Martedì la Commissione Trasporti e Mobilità
sostenibile del Congresso spagnolo, con 26 voti favorevoli, tre
contrari e otto astenuti, ha approvato una proposta di carattere non
legislativo presentata dal gruppo parlamentare del Partito Popolare
il cui obiettivo è di migliorare la competitività del
Registro speciale delle navi e delle compagnie di navigazione delle
Isole Canarie (REC), voto che è stato accolto con favore
dall'ANAVE, l'associazione degli armatori spagnoli.
La proposta evidenzia che negli ultimi dieci anni la stazza
della flotta spagnola posta sotto bandiera straniera è
cresciuta del +66% mentre quella della flotta sotto bandiera
spagnola è diminuita del -3% e che nel 2022 nessuna delle
navi di nuova costruzione entrate a far parte della flotta
controllata da armatori nazionali è stata iscritta nel REC,
essendo tutte iscritte in altri Registri dello Spazio Economico
Europeo, tendenza - precisa la proposta - che è continuata
durante i primi mesi del 2023 e tra gennaio e agosto dello scorso
anno dieci navi per quasi 100mila tonnellate di stazza lorda sono
passate dal Registro speciale delle navi e delle compagnie di
navigazione delle Isole Canarie ad altri Registri dello Spazio
Economico Europeo.
Evidenziando che la recente evoluzione della flotta delle
compagnie di navigazione spagnole dimostra una chiara e crescente
preferenza degli armatori nazionali per altri Registri europei, la
proposta rileva che se le condizioni tecniche e lavorative del REC
fossero paragonabili a quelle dei Registri europei più
competitivi si può prevedere che una parte consistente della
flotta registrata presso Registri del SEE ritornerebbe sotto
bandiera spagnola. Si stima - precisa il documento - che, nel breve
periodo, questo rientro potrebbe rappresentare il 40% delle navi
iscritte in altri Registri europei, cioè circa 35 navi
potrebbero tornare sotto bandiera spagnola, pari a più di un
milione di tsl e circa 1.200 posti di lavoro diretti.
La proposta sollecita il governo ad adottare tutte le misure
necessarie per standardizzare la qualifica dei comandanti e degli
ufficiali della marina mercantile per conformarsi alle disposizioni
della legge 31/1995, dell'8 novembre sulla prevenzione dei rischi
professionali, riconoscendo anche la possibilità che la
formazione pratica possa essere impartita a distanza, a stabilire
urgentemente un criterio interpretativo comune per tutti gli
ispettori del lavoro che metta fine all'insicurezza riguardo alle
norme sull'orario di lavoro e sul riposo dei marittimi, adattandolo
alla realtà del lavoro a bordo e assicurando tutte le
garanzie per il lavoratore, e a studiare l'adozione di una modalità
contrattuale specifica adattata alla realtà delle operazioni
navali e del trasporto marittimo.
Inoltre la proposta sollecita a semplificare e rendere più
flessibile il procedimento amministrativo per l'arruolamento dei
marittimi stranieri, a rafforzare la certezza giuridica
dell'iscrizione dei marittimi extracomunitari sulle navi del REC e a
razionalizzare le ispezioni disposte dalla Convenzione sul lavoro
marittimo concentrandole, per quanto possibile, nell'Amministrazione
marittima, al fine di accelerare il processo e aumentarne
l'efficacia.
La proposta sollecita anche a rendere più flessibili i
requisiti di nazionalità degli equipaggi in conformità
con le normative dei Paesi vicini, a semplificare e accelerare il
disbrigo degli esami medici obbligatori prima dell'imbarco
marittimo, a fornire soluzioni ai problemi di gestione dei
certificati che vengono rilasciati solo dalla Direzione Generale
della Marina Mercantile, a ridurre la burocrazia legata all'uso di
farmaci a bordo e a snellire e facilitare il funzionamento generale
del Registro REC.
Sottolineando che al primo gennaio scorso il numero di navi
mercantile posto sotto la bandiera nazionale era inferiore alle
cento unità raggiungendo un minimo storico e ponendosi ai
livelli di 20 anni fa in termini di tonnellate di stazza lorda,
l'ANAVE ha osservato «le norme e le procedure del REC sono
diventate obsolete a causa dell'applicazione a questo settore di
nuove norme pensate per l'industria di terra che sono difficili, se
non impossibili, da applicare al lavoro a bordo. La carenza di
equipaggi, assieme alle difficoltà nel reclutamento di
marittimi extracomunitari o ai vantaggi legati all'iscrizione di
nuove costruzioni in altri Registri dell'Unione Europea - ha
specificato l'associazione armatoriale spagnola - sono alcune delle
ragioni che hanno portato a questo declino storico».