Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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FORUM
dello Shipping
e della Logistica
CONFITARMA
Confederazione Italiana Armatori
Relazione del Presidente
NICOLA COCCIA
ASSEMBLEA
Roma, 2 luglio 2009
Signore e Signori, Signor Ministro, Autorità, Colleghi,
Amici, benvenuti a tutti.
Desidero innanzitutto ringraziare il Presidente della
Repubblica, che ha aderito alla 48 Ore del Mare destinando, quale
suo premio di rappresentanza, una medaglia alla terza edizione di
questo evento: una manifestazione che, accanto al momento
istituzionale dell'Assemblea odierna, vuole far conoscere
all'opinione pubblica il ruolo e l'importanza dell'attività
armatoriale.
Ringrazio inoltre il nostro Ministro Altero Matteoli, i
Presidenti delle Commissioni Lavori Pubblici e Trasporti di Senato e
Camera, Luigi Grillo e Mario Valducci, e tutti gli altri esponenti
delle Istituzioni per la loro presenza.
Ringrazio inoltre il Presidente Gian Maria Gros-Pietro, non solo
per la sua presenza, ma principalmente per essere qui come
sostenitore convinto di una nuova politica dei trasporti, integrata
e non più settoriale. Proprio condividendo tale visione, con
estremo piacere ho accettato la nomina a vicepresidente di
Federtrasporto.
Rivolgo infine un ringraziamento speciale al Sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, che ha sempre dedicato
grande considerazione al nostro settore e che non è qui per
imprevisti impegni legati al G8.
Scenario economico mondiale
In un solo anno, lo scenario economico mondiale è
completamente cambiato.
Potremmo dissertare per ore della crisi economica e delle
responsabilità della componente finanziaria.
Potremmo azzardare previsioni, ma mi limito a constatare che,
nel volgere di soli pochi mesi, è venuto meno il modello
basato sull'aperta convinzione che l'economia finanziaria fosse più
generosa di quella reale.
Non è dato sapere se si creerà un nuovo equilibrio
multipolare, o se si aprirà una fase di instabilità
nelle relazioni economicofinanziarie internazionali.
Di certo, l'assetto che sorgerà dalla crisi sarà
differente e l'Asia svolgerà un ruolo ancora più
importante, aumentando sempre più la sua sfera di influenza.
Secondo le ultime statistiche congiunturali, proprio la Cina sta
mostrando segnali di forte ripresa e sotto la spinta degli
investimenti in infrastrutture, l'importazione di beni della filiera
metallifera ha praticamente arrestato la sua flessione (da -43% di
gennaio a -2% di maggio su base tendenziale).
In definitiva, seppure abbiamo certezza che l'economia globale
su orizzonti di medio-lungo periodo avrà netti miglioramenti
dei fondamentali economici, perché il mondo non si è
fermato né si
fermerà, gli assestamenti nel breve periodo, soprattutto
nazionali, certamente non tarderanno a farsi sentire. E' una
necessaria fase di passaggio per il riequilibrio del sistema.
Proprio per questo mi preme parlare del nostro settore e di
lanciare messaggi chiari, diretti.
Prima di ogni altra cosa, voglio dichiarare con estrema
franchezza che quello armatoriale è un comparto sano, con
prospettive positive e sempre più strategico per la ripresa
dell'economia.
In un quadro generale che prevede riduzioni delle esportazioni
di beni e servizi (-21%), aumento della disoccupazione (+8,4%) e
diminuzione degli investimenti (-12,7%), il settore marittimo
registra invece i primi segnali di risalita dei noli e di rinnovato
interesse delle imprese di navigazione verso nuovi investimenti.
La nostra flotta è cresciuta (+4%) e siamo tredicesimi al
mondo - tra i leader per tipi specializzati di unità, come
quelle ro-ro (i traghetti), le chimichiere e quelle da crociera -
con un conseguente aumento del 3% nel numero degli occupati. Le
nostre navi impiegano oltre 50.000 addetti diretti e trainano un
comparto che dà lavoro a più di 400 mila persone.
