Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI CONTAINERS
ANNO XXXVII - Numero 15 DICEMBRE 2019
TRASPORTO MARITTIMO
L'INCIDENZA ONNICOMPRENSIVA DELLA CINA SUL SETTORE MARITTIMO
Nel mondo marittimo le conversazioni fra gli specialisti del
settore si rivolgono subito alla Cina, a dimostrazione dell'influsso
pervasivo del paese.
Dopo un rapido ampliamento nel corso degli ultimi due decenni,
questa presenza è in prima linea dal lato sia della domanda
che dell'offerta di molti settori del mercato marittimo globale.
E guardando avanti, i segnali di attenzione al cambiamento
stanno diventando più visibili.
Gli aspetti del ruolo della Cina sono stati discussi nella RMT
(Review of Maritime Transport 2019) pubblicata alla fine di ottobre
dell'UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo
Sviluppo).
Le attività sottoposte a revisione nel rapporto annuale
comprendono i traffici di origine marittima della Cina, i porti
cinesi, la flotta di proprietà cinese e i cantieri navali in
Cina.
Uno degli aspetti sottolineati è la dipendenza eccessiva
dei traffici marittimi globali dalla domanda di importazione in
Cina.
I traffici di origine marittima
La RMT richiama l'attenzione sulla consistente percentuale di
crescita dei traffici marittimi globali che si può attribuire
all'espansione delle importazioni della Cina.
Nel corso degli ultimi dieci anni, dal 2008 al 2018, le
importazioni di tutte le tipologie di merci nella Cina sono
cresciute di oltre 1.500 milioni di tonnellate, equivalenti a
pressoché la metà (49%) dell'incremento delle intere
importazioni mondiali.
In conseguenza di tale tendenza, nel 2018 più di un
quinto dei traffici mondiali di origine marittima comprendevano
importazioni cinesi.
Queste cifre spiegano in gran parte perché si avverte che
le prospettive per i futuri traffici siano notevolmente dipendenti
dai progressi dell'economia cinese, nonché dai settori
industriali e dalle attività agricole che si riflettono nelle
movimentazioni dei carichi di origine marittima.
Attualmente, l'economia tende al rallentamento.
La politica governativa ipotizza una transizione ad un modello
più sostenibile di crescita economica, che sposta l'accento
dall'investimento di capitale e dalla produzione alla spesa dei
consumatori ed ai servizi.
Si tratta di un cambiamento che potenzialmente restringe i
flussi di traffico di origine marittima della Cina con notevoli
conseguenze per i mercati di trasporto marittimo globale.
Le motivazioni dei mutamenti attesi nelle tendenze commerciali
della Cina non sono esaminate in modo approfondito nella RMT.
Tuttavia, alcune delle ragioni per aspettarsi un ritmo
modificato sono assai cospicue.
Man mano che l'economia matura, parte della spinta che sta
dietro alle importazioni di derrate in Cina probabilmente si
affievolirà.
Più nello specifico, è probabile che la riduzione
dell'accento sull'ulteriore espansione di settori che, nel corso
dell'ultimo decennio ed oltre, sono cresciuti ad un tasso
eccezionalmente rapido abbia implicazioni per la domanda di
importazioni.
Anche i cambiamenti dell'equilibrio fra produzione nazionale di
merci ed offerta estera, nonché dei processi manifatturieri,
potrebbero comportare effetti limitativi sulle importazioni.
Un influsso potenzialmente positivo, non ancora quantificabile
con una certa precisione, è l'impatto dell'Iniziativa Una
Cintura Una Via.
La realizzazione di infrastrutture e lo sviluppo industriale
connessi con questo vasto progetto potrebbero comportare flussi
aggiuntivi di derrate e merci manufatte, assicurando un impulso ai
traffici di origine marittima.
Tuttavia, come commenta la RMT, non è chiaro se i volumi
di carichi in più che ne derivano possano compensare gli
influssi negativi che interessano le importazioni cinesi.
Secondo i calcoli della UNCTAD, la crescita dei volumi delle
importazioni di mercanzie ha decelerato sino al 6,4% nel 2018, dopo
avere accelerato all'8,9% l'anno precedente.
