dell'International Longshoremen's Association che assicuri loro
un'adeguata retribuzione in linea con il loro prezioso contributo».
Biden non lo ha detto, ma la sua dichiarazione lascia intendere che
le offerte presentate sinora dall'associazione datoriale non erano
congrue alle aspettative dei lavoratori portuali e del sindacato che
li rappresenta.
Che Biden sia allineato con la posizione dell'ILA lo conferma la
dichiarazione del presidente che ricorda che « carrier
oceanici hanno realizzato utili record dall'inizio della pandemia e
in alcuni casi gli utili sono cresciuti di oltre l'800% rispetto a
quelli precedenti la pandemia». Un rilievo che ricalca pari
pari quello mosso ai vettori marittimi containerizzati da tutti i
rappresentanti dell'International Longshoremen's Association. «La
retribuzione dei dirigenti - ha proseguito Biden riferendosi ai
compensi ai manager delle compagnie di navigazione - è
cresciuta in linea con questi utili e utili record sono stati
distribuiti agli azionisti È giusto che i lavoratori, che si
sono posti a rischio durante la pandemia per mantenere i porti
aperti - ha osservato il presidente statunitense - riscontrino anche
un significativo aumento dei loro salari».
«Mentre la nostra nazione si riprende dalle conseguenze
dell'uragano Helene - ha aggiunto Biden - i lavoratori portuali
svolgeranno un ruolo cruciale nel fornire alle comunità le
risorse di cui hanno bisogno. Non è il momento per i carrier
oceanici, mentre incassano utili record, di rifiutarsi di negoziare
un salario equo per questi lavoratori essenziali. La mia
amministrazione - ha ammonito il presidente - monitorerà
qualsiasi attività di speculazione sulle tariffe che
avvantaggi i vettori oceanici, inclusi quelli rappresentati nel
consiglio di amministrazione dell'USMX».
«È tempo - ha concluso Biden non lasciando spazio
ad altre ipotesi sulla sua posizione nella controversia fra l'ILA e
l'USMX - che l'USMX negozi un contratto equo con i lavoratori
portuali che rifletta il contributo sostanziale che hanno dato alla
nostra ripresa economica».
Replicando, intanto, all'ultima offerta formulata “at the
eleventh hour” dalla US Maritime Alliance, e chiarendo i
motivi che hanno indotto il sindacato a rigettarla, l'ILA ha
sostenuto che si è trattato di un altro tentativo dell'USMX
«di distorcere i fatti e ingannare il pubblico». Il
sindacato ha spiegato che il preteso “aumento salariale di
quasi il 50%” è stato respinto «perché non
riesce soddisfare adeguatamente le richieste dei nostri associati.
Potrebbero sostenere - ha rilevato il sindacato riferendosi all'USMX
- che si tratta di un aumento significativo, ma opportunisticamente
sorvolano sul fatto che molti dei nostri associati gestiscono
attrezzature per la movimentazione dei container da milioni di
dollari per soli 20 dollari all'ora. In alcuni Stati - ha ricordato
il sindacato - il salario minimo è già fissato a 15
dollari. Inoltre i nostri associati sopportano una estenuante
progressione salariale di sei anni prima di poter raggiungere il
livello salariale più elevato, indipendentemente da quante
ore lavorano o dall'impegno che profondono».
«L'USMX - ha proseguito l'ILA - trascura anche il fatto
che due terzi dei nostri associati sono costantemente reperibili,
senza un impiego garantito se non si lavora su nessuna nave. I
nostri associati hanno diritto ai benefit solo in base alle ore
lavorate l'anno precedente, il che li rende vulnerabili in caso di
calo del lavoro. Nonostante ciò, nell'ambito di questo
sistema progressivo non vi è alcun incentivo ad avanzare più
rapidamente per gli associati che lavorano duramente.
Indipendentemente dalla loro dedizione, devono aspettare sei interi
anni per raggiungere il salario più alto».
«Siamo chiari - ha puntualizzato il sindacato - l'ILA è
stata subito pronta a negoziare un equo contratto a due anni dalla
sua scadenza. L'affermazione dell'USMX di essere pronta a trattare
suona falsa dato che hanno aspettato sino alla vigilia di un
potenziale sciopero per presentare questa offerta. L'ultima offerta
dell'USMX risale a febbraio 2023 e da allora l'ILA ha ascoltato le
preoccupazioni dei suoi associati, che si sentono poco apprezzati
soprattutto dati i sacrifici fatti durante la pandemia, mantenendo
aperti i porti e facendo muovere l'economia. Gli aumenti salariali
inclusi nel precedente contratto sono stati vanificati dall'aumento
dell'inflazione. Nel contempo, i carrier oceanici di proprietà
estera continuano a realizzare utili record, imponendo soprannoli
esorbitanti a consumatori e clienti, ma si tirano indietro all'idea
di condividere equamente questi utili con l'ILA».
Un altro punto di contrasto fra l'ILA e l'USMX è
l'introduzione di forme di automazione nelle operazioni portuali.
Spiegando le motivazioni che hanno indotto il sindacato a respingere
l'ultima offerta dell'associazione datoriale, l'ILA ha confermato di
essere «fermamente contraria a qualsiasi forma di automazione,
completa o parziale, che sostituisca posti di lavoro o funzioni
lavorative storiche. Non accetteremo la perdita di lavoro e di
sostentamento per i nostri associati - ha sottolineato il sindacato
- a causa dell'automazione. La nostra posizione è chiara: la
conservazione dei posti di lavoro e delle funzioni lavorative
storiche non è negoziabile».
Intanto, se le principali compagnie di navigazione
containerizzate mondiali hanno annunciato, e alcune già
introdotto, surcharge per le spedizioni di container verso i porti
statunitensi della costa est e del Golfo, soprannoli che per
partenze con origine dall'Estremo Oriente, dall'Europa/Mediterraneo
e dal Sud America si attestano generalmente a circa 1.000-1.500
dollari per i contenitori da 20' piedi, il Dipartimento dei
Trasporti americano, ha chiesto a nome del governo ai vettori
marittimi «di revocare i loro soprannoli». «Nessuno
- ha specificato il ministero statunitense - dovrebbe sfruttare un
blocco per trarne profitto, soprattutto in un momento in cui intere
regioni del Paese si stanno riprendendo dall'uragano Helene. La
Federal Maritime Commission - ha specificato il dicastero - ha
dichiarato che utilizzerà l'autorità sollecitata dal
presidente per assicurare che le tariffe applicate siano legittime e
legali. Il presidente Biden ha ordinato alla nostra amministrazione
di usare ogni autorità a livello federale e di supportare i
funzionali statali e locali nell'utilizzo delle autorità a
loro disposizione».
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