Inoltre, gli investimenti degli ultimi anni hanno consentito un
netto ringiovanimento del nostro naviglio che per il 57% ha oggi
meno di dieci anni.
Ringiovanimento partito dalle navi cisterna, ma che interessa
anche portarinfuse secche, traghetti, navi da crociera e tutti gli
altri tipi di nave.
La strada che lo shipping ha tracciato negli anni recenti, con
interventi legislativi mirati, ha condotto ad un miglioramento
qualitativo dei servizi prestati.
Shipping e finanza
Il mio secondo pensiero va al mondo del credito.
Cari amici delle banche: mai come adesso vi è la
necessità di non generalizzare e di distinguere tra attività
economiche mature, senza prospettive di sviluppo, e attività
trainanti.
Purtroppo, abbiamo importato dall'estero una scarsa fiducia
verso gli investimenti nello shipping, perché in alcuni paesi
proprio in questo settore vi è stata un'attività
fortemente speculativa.
E' quindi doverosa un'altra distinzione fondamentale - direi
culturale e sociale - tra chi al mare si avvicina con un approccio
speculativo e chi da sempre lavora, dà lavoro e produce sul
mare, facendolo da generazioni e con la mentalità di impresa
industriale.
Abbiamo lavorato moltissimo per evidenziare e spiegare a tutti
le nostre peculiarità.
Per questo abbiamo voluto creare tavoli di cooperazione e di
analisi del nostro settore. L'ultima iniziativa è stata
quella di portare “lo shipping in onda”, grazie
all'intesa con la rete televisiva Class CNBC che permetterà
di diffondere ancora di più la conoscenza del settore e la
bontà delle nostre aziende.
“Crisi” è parola antica, che attraversa mari
lontani, dalla Cina alla Grecia, caricandosi di contenuti anche
apparentemente contradditori.
La crisi è passaggio, rottura, cambiamento.
E' specialmente opportunità.
Non possiamo dimenticare che i fenomeni di cambiamento, i trend,
vengono percepiti dalle nostre aziende prima di altri importanti
comparti economici.
Cosa chiediamo allora al mondo bancario?
Certamente, non pretendiamo che si allenti la prudenza
nell'erogazione del credito, ma chiediamo che venga riconosciuta la
giusta considerazione e fiducia a coloro che presentano programmi di
investimento seri.
Se ciò avverrà, allora siamo fiduciosi di poter
instaurare un nuovo rapporto basato sulla reciproca conoscenza.
Siamo fiduciosi che questa conoscenza consentirà di
valutare e apprezzare meglio i nostri progetti.
Siamo fiduciosi di essere vicini ad una svolta concreta nei
nostri rapporti!
Politica marittima europea
Lo shipping europeo si trova davanti a importanti sfide.
Le nuove linee programmatiche 2010-2020, già approvate
dall'Unione europea, confermano la politica economica sin qui
seguita per la competitività della flotta di bandiera.
In questa direzione va la conferma del Registro Internazionale e
del sistema della tonnage-tax: di questa si prevede l'estensione
anche ai servizi di management tecnico del comparto marittimo,
confermando che lo sviluppo economico si realizza anche con
l'integrazione fra attività armatoriali e servizi.
Proprio durante la 48 Ore del Mare di Genova, avevamo
indicato questi servizi come indispensabili fattori di una Global
Maritime Community italiana, che faccia annoverare il nostro Paese
tra le sedi privilegiate dell'industria mondiale dello shipping.
Ricordo che, solo 40 giorni fa, in questo stesso Palazzo - per
la prima volta in uno degli Stati membri - si è tenuta la
Giornata europea del mare, iniziativa congiunta di Commissione,
Consiglio e Parlamento europei, che intende impegnare e stimolare i
Governi dell'Unione nel perseguire l‘evoluzione e lo sviluppo
del nostro settore.
Evoluzione e sviluppo che, purtroppo, talvolta proprio a livello
europeo vengono messi in discussione dall'introduzione di norme
molto restrittive - ad esempio, quelle che riguardano la
composizione del combustibile navale - norme che rischiano di
penalizzare oltremisura il trasporto via mare, incoraggiando il
ritorno a quello stradale.
