FEMAR CONFERENCE
Future Educational Challenges for Maritime Information Society
Il ruolo della formazione e delle tecnologie dell'informazione
per lo sviluppo dell'economia marittima
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COMMISSIONE EUROPEA
REGIONE LIGURIA
MARIS
In collaborazione con
AMRIE e con il Forum MARIS di Genova
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DISCORSO DI BENVENUTO E APERTURA DEI LAVORI
MARIO SOMMARIVA
Segretario nazionale FILT-CGIL
Limiterò il mio intervento a qualche riflessione inerente
al settore formativo nel lavoro marittimo ritenendo che, per ciò
che riguarda l'aspetto dei fabbisogni formativi e di alcune linee
di indirizzo, gli interventi del presidente Gallanti e della Dott.ssa
Di Fusco abbiano già fornito delle indicazioni importanti.
Vorrei iniziare, per comprendere meglio la situazione in cui ci
troviamo, da una riflessione autocritica che credo debba riguardare
tutti noi: gli operatori del settore, il sindacato, gli armatori,
ed anche in qualche modo lo Stato.
Si è avuta all'inizio degli anni '80 l'ultima e più
grande crisi del mondo armatoriale e dell'industria marittima
che ha portato ad una profonda trasformazione del settore e che,
a mio avviso, è stata affrontata con le ricette sbagliate;
gli effetti di quella crisi non sono stati soprattutto capiti
e guidati verso una soluzione da un'azione politica adeguata.
La crisi fu infatti affrontata con dei provvedimenti che incisero
principalmente sul costo del lavoro; ricordo il taglio straordinario
delle tabelle di armamento con il sacrificio immediato della figura
dell'allievo ufficiale. La situazione fu aggravata alla metà
degli anni '80 dall'inizio del salto tecnologico che, introducendo
le prime forme di impianti automatizzati, causò il taglio
di alcune figure professionali (in particolare in macchina) nell'ambito
delle categorie più esposte a questo tipo di problemi.
Il contemporaneo straordinario sviluppo del processo di internazionalizzazione,
peraltro assolutamente tradizionale nel settore marittimo, ha
dato inoltre luogo alla crescita di una competizione senza regole
che è quella che ci veniva descritta in maniera estremamente
efficace da Brenda O'Brian nel suo intervento.
Da queste situazioni non gestite è derivata la conseguenza
che, per quasi un ventennio, nell'ambito del settore marittimo,
tutte le risorse umane sono state considerate esclusivamente come
un costo senza alcun tipo di approccio diverso. Ciò ha
prodotto dei guasti profondi che sono quelli a cui oggi siamo
tenuti a dover rispondere se non vogliamo davvero perdere le sfide
del terzo millennio.
Penso che ci siano, proprio alla vigilia, alcune condizioni che
possano in qualche modo portare una svolta positiva rispetto alla
situazione, conseguente ai problemi di cui sopra, riscontrabile
oggi nella marineria italiana ed europea, vale a dire la drammatica
carenza di figure professionalizzate: tutte le società
armatoriali ci dicono che hanno difficoltà nella formazione
degli equipaggi.
Questo è purtroppo un fenomeno generalizzato in Europa
come si può desumere dalla conferenza organizzata dalla
Commissione europea nel 1996 a Dublino e che significativamente
si intitolava: "I marittimi, una specie in via di estinzione".
Io vorrei al contrario sottolineare come siamo ora di fronte a
delle circostanze favorevoli; studi assolutamente degni di fede
riportano che il Mediterraneo sarà interessato entro il
2004 da una crescita dei traffici marittimi del 35%, percentuale
che supera qualunque previsione, e che significa che 118 milioni
di tonnellate di merce affluiranno nel Mediterraneo.
L'altra opportunità che credo si debba cogliere, come ha
fatto presente nel suo intervento a nome di Confitarma il Dott.
Gallo, è il fatto che a differenza della metà degli
anni '80, quando la risorsa umana ha cessato di essere una risorsa
ed ha finito per diventare soltanto un costo, il lavoro marittimo
è profondamente cambiato; la sfida tecnologica implica
una maggiore qualità del lavoro, crescenti investimenti
e quindi la necessità di una maggior sicurezza.
