Federazione Nazionale Agenti Mediatori Marittimi
- Federagenti -
Relazione del presidente Giorgio Fanfani
al convegno del 30 Maggio 1997
Autorità, amici, colleghi,
un caloroso saluto a tutti ed
un grazie sincero per aver voluto partecipare a questo Convegno
onorandoci della Vostra presenza.
Un ringraziamento particolare
ai dirigenti ed ai funzionari dei Ministeri e delle Capitanerie
di Porto, interlocutori sempre attenti ai problemi della nostra
categoria, che siamo lieti abbiano voluto presenziare a questo
nostro importante appuntamento.
Il mio personale ringraziamento
e di tutta la Federagenti al presidente Prisco ed ai suoi e nostri
colleghi dell'Associazione di Bari che ci danno ospitalità
in questa magnifica città.
La mia relazione di quest'anno
si articolerà in due parti, la prima di natura tecnica,
su aspetti rilevanti del mondo marittimo/portuale e della nostra
attività, la seconda di carattere più generale,
nella quale analizzerò temi di natura economica e politica.
FLOTTA E TRAFFICO MARITTIMO
I dati conoscitivi sull'evoluzione
delle flotte mondiali e di quella italiana sono certamente ormai
ben noti agli addetti ai lavori. Ricordo soltanto che nel 1996,
secondo le statistiche del Lloyd's Register of Shipping, la flotta
mondiale ha registrato un ulteriore incremento - 4% sul 1995 -
raggiungendo il nuovo limite di circa 508 milioni di tonnellate
di stazza lorda.
E' inutile dire che ai primi
posti della graduatoria si trovano le flotte registrate sotto
bandiera di comodo, prima fra tutte quella panamense.
La flotta italiana si pone al
sedicesimo posto a livello mondiale e al sesto posto a livello
europeo, con una consistenza complessiva, escludendo le navi che
ricorrono al regime di scafo nudo all'estero, di circa 6,5 milioni
di tonnellate di stazza lorda e 8 milioni di tonnellate di portata.
Secondo uno studio della Confitarma,
senza interventi governativi adeguati, nel 2003 non vi saranno
più sulle rotte internazionali navi di bandiera italiana.
Nelle nostre precedenti assemblee
non avevamo mancato di rimarcare come uno dei principali ostacoli
allo sviluppo della flotta nazionale fosse l'impossibilità
di immatricolare le navi in registri più convenienti sotto
il duplice profilo dei costi fiscali e di equipaggio.
E finalmente il Governo è
intervenuto; verso la fine dello scorso mese di marzo il Consiglio
dei Ministri ha dato il via al disegno di legge per l'istituzione
del registro internazionale di immatricolazione delle navi adibite
a traffici internazionali, il cosiddetto registro-bis.
Con questo provvedimento si ricalcano
le strategie già messe in atto dai Paesi con tradizioni
marittime più consolidate; viene cioè offerta agli
armatori italiani la possibilità di usufruire dei vantaggi
fiscali e del ridotto costo del lavoro proprio delle bandiere
di comodo, tentando quindi di fermare la migrazione della flotta
italiana sotto tali bandiere.
Secondo il Ministro Burlando,
"l'obiettivo è quello di far rientrare in Italia le
navi - circa il 40% dell'intera flotta - che nell'ultimo decennio
hanno scelto una bandiera diversa". Sempre secondo il Ministro,
"con questo provvedimento si potranno creare nuove occasioni
di lavoro, soprattutto nell'indotto, oltreché riequilibrare
la bilancia dei noli e delle mancate entrate fiscali per attività
trasferite all'estero".
Occorre però dire che
i vertici della Confitarma hanno già espresso forti perplessità
su alcuni punti del provvedimento che, se approvati dal Parlamento,
non determinerebbero i risultati concreti da tutti auspicati.
Staremo a vedere.
Per parte nostra, in relazione
a questo provvedimento, siamo intervenuti a tempo debito presso
le competenti Autorità, in primo luogo il Ministro, per
sottolineare, tra l'altro, quanto prevede la nostra legge 135
in merito all'ingaggio di personale navigante e l'opportunità
quindi di considerare nel provvedimento l'intervento del raccomandatario
qualora l'armatore non abbia in Italia una struttura adeguata
per l'ingaggio e la gestione di detto personale.