Bisogna evitare che una malintesa virtuosità ambientale
si trasformi in un boomerang, di fronte a sistemi di trasporto più
inquinanti e alla concorrenza internazionale.
Proprio dal rapporto del Gruppo dei Senior Shipping Professional
voluto dalla Commissione europea, emerge invece come in 28 anni, tra
il 1980 e il 2008, nei Paesi dell'Unione il trasporto marittimo
abbia registrato una riduzione del 70% nelle emissioni di CO2, a
fronte di una riduzione del 26% nella modalità stradale.
È necessario che l'Italia faccia sentire la sua voce, non
dimenticando che il nostro Paese, con 255 milioni di tonnellate di
merci, è al primo posto nell'import-export marittimo
dell'Unione europea con le altre aree del mondo: una posizione che
ci pone diverse lunghezze avanti agli altri Stati membri che seguono
(Regno Unito e Spagna) e ci assegna grandi responsabilità in
questo settore a livello europeo.
Pirateria
Negli ultimi tempi è emersa un'altra importante sfida al
commercio marittimo mondiale: la pirateria.
Voglio innanzitutto ricordare il caso della nave italiana
Buccaneer.
Confitarma, insieme con la compagnia armatrice, è stata
attenta a mantenere uno stretto riserbo su questa vicenda, così
come da indicazioni dei nostri Ministeri; e ciò per
facilitare la liberazione degli ostaggi.
Non vogliamo venire meno a questo impegno, ma un ulteriore
silenzio, oggi, in questa sede, potrebbe apparire come una grave
omissione.
Voglio ricordare a tutti voi che i nostri connazionali sono
trattenuti dai pirati da ben 82 giorni.
Mentre esprimiamo il più vivo apprezzamento per l'operato
del nostro Governo, non possiamo far mancare la testimonianza della
nostra vicinanza ai membri dell'equipaggio e alle loro famiglie.
La situazione nel Corno d'Africa è molto delicata e si
gioca su un complesso scacchiere internazionale ove, certamente, il
grande e ricco traffico che passa per il Golfo di Aden (22 mila
transiti di navi ogni anno, dei quali circa 2 mila di unità
controllate da armatori italiani, 15% delle merci e 30% dei carichi
di petrolio mondiali) è una grande tentazione per la
pirateria.
Come armatori europei, apprezziamo la decisione dell'Unione di
istituire la forza navale europea della Missione Atalanta, di
recente prorogata di un anno con l'aumento delle navi ad essa
assegnate.
Come armatori italiani, ringraziamo il nostro Governo che ha
aderito alla Missione inviando la fregata “Maestrale”,
alla quale di recente si sono aggiunti la nave d'assalto anfibio
“San Giorgio” e il pattugliatore “Comandante
Borsini”.
Riteniamo inoltre necessario che venga monitorata anche l'area
dell'Oceano Indiano tra la Somalia e le Seychelles, il cosiddetto
Quadrante Sud, e soprattutto chiediamo un maggior coordinamento di
tutte le forze militari schierate.
Auspichiamo che venga riconosciuta la leadership operativa della
nostra Marina Militare, che prima di tutte, già nel 2005,
aveva intuito l'importanza di assicurare la necessaria tutela dei
traffici mercantili. Inoltre, ricordo l'importante collaborazione
della nostra Guardia Costiera. In ogni caso, una soluzione
duratura al problema della pirateria non potrà che essere
politica, con un'azione che vada a estirpare a terra le cause del
fenomeno.
Il rischio pirateria è grave: l'attenzione crescente
della comunità internazionale lo conferma.
L'importanza del Mediterraneo
In particolare, vi è il rischio concreto di una
marginalizzazione del Mediterraneo.
Spesso si parla della centralità del Mare Nostrum.
Credo che proprio l'intricata situazione internazionale,
all'interno di equilibri geo-politici che sono ancora da trovare,
ricollocherà il Mediterraneo in una posizione baricentrica.
