Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXIX - Numero 2/2011 - FEBBRAIO 2011
Progresso e tecnologia
Ambiente: una valutazione dell'impatto effettivo delle
attrezzature per contenitori
Negli ultimi anni, gli operatori terminalistici e portuali hanno
compiuto enormi progressi nel miglioramento delle proprie
credenziali ambientali, specialmente nel mondo sviluppato in cui si
è verificata una maggior pressione normativa.
L'equipaggiamento per la movimentazione dei carichi è
certamente un settore in cui si è alla ricerca di alternative
più "verdi".
Una delle attrezzature per la movimentazione di container che è
stata adottata diffusamente è lo spreader tutto elettrico,
che ha superato la domanda di spreader idraulici in diversi mercati.
Il produttore di spreader Bromma ha realizzato grandi vantaggi
ambientali con la propria gamma "Greenline" di spreader
tutti elettrici negli ultimi anni.
Ora, peraltro, la società ha intrapreso una nuova
iniziativa ambientale al fine di verificare l'effettivo impatto
ambientale dei propri prodotti, dalle fonti delle materie prime ai
trasporti coinvolti, dall'uso delle attrezzature alla gestione dei
residui.
Sulla base di alcuni dei ritrovati preliminari, la società
ritiene di essere in grado si provare che persino i suoi spreader
idraulici presentino vantaggi ambientali rilevanti.
Nel corso degli ultimi sei mesi la consociata della Cargotec con
sede in Svezia ha apportato le proprie competenze professionali al
fine di dare un'occhiata più da vicino al proprio impatto
ambientale ed all'impatto ambientale dell'utilizzazione di uno
spreader.
L'iniziativa verrà condotta e monitorata attraverso
rapporti ufficiali la cui emissione è prevista nel corso
delle prossime settimane e dei prossimi mesi e sulla base dei quali
la società imposterà le ulteriori decisioni.
"Sappiamo che le specifiche del prodotto - consumi
del motore, peso ecc. - oggi sono verdi, ma non abbiamo badato
a che cosa utilizziamo nella nostra produzione ed a come la
utilizziamo" spiega Lars Meurling, vice presidente della Bromma
per lo sviluppo delle attività produttive.
Secondo Meurling, esistono tre modi di rapportarsi con la
questione ambientale.
Essi sono, di seguito:
il modo reattivo - adempiere alle richieste della clientela,
osservare la normativa, separare le attività ambientali dalle
altre, concentrarsi sugli aspetti diretti della questione;
il modo attivo - istituire attività ambientali ed un
sistema per la gestione dell'ambiente, concentrarsi sugli aspetti
diretti ed indiretti, anche qui separare le attività
ambientali dalle altre;
il modo proattivo - integrare le attività ambientali con
altre attività, adottare un approccio olistico (economico,
ambientale e sociale), considerare le attività sostenibili
come attività capaci di indurre profitti, collegare le
attività con la filiera delle forniture e con gli aspetti
indiretti, dalla produzione alla responsabilità del prodotto.
Chiaramente, la Bromma ambisce a posizionarsi sul livello
proattivo, con la sostenibilità ambientale facente parte
dell'operazione generale, nonché dedicandosi a tutti gli
aspetti dell'onere ambientale, dalla produzione al prodotto e fino
all'uso di quel prodotto.
"Ciò che abbiamo fatto consiste nell'applicazione di
qualcosa che si può definire procedura di "valutazione
del ciclo vitale", nella quale si definisce ciò che si
vuole ottenere: in questo senso, noi abbiamo mirato ad una unità
spreader" spiega Meurling.
"Abbiamo effettuato un'analisi delle scorte - non
completamente ma a grandi linee - osservando ciò che
occorre nella produzione di uno spreader.
Abbiamo esaminato le materie prime: non solo quelle che
acquistiamo, ma anche tutto ciò che rientra nelle procedure
dei nostri fornitori".
Il risultato consiste in una valutazione dell'impatto ambientale
che esprime un certo numero di emissioni rilevate assieme al fine di
assicurare un indice uni-dimensionale che possa essere confrontato
con altri prodotti ed altri punti di riferimento.
Entrando maggiormente nel dettaglio per quanto attiene l'analisi
delle scorte, Meurling afferma: "Valutiamo le materie prime che
entrano nella produzione dei materiali che compriamo, il trasporto
dei materiali presso le nostre fabbriche e la produzione presso il
nostro sito.
