
Bene, però.... Dove l'avverbio di modo è riferito
alle intenzioni del governo di Donald Trump di rivitalizzare qualche
segmento dell'economia statunitense e dove la congiunzione
avversativa sta ad evidenziare che quel bene può essere un
bene per l'economia americana ma con ogni probabilità
danneggia coloro che fanno notare questo possibile duplice effetto,
magari sottintendendo che proprio proprio bene all'economia
americana alcuni di questi propositi non lo fanno.
Nei giorni scorsi il World Shipping Council, l'associazione che
rappresenta le principali compagnie di navigazione mondiali del
settore del trasporto dei container, come tante altre organizzazioni
ha utilizzato questa locuzione di rito, sviluppandola, per esprimere
cosa ad avviso del WSC non va nelle recenti intenzioni
dell'amministrazione federale di Washington
(
del 27
marzo 2025). Dato che, se sembra ammorbidirsi il programma
governativo statunitense di introduzione di ingenti dazi, con il
rinvio di 90 giorni della loro applicazione tranne che nei confronti
della Cina, Trump non sembra altrettanto intenzionato a recedere
almeno parzialmente dall'introduzione delle misure pianificate con
lo scopo di ridare vigore all'industria marittima nazionale che
avevano allarmato il WSC
(
del 10
aprile 2025), il World Shipping Council ci riprova.
L'introduzione prevista, nell'ambito del piano per rivitalizzare
l'industria marittima americana, di specifiche tasse portuali a
carico delle navi costruite in Cina o gestite da compagnie con
commesse in corso con cantieri cinesi, preoccupa fortemente il WSC
che ha tra i suoi associati, non solo le cinesi COSCO e OOCL, ma
anche diverse compagnie che operano molte navi cinesi.
Il nuovo appello del World Shipping Council parte con il “bene”:
il presidente e amministratore delegato dell'associazione, Joe
Kramek, ha manifestato nuovamente favore rispetto al piano
dell'amministrazione statunitense di ricostruire la cantieristica
navale americana attraverso - ha spiegato - investimenti
pubblici-privati strategici, sviluppo della forza lavoro e incentivi
mirati per ricostruire la capacità cantieristica. «Vogliamo
collaborare in modo costruttivo con l'amministrazione - ha messo le
mani avanti Kramek - nei suoi sforzi per rivitalizzare l'industria
marittima statunitense. Come abbiamo già affermato in
precedenza, la rivitalizzazione dell'industria marittima
statunitense richiederà una strategia completa, realistica e
duratura, sviluppata dall'amministrazione e dal Congresso e
promulgata attraverso la legislazione. Il decreto esecutivo - ha
specificato riferendosi al provvedimento firmato da Trump mercoledì
- delinea diversi elementi incoraggianti che riflettono una seria
attenzione alla ricostruzione dell'industria marittima americana».
Nondimeno - e qui arriva il “però” -
«considerata la direzione di questo decreto esecutivo e le
dichiarazioni rilasciate dal rappresentante per il Commercio degli
Stati Uniti all'inizio di questa settimana - ha affermato Kramek -
il World Shipping Council spera che l'USTR riconosca che misure
alternative per imporre tasse portuali retroattive danneggerebbero
tutti gli aspetti della catena di approvvigionamento, dai
consumatori agli agricoltori, dai produttori di energia agli
industriali».
Per ora la speranza del WSC è che, come per i dazi,
l'amministrazione americana prenda in considerazione l'ipotesi, se
non di recedere dall'intento, almeno di confrontarsi con coloro che
subiscono l'impatto diretto dell'iniziativa: «il World
Shipping Council - è l'appello finale di Kramek - è
pronto a supportare l'amministrazione con proposte costruttive per
contribuire a rivitalizzare l'industria marittima statunitense».