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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXIX - Numero 12/2011 - DICEMBRE 2011
Porti
Dragaggio e problemi ambientali: porti sotto pressione
Dalle operazioni di programmazione del dragaggio in modo tale da
minimizzare il disturbo alla fauna selvatica, al conseguimento
dell'approvazione per lo smaltimento dei sedimenti dragati, le
pressioni ambientali continuano ad incombere minacciosamente sui
programmi di dragaggio per la manutenzione dei porti.
Secondo il gigante belga delle attività di dragaggio Jan
de Nul, la normativa sullo smaltimento dei sedimenti dragati è
divenuta ancor più rigorosa negli ultimi anni e gli schemi di
compensazione ambientale richiesti rendono il compito ancora più
difficile per le autorità portuali.
Le pressioni sono simili negli Stati Uniti, dove Joe Miller,
direttore anziano dello sviluppo infrastrutture presso la
Jacksonville Port Authority in Florida, afferma: “Abbiamo
limiti in ordine ai periodi dell'anno in cui possiamo dragare e
restrizioni cui dobbiamo attenerci riguardo alle ditte di dragaggio
al fine di assicurare la protezione dei mammiferi marini: ad
esempio, per far sì che i delfini, i lamantini e le
tartarughe possano vivere in condizioni di sicurezza, non si può
agire nel corso della stagione di nidificazione o accoppiamento.
Ci abbiamo lavorato su per assicurarci la manutenzione dei
nostri porti e dei nostri ormeggi”.
Tuttavia il Jaxport, che già aveva lottato per
assicurarsi un ritorno migliore dal Congresso in relazione alla
controversa Tassa sulla Manutenzione dei Porti, si aspetta che un
diverso tipo di pressione “verde” aggiunga costi
significativi alle proprie esigenze di dragaggio nel prossimo
futuro.
“Assistiamo in California ad alcune iniziative legislative
in relazione all'inquinamento dell'aria e ci aspettiamo che alcune
di loro guardino ad est riguardo all'uso dei carburanti a basso
contenuto di zolfo” afferma Miller.
“La ditta di dragaggio che lavora per noi lavora anche in
California e ha dovuto riadattare tutte le sue draghe in loco per
convertirle al carburante a basso contenuto di zolfo.
È solo una questione di tempo prima che ciò si
propaghi ad est, con i costi che ne derivano”.
Nel Regno Unito, una nuova sfida è stata posta dalla
realizzazione, ai sensi della normativa sull'accesso marittimo e
costiero, delle nuove MCZ (Zone di Conservazione Marina)
dell'Inghilterra; esse coesisteranno con i siti designati
dall'Unione Europea ma saranno deputati alla protezione della fauna
selvatica, degli habitat, della geologia e geomorfologia
d'importanza nazionale che non sono già protetti dalla
qualifica di importanza europea.
Le implicazioni per il dragaggio sono interessanti; le autorità
portuali sono state strettamente coinvolte quali parti interessate
nelle discussioni finalizzate alla presentazione delle prime
proposte; il governo dovrebbe designare le MCZ alla fine del 2012
dopo una serie di valutazioni e consultazioni.
Il loro entusiasmo per essere state coinvolte è
comprensibile.
In teoria, se un'area viene designata specificamente per
proteggere un particolare tipo di specie o habitat, allora al
dragaggio potrebbero essere imposte limitazioni ovvero esso potrebbe
non essere consentito del tutto.
Almeno un porto punta ad una potenziale situazione di questo
genere: “Noi supportiamo al massimo il progetto MCZ e da molti
anni siamo responsabili dal punti di vista ambientale” ha
dichiarato uno degli addetti.
“Peraltro, dobbiamo essere pratici riguardo alle attività
imprenditoriali del porto commerciale.
Stiamo lavorando con loro (i progetti MCZ) al fine di risolvere
il problema”.
L'ambiente potrebbe trarre vantaggio da un diverso modo di
pensare, ritiene Mark van Koningsveld, capo del gruppo di ingegneria
ambientale dell'appaltatore olandese Van Oord.
