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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XXI - Numero 2/2003 - FEBBRAIO 2003 |
Trasporto stradale
La crisi dell'autotrasporto britannico
Il settore dell'autotrasporto dell'Unione Europea riscuote parecchio
successo sin dagli anni '70. Se non si tiene conto del trasporto
marittimo di cabotaggio, la sua quota del mercato trasportistico
è cresciuta dal 65% circa all'85%, mentre quella delle
ferrovie è scivolata dal 35% al 15% appena.
Tale incremento non costituisce un fenomeno casuale. Oltre ad
essere ritenuto nell'ambito del mercato come più semplice
da utilizzare, più flessibile e più competitivo,
l'autotrasporto si è adattato meglio al mutamento delle
esigenze del cliente, e da nessun'altra parte ciò è
avvenuto in misura maggiore che nel Regno Unito. Una notevole
caratteristica del settore consiste nel fatto che i suoi amministratori
sono dotati di un approccio pragmatico. E deve essere così,
poiché il successo dipende molto dall'avere il camion giusto
nel posto giusto al momento giusto, ogni giorno.
Charles Downie, uno dei direttori della principale società
di trasporto contenitori del Regno Unito, cioè la SOCL
(Securicor Omega Container Logistics), commenta: "Una convinzione
diffusa ma errata circa il settore consiste nel ritenere che i
nostri contratti con i vettori marittimi determinino sempre ciò
che dobbiamo fare ogni giorno. Invece, spesso ci è soltanto
consentito di metter sotto contratto una quota dell'attività
di ciascuna linea di navigazione, ovvero un numero prefissato
di camion al giorno presso determinati porti, di modo che frequentemente
siamo costretti a tentare di azzeccare le esigenze di tutti quanti".
Continua Downie: "Le linee di navigazione ora preferiscono
altresì sempre di più gestirsi da sé la logistica,
di modo che in luogo di lavorare con pochi autotrasportatori,
esse lavorano con molti operatori, il che rappresenta una linea
di tendenza opposta rispetto a quella di altri segmenti del settore
trasportistico. Tra le altre cose, questo significa che noi abbiamo
molte più relazioni con i clienti da curare. Maggiore attenzione
viene poi prestata alle tariffe, talvolta a spese dei livelli
di servizio, tanto che soddisfare tutti quanti per tutto il tempo
è difficile".
La SOCL attualmente movimenta oltre 1.600 consegne di containers
al giorno, impiegando approssimativamente 520 veicoli di proprietà
e 300 veicoli noleggiati da 12 depositi sparsi su tutto il territorio
nazionale. Essa ha recentemente acquisito 35 camion allo scopo
di far fronte al traffico aggiuntivo della CP Ships, per conto
della quale essa ora funge da trasportatore "preferito"
nell'Inghilterra meridionale.
La SOCL è unica anche per il fatto che assicura inoltre
un servizio combinato ferro-stradale con la Freightliner, denominato
Masterhaul. Il servizio aiuta i clienti a determinare se sia più
competitiva per ciascuna movimentazione la ferrovia o la strada.
Spiega Downie: "Qualcuno potrebbe sostenere che noi abbiamo
una naturale inclinazione verso la strada, ma nella realtà
il Masterhaul ha aiutato clienti quali la Hanjin/Senator Lines
e la Hamburg Sud ad incrementare la quota dei propri traffici
movimentando per ferrovia dal 20-30% ad oltre il 40%. E sono cifre
maggiori di quelle degli altri".
Peraltro, i problemi degli autotrasportatori adesso vanno ben
al di là delle relazioni clienti/fornitori e sono tali
da apportare una concreta minaccia al settore. Il maggiore di
essi è la congestione del traffico stradale. Gli autisti
devono inserire un bel po' di anticipo nei loro orari per riuscire
a soddisfare i tempi di arrivo sempre più stretti richiesti
dai consegnatari. Secondo Downie, la media dei viaggi giornalieri
dei veicoli che era di circa 1,60-1,75, in alcune zone ora è
calata a circa uno al giorno. John Williams, amministratore delegato
della quarta impresa britannica di autotrasporto, la Maritime
Transport Limited, afferma che i suoi veicoli ora totalizzano
una media di 500 miglia (800 km) alla settimana in meno rispetto
a 10 anni fa, il che rappresenta un decremento tra il 20 ed il
25%.