L'enorme normativa internazionale sulla sicurezza e sulla tutela
dell'ambiente testimoniano come, dopo i disastri marittimi dell'Amoco
Cadiz a metà degli anni '80, collocati non a caso in una
fase di grande trasformazione, sia cresciuta la sensibilità
internazionale riguardo a queste problematiche e il Comandante
Lazzari può essere un buon testimone dello sviluppo normativo
conseguente.
Queste nuove condizioni richiedono un lavoro marittimo diverso
dal passato ed ecco quindi come la strategia, a mio avviso, perdente
di considerare il lavoro umano semplicemente un costo e non una
risorsa sia giunta al capolinea.
Cosa bisogna quindi fare? Credo che iniziative come FEMAR, il
Progetto MARIS, e tutte le proposte formative citate dall'assessore
Margini e dal presidente Gallanti, siano sicuramente esperienze
di straordinaria importanza che indicano come l'attenzione verso
queste proposte sia cresciuta. Si può ben affermare che
siamo dunque sulla strada giusta; credo però che, riprendendo
Brenda O'Brian, siano iniziative buone ma non sufficienti.
Che cosa serve in più? Secondo la mia opinione è
necessario un intervento politico di governo della situazione
un poco più organico di quello che è in opera ora
e che andrebbe a riguardare un'insieme di aspetti del lavoro marittimo
in cui la formazione è centrale ma non sufficiente.
Darei in questa sede intanto un suggerimento di metodo: ritengo
che sindacato e Confitarma in questi anni abbiano fatto molto
sul piano degli accordi e di un metodo di confronto che ha prodotto
risultati positivi, ma penso che sia tuttavia necessario una sorta
di patto sociale per il futuro del lavoro marittimo che comprenda
alcune misure in riferimento soprattutto al problema salariale.
Rispetto agli anni '60, e '70 quando il lavoro marittimo dava,
in rapporto al disagio, un'entrata economica estremamente superiore
a quella del lavoro di terra, oggi ogni ora di lavoro di un marittimo
vale probabilmente molto meno dell'equivalente di un qualunque,
anche dequalificato lavoro di terra. A ciò si deve aggiungere
il disagio che terminato l'orario il marittimo è sempre
e comunque sul posto di lavoro; se si pensa che questa situazione
è comune non solo al livello degli ufficiali ma addirittura
dei comandanti, si capisce perché al giorno d'oggi ci sia
difficoltà a reperire personale da imbarcare.
Nel rispetto di queste considerazioni è necessaria quindi
una politica salariale, meglio se a livello europeo, in favore
degli equipaggi. Noi in questi anni abbiamo fatto molto, ricordo
al riguardo l'accordo sul registro internazionale; quella previsione
va tuttavia ampliata anche al settore crocieristico che ne ha
necessità per radicarsi in Italia.
Bisogna successivamente sottolineare come la politica fiscale
inaugurata con il registro internazionale sia andata tutta, esclusivamente,
a vantaggio delle imprese, cosa che abbiamo condiviso e anche
fatto oggetto di un accordo sindacale che ora tuttavia non basta
più. E' urgente mettere in atto una politica fiscale, in
generale, a favore degli equipaggi e in particolare focalizzata
sul salario del marittimo perché, come si è visto,
è una delle questioni chiave.
Sull'approccio relativo alla formazione, vorrei porre l'attenzione
sui disagi che incontra un giovane che esce dal nautico che è,
rispetto a chi possiede un diploma di ragioniere o geometra, strutturalmente
un disoccupato, e questo perché il suo titolo e il suo
intero corso scolastico non sono immediatamente spendibili nel
mondo del lavoro.
In questo caso non occorrono riforme cervellotiche, ma bisogna
invece che il periodo post-diploma e post-formazione, che è
obbligatorio, necessario ed indispensabile, sia quello dell'allievo
ufficiale che i vari mesi di navigazione, venga in qualche modo
integrato all'interno di un corso scolastico. Ci sono statistiche
che dimostrano che quando un ragazzo esce dal nautico viene scoraggiato,
oltre che dalle questioni generali del disagio e del basso salario,
anche dalle difficoltà di sviluppo della propria carriera.