Riteniamo quindi di aver dato
un contributo qualificato perché l'iniziativa legislativa
possa avere la maggior validità ed ottenere i migliori
risultati.
Ancora due parole sul traffico
ed in particolare sul traffico container, che costituisce ormai
il punto di riferimento per qualsiasi valutazione socio-economica
nel settore dei trasporti marittimi. A livello mondiale si continua
ad assistere al predominio dei porti asiatici, anche se i tassi
di crescita sono stati nel 1996 più contenuti. Hong Kong
e Singapore non hanno rivali nel mondo, attestandosi entrambi
intorno ai 13 milioni di teus.
In sede europea, si sono registrati
lo scorso anno aumenti di traffico dal 4 al 6% per i porti più
importanti Rotterdam, Amburgo e Anversa ed un vero boom per Algeciras
che con i suoi 1,3 milioni di teus - aumento del 13% circa rispetto
al 1995 - ha raggiunto il 28° posto nella classifica mondiale.
Per quanto concerne infine i
porti italiani, si può confermare che con il 1996 i principali
terminal di casa nostra hanno saputo recuperare competitività
e traffici, chiudendo l'anno con un incremento del 25% circa rispetto
all'anno precedente.
Su questo risultato eccezionalmente
positivo ha influito in modo determinante l'ingresso sul mercato
del porto di Gioia Tauro con i suoi 571.000 teus movimentati.
Senza considerare il terminal calabrese, l'incremento nazionale
si attesta sul 6%, misura che è pari, come si è
visto, a quella realizzata dai principali porti nord europei.
Facendo un inciso per il porto
di Gioia Tauro, mi sembra di poter dire che sarebbe forse più
opportuno che il Governo si preoccupasse di mettere ordine nella
portualità nazionale nell'interesse generale piuttosto
che ricercare soluzioni operative che vanno poi a vantaggio di
singoli operatori privati.
Al di là di questi elementi
non possiamo non fare un cenno alla tendenza, ormai consolidata,
verso la concentrazione tra grandi Compagnie di trasporto marittimo.
Sappiamo tutti dell'aggregazione
intervenuta, in questo settore, tra P & O e Nedlloyd, tra
Hanjin Shipping e DSR Senator, tra C.M.A. e C.G.M.. Ultima in
ordine di tempo, quella tra American President Lines e Neptune
Orient Line.
Sembra quindi che il mondo del
trasporto marittimo specializzato stia completando un grande scenario,
nel quale avremo 4 o 5 grandi alleanze tra grandi Compagnie alle
quali si affiancheranno tutti gli altri operatori medio/piccoli,
per i quali, evidentemente, la stessa strada è difficilmente
percorribile.
Per i piccoli operatori, il futuro
è rappresentato dalla fornitura di un servizio specializzato,
ad altissimo valore aggiunto indirizzato verso mercati e direttrici
di traffico particolari, servizio che le grandi Compagnie non
possono fornire.
Queste nuove figure di mega carriers,
che nascono dalla fusione di grandi compagnie armatoriali e vettoriali,
aprono i propri uffici in tutto il mondo, spesso mascherati da
Agenzie marittime, ma sono effettivamente succursali di grandi
holding finanziarie, che non sono in grado di fornire un servizio
dedicato e ad elevata professionalità. Ne abbiamo avuto
un esempio proprio in questo inizio d'anno, con la fusione societaria
tra la Nedlloyd e la P&O, che fortunatamente non ha prodotto
licenziamenti, ma altre concentrazioni in atto porteranno sicuramente
ad uno stato di sofferenza anche per la nostra categoria.
Di questo sarà indispensabile
per tutti tenere conto.
Per parte nostra, già
nella precedente assemblea avevamo posto l'accento sulla necessità
della ricerca di una integrazione coordinata tra le nostre aziende,
abbandonando una cultura individualista per passare ad una cultura
di collaborazione che possa produrre le necessarie sinergie.
Questo obiettivo diventerà
sempre più pressante per il futuro.
RIFORMA PORTUALE
Non vi è dubbio che il
fatto più rilevante che ha riguardato nel 1996 l'ormai
annosa questione della riforma del sistema organizzativo dei nostri
porti sia stata la conversione in legge, dopo infinite reiterazioni,
del decreto 535 del 21/10/1996.
