- Trasportounito ritiene che i contenuti del protocollo sottoscritto giovedì scorso da alcune associazioni dell'autotrasporto con i rappresentanti del governo non siano altro che «una minestra riscaldata» ( del 6 novembre 2015). Secondo Trasportounito, l'accordo, «pur confermando le solite risorse economiche distribuite alla rinfusa - spiega il segretario generale dell'associazione, Maurizio Longo - non affronta le vere questioni strutturali che hanno determinato il crack dell'autotrasporto italiano con inevitabili riflessi negativi e drammatici sulla sicurezza stradale».
-
- A tal proposito Trasportounito ha comunicato i dati desunti da una prima analisi a campione elaborata da un centro di monitoraggio e analisi sull'autotrasporto italiano e sulla crisi in atto che l'associazione sta mettendo a punto. Attualmente - evidenzia il rapporto - sono 83.000 le aziende di autotrasporto che risultano essere in esercizio contro le 195.000 di vent'anni fa, riduzione che stata particolarmente consistente negli ultimi quattro anni con un calo nel numero delle aziende che è stato pari al 25% su base annua. Inoltre 25.000 imprese sono emigrate, parzialmente o stabilmente, nell'est europeo con una perdita conseguente di 120.000 posti di lavoro in Italia e con una perdita netta per l'erario superiore agli otto miliardi.
-
- Il rapporto di Trasportounito osserva che il 20% degli autisti che guidano mezzi pesanti in Italia è straniero, con una crescente quota di autisti extra-comunitari spesso deprofessionalizzati, e il fatturato delle officine che dovrebbero effettuare la manutenzione ai mezzi pesanti registra un -30%. Inoltre - sottolinea l'analisi - il 60% dei mezzi pesanti viaggia con parchi pneumatici ridotti all'osso o riciclati o ricoperti o importati da aziende low cost cinesi e spesso non omologati in Europa.
-
- Secondo quanto rilevato dall'associazione, è del 25% la media delle aziende italiane che viaggia con tariffe inferiori del 25% rispetto ai costi di gestione. «È ormai regola diffusa - spiega Trasportounito - la pratica del chiudi e apri. Liquidazione di aziende che non sono in grado di sopravvivere e nascita di una nuova azienda che rileva a prezzo di liquidazione i mezzi di quella fallita, con enormi danni per l'erario».
-
- Inoltre almeno il 30% delle imprese opera non in regola, o comunque ai margini della legge per far fronte a una dinamica costi tariffe non sopportabile, e il peso della burocrazia anche in una situazione di emergenza è enorme: il solo Albo per registrare e autorizzare a operare una nuova azienda - denuncia Trasportounito - impiega cinque mesi.
-
- Il rapporto evidenzia anche come la flotta italiana di Tir sia la più vecchia d'Europa con un'età media dei mezzi superiori alle 16 tonnellate che è di 16 anni e dei mezzi commerciali dalle 3,5 alle 16 tonnellate di 19 anni, mentre l'età media europea è di nove anni.
-
- Più che allarmanti i dati sulla sicurezza: ogni due giorni sulle strade italiane un Tir è coinvolto in un incidente mortale e ogni giorno quattro mezzi commerciali sono coinvolti in incidenti gravi (fuori-strada, tamponamenti, rovesciamento del mezzo, ecc). Sono 26 i conducenti di camion morti nei primi nove mesi del 2015.
-
- Secondo Trasportounito, per arginare la crisi e intervenire sulla sicurezza delle strade italiane esiste una ricetta di emergenza in tre punti. Per l'associazione è necessaria una modifica del Codice civile che renda obbligatoria la stesura scritta dei contratti di trasporto merce su strada, mettendo così fine agli abusi sulla sotto-tariffazione e su condizioni di sfruttamento metodico dell'autotrasporto. È necessario anche l'azzeramento dei contributi statali alle aziende nei primi due anni di esercizio, mettendo fine alla pratica del chiudi-apri in atto, e bisogna fissare l'obbligo di pagamento a trenta giorni delle prestazioni di trasporto merci in quanto - ricorda l'associazione - il trasporto su gomma è l'unica forma di trasporto in Italia a non essere pagata a prestazione come accade, e non solo, nel settore passeggeri per ferrovie, traghetti, trasporto marittimo.
|