La crescita dei volumi di merci in esportazione è scemata
sino al 4,1% l'anno scorso, dopo essersi impennata sino al 7,1% nei
dodici mesi precedenti.
I calcoli alternativi relativi a questi anni, pubblicati dalla
Clarksons Research, mostrano i cambiamenti specificamente nei volumi
dei traffici cinesi di origine marittima.
Sulla base di tale fonte, le importazioni di tutti i carichi di
origine marittima hanno totalizzato 2.521 milioni di tonnellate nel
2018, con un incremento del 3,4%, dopo essere cresciute dell'8,1%
nell'anno precedente.
Le esportazioni di tutti i carichi di origine marittima sono
state quasi stagnanti nel 2018 per 586 milioni di tonnellate, dopo
un marginale decremento dell'1% l'anno precedente.
Nella sua qualità di fondamentale attore nelle
movimentazioni dei traffici containerizzati, una caratteristica è
il ruolo in diminuzione della Cina nella produzione asiatica a basso
costo.
La RMT sottolinea che "la Cina è divenuta più
autosufficiente ed in misura sempre aggiore richiede meno immissioni
importate per la produzione.
Questo mutamento sta alterando la domanda di merci intermedie e
pesa sui flussi di traffici containerizzati interasiatici.
Anche le tensioni nei traffici internazionali, specialmente fra
la Cina e gli Stati Uniti, rappresentano una problematica.
I dazi introdotti hanno comportato conseguenze per il due per
cento dei traffici globali di origine marittima, la cui esposizione
spazia fra varie tipologie di carico e segmenti del mercato.
Di conseguenza, i modelli commerciali geografici sono cambiati.
Un'altra osservazione da parte dell'organizzazione OCSE nel
proprio rapporto Novembre 2019 sull'economia mondiale mette in
evidenza che l'inasprimento del conflitto a causa dei dazi ha
indebolito i traffici mondiali e gli investimenti delle aziende,
contribuendo al persistente rallentamento della crescita economica
globale.
Attività portuale
Un intero capitolo nell'edizione 2019 della RMT è
dedicato agli indicatori di prestazione per il settore del trasporto
marittimo.
Le prestazioni e la connettività portuali sono un centro
di attenzione, con la copertura della Cina fra novecento porti in
paesi di tutto il mondo.
È stato realizzato di recente un nuovo indice di
connettività del trasporto marittimo di linea nei porti
dell'UNCTAD al fine di mostrare la posizione di un porto o di un
paese nell'ambito della rete globale di trasporto marittimo
containerizzato.
L'indice è stato progettato come un indicatore
dell'accessibilità ai traffici globali.
Ci sono inoltre nuove statistiche sugli scali presso i porti e
sul tempo di lavorazione delle navi trascorso in porto.
La Cina si è rilevata come il paese più connesso e
ha migliorato del 51% dal 2006 il proprio indice di connettività
del trasporto marittimo di linea, più del doppio della media
mondiale di miglioramento del 24% per il periodo in questione.
Shanghai è descritto come il porto più connesso
del mondo, dopo avere superato Hong Kong, e Shanghai e Ningbo hanno
rafforzato la propria posizione di testa.
I traffici portuali containerizzati attraverso i porti della
Cina continentale hanno costituito il 28,5% del totale mondiale nel
2018.
La maggior parte di questo traffico consiste di esportazioni
cinesi, accresciuto dalle importazioni e dalle movimentazioni
costiere.
La flotta di proprietà cinese
Gli armatori con sede in Cina hanno raddoppiato la propria quota
della flotta mercantile mondiale rispetto ai primi anni di questo
secolo.
Nei primi anni 2000 le navi di proprietà cinese
costituivano il 5-6% della capacità di tonnellaggio di
portata lorda della flotta globale di tutte le tipologie di navi
mercantili.
All'inizio del 2019 la percentuale era del 10,5%, secondo le
cifre contenute nella RMT, pari a circa un punto percentuale in più
rispetto a quello visto allo stesso punto degli ultimi due anni.
