- L'associazione dei porti europei ha accolto con favore l'accordo raggiunto dalla Commissione, dal Consiglio e dal Parlamento dell'Unione Europea per l'adozione di un regolamento sull'organizzazione dei servizi portuali e sulla trasparenza finanziaria per i porti, compromesso finale sulla nuova normativa che - secondo l'European Sea Ports Organisation (ESPO) - «rappresenta per molti aspetti un significativo miglioramento rispetto alla proposta originaria della Commissione del maggio 2013» ( del 23 maggio 2013 e 29 giugno 2016).
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- Sottolineando che si tratta di un testo concordato dopo 15 anni di discussioni, l'associazione ha rilevato che il regolamento introduce «un quadro flessibile per l'organizzazione dei servizi portuali nel rispetto della diversità dei porti europei consentendo diversi strumenti (limitazioni, obblighi di servizio pubblico, operatore interno, ecc)» e «maggiore trasparenza finanziaria nel caso in cui i porti ricevono finanziamenti pubblici».
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- Inoltre, secondo ESPO, la versione finale del testo legislativo è stata migliorata relativamente «al modo con cui le disposizioni inizialmente molto prescrittive sulle relazioni con gli utenti e gli stakeholder sono stati modificate a favore di principi generali più realistici su come trattare con le parti interessate e gli utenti portuali» e «al fatto che il concetto di “Organismo di Vigilanza Indipendente” è stato abbandonato a favore di una proposta che stabilisce un buon meccanismo di gestione dei reclami più pratico e meno burocratico».
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- Infine, per ESPO, è positiva «la decisione di non ampliare il campo di applicazione della direttiva 2014/23/UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione attraverso questo regolamento».
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- Tuttavia, per l'associazione dei porti europei, l'accordo raggiunto dalle istituzioni dell'UE presenta anche degli elementi negativi. In particolare, ESPO ha espresso rammarico «per il fatto che i governi nazionali non hanno mostrato maggiore ambizione nel muoversi verso un quadro chiaro relativamente alla possibilità per le Autorità Portuali di stabilire i proprie tariffe e di sviluppare una propria strategia finanziaria».
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- L'associazione ha sottolineato che «i porti europei ritengono che la richiesta di ridurre l'erogazione di finanziamenti pubblici ai porti può essere soddisfatta solo se le Autorità Portuali possono gestire in prima persona la loro situazione finanziaria e decidere come strutturare e ottimizzare i loro introiti». Proposta per un'autonomia finanziaria per le authority portuali che - ha ricordato ESPO - era contenuta nella proposta iniziale della Commissione e Europea ed era stata pienamente sostenuta dal Parlamento europeo «come uno dei punti cardine del regolamento sui porti e una condizione importante per liberare il potenziale di tutti i porti in Europa».
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- Se, infine, ESPO prende atto che il testo finale dell'articolo 14 sui diritti portuali «darà in Europa alle Autorità Portuali la possibilità di determinare il livello e la struttura dei costi delle infrastrutture portuali e di entrare in trattative individuali con gli utenti, continua tuttavia a rimanere non chiaro - ha spiegato l'associazione - in che misura i governi nazionali possono limitare questo potere negoziale delle Autorità Portuali fissando requisiti generali all'interno della loro politica nazionale sui porti».
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- «Il testo finale dell'articolo 14 sui diritti portuali - ha rilevato Isabelle Ryckbost, segretario generale di ESPO - può essere visto come una sorta di consolidamento dell'attuale sistema a due livelli che consiste in porti che possono sviluppare il loro sistema di tariffe in modo autonomo e in porti che non hanno questi strumenti di gestione di base. Tuttavia dobbiamo sperare che gli Stati membri utilizzeranno questa opportunità per rivedere il modo con cui considerano i porti e per rendersi conto che dare alle Autorità Portuali il potere di negoziare e di sviluppare la propria politica tariffaria è il modo migliore per migliorare la competitività dei porti europei senza alterare la concorrenza».
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- Il presidente di ESPO, Santiago Garcia Mila, ha ringraziato la Commissione, il Consiglio e il Parlamento dell'UE «per la cooperazione costruttiva dimostrata nel corso di questo processo legislativo» e ha rivolto un ringraziamento particolare al relatore Knut Fleckenstein «per il suo continuo sostegno volto a dare ai porti europei più autonomia. Ci rammarichiamo - ha concluso Garcia Mila - che su questo punto il regolamento sui porti non sia stato realizzato in tutto il suo potenziale».
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- Anche la federazione dei terminalisti portuali privati europei ha espresso un plauso all'opera di Fleckenstein, del suo staff e dei relatori ombra che - ha specificato la Federation of European Private Port Operators and Terminals (Feport) - «hanno costantemente consultato le parti in causa con l'obiettivo di produrre un testo equilibrato che tra l'altro contribuisce ad un chiarimento delle norme applicabili in termini di trasparenza finanziaria dei porti europei».
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- Feporto ha osservato che il testo di compromesso «riconosce anche l'esistenza di una diversità dei modelli di porti, l'esistenza della concorrenza nel settore movimentazione delle merci e include disposizioni sociali che sono state sostenute sia da FEPORT che dall'European Transport Workers' Federation - ETF».
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- «Esortando a votare in blocco la relazione di Fleckenstein durante la plenaria del Parlamento europeo dello scorso 8 marzo - ha rilevato il segretario generale della federazione dei terminalisti privati europei, Lamia Kerdjoudj-Belkaid - Feport e le sue organizzazioni portuali consorelle hanno dato la migliore prova che, contrariamente a quanto spesso si dice, il settore portuale non è conservatore né contrario ai cambiamenti. Si tratta di un cluster vivo, pronta a svolgere il proprio ruolo per la crescita più sostenibile e per lo sviluppo a beneficio del settore dei trasporti e della logistica in Europa».
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- «Guardando avanti - ha proseguito Kerdjoudj-Belkaid - nei prossimi mesi si svolgerà una discussione importante per quanto riguarda il regolamento GBER (Global Block Exemption Regulation), che riguarda anche i porti, e siamo pertanto certi che un vero spirito collaborativo e di dialogo continuerà a prevalere sia con la Direzione Generale Concorrenza che con la DG MOVE . Gli investitori privati - ha concluso il segretario generale della Feport - devono avere un quadro giuridico chiaro e stabile per poter investire. È quindi essenziale che il settore portuale sia supportato da una politica europea sui porti e sulla concorrenza sostenibile e che favorisca gli investimenti».
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