Non abbiamo incluso, per il momento, l'uso o la gestione dei
residui, perché ciò è appena al di fuori del
nostro controllo, di modo che abbiamo limitato la valutazione,
sinora, a tutto ciò che riguarda la produzione di uno
spreader".
La società ha pertanto concentrato le proprie indagini su
cinque aree diverse che utilizzano un sacco di solventi o consumano
un mucchio di energia.
Le aree sono le seguenti:
acciaio (minerale di ferro, carbone);
vernici (solventi, leganti, pigmenti, additivi);
olii (minerali, lubrificanti);
componenti elettrici (cablaggio, carta dei circuiti);
"Il trattamento delle superfici, come si può
immaginare, è qualcosa che si potrebbe giudicare davvero
sgradevole" sottolinea Meurling.
"I nostri tecnici sanno che ci sono cose che è
meglio utilizzare al posto di altre; e noi formalizzeremo tali
scelte".
Al fine di evitare il contatto con sostanze dannose, sono
infatti in corso di sviluppo liste di prodotti chimici, con una
"lista nera" che comprende sostanze chimiche che non
dovrebbero essere utilizzate in azienda, ed una "lista bianca"
di alternative alle sostanze chimiche pericolose.
Esiste anche una "lista grigia" di sostanze chimiche
che potrebbero anche essere utilizzate ma per le quali esistono
alternative migliori.
L'acciaio è un esempio particolarmente interessante dei
risultati sinora apportati dall'analisi delle scorte da parte della
Bromma.
Tenendo conto delle variabili in essa presenti, la Bromma ha
intrapreso un confronto fra l'impatto ambientale dell'acciaio
realizzato in Cina e quello dell'acciaio svedese.
"La cosa sorprendente è che l'effetto dell'impronta
ambientale è dieci volte tanto utilizzando l'acciaio cinese
equivalente, anche senza voler esprimere un'opinione circa la sua
qualità" afferma Meurling.
"Quando l'ho riscontrato la prima volta, pensavo che non
potesse essere vero perché nella valutazione era compreso il
trasporto dalla Svezia alla fabbrica in Malesia; invece, era proprio
così.
Una ragione ovvia è che l'elettricità utilizzata nelle
acciaierie in Svezia viene prodotta mediante energia idrica e
nucleare, mentre l'elettricità cinese proviene in primo luogo
da stazioni elettriche alimentate a carbone.
Recentemente, ho appreso che i minerali di ferro utilizzati
nell'acciaio svedese provengono da miniere situate nella Svezia
settentrionale, dove prevale la magnetite.
L'acciaio prodotto in Cina deriva invece da un minerale chiamato
ematite e l'energia richiesta per la sua produzione è
maggiore di quella necessaria per trattare la magnetite".
Anche se questi particolari ritrovati supportano l'attuale
posizione della Bromma - essa già si serve di acciaio
svedese - Meurling ritiene che l'iniziativa ambientale aiuterà
la sua società a migliorare le proprie credenziali
ecologiche, che a suo dire rappresentano una questione sempre più
importante.
"I requisiti stabiliti dalla comunità sociale e
dalle autorità legislative comporteranno un indirizzo verso
prodotti maggiormente sensibili all'ambiente; si tratta di una
necessità" sostiene.
"Sta succedendo in Nord Europa, in Nord America ed accadrà
necessariamente anche su scala globale; è stato persino
menzionato nei piani quinquennali in Cina".
Anche se il progetto si trova ancora nella sua fase infantile,
Meurling spera che esso rafforzerà il messaggio secondo il
quale le questioni ambientali dovrebbero essere affrontate ad un
livello più profondo rispetto al semplice fatto di procurare
od utilizzare prodotti a basso consumo di energia.
Il desiderio della Bromma è che gli operatori portuali e
terminalistici comprendano che, per essere "verdi", i
porti dovrebbero esaminare e valutare le procedure di produzione
impiegate nella costruzione del porto e delle attrezzature di cui si
servono per le operazioni.
Infine, la società vorrebbe pervenire alla compilazione
di un indice al fine di illustrare e quantificare le questioni in
materia.
"Sollevando la questione, forse entro cinque anni si
perverrà alla richiesta, da parte dei grossi operatori
terminalistici, di una dichiarazione in ordine all'impronta
ambientale globale delle attrezzature che si intendono utilizzare.
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