DAL 4 SETTEMBRE ALLE NAVI GIAPPONESI IN SCALO NEI PORTI USA VIENE
La lunga trattativa tra i governi statunitense e giapponese per l'eliminazione delle alte tariffe e delle pratiche sleali messe in atto nei porti nipponici nei confronti degli armatori occidentali (inforMARE del 4 marzo, del 2, 14, 15 e 19 aprile e del 5 maggio) si è conclusa con un nulla di fatto. E dalle 12:01 del 4 settembre (ora della costa orientale USA) nei porti americani viene applicata la sovrattassa di 100.000 dollari per scalo alle navi delle tre principali compagnie di navigazione giapponesi.
E' dalla scorsa primavera che la Federal Maritime Commission americana faceva pressioni sulla Japan Harbor Transportation Association affinché rendesse i porti nazionali più accessibili alle navi straniere, uniformandosi alle regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. L'obiettivo principale su cui si scagliava la FMC è la procedura giapponese "Prior consultation" che sfavorirebbe le compagnie americane. Qualsiasi tipo di attività marittima che si svolge nei porti deve essere comunicata alla Japan Harbour Transportation Association che ha quindi un potere di controllo eccessivo e spesso paralizzante sulle attività pubbliche e private di tutte le aziende.
Come rappresaglia la FMC aveva minacciato l'applicazione di una tassa portuale nei porti USA di 100.000 dollari nei confronti di ogni scalo delle navi delle compagnie di navigazione Kawasaki Kisen Kaisha (K Line), Mitsui OSK Lines (MOL) e Nippon Yusen Kaisha (NYK) provenienti da porti esteri. La tassa sarebbe dovuta entrare in vigore il 14 aprile scorso. E la FMC aveva aggiunto che se il Giappone avesse deciso di applicare uguale trattamento punitivo nei riguardi delle compagnie americane, le tasse contro le compagnie giapponesi nei porti americani sarebbero state aumentate in proporzione. Se si tien conto che le navi delle tre compagnie giapponesi effettuano complessivamente 34 scali il mese nei porti americani, il gettito della tassa dovrebbe essere di 41,3 milioni di dollari l'anno (5 miliardi di yen).
Il Giappone aveva allora protestato affermando che la misura imposta dalla FMC è considerarsi in violazione del Trattato di Alleanza, Commercio e Navigazione stipulato nel 1953 e gli accordi relativi al regolamento della World Trade Organization. In effetti secondo le più recenti intese alle navi americane e giapponesi "deve essere accordato il trattamento della nazione più favorita", ossia le navi del paese straniero devono ricevere lo stesso livello di trattamento riservato nell'altro paese alle navi nazionali".
Tuttavia dopo intense trattative la sovrattassa verso la metà dello scorso aprile era stata soppressa in seguito ad un accordo raggiunto a Washington tra due delegazioni capeggiate dal vice ammiraglio Albert Herberger e da Sadao Iwata, direttore generale del Maritime Transport Bureau giapponese. Le due delegazioni avevano pubblicato un "Memorandum of Consultation" (inforMARE del 15 aprile), in base al quale i giapponesi s'impegnavano a deregolamentare le pratiche subite dalle navi straniere nei loro porti e che avevano spinto le unità americane a trasbordare i carichi diretti in Giappone in porti della Corea del sud e di Taiwan, da dove poi venivano imbarcati su navi di più piccole dimensioni dirette in Giappone.
In base all'accordo di Washington la sovrattassa era stata rinviata al 4 settembre, dando quasi cinque mesi di tempo alle autorità giapponesi per modificare gli usi correnti nell'impiego della manodopera portuale e le pratiche cui le navi straniere devono sottostare.
Ma l'accordo firmato a Washington non è piaciuto in Giappone, né ai portuali né al governo. I 44.000 membri del National Council of Dockworkers Unions of Japan e i 3.000 membri della Japanese Confederation of Port and Transport Workers Unions hanno sostenuto che l'intesa costituiva una "indebita interferenza" negli accordi esistenti tra imprese portuali e sindacati dei lavoratori. Ed hanno continuato ad insistere sul regolamento che obbliga le compagnie di navigazione straniere a comunicare con 60 giorni d'anticipo ogni variazione nelle schedule che possa incidere sui ritmi di lavoro dei portuali. E ai sindacati dei portuali che avevano rigettato l'accordo ha fatto eco il ministro dei Trasporti che ha definito "estremamente spiacevole che le sanzioni non siano state ritirate completamente dagli americani". Anche il capo di gabinetto Seiroku Kajiyama si era espresso nello stesso tono.
Qualcosa è tuttavia cambiato nei porti giapponesi. Dal 21 maggio infatti nei 19 maggiori scali delle isole è stata applicata una nuova tassazione. Negli otto maggiori porti (Kawasaki, Kitakyushu, Kobe, Nagoya, Osaka, Shimoneseki, Tokyo e Yokohama) la tassa d'ormeggio è scesa a 10,05 yen (0,08 dollari USA) per le prime 12 ore, 16,75 yen (0,13 dollari) per le 24 ore successive e 6,50 yen (0,05 dollari) ogni periodo successivo di 12 ore. Negli altri undici porti la riduzione è stata anche maggiore. Ma nessun'altra disposizione liberalizzatrice è seguita nei mesi successivi.
Quindi la FMC è stata inflessibile, non ha concesso altre inutili deroghe ed ha dato inizio all'applicazione della sovrattassa portuale.

B.B.
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