Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXV - Numero 15 APRILE 2017
PORTI
SOGNI E PROGETTI MEDITERRANEI: PORTAR VIA L'EUROPA AI PORTI
DEL NORD
Poiché la domanda dei consumatori aumenta in Europa, il
flusso delle merci dall'Asia all'Unione Europea potrebbe senz'altro
essere dirottato in modo notevole - dall'aria alla ferrovia ed al
mare - o più sorprendentemente dai porti della fascia
settentrionale a quelli dell'Europa meridionale.
Molto di questo sta già accadendo, anche se in modo
appena percettibile, un movimento glaciale che probabilmente
diventerà sostanziale con l'andare del tempo se le tendenze
statistiche dimostreranno di essere durevoli ed a quel punto è
probabile che diventerà un elemento rivoluzionario se i
prezzi del petrolio aumenteranno sino al precedente alto livello.
Naturalmente, molto dipende dal continuo movimento verso tempi
migliori.
Dovessero durare le attuali tendenze, un'economia globale in
miglioramento potrebbe comportare un maggiore uso di Suez per
raggiungere l'Africa occidentale e la costa orientale del Nord
America.
Questa tendenza affretterebbe altresì l'uso dei porti
dell'Europa meridionale quale varco d'accesso sempre più
largo al continente.
Si può vedere oggi come il campo dei trasporti sia mutato
negli ultimi anni sino a produrre una sorprendente ma ancora poco
apprezzata trasformazione nel modo in cui i carichi vengono
movimentati a livello mondiale.
Si potrebbe iniziare con il giovane ma in corso di maturazione
servizio ferroviario dalla Cina all'Europa - che ultimamente arriva
fino a Londra - il quale a dire il vero rappresenta piccoli volumi
oggi, ma che per il consumatore finale di elettronica è
abbastanza rapido in direzione ovest per il mercato di tendenza
della tecnologia e molto più a buon mercato dell'aria.
Si sta dimostrando utile movimentare i macchinari europei in
direzione est per quanto a livello minore.
Poi c'è la campagna Una Cintura Una Via 2013 della Cina,
che anche se ancora in modo irregolare, si trova ad essere un
fondamentale produttore di accordi molteplici, costruendo ponti sia
letteralmente che figurativamente, rattoppando collegamenti stradali
e ferroviari, plasmando così quella che potrebbe in effetti
diventare una connettività mozzafiato in Asia ed Africa.
Una Cintura Una Via si appresta a tracciare letteralmente il
cammino per nuovi mercati e, attraverso la tendenza globale
all'aumento dell'urbanizzazione, ad innalzare gli introiti nei paesi
più poveri.
Ci si aspetta - certamente dalla Cina - che questo agevoli i
traffici interafricani ed interasiatici così come quelli
intercontinentali per il motivo che più traffici ci sono, più
traffici ci saranno, generando una nuova stirpe di consumatori nei
paesi più poveri facendo progredire la catena di valore.
Un terzo elemento che non ha preso piede tanto quanto lo farà
è l'uso dei portidell'Europa meridionale.
Gli ambiziosi dirigenti dei porti del Pireo, di Capodistria,
Trieste, Venezia, La Spezia, Genova, Marsiglia, Barcellona e
Valencia sognano di diventare importanti porte d'accesso all'Europa.
Essi sono alla ricerca nientemeno che di soppiantare gli odierni
dominatori, ma l'opinione controintuitiva è nel senso che è
naturale che le merci asiatiche siano consegnate ai porti della
fascia settentrionale da Le Havre ad Amburgo piuttosto che nel più
ovvio tratto che va dalla Grecia alla Spagna.
Non si tratta di una idea nuova.
Barcellona la promuove da 20 anni.
Perché aggirare la penisola iberica per sbarcare i
carichi in Europa quando li si può scaricare nei porti
dell'Europa meridionale e ritornare dritti in Asia?
All'epoca quella che sembrava una buona idea sulla carta era
resa quasi impossibile a causa del diverso scartamento ferroviario
fra l'Unione Europea e la Spagna.
Mentre a ciò si è posto riparo, si è dovuto
ammettere che i collegamenti stradali e ferroviari coprivano molto
meglio il più densamente popolato e ricco hinterland di
consumo settentrionale, così come assicuravano un accesso più
facile al Regno Unito, alla Russia, alla Scandinavia ed agli stati
baltici.
Ma molto è cambiato da allora e molti altri cambiamenti
sono in vista.
In primo luogo, l'Europa meridionale non è più il
selvatico luogo isolato com'era prima.
Quello che una volta veniva considerato come un inconveniente,
una regione popolata in modo sparso, è ora visto come un
patrimonio che allevia la congestione e promette un migliore flusso
dei carichi.
In secondo luogo, adesso ci sono volumi considerevoli di
contenitori in trasbordo diretti alla costa orientale del Nord
America e in Africa occidentale - e ritorno - che possono fare molto
in vista della realizzazione di una massa critica che giustifichi i
traffici da una varietà di porti meridionali all'Europa.
Anche la piccola Capodistria in Slovenia si vanta di fiorenti
traffici reefer transmediterranei dall'Egitto che vanno ad
accrescere la sua quota nel nuovo afflusso di carichi asiatici.
Oggi questi porti nutrono giustificabili sogni e progetti in
qualità di porte d'accesso all'Europa meridionale, centrale e
persino settentrionale per includervi Milano, Venezia, Genova,
Vienna e Budapest.