La società attualmente movimenta circa 3.300 TEU alla
settimana, impiegando 180 veicoli di proprietà e 140 veicoli
noleggiati dai depositi di Birmingham, Manchester, Southampton,
Thamesport, Tilbury e Felixtowe. La Maritime Transport è
stata rilevata dalla Hutchison Ports ad opera della Williams giusto
un anno fa e da allora essa ha incrementato la propria flotta
dell'enorme percentuale del 33%.
L'utilizzazione dei camion potrebbe variare da un'impresa all'altra,
a seconda della percentuale di attività di trasporto a
lungo raggio movimentata da ciascuna di loro. Ad esempio, secondo
John Hooper, direttore vendite e marketing del secondo maggior
operatore britannico, la RCL (Roadways Container Logistics), una
consociata della P&O Nedlloyd, la sua utilizzazione della
flotta è in realtà migliorata negli ultimi anni,
a causa della sua elevata percentuale di attività a corto
raggio connessa al trasporto ferroviario. Lo scorso anno, la società
ha movimentato oltre 400.000 containers impiegando una flotta
oscillante tra i 250 ed i 280 camion di proprietà, mentre
altri 500 sono stati noleggiati.
La RCL opera da 12 depositi a livello nazionale, gran parte dei
quali sono di proprietà e collegati alla ferrovia. Commenta
Hooper: "Unitamente alle nostre ampie basi adibite al trattamento
dei carichi ed allo svuotamento dei contenitori, ciò rende
la nostra qualcosa di più che un'impresa di trasporto.
La nostra estesa rete di depositi collegata alla ferrovia ci mette
altresì in grado di fornire operazioni del tipo centro
di snodo a raggiera, che rappresenta un modo molto efficace per
ovviare ai ritardi comportati dagli intasamenti che affliggono
il trasporto a lungo raggio. I contenitori completi possono essere
trasportati per ferrovia di notte alla volta del nostro deposito
interno più vicino, da dove essi possono essere consegnati
più comodamente ai destinatari come e quando richiesto".
Relativamente ai problemi che gli autotrasportatori si trovano
a dover affrontare nel Regno Unito, Williams ha dichiarato: "Ritengo
che il miglioramento dell'utilizzazione dei camion costituisca
adesso la nostra sfida maggiore. Oltre a doversela vedere con
il crescente intasamento del traffico stradale, e dal momento
che non è prevista alcuna capacità portuale aggiuntiva
nel prossimo futuro, ci si potrebbe anche aspettare che il congestionamento
dei porti diventi parte della vita di tutti i giorni. Abbiamo
bisogno di lavorare a più stretto contatto con i porti
ed i vettori marittimi al fine di trovare nuove soluzioni".
Continua Williams: "I vettori marittimi hanno un ruolo importante
da svolgere a questo riguardo. Occorre impiegare altro tempo per
rendersi conto delle esigenze della parte terrestre allorquando
si negoziano i contratti inerenti ai terminal contenitori. Poiché
l'attenzione è concentrata sulle prestazioni delle gru
a cavaliere bordo-costa, nonché sui tempi di lavorazione-nave,
questa è l'area in cui i terminal operators concentrano
la maggior parte dei propri investimenti, lasciando le altre aree
meno ben provviste".
Egli sostiene che il trasferimento dei containers dalla pila
al camion sia altrettanto importante di quello dalla nave alla
pila. Precisa infatti: "Ad esempio, allorquando gli operatori
di cabotaggio marittimo negoziano i propri contratti terminalistici,
si impiega molto più tempo ad accordarsi sugli obiettivi
di prestazione di questo settore poiché essi sono impegnati
in modo più stringente nei servizi da porta a porta, di
modo che possono meglio apprezzare il valore della gestione completa
della catena delle forniture".