Peraltro, la legge 647 di conversione,
anziché mettere finalmente la parola fine ad una serie
di questioni, prime fra tutte quella relativa alla fornitura temporanea
di mano d'opera, ha determinato proprio per quest'ultimo aspetto
reazioni fortemente negative da parte di tutte le Associazioni
dell'utenza portuale e dello stesso Comitato nazionale di coordinamento.
Le premesse invece per emanare
una legge che potesse essere considerata positivamente da tutte
le parti sociali erano concrete e precise. All'inizio di dicembre
infatti, dopo mesi di faticose trattative, si era trovato in sede
ministeriale un accordo che, pur con qualche inevitabile compromesso,
costituiva una soluzione accettabile per il superamento del monopolio
a favore delle Compagnie portuali.
In sede parlamentare invece è
stata adottata una soluzione legislativa in netto contrasto con
quanto precedentemente concordato, introducendo norme in materia
di lavoro portuale che non solo hanno mantenuto inalterato il
monopolio a favore delle ex Compagnie portuali nel settore della
fornitura di prestazioni di mano d'opera ma hanno addirittura
esteso tale monopolio ad un altro settore operativo strategico,
quale quello dell'appalto dei servizi compresi quelli ad alto
contenuto di mano d'opera.
Di fronte a questo ennesimo colpo
di mano, il Comitato nazionale di coordinamento, a nome di tutte
le Associazioni dell'utenza portuale, ha presentato nel gennaio
denuncia sia all'Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato sia alla Commissione Europea per violazione rispettivamente
delle norme e principi a tutela della concorrenza e delle norme
del Trattato di Roma.
E l'Autorità Garante non
si è fatta aspettare: già all'inizio di febbraio
il Presidente dell'Autorità inviava una lettera al parlamento
ed al Governo con la quale intimava di modificare nella forma
e nella sostanza l'art. 17, 3° comma, della legge: appunto
quello che regola l'appalto dei servizi.
Ma ormai, considerato che l'accordo
faticosamente raggiunto nel dicembre non era stato trasfuso nella
legge nei suoi contenuti integrali, il Comitato di coordinamento
si è ritenuto giustamente libero di contrastare tutto l'impianto
dell'art. 17 e quindi i tentativi del Ministro per sanare in qualche
modo il punto particolare riguardante l'appalto di servizi non
potevano essere sufficienti a ripristinare l'intera situazione.
Nel frattempo anche l'Unione
Europea si è mossa; esaminata la nuova norma che disciplina
la fornitura temporanea di manodopera e, accertata l'incompatibilità
della stessa con i principi comunitari in materia di libera concorrenza,
ha inviato alle Autorità italiane una durissima e circostanziata
comunicazione formale, con la quale si contesta l'intero articolo
17 e si danno 30 giorni di tempo al Governo italiano per modificare
radicalmente la norma secondo le indicazioni del diritto comunitario.
Un ultimo conclusivo commento
vorrei fare su tutta questa vicenda.
Dopo infinite reiterazioni di
un decreto legge e dopo una lunga e difficile trattativa, si era
giunti ad un'intesa, pur compromissoria, che poteva consentire
il varo di una normativa accettata da tutti e che avrebbe costituito
la premessa utile per completare quegli adempimenti previsti dalla
legge 84/94 non ancora realizzati.
Si è invece voluto ancora
una volta all'ultimo momento (ricordate l'approvazione della legge
84/94?) imporre delle conclusioni unilaterali che inevitabilmente
hanno determinato reazioni facilmente prevedibili. E allora perché
tutto questo? Per ignoranza delle leggi e delle norme nazionali
ed internazionali o per calcolo? Ciascuno dia la risposta che
meglio crede.
Riteniamo però necessario
riconfermare ancora una volta che il mercato globalizzato in cui
ormai noi tutti operiamo non consente più la sopravvivenza
di nicchie protezionistiche ma rende indispensabile utilizzare
al massimo esperienze e professionalità proprie, siano
esse di impresa o di lavoratori, per dare sviluppo alla propria
attività e, congiuntamente, all'intero paese.
TARIFFE DI AGENZIA
Come è ben noto, le tariffe
di raccomandazione marittima sono scadute nello scorso 31 dicembre.
La Federagenti ha presentato per tempo al competente Ministero
dei Trasporti e della Navigazione una proposta di adeguamento,
da valere per il biennio 1997/98, contenuta sia come aumento percentuale
sia come modifiche di tipo normativo.