Nel corso del 2017 e 2018 la flotta di proprietà cinese è
cresciuta rapidamente, comportando un totale al 1° gennaio 2019
di 206,3 milioni di tonnellate di portata lorda, per complessive
6.125 navi.
Questo totale piazza la Cina ancora al terzo posto fra i
maggiori paesi mondiali di armamento per nazionalità ed
ubicazione dell'armatore, dopo la Grecia che è in testa alla
classifica (17,8% della capacità mondiale) ed il Giappone al
secondo posto (11,5%).
Secondo le statistiche dell'UNCTAD, nel corso dei cinque anni
dall'inizio del 2014, quando la flotta di proprietà cinese
totalizzava 158,7 milioni di tonnellate di portata lorda, la
capacità complessiva aggiunta è stata di 47,6 milioni
di tonnellate di portata lorda ovvero del 30%.
Neli ultimi due anni si è assistito a tassi di crescita
annua specialmente sostenuti, con il 10,7% nel 2017 ed il 12,7% nel
2018.
Questo progresso avvalora la prova della priorità della
politica governativa finalizzata ad incrementare la percentuale del
trasporto marittimo controllato a livello nazionale nei segmenti di
mercato in vista.
Le statistiche registrano altresì la disaggregazione
delle flotte.
All'inizio di quest'anno, oltre la metà - il 56% - della
flotta di proprietà cinese era registrata sotto bandiere
estere, mentre il residuo era registrato sotto la bandiera
nazionale.
Queste percentuali non sono cambiate granché negli ultimi
anni.
Per contro gli armatori negli altri due maggiori paesi di
armamento registrano una parte molto più grande delle proprie
rispettive flotte sotto bandiere estere, attualmente l'83-84%.
L'ultima RMT pone un'enfasi maggiore sulla sostenibilità
ambientale nella sfera marittima, riflettendo l'evoluzione di questo
aspetto quale principale preoccupazione politica, con la correlata
regolamentazione a comportare sempre maggiori conseguenze sulle
dinamiche di mercato.
Il rapporto introduce indicatori ambientali per la flotta
mondiale nel suo complesso, nonché per i singoli paesi Cina
inclusa.
Vi si commenta che il settore dello shipping è
attualmente in una fase di trasformazione, compreso lo sviluppo
ambientale.
Vengono identificate tre caratteristiche quali indicatori
pertinenti alla valutazione dell'impatto ambientale delle navi: i
sistemi di trattamento delle acque di zavorra, i sistemi di
depurazione dei gas esausti (scrubber) e la conformità ai
regolamenti di III livello al fine di ridurre le emissioni di ossido
di azoto.
Le percentuali del numero di navi nella flotta di proprietà
cinese che presentava tali caratteristiche all'inizio di quest'anno
erano dell'8,05%, 0,14% e 0,16% rispettivamente.
A titolo di confronto, per la flotta di proprietà
giapponese le cifre sono state rispettivamente del 13,13%, 0,14% e
0,16%.
Costruzioni navali
Fra i tre maggiori paesi costruttori di navi, la Cina è
consolidata, unitamente alla Corea del Sud ed al Giappone.
Nel 2018, come riporta la RMT, la Cina ha contribuito al 40%
delle consegne di nuove costruzioni a livello mondiale, misurate in
tonnellate lorde.
Il totale della Cina è stato di 23,3 milioni di
tonnellate lorde, rispetto ai 14,6 milioni della Corea e ai 14,4
milioni di tonnellate lorde del Giappone.
Questi tre paesi rappresentano i nove decimi dei quantitativi
globali di nuove costruzioni.
Gran parte dell'attività dei cantieri navali della Cina
consiste in navi rinfusiere, pari ai due quinti delle consegne
complessive di nuove costruzioni del paese l'anno scorso.
Spiccano anche le navi portacontainer, che costituiscono il 29%,
mentre le petroliere sono il 21%.
Il residuo 10% comprende per lo più navi per merci
generali e navi d'altura.
Negli ultimi anni i cantieri navali cinesi hanno fatto notevoli
progressi nella produzione di tipologie navali più complesse,
conseguendo ordinazioni per navi adibite al trasporto di gas
naturale liquefatto e navi da crociera.