Una soluzione per i vettori marittimi a lungo raggio potrebbe
consistere nella procedura che, mentre essi sono impegnati nelle
operazioni relative alle navi, i trasferimenti dalla pila ai camion
potrebbero di norma essere movimentati dagli operatori terminalistici
direttamente con le imprese di autotrasporto. La difficoltà
nel realizzare tale procedura sta nel fatto che, dato che il 70%
circa del trasporto di contenitori marittimi nel Regno Unito viene
effettuato nei termini di "trasporto del vettore", si
potrebbe sostenere che i problemi del trasferimento dalla pila
al varco sono più strettamente correlati ai vettori marittimi
che a qualsiasi altro soggetto.
Il problema ha raggiunto dimensioni di crisi a Southampton. All'inizio
di novembre, i ritardi in porto erano così gravi che alcuni
trasportatori sono stati costretti ad introdurre un sovrapprezzo
inerente all'intasamento oscillante tra le 25 e le 30 sterline
per veicolo. Stranamente, i vettori marittimi non hanno neanche
provato a trasferirlo ai loro clienti.
All'inizio dell'anno, la SCT (Southampton Container Terminal)
ha introdotto un sistema per la registrazione dei veicoli al fine
di contribuire ad alleviare gli intasamenti. In luogo dei camion
che arrivano senza preavviso a raccogliere i contenitori, tanto
che essi ora devono pre-registrare i tempi di arrivo. Tuttavia,
si è capito che questo approccio non funziona benissimo.
Precisa Downie: "Poiché gli autisti sanno che devono
arrivare in tempo presso i locali del consegnatario, se no rischiano
di essere rispediti indietro, persino nel caso di soli 15 minuti
di ritardo, a molti di loro piace poter disporre di una qualche
flessibilità nella raccolta dei propri carichi in porto.
Quando scelgono di fare così, dipenderà dalle condizioni
di traffico previste. Ma se vengono bloccati ad un momento di
raccolta preciso, questa flessibilità gli viene negata.
Ed anche quando arrivano in tempo al terminal, ci sono stati molti
casi in cui hanno dovuto stare in coda per ore".
Un'altra causa di congestionamento nel porto e nei suoi dintorni
consiste nella richiesta di consegne al mattino presto o a metà
pomeriggio. Spiega Hooper: "I dirigenti dei magazzini in
genere desiderano che i propri containers arrivino in primo luogo
al mattino, in modo che essi possano organizzare il lavoro di
smistamento ed a valore aggiunto sul carico nel resto della giornata.
Ma questi momenti di punta sono davvero necessari? Ad esempio,
possono volerci tre settimane per spedire un contenitore da Hong
Kong a Southampton. Per i destinatari, poi, possono volerci sino
ad altri due giorni prima di riceverlo in consegna e, quando ciò
avviene, il loro carico è destinato con tutta probabilità
a restar fermo nel magazzino o nel centro di distribuzione regionale
per almeno un paio di giorni ancora. Perciò, stando così
le cose, è davvero essenziale che venga richiesta una consegna
alle 8 del mattino per una percentuale così elevata di
containers?".
Hooper sostiene che il problema spesso deriva dal fatto che troppa
gente è coinvolta nella catena delle forniture. Per quanto
il personale del magazzino e gli autisti comprendano tali implicazioni,
la portata del problema non sempre viene completamente percepita
presso gli altri anelli della catena. Afferma Hooper: "Da
un po' di tempo a questa parte stiamo lavorando proprio a questo,
e qualche successo l'abbiamo avuto. Si tratta di far sì
che tutti quanti si parlino reciprocamente al giusto livello.
Si dovrebbe ricordare che il cliente dell'autotrasportatore spesso
non è il destinatario od il caricatore, ma il vettore marittimo
che lo impiega".
Perciò, come mai le imprese di autotrasporto non introducono
prezzi differenziati al fine di fornire le motivazioni per un
cambiamento più rapido? Risponde Williams: "La difficoltà
sta nel fatto che il settore dei trasporti è assai frammentato
e caratterizzato da grande concorrenza, di modo che non è
molto semplice modificare delle prassi da tempo stabilite. I vettori
marittimi conducono sempre molte trattative con noi. E poiché
i nostri contatti con i caricatori ed i consegnatari avvengono
"a portata di mano", noi pensiamo che sarebbe più
efficace per i vettori marittimi promuovere questa politica".
