- Già da tempo diverse organizzazioni internazionali del settore dello shipping, in particolare quelle che si occupano di lavoro marittimo, protestano perché alcuni dei governi che hanno esplicitamente riconosciuto i marittimi quali lavoratori essenziali, e quindi parzialmente esentati dalle misure restrittive della mobilità adottate in tutto il mondo per contenere la pandemia di Covid-19, in realtà fanno poco o nulla perché siano agevolati i cambi degli equipaggi delle navi, consentendo ai marittimi a bordo di tornare a casa e a quelli che devono sostituirli di raggiungere il luogo d'imbarco.
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- Quindi un'inequivocabile dichiarazione che qualifichi i marittimi come lavoratori chiave evidentemente non è sufficiente a passare dalle intenzioni (insincere?) ai fatti. Figuriamoci quando questa dichiarazione è tutt'altro che netta.
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- Quest'ultimo - ahinoi - è il caso dell'Italia.
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- Eppure oggi la Confederazione Armatoriale Italiana (Confitarma) ha rivolto un plauso al governo nazionale perché avrebbe risolto il problema: «a nome dell'armamento italiano - ha dichiarato il presidente dell'organizzazione, Mario Mattioli - desidero esprimere apprezzamento alla ministra De Micheli per il riconoscimento formale da parte del nostro Paese dei marittimi come lavoratori essenziali. Tale riconoscimento oltre a facilitare gli avvicendamenti degli equipaggi, potrebbe essere utile anche per l'inserimento dei marittimi fra le categorie di soggetti che devono avere la priorità nel programma di vaccinazione anti-Covid».
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- Vuoi vedere che la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonostante il governo sia agli sgoccioli, ha voluto finalmente compiere un passo doveroso per una nazione che a squarciagola si professa marittima?
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- Mattioli ha tratto conferma «dell'attenzione del governo italiano per il comparto marittimo e per i suoi lavoratori» basandosi sulla lettera circolare di martedì scorso con cui l'International Maritime Organization ha reso noto che il governo italiano ha recapitato all'IMO una comunicazione con data del giorno prima con la quale la ministra Paola De Micheli ha reso edotto il segretario generale dell'IMO, Kitack Lim, delle misure adottate dal governo italiano per rispondere alla crisi del Covid-19.
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- Rivolgendo i complimenti (di prassi?) all'IMO «per il diligente e tempestivo lavoro in risposta alla pandemia di Covid-19 e soprattutto per il lavoro svolto a sostegno della gente di mare, confermato dalle lettere circolari n. 4204/Add.35 e Add-35-rev-1», De Micheli ha notificato all'IMO che «nel contesto della pandemia di Covid-19, a partire dalla temporanea limitazione dei viaggi non essenziali in Italia, il governo della Repubblica Italiana, con decreto del 22 marzo 2020, ha designato il trasporto marittimo come servizio necessario ed essenziale e, di conseguenza, i marittimi come lavoratori essenziali. Alla luce di quanto sopra - conclude la comunicazione della De Micheli - confermando che i marittimi sono designati come “lavoratori chiave”, al fine di facilitare il cambio degli equipaggi e i rimpatri, chiedo alla segreteria di far circolare questa informazione a tutti gli Stati membri dell'IMO e di aggiungere l'Italia all'elenco delle nazioni che hanno designato i marittimi come “lavoratori chiave”».
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- Altolà. Ma allora è da marzo che i marittimi sono stati designati lavoratori essenziali dal governo italiano. E sinora Confitarma non se n'era accorta? Così come altre organizzazioni del settore marittimo e logistico italiano, bisogna aggiungere.
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- Con il decreto dello scorso 22 marzo, con lo scopo di arginare il diffondersi della pandemia, il governo italiano aveva sospeso tutte le attività produttive industriali e commerciali ad eccezione di alcune, tra cui il trasporto marittimo e per vie d'acqua. Inoltre il provvedimento stabiliva di consentire le attività che erogano servizi essenziali di cui alla legge n. 146 del 12 giugno 1990, quella che regola il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e che, tra i servizi pubblici essenziali, cita esplicitamente i trasporti marittimi limitatamente ai collegamenti con le isole.
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- Ora non si capisce, o forse siamo noi che non lo comprendiamo, se con il provvedimento dello scorso marzo la ministra De Micheli, e con lei tutto il governo, intendesse che le navi italiane e i marittimi italiani potessero continuare ad operare oppure che lo potesse fare il trasporto marittimo nel suo complesso. In quest'ultimo caso, quello che interessa l'IMO, ovvero quello di un trasporto marittimo realizzato da navi di diverse bandiere e da marittimi di tutte le nazionalità, allora sì il governo italiano può essere in pace con la sua coscienza.
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- Rimane da chiedersi perché Confitarma e altre organizzazioni non si siano sinora accorte del tempestivo formale passo compiuto dall'esecutivo. Resta da chiedersi anche perché, quando la stessa IMO e altre organizzazioni internazionali esortavano i governi ad adottare misure per consentire il cambio degli equipaggi delle navi designando i marittimi come lavoratori chiave, il governo italiano abbia atteso lunedì scorso per far sapere che l'Italia aveva già provveduto. Forse temeva di essere etichettato come il primo della classe?
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- Oppure, ma stentiamo a crederlo, la De Micheli e il governo italiano ignorano che il trasporto marittimo, proprio quello che in gran parte è essenziale per il funzionamento dell'economia e della società italiana, è fatto principalmente di navi estere e di marittimi esteri.
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- Però, per favore, che l'IMO accolga prontamente l'invito ad includere l'Italia tra i paesi che trattano i marittimi come lavoratori essenziali. Casomai spetterà ai marittimi, chissà di quale nazionalità, sperimentare se in Italia sono o meno in possesso di questa qualifica. Ahiloro.
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- Bruno Bellio
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