Oggi a Genova la sede dell'Autorità di Sistema Portuale a Palazzo San Giorgio è stata il teatro, carico di storia, della presentazione di una nuova opera che rende questa giornata «storica». Che sia un momento epocale lo hanno sottolineato tutti i rappresentanti delle istituzioni intervenuti per celebrare l'aggiudicazione dei lavori e il loro prossimo avvio, a partire dal presidente dell'AdSP del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini, dal sindaco di Genova, Marco Bucci, dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, per finire con il ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini. Particolarmente soddisfatto Signorini, impegnato più direttamente in quanto commissario straordinario per la realizzazione dell'opera, che - dopo la battuta d'arresto causata dalla mancata presentazione di offerte per l'esecuzione del progetto - è riuscito a selezionare l'assegnatario dei lavori nei tempi annunciati. Ieri, 12 ottobre, data emblematica in quanto ricorrenza della scoperta del Nuovo Mondo, Signorini ha potuto proclamare che la realizzazione della Nuova Diga Foranea del porto di Genova è stata assegnata al consorzio costituito da Webuild, Fincantieri, Fincosit e Sidra ( del 12 ottobre 2022). Raggruppamento di imprese che in questo momento sono assai coinvolte nelle sorti del capoluogo ligure, con la capofila Webuild che guida pure il consorzio Cociv che sta realizzando il Terzo Valico dei Giovi, la linea ferroviaria ad alta capacità sulla linea Genova-Milano, e che ha partecipato assieme a Fincantieri anche alla costruzione del Ponte San Giorgio, la nuova infrastruttura realizzata dopo il crollo del ponte autostradale cosiddetto “Morandi”. La stessa Fincantieri è una presenza storica a Genova nel campo delle costruzioni navali, ma da tempo è attiva anche nella realizzazione di opere marittime e più di recente ha allargato il proprio campo d'azione alle opere terrestri. Anche Fincosit è un'altra storica azienda genovese del consorzio, il cui primo cliente, all'inizio del secolo scorso, fu nientemeno che la stessa Autorità Portuale di Genova (allora Consorzio Autonomo del Porto di Genova). Se la data ha un'elevata valenza simbolica, l'evento scelto per celebrare l'avvenimento non si è rivelato particolarmente adatto alla bisogna: una conferenza stampa che, come prevedibile, si è trasformata nel festeggiamento di un risultato. Se il conferimento dell'esecuzione dell'opera è un esito che di per sé non dovrebbe essere solennizzato, lo è invece il prossimo avvio di un progetto destinato certamente a modificare profondamente, forse radicalmente, le aree del porto storico e del porto di Sampierdarena. Una trasformazione che giocoforza avrà effetti anche sulla città: effetti positivi, ha rassicurato il sindaco Bucci evidenziando che si tratta di un «momento epocale» anche per la città, perché - ha sottolineato - «la città si allarga sul mare». «Non è solo questione di fare un'infrastruttura - ha aggiunto - è la città che si allarga, che acquisisce nuove superfici». Come prevedibile, poco spazio alla stampa, l'unico pubblico disponibile ad essere raccolto con così poco preavviso. Ai giornalisti, quindi, consegnate poche informazioni, e neppure nuove, né da Signorini né dall'amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini. Bocche cucite su praticamente tutto, a partire dal conoscere per quale importo è stata aggiudicata l'opera. Per archiviare domande e non offrire risposte Signorini ci ha messo poco: «segnalo - ha affermato - che tutto il materiale di gara, cioè il decreto di assegnazione e, a stretto giro, anche tutta la documentazione allegata alla negoziazione, i verbali e le note intercorse, saranno presto disponibili: ovviamente verranno tutti pubblicati e in quella sede verranno divulgati». È presto - secondo Signorini - per addentrarsi «in dettagli così tecnici». «Ci sono procedure», ha ricordato, motivando l'assenza di risposte alle domande: «dobbiamo secretare alcune parti dei verbali con nomi e cognomi». Argomento chiuso. Non domandate, quindi, quello che si vorrebbe sapere, ma magari quello che già si sa: cioè che i lavori dovrebbero partire già all'inizio del prossimo anno e concludersi nel 2026 o giù di lì. Al di là della necessaria secretazione di informazioni che non dovranno essere divulgate, se non capite perché già ora non si possa sapere per quale cifra è stata aggiudicata l'opera, non chiedetecelo. Anche noi ce lo stiamo domandando. Chi scrive, tanto per chiarire, ritiene indispensabile la realizzazione della nuova diga foranea, almeno se l'Autorità di Sistema Portuale, come sembra, intende continuare a sviluppare e ulteriormente incrementare i traffici, in particolare nel bacino portuale di Sampierdarena. Quindi sarebbe ansioso, come molti, di conoscere i dettagli dell'affidamento dell'opera, il suo valore, la sua esatta consistenza, le tempistiche, le criticità. Il silenzio suscita preoccupazioni, magari infondate. È vero pure, però, che talvolta aprire bocca alimenta ancor più i timori che il progetto non sia destinato a procedere come dovrebbe. Come quando, oggi, il sindaco Bucci con la sua consueta ruvidità, che ancora qualcuno si ostina a scambiare per arroganza, ha lapidariamente replicato ad una specifica domanda: «ma - ha tuonato - non esiste un'analisi costi-benefici, non so dove l'abbia trovata! Fatemela vedere, perché non esiste un'analisi costi-benefici. Queste opere - ha proseguito imperterrito (mentre probabilmente - le luci non hanno permesso di appurarlo - Signorini è sbiancato) - non si fanno con le analisi costi-benefici». «De Ferrari - ha proseguito riferendosi al duca di Galliera, deceduto nel 1876, che finanziò l'ampliamento e la ristrutturazione del porto di Genova, inclusa la sua diga - non l'ha fatta con i costi-benefici». A chi gli ha fatto osservare che l'analisi costi-benefici è agli atti (che l'Autorità di Sistema Portuale l'ha pure pagata e che in questa epoca - rileva chi scrive - grazie a Dio queste analisi si fanno da tempo), il sindaco ha replicato: «non so se è agli atti o no» Notasi che il Comune di Genova è intervenuto nel dibattito sul progetto e sui costi e i benefici dell'opera. «Però - ha concluso lapidario - io non la considero, punto. Ma scherziamo davvero! Ma insomma! Ma dove siamo!». Nel 2022, in Italia, una nazione avanzata e sinora democratica, verrebbe da rispondergli. Talvolta, dobbiamo ammetterlo, il silenzio è d'oro. Bruno Bellio
|