Nel complesso risiko degli equilibri produttivi, l'Africa
reciterà un ruolo non più marginale, con una
rivoluzione nei flussi produttivi, ma anche una rivoluzione nei
rapporti fra sponda Nord e sponda Sud del Mediterraneo.
Le zone franche che non sono fattibili in Europa, lo saranno
forse (e i recenti accordi fra Italia e Libia starebbero a
dimostrarlo) nei paesi dell'area magrebina.
Cambia lo scenario. Cambiano le chiavi di lettura.
Ciò aprirà opportunità del tutto nuove per
un mondo armatoriale che proprio nel Mediterraneo si è
sviluppato, sapendone leggere in anticipo i segnali di cambiamento.
In questo contesto, la politica estera nazionale non sembra
scegliere il Mediterraneo quale area strategica dello sviluppo
economico.
Ciascuno degli altri Paesi europei, nostri alleati e
concorrenti, sa fare sistema e non sta certo a guardare!
Prima la Spagna, con la dichiarazione di Barcellona del '95; poi
la Francia, con l'Unione per il Mediterraneo di Sarkozy del 2008,
hanno cercato e stanno ancora cercando di prendere posizione.
E l'Italia?
L'Italia è una grande economia collocata al centro del
bacino Mediterraneo e può competere, per assumere il ruolo di
leader nell'area, con Francia e Spagna, impegnate a differenza del
nostro Paese anche sulla sponda atlantica.
Lo diciamo noi armatori, che possiamo facilmente dirottare le
nostre navi in altre aree.
Ma i nostri porti, l'industria di terra ed i consumatori finali,
certamente non lo potranno fare!
Nel Mediterraneo si giocheranno partite determinanti sulla
portualità, sul cabotaggio, le autostrade del mare e sulle
crociere.
Porti ed infrastrutture
Non si possono e non si devono affrontare le complesse tematiche
della portualità senza tenere in considerazione il punto di
vista di chi, quotidianamente, si confronta con le realtà dei
nostri scali.
Operatori portuali e imprese amatoriali, in particolare, sono i
veri creatori di ricchezza ed occupazione nei porti.
Per questo, soprattutto nella riforma della legge sui porti del
1994 - riforma che attendiamo ormai da troppo tempo - il legislatore
non può ignorare l'importante ruolo delle imprese armatoriali
e degli operatori portuali, ad esempio riducendone la presenza
all'interno degli organi delle Autorità portuali, o limitando
le competenze di questi ultimi.
Sotto questo profilo, la soluzione normativa adottata dal
legislatore del 1994 è ancora pienamente valida, in quanto
garantisce una democrazia economica capace di realizzare un dialogo
costante e costruttivo tra il soggetto pubblico ed il settore
imprenditoriale.
Mi preme sottolineare inoltre la necessità che
nell'ambito della riforma sull'ordinamento dei porti venga
attribuita la giusta rilevanza ai contenuti dell'accordo
interassociativo dell'aprile 2007, che ha visto convergere ben sette
organizzazioni di categoria di importanza nazionale sulla
riformulazione della disciplina dei servizi tecnico-nautici.
Per il sistema portuale italiano però è
assolutamente prioritario un rilancio delle infrastrutture e lo
sviluppo di porti strategici.
Il successo di un porto si misura con la profondità dei
suoi fondali, la lunghezza delle sue banchine, il numero delle sue
gru, l'ampiezza delle aree di stoccaggio, ed anche per la capacità
di interconnettersi con il tessuto economico del territorio di
riferimento.
Un porto “vicino ai mercati” è un porto
vincente; un porto vincente non può che essere un bene
primario per il Paese.
Turismo che viene dal mare
Le crociere: un settore che ha continuato a registrare grande
sviluppo ed è anima del “turismo italiano che viene dal
mare”.
E' recente l'inserimento nel Guinness dei Primati del
contemporaneo battesimo di due “Signore del mare” di una
nostra impresa associata, che è leader in Europa nel settore
delle crociere.
Sono da considerare un'eccellenza del Made in Italy, un
successo comune di armatori, investitori, cantieri e maestranze.
