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Nel settore marittimo è necessario dedicare maggiore attenzione alla formazione, in ogni comparto e per qualsiasi qualifica professionale
Lo shipping sarà in grado di mantenere o accrescere la propria competitività solo grazie a dipendenti professionalmente preparati e capaci di sfruttare le nuove tecnologie. Il problema della formazione è stato al centro della FEMAR Conference che si è svolta oggi a Genova
23 novembre 1999
"Per quasi un ventennio nel settore marittimo le risorse umane sono state considerate solo un costo". La frase del segretario nazionale FILT-CGIL, Mario Sommariva, sintetizza uno dei problemi più assillanti che l'industria marittima si trova a dover risolvere. E in fretta. Negli ultimi anni il processo di evoluzione tecnologica è stato infatti travolgente, mentre la formazione dei marittimi - quando non è regredita - si è mossa certamente con ritmi infinitamente meno rapidi.
Il problema della formazione è stato al centro della FEMAR Conference, il convegno svoltosi alla Palazzina San Lorenzo nel Porto Antico di Genova, organizzato dalla Regione Liguria e dalla Commissione Europea in collaborazione con AMRIE e il Forum MARIS di Genova, con il patrocinio del ministero italiano del Lavoro.
L'analisi di Sommariva è impietosa, ma rievoca l'inquietudine che ha regnato negli anni ottanta negli uffici e sulle navi di numerose società "quando - ha detto il rappresentante sindacale - si è vissuta una straordinaria crisi dei noli e dell'industria marittima". Anni connotati da una "serie di disastri marittimi che hanno imposto dei cambiamenti".
Le ricette elencate dai numerosi esperti e rappresentanti del mondo marittimo internazionale presenti al convegno erano incentrate tutte sulla necessità di investire nelle risorse umane e nel dedicare maggiore attenzione alla formazione, in ogni comparto e per qualsiasi qualifica professionale. Un'esigenza che riguarda tutti i rami dello shipping, in grado di mantenere o accrescere la propria competitività solo grazie a dipendenti professionalmente preparati e capaci di sfruttare le nuove tecnologie a disposizione del mondo marittimo.
Ogni settore ha le proprie peculiarità, e ognuna è stata descritta nel corso della tavola rotonda che ha chiuso i lavori della FEMAR Conference. Il comparto crocieristico - ha detto l'amministratore delegato di Costa Crociere, Pier Luigi Foschi - assomma le complessità dell'attività marittima con quelle proprie dei settori alberghiero, dell'intrattenimento e dei viaggi. Ma anche il personale delle Capitanerie di Porto - ha spiegato il contrammiraglio Lorenzo Lazzari, comandante della Capitaneria del porto di Genova - deve confrontarsi ogni giorno con nuove disposizioni legislative e con innovative procedure informatiche. La sicurezza sulle banchine è legata in gran parte allo svolgimento di percorsi formativi indispensabili per accedere all'attività lavorativa nei porti. Corsi che - ha ricordato il presidente dell'Autorità Portuale genovese, Giuliano Gallanti - a Genova sono stati resi obbligatori. Molta attenzione - ha invece affermato Heinz-Helmut Hünecke della sede AMRIE di Brema - deve essere posta anche alle nuove tecnologie, che pesano per l'80 per cento sui cambiamenti organizzativi.
Il settore armatoriale - ha affermato invece Luigi Gallo della Confitarma - ha di fronte due alternative: quella "nordeuropea" consiste nell'adozione massiccia di nuove soluzioni tecnologiche che comportano una riduzione del personale navigante, composto da meno marittimi ma più qualificati, o quella "Mediterranea", che - più tradizionalmente - prevede "un equipaggio di 20-25 unità di provenienza terzomondista, con conseguenti problemi di addestramento e di integrazione di culture non omogenee".
I programmi di incentivazione della formazione nel settore cantieristico sono stati descritti dall'amministratore delegato della Fincantieri, Pier Francesco Guarguaglini, e quelli del ministero dei Trasporti e della Navigazione da Eugenia Di Fusco.
Brenda O'Brian, vice direttore dell'International Transport Workers' Federation (ITF) ha ribadito il drammatico cambiamento dell'industria marittima europea, avvenuto in passato a spese della formazione e del salario dei marittimi. Secondo Sommariva è necessario probabilmente arrivare in Italia a una forma di "patto sociale" che contribuisca a rendere attraente e gratificante la professione marittima. Potrebbe essere introdotta ad esempio una politica fiscale a favore degli equipaggi, sulla falsariga di quanto avvenuto con l'istituzione del Registro Internazionale, da cui finora - ha detto Sommariva - hanno tratto vantaggio le imprese. Oppure con una più equa comparazione tra lavoro negli uffici e attività in mare: "un anno speso a bordo - ha spiegato il rappresentante sindacale - non vale quanto un anno speso a terra".
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