Quindi un intervento del Governo sull'acquisizione del titolo
mi pare indispensabile, essendo necessario comunque altro ancora,
visto che è dimostrato che per risolvere il problema della
disaffezione al mare il salario non basta, essendo sicuramente
determinante un disagio sociale insito nel lavoro marittimo che
non riguarda il settore crocieristico, che non a caso è
quello in cui, tutti aspirano ad andare a lavorare, ma che da
solo non può ovviamente assorbire tutta l'offerta di lavoro.
Discutendo quindi di una politica del lavoro è necessario
qualcosa che incentivi il giovane ad imbarcarsi sapendo che successivamente,
dopo un congruo periodo, quella professionalità venga in
qualche modo spesa come un patrimonio sociale in altri ambiti
e in altre attività professionali, e riconosciuta dallo
Stato e dalla società come qualcosa di cui si avverte il
bisogno.
Tra la metà del '600 e l'inizio del '700 la Francia e l'Inghilterra,
allora potenze marittime, vivevano lo stesso problema di oggi,
cioè la carenza di equipaggi; fecero di tutto per mantenere
i marittimi ed invitarli a risiedere nelle proprie terre per far
si che non emigrassero verso altri lidi e continuassero invece
a navigare.
Questo tipo di soluzione si potrebbe applicare anche oggi attraverso
due opzioni, una di tipo sociale e una di tipo pensionistico.
Riguardo alla prima scelta, si dovrebbero sperimentare percorsi
professionali non si dice garantiti ma quanto meno aperti, e questo
perché il marittimo che finisce di navigare è spesso
un disadattato mentre, come già accennato sopra, dovrebbe
essere invece messo in grado di spendere la propria professionalità
in altri settori; da questo punto di vista l'integrazione della
professione MARIS intesa come attività marittima integrata
in vari settori può essere prezioso come indirizzo.
Passando poi a discutere del trattamento pensionistico si deve
riconoscere che anche se un anno a bordo non vale come un anno
passato in ufficio, un riconoscimento sociale dell'attività
marittima è, a mio avviso, uno degli elementi che potrebbe
fornire un supporto necessario a tutte quelle iniziative che qui
sono state individuate e che possono dare una risposta assolutamente
indispensabile al problema di fondo della carenza di personale
a bordo, a meno che, al contrario, non si pensi di lasciare interamente
alle imprese marittime straniere e a personale soltanto extracomunitario
le opportunità di sviluppo dei traffici, rinunciando quindi
a cogliere una possibilità di crescita occupazionale.
Così, per fare un esempio, la Norvegia sta operando sul
fronte dell'apertura di scuole in India e nelle Filippine, esperienze
sicuramente utili che in Italia più parti propongono di
imitare anche se la necessità primaria è che la
ricchezza che il mare può produrre abbia come ricaduta
il benessere sociale nel nostro Pese.
Concludendo credo che, un'azione concertata tra le parti sociali
e il Governo possa porre le basi per creare nuove opportunità
di sviluppo delle flotta italiana, come abbiamo dimostrato con
riferimento all'istituzione del registro internazionale.
In the beginning of the '80 a huge crisis hit the maritime sector,
driving to a deep transformation of the sector. This has been
faced principally cutting the labour costs, putting the workers
in a critical position, situation moreover making worse in consequence
of the technological leap. The other side of this rude medicine
has obviously been the devaluation of the human resources, considered
only as cost; the lack of professional workers will be a problem
in the next future when the maritime sector, according to forecasts,
should meet a favourable trend of expansion.
The technological leap, the international rules on environmental
protection and labour safe imply growing investments on labour
quality, and all the training initiatives, like FEMAR, that are
addressed to improve workers skills are, consequently, welcomed.
What do we need more? A political intervention is necessary to
touch all the aspects of maritime work, and a social agreement
between the trade-union and Confitarma should produce positive
results in order to solve the problem of the maritime salary,
which is very low if compared with every other salary.
So is urgent a political proposal about a fiscal policy focalised
on the salary and in favour of the crews.
From the Government should also come an innovative policy about
social and retirement reconnaissance of the maritime work.
All these actions and the co-operation between all the social
parts and the Italian Government are duties that cannot be given
up, to create new developing opportunity for the Italian fleet.
Programma conferenza