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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXVI - Numero 15 MARZO 2018
PORTI
PORTI CAUTI RIGUARDO ALLA BOLLA DEI BITCOIN
Le autorità portuali e gli operatori terminalistici sono
sempre stati semplicistici riguardo alla tecnologia.
Le cose affidabili, provate e fidate sono sempre state di loro
gusto.
Nuovi tipi di gru a portale, carrelli elevatori ed unità
automatizzate vengono considerati come strani tipi di alimenti,
accolti con cautela prima di essere presi al volo entusiasticamente.
E poi sono arrivati la catena di blocchi e la criptovaluta sua
derivata.
L'offerta viene respinta con un brivido.
"Il problema è che le due cose spesso vengono
confuse come se fossero la stessa cosa" afferma un analista
statunitense "per lo più perché il bitcoin è
diventato così famoso nei notiziari.
Oltre a ciò, c'è stata un'esplosione di start-up
digitali che promettono che le proprie criptovalute possono essere
utilizzate in tutti i settori e sono sicure e legali".
L'analista afferma che la piazza di mercato è diventata
così competitiva che le start-up stanno facendo
rivendicazioni incontrollabili e cercando di superarsi a vicenda.
I porti sottolineano questa turbativa e l'incertezza nei mercati
dei traffici come il deterrente più immediato ad esservi
coinvolti.
Gli osservatori concordano sul fatto che il clima attuale è
certamente un valido argomento ma che esso non dovrebbe costituire
la ragione per evitare la criptovaluta all'infinito.
Perplessità legali
Aljosja Beije, responsabile per la logistica e la tecnologia
della Blocklab di Rotterdam, afferma: "Finora la criptovaluta
non è stata un pagamento accettato per la logistica e la
filiera distributiva.
Dobbiamo ricordare che essa non è ancora in corso
legale".
A suo dire occorrerebbe che lo diventasse in futuro per le
attività nazionali essenziali affinché i porti possano
avere a che fare con loro sulla stessa base della valuta materiale.
"La bolla dei prezzi e della valutazione è
finalmente scoppiata, come abbiamo sempre saputo che sarebbe
successo".
Ma Beije è cauto rispetto al fatto che l'avversione si
spinga troppo oltre.
"Il crollo dei prezzi e l'incertezza non significano che
l'idea sottesa della criptovaluta sia sbagliata.
Il suo uso è stato assai limitato - le attività
illegali sono il principale centro di attenzione - e c'è così
tanto potenziale ancora.
La gente nel settore marittimo (e naturalmente anche altrove)
non comprende la tecnologia".
Malgrado il tumulto di pubblicità negativa che ha indotto
i porti a distogliere lo sguardo, le banche internazionali, i
commercianti ed i consulenti stanno organizzando seminari e
conferenze, per quanto senza l'isterismo mozzafiato che aveva
accompagnato la criptovaluta tre anni fa.
Il sentimento comune che emerge da tali eventi è che
quattro condizioni devono essere presenti affinché il sistema
sia più appetibile e le imprese pubbliche o private vi
prendano parte: devono essere istituiti meccanismi di
assicurazione/sottoscrizione e risarcimento legale quando i
pagamenti non vanno a buon fine; occorre che le leggi ed i
regolamenti si intonino a centri commerciali applicabili;
dev'esserci stabilità finanziaria.
La quarta condizione, quella con le implicazioni più a
lungo termine, riguarda il fisco.
L'IRS (agenzia delle entrate degli Stati Uniti) sta lavorando in
modo frenetico ma efficace per conservare traccia dei pagamenti e
stabilire le procedure per decidere proprio quali transazioni, ed in
quali percentuali, siano tassabili.
Addebiti proibitivi
Ian Chan, addetto alla catena di blocchi della Deloitte in
Canada, nota come gli addebiti per la transazione dei - per lo più
- bitcoin siano estremamente alti.
"È una pazzia" afferma.
Altri supportano la sua osservazione, sottolineando come uno dei
principali vantaggi della criptovaluta - l'esclusione di
intermediari - si perda quando gli oneri sono più alti
rispetto a quelli delle altre forme di pagamento.
Chan afferma che la valuta digitale necessita di copertura
proprio come ogni altra valuta e tuttavia "l'instabilità
è così tanta che il costo di copertura la rende
proibitiva".
Chan insiste sul fatto che i porti, nondimeno, debbano rendersi
conto che la catena di blocchi è "una necessità
assoluta per la filiera distributiva.
Io chiedo sempre ai clienti di considerare che cosa possono fare
oggi con la catena di blocchi rispetto a quello che potevano fare
prima della sua comparsa".
L'avversione per qualsiasi forma di bitcoin negli Stati Uniti è
dimostrato dalla risposta del Porto di Los Angeles: "Noi non
utilizziamo la criptovaluta bitcoin, non ce ne stiamo occupando e
non abbiamo piani finalizzati ad occuparcene" dichiara un
portavoce.
Un porto sulla Costa Occidentale tuttavia, San Francisco, sta
valutando l'ipotesi di prenderne un assaggio.
Leslie Katz, uno dei quattro commissari portuali che
sovrintendono alle operazioni, afferma che al personale è
stato richiesto di verificare la possibilità di utilizzo
della criptovaluta.
"Stiamo esaminando la criptovaluta a livello generale ma
non stiamo considerando qualche specifico prodotto" afferma.