E' interessante notare come la SOCL disponga di un servizio di
eccellenza destinato a caricatori e destinatari denominato "Diamante
Blu" che offre un servizio garantito nel giro di 24 ore.
Esso ha riscosso qualche successo, il che suggerisce che vi sarebbe
spazio per prezzi differenziati sul mercato.
L'ulteriore crisi che il settore dell'autotrasporto britannico
si troverà a dover affrontare è la sempre maggiore
carenza di autisti a lungo raggio, a causa del graduale esodo
di personale insoddisfatto dalle condizioni lavorative. Ciò
è in parte correlato all'intasamento dei traffici stradali
ed alle incertezze che esso sottintende. Secondo studi elaborati
dalla RHA (Associazione Trasporto Stradale), l'attuale afflusso
in entrata di circa 25.000 nuovi autisti per i veicoli da oltre
3,5 tonnellate è insufficiente per far fronte alla domanda.
Altri 50-80.000 autisti dovranno fare il proprio ingresso nel
settore nei prossimi due anni, oltre a quelli richiesti per ovviare
al tasso di rimpiazzo naturale.
Afferma Williams: "Il problema di molte società di
trasporto nel Regno Unito è che gli autisti adesso preferiscono
lavori più prevedibili che gli consenta di tornare a casa
alla sera, invece di dover dormire fuori casa. Ciò di solito
significa trovare impiego nelle attività di trasporto a
corto raggio, come la consegna di merci ai negozi dai centri di
distribuzione locale. Perciò ora dobbiamo impiegare molto
più tempo per incoraggiare gli autisti a restare, offrendogli
migliori condizioni di lavoro. Ad esempio, adesso stiamo molto
più attenti al comfort dell'autista quando compriamo nuovi
camion. Abbiamo investito in migliori infrastrutture presso i
nostri depositi, tra cui edifici più moderni dal punto
di vista sanitario. E poi gli forniamo contratti concorrenziali
e generosi programmi pensionistici".
L'imminente direttiva dell'Unione Europea sui tempi lavorativi,
che fino ad ora esclude dal proprio ambito applicativo il settore
trasportistico, rappresenta una ulteriore fonte di preoccupazioni
per il settore medesimo. Entro il 1° agosto 2003, i lavoratori
fissi non potranno essere costretti a lavorare più di quaranta
ore alla settimana, mentre il lavoro notturno sarà limitato
a otto ore.
Il dispositivo contrattuale per gli autisti, da implementarsi
nel 2004 o 2005, deve ancora essere messo a punto definitivamente,
ma le attuali proposte comprendono una settimana lavorativa media
di 48 ore (su quattro mesi, senza possibilità di scelta,
e con un limite massimo di 60 ore in una settimana) e con un limite
di lavoro notturno pari a 10 ore su 24. E' ancora molto controversa
la questione relativa al momento in cui inizia e finisce il periodo
notturno.
La direttiva escluderà provvisoriamente i padroncini,
per i quali, calcola la RHA, dovrebbe essere previsto un costo
aggiuntivo di almeno 7.000 sterline all'anno entro il 2005. Secondo
Hooper della RCL, il risultato finale potrebbe condurre ad un
incremento dei costi tra il 10 ed il 20 per cento.
Data la crescente concorrenza da parte del trasporto ferroviario
finanziato dallo stato, ciò si avvia ad essere per il settore
un ostacolo difficile da saltare senza mettere a repentaglio la
quota di mercato.
In conclusione, il settore dell'autotrasporto britannico senza
dubbio ha molto di cui preoccuparsi. Ma, come riassume Downie,
"sebbene ci si debba perdonare per la depressione del momento,
almeno siamo consapevoli del problema, e stiamo cercando di affrontarlo.
Questa è sempre stata la forza del settore e, confidando
in essa, stiamo ancora investendo notevolmente per il futuro".
(da: Containerisation International, gennaio 2003)
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