Nel frattempo però il
Consiglio Superiore della Marina Mercantile, che in base alla
legge 135/77 deve dare il proprio parere sulle nostre proposte
tariffarie, era scaduto e nel gennaio scorso il Ministro ha iniziato
l'iter per la sua ricostituzione, per cui l'approvazione delle
nostre tariffe non è intervenuta con quella celerità
che noi tutti auspicavamo.
Abbiamo rappresentato al Ministro
a metà dello scorso mese di marzo la possibilità
di applicare nella fattispecie le norme previste dalla legge 241/90,
in base alle quali, nel caso in cui debba essere obbligatoriamente
sentito un organo consultivo e questo non esprima il proprio parere
entro 90 giorni, l'Amministrazione ha facoltà di procedere
indipendentemente dall'acquisizione del parere.
Abbiamo continuato a sollecitare
una decisione ma, almeno fino al momento in cui sono state scritte
queste note, nonostante sia un problema che interessa circa 600
aziende che occupano più di 8.000 addetti e movimentano
approssimativamente oltre 4.000 miliardi di lire all'anno, cioè,
come vedremo, oltre il 10 % dell'intero comparto marittimo nazionale,
non abbiamo avuto nemmeno la soddisfazione di una risposta. Mi
astengo da qualsiasi commento.
Il discorso sulle tariffe di
agenzia richiama in qualche modo quello più generale sulla
attività e sulla figura dell'agente marittimo. Voglio qui
riconfermare quanto ebbi a dire in una intervista rilasciata ad
inizio d'anno, confermata anche in occasione del Convegno Fonasba.
L'agente marittimo non può più costituire per l'armatore
un generico punto d'appoggio ma deve puntare a fornirgli la gamma
più completa dei servizi, anche in campo intermodale, L'agente
cioè, fino a ieri figura specificatamente commerciale,
può e deve allargarsi anche al campo industriale, diventando
un imprenditore che affianca l'armatore nell'intermodalità,
negli studi di sviluppo e fattibilità di nuove iniziative
ecc. Dobbiamo cioè ragionare come gli armatori e a fianco
degli armatori nello sviluppo globale del nostro lavoro.
E' questa la prospettiva che
abbiamo davanti a noi. Dobbiamo saperla realizzare.
BROKERS
In quasi tutte le nostre precedenti
assemblee abbiamo accennato alla necessità di rivedere
la legge 478/68 che disciplina l'attività di mediatore
marittimo. Non siamo ancora riusciti a raggiungere questo obiettivo,
sul quale continueremo ad impegnarci, pur tra mille difficoltà.
Al di là però della
legge, possiamo ripetere per i brokers quanto già detto
per gli agenti marittimi.
Il mercato globalizzato di oggi
non consente più, o consente sempre meno, l'esistenza di
aziende di proporzioni ridotte ma impone la necessità di
alleanze che possano determinare una riduzione dei costi generali
ed una ottimizzazione delle risorse, per fronteggiare una concorrenza
sempre più estesa.
E ciò soprattutto in considerazione
di una situazione di mercato molto difficile nella quale, come
evidenziato anche nell'assemblea della nostra Associazione di
Genova, "le rate su tutte le principali rotte sono crollate
a livelli riscontrabili solo nell'ultimo periodo buio dei primi
anni ottanta".
A livello federativo, siamo stati
e continuiamo ad essere impegnati nel far rispettare questa figura
professionale in particolare da enti ed aziende pubbliche che
molto spesso prima si avvalgono della loro consulenza e professionalità
e dopo li escludono al momento della conclusione dei contratti.
Ma, al di là di questo,
la Federazione non può che accompagnare i brokers in questa
fase di rinnovamento che costituisce, sempre citando l'Associazione
genovese, "un'ulteriore sfida con la quale le nostre aziende
dovranno confrontarsi per mantenere quel ruolo strategico che
sino ad oggi hanno ricoperto sul mercato dei noli non solo europeo".
COMITATO NAZIONALE DI COORDINAMENTO
DEGLI UTENTI E DEGLI OPERATORI PORTUALI
Il Comitato nazionale di coordinamento
degli utenti e degli operatori portuali ha continuato ad essere
attivo nel seguire l'iter legislativo e l'applicazione dei vari
provvedimenti in materia portuale.