Van Oord è uno dei fondatori dell'iniziativa BwN -
Building with Nature (sviluppo e progettazione ecodinamica), che si
concentra su attività “conformate alle dinamiche del
sistema naturale”: in altre parole, servendosi della natura
piuttosto che lavorare contro la natura.
“L'ingegneria idraulica o i progetti possono valere molto
più della loro mera funzione economica: essi forniscono
altresì l'opportunità di aggiungere qualche vantaggio
all'ambiente naturale” dichiara.
“E questa è la sfida che ci troviamo di fronte.
Se ci si appresta a fare qualcosa, allora si prova a renderla
una situazione vincente per tutti i soggetti interessati attraverso
il coinvolgimento preferibilmente di vantaggi ambientali ovvero
l'integrazione con utilizzazioni a scopo ricreativo”.
Per quanto nessuno dei quattro casi previsti nell'ambito del BwN
riguardi il dragaggio a fini di manutenzione, “si può
immaginare che cosa si potrebbe fare” afferma van Koningsveld.
“Ad esempio, i contratti di manutenzione tendono ad avere
una durata di diversi anni.
Se noi dovessimo iniziarne uno adesso, tutto sommato cercheremmo
di cominciare con un data base di dati storici e di immettere nuovi
dati al fine di comprendere meglio la situazione e le sue principali
cause.
Piuttosto che occuparsi meramente del dragaggio, si potrebbero
manipolare un po' le cose, di modo che il sedimento possa
verificarsi ma non nel posto in cui non lo si vuole?
Si prenda, per esempio, l'attuale corso delle acque: se la baia
è prossima ad un fiume dalla corrente veloce, si potrebbe
essere in grado di indirizzare le acque nel bacino della baia, allo
scopo di tirar fuori un po' di limo.
Ciò non risolverà tutti i problemi, ma almeno così
si va nella direzione giusta.
“A seconda della situazione, ci sono interventi cui si può
pensare: processi naturali quali lo scarico dei fiumi per agevolare
la gestione del limo.
Questo è lavorare con la natura invece che cercare di
sconfiggerla”.
In precedenza la gente costruiva “nella” natura
senza considerare cosa c'era dentro; poi sono passati a costruire
“per” la natura, compensando così gli effetti
negativi, talvolta in un altro sito, sostiene van Koningsveld.
“Adesso stiamo per fare un altro passo avanti per vedere
se possiamo conseguire effetti positivi presso il sito del progetto.
Abbiamo diversi casi in cui almeno daremo un'occhiata al
problema con un paio di occhiali diversi”.
Con determinate soluzioni si può risparmiare denaro,
afferma van Koningsveld.
“Ad esempio, nel contesto del Building with Nature stiamo
mirando ad un progetto finalizzato a mitigare e/o prevenire gli
effetti dell'influsso dell'acqua alta, che comprende la
realizzazione di un nuovo argine per proteggere un villaggio.
È stato deciso di impiantare un bosco di salici di fronte
per infrangere le onde.
Ciò ha consentito all'argine di fronte al villaggio di
essere più basso.
È come usare le mangrovie per diminuire le ondate.
L'uso di vegetazione di questo tipo è stato fatto per
centinaia di anni, ma poi ce ne siamo un po' dimenticati, forse
perché ci siamo concentrati troppo su quelle che adesso
consideriamo soluzioni tradizionali”.
E la regolamentazione troppo rigorosa non sempre comporta la
soluzione migliore, afferma van Koningsveld.
Van Koningsveld è il gestore del caso delle nuove
“direttive di progettazione idrodinamica” pubblicate dal
BwN; esse verranno utilizzate per mostrare ai politici un altro modo
di pensare.
Jan De Nul afferma che esse assistono sempre la clientela nel
reperimento della soluzione giusta in ordine alla domanda
principale: che cosa fare del sedimento dragato (inquinato o meno).
Per fare un esempio, la società è stata coinvolta
nello sviluppo del progetto AMORAS, una installazione per la
separazione ed il trattamento dei sedimenti presso il porto di
Anversa. (da: portstrategy.com, 15.12.2011)
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