Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
10:32 GMT+2
COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXIX - Numero 11/2011 - NOVEMBRE 2011
Porti
Il carattere volubile dei porti baltici
L'Europa Orientale ancora una volta sta mostrando segnali di
crescita e l'area in questione ribolle di energia; fattori quali la
domanda russa e l'aumento delle dimensioni delle navi stanno facendo
alzare la temperatura nei porti sia del Baltico che del Mar Nero.
Le due regioni, peraltro, devono affrontare scenari assai
diversi con il risultato inatteso che il Baltico adesso potrebbe
sorpassare l'area del Mar Nero, superando persino le punte da record
conseguite nel 2008.
L'Europa Orientale è dominata dal proprio carattere
competitivo, spiega Eero Vanaale della Drewry.
Aggiunge poi: “Questa energia è volubile per sua
natura”, sottolineando le dinamiche a forma di ripida V del
periodo 2008-2010, che ha mostrato una sostenuta ripresa in alcuni
porti ed una crescita fiacca in altri, il tutto accompagnato da
limitazioni alla capacità e da frequenti riallineamenti delle
rotte da parte delle linee di navigazione.
Malgrado le montagne russe baltiche, alcune località sono
riuscite a sfuggire alla fase peggiore delle incertezze.
Steve Wray della OSC afferma che il mercato locale in via di
sviluppo della Polonia basta per apportare un qualche tipo di
stabilità, almeno per quanto riguarda i porti del proprio
paese.
Wray aggiunge che persino nel bel mezzo della flessione, “la
Polonia è rimasta l'unica luce brillante della regione”,
con una crescita positiva del PIL anche nel 2009.
“Certamente, i volumi di traffico di base alla volta della
Polonia hanno indotto almeno un importante vettore a scalarvi
direttamente con navi post-panamax che fungono altresì quale
servizio feeder da Rotterdam e Bremerhaven” afferma Ben
Hackett della Hackett Associates.
Ma vi sono altre questioni da considerare.
I paesi senza sbocco al mare dell'Europa Centrale hanno spesso
fatto affidamento sui transiti dai porti dell'Europa Occidentale, ma
questo potrebbe essere il momento per un cambiamento.
Sottolinea Wray: “Non molta gente apprezza il fatto che la
componente più cara di ogni costo da capolinea a capolinea
sia la quota del trasporto terrestre; se si riesce a ridurre questa
sezione terminale, si possono ridurre i costi”.
Pertanto, potrebbe a prima vista sembrare che ci sia certo
numero di contendenti che mirano a sfondare nel settore dei box nel
Baltico, ma ci vuole una bella combinazione di caratteristiche per
aggiudicarsi gli scali diretti.
Vanaale evidenzia il fatto che, se si prendono in considerazione
i porti più settentrionali, si trova che Klaipeda, in
Lituania, è cresciuta di un impressionante 49% mentre i
terminal contenitori di Muuga in Estonia e di Riga in Lettonia hanno
assistito ciascuno ad un incremento del 22% dei risultati
complessivi nel corso dell'ultimo anno.
Wray, tuttavia, spiega che i volumi sono ancora molto piccoli,
sebbene, una volta combinati, essi raggiungano circa 1 milione di
TEU.
Aggiunge poi che, anche se sono disponibili alcuni spazi e
profondità, il problema con questa particolare area consiste
nel fatto che non ci sono molti carichi locali e che ogni potenziale
carico in transito dall'Europa centrale è molto distante, per
quanto per questi porti le derrate alla rinfusa restino una grazia
salvifica.
Boris Wenzel della DCT Gdansk è alla caccia di carichi da
portar via ad Amburgo.
“Oggi disponiamo di abbastanza capacità da
giustificare il fatto che le grandi navi bypassino i porti europei
tradizionali e cerchino di arrivare più vicino alla
destinazione finale” dichiara.
La sua previsione è nel senso che non vi sia alcun modo
di tornare indietro rispetto ai danni che i porti polacchi
cominceranno ad infliggere ad Amburgo.
“Amburgo è in declino” afferma “esso
continuerà a perdere sempre più carichi baltici e non
soltanto a nostro favore, ma anche a vantaggio di altri nuovi
terminal.
Noi siamo i primi, i pionieri: non resteremo gli unici ma ci
aspettiamo di restare i più grossi”.
Danzica attualmente dispone di una capacità
infrastrutturale di 1 milione di TEU, che sta subendo una
restrizione di efficienza a causa dell'aggiunta di altro
equipaggiamento per la movimentazione e ha elaborato piani
finalizzati allo sviluppo di ulteriore capacità per 2
milioni di TEU a lungo termine.
Tuttavia, Ben Hackett della Hackett Associates è in
qualche modo più pessimista circa questa dichiarazione di
guerra.