Il turismo di terra negli ultimi decenni ha visto l'Italia
continuare a perdere posizioni nella classifica per arrivi
internazionali, in favore di Francia, Spagna e addirittura della
Cina.
Per contro, in dieci anni, il movimento dei crocieristi nei
porti italiani è aumentato del 350%, toccando la cifra record
di 8,5 milioni nel 2008.
A questi si aggiungono i 30 milioni di passeggeri trasportati
dai nostri moderni e confortevoli traghetti, che continuano a
registrare performance di assoluto rilievo riuscendo a coniugare la
sostenibilità ambientale con una crescente richiesta di
mobilità, non solo turistica, ad elevato contenuto
qualitativo.
Privatizzazione della Tirrenia
Il tema di maggiore attualità e di grande interesse è
quello della privatizzazione del Gruppo Tirrenia.
E' inutile addentrarsi nella descrizione di una situazione a
tutti nota.
Voglio però ribadire che condividiamo in pieno la scelta
di separare la Tirrenia dalle società regionali del gruppo.
L'avevamo detto: era l'unica soluzione possibile!
Del resto, a seguito della regionalizzazione delle politiche dei
trasporti, era inevitabile che alle Regioni venisse affidata la
regia dei collegamenti con funzioni sociali, da mettere a gara come
previsto dall'Unione europea.
Ciò ovviamente priverà di qualsiasi mission
sociale la Tirrenia, alla quale resteranno solo linee sulla gran
parte delle quali già operano armatori privati.
A dimostrazione di ciò, è sufficiente osservare le
aggressive politiche tariffarie e di promozione attuate da Tirrenia,
tipiche di un operatore in competizione in un mercato libero.
Mercato che in realtà libero non è.
Questo è un nodo politico che deve essere risolto con un
processo di privatizzazione equo, in cui si tenga conto del
patrimonio netto della società e della salvaguardia dei
livelli occupazionali.
Passando alle società marittime regionali, voglio
sottolineare che, per la prima volta, ieri pomeriggio abbiamo avuto
modo di affrontare la questione della privatizzazione dei
collegamenti marittimi locali con gli Assessori ai Trasporti delle
Regioni interessate, i rappresentanti del Ministero dei Trasporti,
dell'Unione europea e delle organizzazioni sindacali.
E' chiaro che le Regioni reclamano a giusta ragione un ruolo di
centralità, per dare voce agli interessi locali ed assicurare
la continuità territoriale con le isole minori, rispondendo
così alle esigenze dei concittadini isolani.
Tutto ciò presuppone un'ampia possibilità di
scelta anche in ordine al coinvolgimento degli armatori privati nei
relativi assetti societari che si delineeranno.
Come pure, e non da ultimo, occorrerà riflettere sulla
corretta linea di demarcazione delle attribuzioni delle Regioni
quali regolatori e, al tempo stesso, possibili gestori di servizi di
interesse pubblico, senza che si interferisca sull'attività
dei privati concorrenti.
Tutto ciò necessita soprattutto di procedure trasparenti!
E noi, Signor Ministro, saremo vigili e attenti sulle soluzioni
che verranno ipotizzate.
Lavoro marittimo e formazione
Un capitolo a parte occupano il lavoro e la formazione.
Non farò una descrizione dettagliata di tutte le
iniziative di Confitarma, ma lasciatemi almeno citare:
le Accademie della Marina Mercantile Italiana di Genova e di
Venezia e la recente istituzione dell'Accademia di Torre del Greco;
i corsi SeaMaster e quelli di ForMare nell'ambito del progetto “Un
mare di lavoro” coofinanziato dalla Regione Campania; la
convenzione con l'Università Parthenope di Napoli, nonché
quella in via di definizione con l'Università La Sapienza di
Roma.
La formazione marittima è, non solo per noi, prioritaria.
Se non ci attiviamo e non ci impegniamo a sviluppare
ulteriormente la formazione di personale di bordo, inevitabilmente
si prosciugherà quell'importante bacino di competenze
professionali alle quali attingiamo noi armatori e anche le attività
collaterali allo shipping.