In recenti rapporti negli Stati Uniti e pubblicazioni all'estero
si sostiene che San Francisco ed altri porti della Costa Occidentale
sarebbero interessati al bitcoin AML.
Tuttavia nessuno dei porti contattati da Port Strategy lo ha
confermato e quattro dei maggiori porti della Costa Occidentale
hanno negato di star parlando di qualche tipo di bitcoin.
Vantaggi della criptovaluta
Katz sottolinea il vantaggio presentato dalla criptovaluta nel
senso che essa elimina i vari livelli di intermediazione nel
commercio internazionale.
"Noi vorremmo naturalmente assicurarci che ogni forma di
pagamento digitale che potremmo utilizzare fosse conforme agli
standard giuridici ed etici più elevati.
San Francisco è una città lungimirante e saremmo
pazzi a non guardare alla nuova tecnologia".
La Blocklab di Rotterdam, che comprende fra i soci l'autorità
portuale, sta alla larga dal coinvolgimento nella valuta digitale
per il momento e lavora a progetti finalizzati a migliorare
l'efficienza della filiera distributiva attraverso la catena di
blocchi.
"La fatturazione della filiera distributiva, che coinvolge
le lettere di vettura, è di particolare interesse per noi"
afferma Beije.
"Il fornitore ottiene di essere pagato immediatamente senza
il coinvolgimento della componente umana.
Essa può essere utilizzata per ogni altra transazione
logistica.
La finanza delle scorte è un'altra area in cui le PMI
possono conseguire il finanziamento delle proprie scorte dalle
banche e da altri istituti finanziari.
I dati sono insiti nel sistema e si può essere sicuri che
non ci sia gente che interferisca con il sistema".
Beije aggiunge che i progetti sono alla fase preliminare.
"Abbiamo fatto una prova per la controstallia e la
detenzione, mettendo assieme fornitori di logistica ed una grande
linea di navigazione.
Gli spedizionieri e le linee non la vedono allo stesso modo e
solo metterli assieme nella stessa stanza rappresenta una
conquista".
La Blocklab sta inoltre lavorando all'automazione delle
direttrici di traffico fra il Regno Unito ed i Paesi Bassi, in parte
a causa della Brexit.
"La tokenizzazione è la via da seguire per la
filiera distributiva" afferma "non come valuta ma come
modo per rimpiazzare le polizze di carico.
Questo è dove spero che si andrà a parare.
La difficoltà consiste nel far sì che l'ecosistema
lo accetti.
Stiamo guardando alla logistica su scala minore, con il carico
sulle chiatte.
La catena di blocchi consentirà ai clienti di scambiarsi
di posto agevolmente con qualcuno che voglia prendere la loro moneta
simbolica".
Coinvolgimento di Internet delle Cose
Il laboratorio sta inoltre effettuando ricerche
sull'integrazione della catena di blocchi con Internet delle Cose,
utilizzando un protocollo relativo ai conflitti.
"Il nostro intento è quello di cessare l'attività
del laboratorio alla fine: non diventeremo venditori di software e
siamo agnostici circa la catena di blocchi, anche se disposti a
lavorare con tutti i protocolli".
I tre in uso al momento attuale sono Ethereum, IOTA ed IBM
Hyperledger.
Negli Stati Uniti, la start-up del Nevada Filament sta
sviluppando software ed il chip Blocklet per consentire ai congegni
di lavorare assieme in una catena di blocchi.
La società afferma che la sua tecnologia "si adatta
bene agli ambienti che effettuano frequenti servizi programmati, fra
cui i progetti marittimi ed i porti che richiedono un'attestazione
finalizzata alla verifica di specifici dettagli in ordine a servizi
di trasporto marittimo containerizzato".
Dichiara l'amministratrice delegata Allison Clift-Jennings: "Ad
esempio, le compagnie di navigazione containerizzate potrebbero
volere che i tempi di percorso dei propri contenitori vengano
tracciati dai punti di origine attorno ai terminal container sino
alla destinazione finale allo scopo di rimediare alle inefficienze.
In questi casi, il nostro chip originario per la catena di
blocchi, che apporta una solida radice di attendibilità ad un
congegno, è in grado di rendere sicuri i dati del viaggio e
di attestarne la tempistica.
Una volta che si dispone dei chip Blocklet per rendere sicuri i
materiali interni alle macchine stesse, è un'estensione
naturale quella di fornire capacità originarie di
criptovaluta a queste macchine, comprese le monete simboliche
aziendali interne" afferma la signora Clift-Jennings.
Non è una pozione magica
In un documento di ricerca, la Deloitte mette in guardia che "la
catena di blocchi non è di certo la pozione magica per tutte
le questioni correlate ai costi ed all'efficienza".
Pertanto, le aziende dovrebbero attentamente valutare
l'applicabilità e la fattibilità della tecnologia in
relazione ai diversi processi, avverte.
Infatti, i modelli di attendibilità basati sulla
crittografia potrebbero comportare nuovi ed imprevisti rischi, di
modo che occorrerebbe che le imprese prendessero in considerazione
le modifiche appropriate alla loro strategia di gestione del rischio
ed ai loro modelli di governance.
C'è inoltre un ostacolo giuridico da considerare, secondo
la ditta di consulenze.
"La validità dei contratti intelligenti non è
ancora riconosciuta dai tribunali, per quanto si dica che molti
stati e paesi stiano lavorando in questo senso".
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