“Si basa tutta sulla presenza di una linea di navigazione,
la Maersk” afferma e aggiunge: “Ciò la rende
vulnerabile”.
Wray è d'accordo con questa opinione e sottolinea che,
poiché il servizio Maersk A10 del DCT Terminal apporta i
volumi che supportano l'attività, “potrebbe risultare
difficile per un'altra linea di navigazione venire a Danzica, dal
momento che si potrebbe avere l'impressione che le navi della Maersk
ricevano la priorità”.
Detto ciò, Wray aggiunge che sebbene Danzica voglia
attirare un'altra linea di navigazione, il problema è poi
come riuscire a farlo.
Il DCT sta fornendo nuovo equipaggiamento allo scopo di
agevolare l'ingresso di un'altra linea di navigazione senza fare
troppo chiasso, e, a detta di Wray, “l'affidabilità
degli orari della Maersk può contribuire a conseguire tale
risultato, consentendo al terminal di offrire un sistema di finestre
d'ormeggio per ogni operatore che intende farvi scalo”.
Gdynia, d'altro canto, ha un approccio diverso in ordine al
recupero.
Krzysztof Szymborski, presidente del BCT (Baltic Container
Terminal) di Gdynia, spiega: “Sebbene la regione stia
crescendo rapidamente, è anche vero che essa è
sprofondata di molto; ad esempio, abbiamo visto che i volumi del BCT
sono diminuiti di circa un terzo”.
Tuttavia, c'è stato un recupero spettacolare: il BCT ha
fatto un balzo verso l'alto di circa il 30% fra il 2010 ed il 2011,
aggiungendo qualcosa come il 5-10% di crescita organica nel 2012.
Il porto sta traendo vantaggio dai denari spesi sia all'interno
che all'esterno dei propri varchi: “La regione ha assorbito un
notevole quantitativo di investimenti europei sulle infrastrutture;
per un terminal porta d'accesso, i collegamenti stradali e
ferroviari sono una questione di vita o di morte” afferma
Szymborski.
“Il cabotaggio marittimo a corto raggio, unitamente allo
sviluppo di collegamenti ferro-stradali, significano che possiamo
raggiungere altre località in Europa centrale e meridionale.
Al momento, si tratta di un'attività marginale, ma ci
aspettiamo che diventi qualcosa di più rilevante: è
semplicemente la via del futuro” conclude Szymborski.
Il terminal si sta arrampicando per accaparrarsi altri
trasferimenti intermodali di short-sea e si è dato un
obiettivo di 1,2 milioni di TEU per il 2015.
Anche se esso punta a migliorare l'automazione dei varchi, le
unità di movimentazione e la lunghezza delle banchine, si sa
che vi sono efficienze da realizzare quando si conosce quale tipo di
traffico si ha intenzione di attirare.
Ad esempio, il BCT non si preoccupa di cose come gli spreader a
sollevamento abbinato ma, in cambio, dispone di una modalità
ferroviaria assai efficiente: più del 35% dei suoi volumi
relativi ai varchi è costituito da traffico ferroviario,
percentuale questa particolarmente alta rispetto agli standard di
chiunque.
“La questione è che la maggior parte delle linee di
navigazione adesso ha sotto ordinazione navi più grandi di
10.000 TEU, di modo che dobbiamo cominciare a prepararci”
dichiara Szymborski.
Gdynia ha appena iniziato a pensare al dragaggio sino a 15,5 o
16 metri e ha bisogno di ulteriori analisi oltre che di soluzioni
finanziarie allo scopo di dare il via al dragaggio stesso, di modo
che quelle profondità sono ancora di là da venire.
Tuttavia, afferma Szymborski: “Quando Gdynia sarà
stato dragato, potremo lottare per unirci al club del trasbordo,
adesso no”.
Tutto questo suona molto bene per adesso, ma che cosa lo aspetta
in futuro, specialmente con l'euro vacillante?
Vanaale dice che, pur potendosi attendere che la crisi dell'euro
possa gettare nelle tenebre i porti sul confine orientale
dell'Europa, “ci sono altri fattori di cui tener conto”.
Egli sottolinea che la Russia è ancora il paese dalla
maggiore influenza sui risultati del Mar Baltico.
“Anche se la Russia sta ancora spingendo le proprie
esportazioni di petrolio e di gas, l'impatto di una recessione
dell'Europa occidentale potrebbe essere attenuato, sebbene
ovviamente tutti quanti l'avvertiranno se ciò dovesse
trasformarsi in un problema globale”.
Vanaale prosegue affermando che, per quanto l'attuale politica
dei carichi russi per i porti russi si stia facendo sentire,
qualsiasi calo della quota di mercato è attualmente in fase
di compensazione da parte della crescita complessiva della domanda
russa”. (da: portstrategy.com, 15.11.2011)
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore