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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXV - Numero 31 AGOSTO 2017
TRASPORTO FLUVIALE
LA SITUAZIONE DELLE IDROVIE INTERNE
È ben noto che il trasporto fluviale offre una potente e
sostenibile risposta alla costosa congestione stradale, con
un'impronta di carbonio minore ed una riduzione dell'85%
dell'inquinamento atmosferico.
Alcuni dei più grandi porti d'Europa già
utilizzano le idrovie interne per far fronte alla congestione in
aumento ed alla carenza di capacità ferroviaria, fra cui
Rotterdam, Anversa ed Amburgo.
Peraltro, la rete idroviaria interna è stata viziata da
una reputazione di lenti progressi nello sviluppo negli ultimi
decenni.
Almeno, questa era l'opinione di un rapporto del 2015 della ECA
(Corte dei Conti Europea), nel quale si dimostrava che i progetti
cofinanziati dall'Unione Europea non erano stati effettivamente
attuati, tanto che i guadagni realizzati a spese dell'autotrasporto
erano stati minimi.
Alexander van den Bosch, direttore della EFIP (European
Federation of Inland Ports), concorda.
Ha infatti dichiarato a GreenPort: "La rete idroviaria
interna ha un certo numero di colli di bottiglia critici, molti dei
quali possono essere considerati sezioni transfrontaliere dal
momento che sono situati in regioni di confine fra nodi centrali".
Una priorità
La Commissione Europea aveva istituito le idrovie interne quali
priorità sin dal 2001 con il proprio rapporto "Inland
Waterway Transport in Europe".
Aveva in allora dichiarato che si sarebbe concentrata sul
finanziamento di progetti con piani avanzati finalizzati
all'eliminazione dei colli di bottiglia.
Ma il problema è, secondo la ECA, che il costo della loro
eliminazione è superiore al finanziamento disponibile nel
bilancio dell'Unione Europea.
Diverse organizzazioni europee, fra cui la ESPO (European Sea
Ports Organisation), la EFIP (European Federation of Inland Ports) e
la EBU (European Barge Union) hanno in precedenza pubblicato una
lettera aperta in relazione alle proprie preoccupazioni circa i
possibili finanziamenti.
Esso anche vorrebbe che agli stati membri venisse richiesto di
produrre dettagliati piani per la manutenzione delle idrovie
nazionali.
I colli di bottiglia
Alcuni esempi di questi colli di bottiglia comprendono il basso
livello dei ponti nel canale lungo 19 km del porto di Bruxelles e la
strategicamente importante idrovia E40 che collega il Mar Baltico
con il Mar Nero (attraverso Polonia, Bielorussia ed Ucraina).
Se questo argomento venisse affrontato, afferma van der Bosch,
si potrebbe aprire un mercato di 100 milioni di persone e
potenzialmente 4 milioni di tonnellate di merci annualmente.
Oggi la E40 è in parte non navigabile lungo al sezione da
Varsavia a Brest, ma occorre costruire un canale per sbloccare
questo potenziale.
Nel contempo, il Corridoio Reno-Danubio, che assicura la
principale relazione est-ovest in Europa collegando Francia,
Germania, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e
Bulgaria lungo i fiumi Meno e Danubio fino al Mar Nero, deve
vedersela con i propri problemi.
Il suo principale collegamento mancante riguarda la navigabilità
del Danubio che dev'essere migliorata allo scopo di offrire una vera
scelta modale per il trasporto di merci, afferma van den Bosch.
Le iniziative in corso sul Danubio comprendono la
ristrutturazione della navigabilità nella sezione ad est di
Vienna fino a quando non si riuscirà a provvedere alla
frontiera con la Slovacchia mediante pratiche attualmente in fase di
collaudo attraverso un progetto pilota all'interno dell'area
naturale protetta.
Il vecchio ponte di Bratislava sta per essere innalzato allo
scopo di consentire il transito dei battelli di categoria VI ed in
Ungheria è stato condotto uno studio per valutare gli
interventi necessari in trentuno siti.
Ma i lavori non sono ancora iniziati perché lo studio
sembra essere stato tenuto in sospeso per motivi ambientali.
Sono stati intrapresi studi anche in relazione alla sezione che
forma il confine fra Bulgaria e Romania.
È stato istituita una commissione interministeriale allo
scopo di coordinare gli sforzi e realizzare una strategia per lo
sviluppo territoriale della regione lungo il Danubio.
In Romania, a Calarasi-Braila, è stato avviato un
programma di monitoraggio sperimentale supportato dalla ICPDR
(International Commission for the Protection of the Danube River) al
fine di valutare l'impatto sulla flora e la fauna nel corso e dopo
la costruzione delle infrastrutture intese a reindirizzare parte del
flusso dal ramo di Bala al ramo principale del fiume.
Per il futuro
Il problema, secondo van der Bosch, è che i lavori per
sistemare le infrastrutture delle idrovie interne sono
principalmente compito dei gestori delle idrovie.
Ci sono solo pochi porti in cui sia i gestori dell'idrovia che
le autorità portuali si impegnano per eliminare i colli di
bottiglia che impediscono l'attuazione di una navigazione senza
soluzioni di continuità.
La realizzazione di una stabile forma di investimenti quando i
bilanci pubblici sono sotto pressione è un grandissimo
problema per il settore, specialmente tenendo conto degli obiettivi
di domanda europea di idrovie interne.
Con l'emersione dei Corridoi di Rete e delle Reti Complete e
Primarie TEN-T, i porti interni hanno visto aumentare le opportunità
di influenzare la gestione ambientale dei collegamenti con
l'hinterland e le prestazioni dei servizi logistici.
Poiché i porti marittimi si sono assunti l'incarico delle
considerazioni ambientali per includervi i collegamenti porto-città
e la filiera logistica, così le direttive per i porti interni
si sono evolute esponenzialmente fino ad includervi considerazioni
che risiedono ben al di fuori dell'immediata area portuale.
Anche la connessione con le idrovie interne è decisiva
per i porti per trasformarsi in hub multimodali e poli di sviluppo
regionale.
Entro l'anno 2030, la Commissione Europea vuole che qualcosa
come il 30% del trasporto stradale dell'Unione Europea venga
diversificato per comprendervi altri mezzi di trasporto, fra cui le
idrovie interne (un obiettivo del 50% è stato fissato per il
2050).
Van der Bosch afferma che nell'Unione Europea il trasporto
fluviale con i suoi 40.000 km di idrovie navigabili ha una
apprezzabile quota del 6,9% di volumi di merci trasportate, cifra
che diventa notevolmente più alta in paesi dotati di buone
infrastrutture idroviarie: i Paesi Bassi, il Belgio, la Germania.
Ma c'è ancora un sacco di potenziale inutilizzato,
specialmente sul Danubio e sull'Oder.
Se si volesse trovare questo potenziale inutilizzato, sarebbe
necessario un impegno maggiore per creare un Europa connessa con una
strategia di trasporto sostenibile, conclude van der Bosch.
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