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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXVIII - Numero 7/2010 - LUGLIO 2010
Safety & security
La scorretta dichiarazione del carico è un rischio
accettabile per i vettori marittimi?
Le drammatiche immagini della Charlotte Maersk avvolta
dalle fiamme nello Stretto di Malacca costituiscono un altro
promemoria riguardo al difetto intrinseco alla containerizzazione,
soggetta come essa è al rischio della scorretta dichiarazione
del carico.
Naturalmente, è ancora troppo presto per aspettarsi che
la Maersk Line sia in grado di confermare la causa dell'incendio,
che ha riguardato almeno 150 contenitori del carico sul ponte della
nave, ma se i precedenti incidenti di questo tipo fossero qualcosa a
cui attenersi, allora i rapporti al riguardo non vedrebbero la luce,
una volta digeriti in seno ai consigli di amministrazione.
È passato quasi un anno da quando la MOL Prosperity
(anch'essa impiegata nella direttrice di traffico Asia-Europa)
divenne preda delle fiamme, subendo estesi danni al carico ed alla
nave dopo essere salpata da Hong Kong.
In precedenza la Hyundai Fortune (nel 2006), la Hanjin
Pennsylvania (nel 2002) e la CMA Djakarta (nel 1999) hanno avuto
altri misteriosi incendi a bordo di rilievo che in seguito sono
stati seppelliti negli inaccessibili archivi dei vettori marittimi.
Gli esperti parleranno della “scienza dell'estinzione”
degli incendi a terra: in altre parole, non si tratta semplicemente
di domare l'incendio con l'acqua, dato che un incendio in mare è
considerato da molti il peggiore di tutti i pericoli, oltre che il
maggiore rischio che un marinaio deve affrontare.
Infatti, la complessità delle operazioni può
essere ben riscontrabile nel seguente rapporto di aggiornamento
fornito dalla Maersk Line sull'episodio:
“La valutazione iniziale stima che circa 150
contenitori siano stati aperti al fine di effettuare una estinzione
chirurgica (vale a dire, un contenitore alla volta) dell'incendio.
Tredici contenitori sono stati estinti.
Le operazioni di estinzione dell'incendio proseguono, in modo
da consentire un primo raffreddamento di 4-6 ore di uno o più
container in una data zona.
Quindi, viene utilizzata una telecamera termica al fine di
valutare la temperatura e, se è possibile penetrare nella
zona, avviene l'estinzione chirurgica del container.
Le temperature sono molto elevate: in alcuni punti circa
1.000 C°.
In quest'ultimo caso, è impossibile per chi lotta
contro l'incendio avvicinarsi prima che avvenga un ulteriore
raffreddamento.
Questa è anche una delle ragioni per cui l'estinzione
dell'incendio richiede tempo e perché sia difficile stimare
quando il fuoco verrà spento”.
Nonostante il pericolo sia stato fortunatamente scongiurato a
causa della rapida ed efficiente azione del capitano Danielsen e del
suo equipaggio a rischio della propria vita, malgrado sia stato
portato a termine il compito scrupoloso di spegnere completamente il
fuoco e, successivamente, sia stato ultimato il procedimento di
scarico dei contenitori, diutto ciò potrebbe mettere a
rischio la sopravvivenza di numerose imprese, disperatamente in
attesa di ordini carico asiatici: e tutto per colpa di un
contenitore canaglia.
Gli assicuratori marittimi da lungo tempo sono consapevoli del
pericolo rappresentato dalla scorretta o mancata dichiarazione di
carichi pericolosi, sostenendo che di tratta di un “problema
particolarmente insidioso per gli operatori di navi portacontainer”.
Poiché si stima che il 10% dei carichi containerizzati
includa qualche elemento di contenuto pericoloso, è chiaro
che l'obbligo del caricatore di assumersi la responsabilità
dell'imballaggio e del contenuto del box è viziato quando ci
si può aspettare un potenziale incidente.
Infatti, un impressionante rapporto della IMO (Organizzazione
Marittima Internazionale) ha concluso che uno su cinque contenitori
ispezionati non era in regola con la normativa, a causa, si presume,
di una scorretta dichiarazione colposa o dolosa.
Nel contempo, Sven Lansberg, vice presidente dei progetti
speciali della Consilium, società svedese specializzata in
sicurezza e navigazione, da tempo agita instancabilmente il vessillo
di questa problematica.
Dichiara Lansberg: “So per certo che, dietro le quinte,
questa materia è considerata come un problema insormontabile…
sembra che il settore si sia arreso per quanto attiene la speranza
di essere in grado di controllare ciò che viene messo dentro
i box”.
Lansberg preme sui vettori marittimi affinché collaborino
per trovare le soluzioni per far fronte al problema prevedendo che
la Charlotte Maersk “non sarà l'ultima”.
Altrove, le immagini della portacontainer da 8.194 TEU
incendiata diffuse in tutto il mondo daranno impulso ai sostenitori
della ingombrante normativa statunitense che richiede la verifica
del 100% di tutti i contenitori diretti negli Stati Uniti a partire
dal 2014.
Ma, una volta diradato il fumo dal ponte della Charlotte Maersk,
i vettori marittimi saranno ancora del parere che, come accade per
la pesatura obbligatoria dei contenitori, il costo e gli svantaggi
commerciali di un giro di vite sui caricatori superino di gran lunga
il rischio potenziale di un box canaglia tra i milioni di
contenitori trasportati ogni giorno senza incidenti lungo le
direttrici di traffico globali. (da: ci-online.co.uk,
16.07.2010)
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