E, chi lo sa, persino Parigi, Monaco di Baviera, Anversa,
Rotterdam ed Amburgo.
La distanza da Venezia a Berlino non è maggiore di quella
da New York a Cleveland e quella da Marsiglia a Parigi è solo
di poco superiore.
Naturalmente le abitudini sono dure a morire e i porti della
fascia settentrionale sono il massimo quanto ad automazione e
dispongono di collegamenti stradali e ferroviari di prima classe.
Pertanto, malgrado alcuni ovvii vantaggi di natura geografica, i
porti del nord ancora surclassano i rivali del sud, anche con il
loro scomodo percorso attorno alla penisola iberica.
Ma se dovesse verificarsi un grande incremento dei prezzi del
petrolio allora tutto cambierebbe.
Ciò comporterà un'intera nuova serie di costi per
il trasporto marittimo europeo che non sarebbero di buon auspicio
per i porti della fascia settentrionale, ora che sono in vigore le
nuove regole sui carburanti a basso contenuto di zolfo.
Basti solo ricordare i mesi antecedenti all'entrata in vigore
delle regole sui carburanti a basso contenuto di zolfo il 1°
gennaio 2015 che avevano fatto salire in alto i costi sino al punto
che ci si aspettava che almeno un servizio di traghetti della Manica
nel Mare del Nord abbandonasse l'attività, dato che il
carburante pulito costava il 40% in più rispetto al bunker
standard.
Ma prima che la normativa venisse pienamente applicata nel
Baltico, nel Mare del Nord e nella Manica, si era raggiunto il fondo
nel mercato del petrolio.
Ed il costo del carburante a basso contenuto di zolfo è
stato persino leggermente inferiore a quello presentato del bunker
pesante standard, di modo che le grida di protesta erano cessate e
la vita era andata avanti come al solito.
Ma se il prezzo del petrolio fosse stato alto, sarebbe stato
difficile immaginare che il vecchio traffico da San Pietroburgo a
Montreal potesse sopravvivere.
L'hinterland della città canadese, in virtù delle
sue due ferrovie di prima classe, comprende New York, Toronto,
Chicago e tutto quello che c'è in mezzo.
Ma ai collegamenti marittimi sarebbe stato accollato l'uso del
costoso carburante a basso contenuto di zolfo dall'estremità
orientale del Golfo di Finlandia al Mar Baltico, e poi nel Mare del
Nord e da un capo all'altro della Manica prima che fosse concesso di
utilizzare nuovamente il bunker standard, ma solo brevemente
nell'attraversamento dell'Atlantico prima di raggiungere le 200
miglia al largo di Terranova, per poi ritrovarsi di nuovo nelle
grinfie dei regolatori, lungo il fiume San Lorenzo sino a Montreal,
a 1.000 miglia dal mare.
Il porto svedese di Göteborg ha inteso confrontarsi con le
nuove regole, immaginando che il regolamento sul basso contenuto di
zolfo avrebbe reso antieconomico per le navi il viaggio di ritorno
verso nord alla volta dei porti del legname del Baltico se esse
avessero solo carichi di prodotti forestali da riportare indietro.
Una volta preso il carico, le navi sarebbero libere di andare
dovunque volessero il loro legname.
Göteborg ha preferito di avere tutto quanto, non solo per
l'Ikea che lì ha la sua casa, ma di esportare in tutto il
mondo.
Le navi che lo mettono in pratica in un porto dell'Atlantico
debbono solo attraversare 200 miglia di Area di Controllo delle
Emissioni per andare a Göteborg.
Così il programma era quello di portare per ferrovia il
legname lungo la Svezia sino al porto, assicurando all'Ikea, la
grande industria locale, un accordo truccato, essendo essa la prima
a comprare il legname ad un prezzo concorrenziale, la sua principale
materia prima.
Ma quando il prezzo del petrolio è crollato, lo stesso è
successo al programma.
Se il basso prezzo del petrolio non fosse la nuova normalità,
ma solo una strana fluttuazione del mercato ed il prezzo andasse su
fino a raggiungere il punto più alto di sempre, gli urlatori
tornerebbero alla ribalta.
E la costa meridionale d'Europa, che già si sta
proponendo come la porta d'accesso di domani, avrà qualcosa
da vendere senza dover fare l'ironica dichiarazione di essere
protetti dai terroristi islamici che tengono a bada i regolatori
europei.
La freccia migliore nel loro arco sarà costituita dalle
statistiche relative a come i loro traffici containerizzati stiano
fruendo di una crescita a doppia cifra (Barcellona +14%, Marsiglia
+26% e Pireo +14%) mentre la crescita della fascia settentrionale
sta rallentando e questo sembra essere una compensazione del calo
subito dagli altri (Le Havre +0,7%, Anversa +4%, Rotterdam -0,4% ed
Amburgo +1%).
Tali statistiche suggeriscono la via da seguire.
Marsiglia non sta lì ad aspettare e si accinge ad
impiegare 424 milioni di dollari USA in gare d'appalto per essere la
principale porta d'accesso Asia-Europa, avendo annunciato di avere
in programma di dare impulso nell'ordine dell'11% ai propri
risultati produttivi annui sino a 86,5 milioni di tonnellate entro
il 2018.
All'altro capo del Mediterraneo, il porto greco del Pireo
appartenente alla Cosco dispone di piani simili per rendere l'Europa
continentale il proprio hinterland naturale e non è difficile
immaginare che altri porti dell'Europa meridionale saranno pronti ad
aggiungersi a loro per conseguire una propria quota di mercato.
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