Le cifre elaborate separatamente dalla Clarksons Research
mostrano la reale portata del portafoglio ordinazioni mondiale di
navi mercantili.
Quando è iniziato il 2019, la Cina possedeva il maggiore
portafoglio ordinazioni di nuove costruzioni navali, la cui consegna
per completamento era in programma per lo più nel 2019 e nei
due anni successivi.
Le ordinazioni effettuate ai cantieri navali cinesi da parte
degli armatori in Cina e da altri armatori di tutto il mondo
ammontavano a 56,9 milioni di tonnellate lorde, pari ad una quota
del 39% del totale mondiale.
Quello immediatamente a ruota è stato il portafoglio
ordini della Corea del Sud con il 30%.
L'attività di cantieristica navale in Cina ed altrove è
stata pregiudicata negli ultimi anni da un eccesso di capacità
e da ordinazioni modeste.
Come osserva un esperto dell'UNCTAD, il settore a livello
mondiale ha dovuto "assoggettarsi a riforme per assicurare la
competitività… alleviare l'impatto di un settore ad
alto impiego di manodopera e sviluppare un modello moderno di
costruzione navale adeguato al futuro".
Un tema è stato quello del consolidamento dei costruttori
navali.
In Cina è stata approvata la fusione fra le due
principali società, la CSSC (China State Shipbuilding
Corporation) e la CSIC (China Shipbuilding Industry Corporation).
Le prospettive future
L'analisi di questi rilevanti aspetti del ruolo marittimo della
Cina trae un notevole vantaggio dalle preziose conoscenze e notizie
contenute nella Review of Maritime Transport 2019.
Vengono fornite importanti indicazioni in ordine a come
potrebbero evolvere le future tendenze della Cina e di altri paesi,
sebbene le previsioni non siano la principale caratteristica del
rapporto.
Una decisa previsione che è contenuta nella RMT, sebbene
non sia focalizzata specificamente sulla Cina, è la verifica
del valore.
Gli analisti dell'UNCTAD si aspettano che i traffici globali di
origine marittima crescano ad un tasso medio annuo del 3,4% nei
cinque anni che vanno dal 2019 al 2024, una prospettiva notevolmente
ottimistica.
Si suggerisce che la crescita sarà sospinta dai volumi di
traffico in aumento nei settori dei contenitori, delle rinfuse
secche e dei carichi di gas.
Tuttavia, si riconosce che "l'incertezza resta un tema
preponderante… con i rischi orientati verso il basso".
Quando vengono esaminati i modelli storici di crescita, è
evidente che questa previsione di crescita media del 3,4% dei
traffici mondiali di origine marittima per i prossimi cinque anni
replica le precedenti prestazioni.
Ciò va confrontato con un simile tasso medio di crescita
annua del 3,4% visto negli ultimi otto anni, dal 2011 al 2018.
In quel periodo i tassi effettivi di crescita annua sono stati
in una fascia del 2,2-4,2%.
Verosimilmente, la tendenza futura in diversi importanti
segmenti dei traffici mondiali di origine marittima - carbone,
minerali ferrosi e petrolio greggio - che costituiscono i due quinti
dei volumi complessivi potrebbe essere largamente stagnante o
persino negativa.
Questa prospettiva alternativa suggerisce che le previsioni di
crescita media complessiva eccedenti il 3% annuo sono troppo
ottimistiche.
Potrebbe essere più probabile un incremento del 2%
notevolmente inferiore.
In quest'ottica delle prospettive dei traffici globali, la
percezione in ordine alle future prestazioni della Cina è
fondamentale.
Le importazioni in Cina in espansione hanno rappresentato una
grossa parte della crescita nei traffici globali di origine
marittima nel corso dell'ultimo decennio o più.
Se il tasso di espansione delle importazioni cinesi dovesse
allentarsi nel corso dei prossimi cinque anni come sembra probabile
allora - specialmente in assenza di un'impennata compensativa della
domanda di importazioni altrove -l'impatto sarà ampiamente
avvertito in molte attività nel mondo marittimo.
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