Già in precedenza abbiamo
citato i ricorsi presentati in gennaio alla Commissione Europea
e all'Antitrust a nome di tutte le Associazioni aderenti, ricorsi
che hanno rappresentato un finale purtroppo negativo di tutta
un'attività svolta nello scorso anno e tesa a trovare soluzioni.
Infatti per tutto il 1996 il
Comitato nazionale si è costantemente adoperato, sia nelle
numerose riunioni che si sono tenute presso il competente Ministero
sia attraverso osservazioni e considerazioni scritte, perché
le problematiche conseguenti all'entrata in vigore della legge
84/94, ed ancora non risolte, trovassero una loro soluzione, anche
se in qualche caso di compromesso.
Ancora recentemente si è
aperto un ampio dibattito all'interno del Comitato sul problema
riguardante le tariffe da applicare negli scali e sulla necessità
di una contrattazione tra imprese ed utenza, perché non
vi è dubbio che anche in questo la libera trattativa tra
le parti deve diventare una norma.
FEDERAZIONE DEL MARE
Già nella scorsa nostra
Assemblea accennavamo all'importante iniziativa adottata dalla
Federazione del Mare e cioè quella di affidare al CENSIS
l'incarico di predisporre un rapporto sull'impatto economico e
sociale delle attività marittime nella vita del Paese.
Il CENSIS, dopo un primo documento
di analisi del settore, ha presentato il suo rapporto nel novembre
scorso.
L'indagine ha messo in luce dati
particolarmente significativi riguardo alle dimensioni dell'economia
marittima, valutabili in oltre 40.000 miliardi di lire in volume
d'affari ed in oltre 300.000 addetti come occupazione diretta
e indotta.
Il Rapporto ha anche evidenziato
i riflessi che le attività marittime hanno sulla formazione
del reddito nazionale e sull'occupazione, confermando una volta
di più che l'economia del mare rappresenta un'importante
fattore di sviluppo del sistema Italia.
Sulla base dell'analisi compiuta,
che fa prevedere per il sistema marittimo italiano un periodo
particolarmente favorevole, il CENSIS ha individuato le possibili
linee strategiche da seguire, tra loro complementari ed integrate,
per affrontare in modo organico e concreto tale congiuntura favorevole
e per offrire coordinamento ed unicità al processo di ripresa.
Al Dott. D'Amico, che lascerà
la presidenza della Federazione nel prossimo settembre, desidero
esprimere il più sincero ringraziamento mio e di tutta
la Federagenti e formulo i migliori auguri di buon lavoro al Dott.
Antonini, prossimo presidente.
FONASBA
Come annunciavamo nella nostra
Assemblea dello scorso anno, alla Federagenti era stata assegnata
l'organizzazione dell'Assemblea annuale della Fonasba, la Federazione
mondiale degli agenti e mediatori marittimi, e l'Annual General
Meeting si è tenuto a Napoli dal 7 all'11 ottobre.
Gli oltre 100 delegati di tutte
le nazionalità che hanno partecipato ai lavori assembleari
hanno affrontato temi di rilevante importanza per il settore dei
trasporti marittimi.
I lavori sono stati aperti dall'Ecasba,
l'organizzazione che raggruppa le associazioni nazionali dei paesi
europei, che ha affrontato le tematiche relative alla armonizzazione
delle normative all'interno dell'Unione Europea.
Si è proseguito con una
giornata dedicata al traffico di linea e tramp, sviluppando argomenti
molto importanti per la nostra categoria, quali l'istituzione
di un codice di condotta da tutti riconosciuto, la comparazione
dei diritti di agenzia, i rapporti intercorrenti tra agenti generali
e subagenti ed altro ancora.
E' stata poi la volta dei mediatori
marittimi, che hanno verificato e rinnovato le condizioni dei
contratti standard di nolo per il trasporto marittimo delle merci.
A dare ancora maggior risonanza
all'avvenimento ha contribuito la partecipazione del Ministro
Burlando, di altri autorevoli esponenti delle istituzioni, nazionali
ed internazionali, nonché dei rappresentanti delle maggiori
associazioni armatoriali del mondo.
La nostra Federazione ha curato
l'edizione di un numero speciale del Federagenti News, in lingua
inglese, che è stato distribuito in tutto il mondo e che
ha ricevuto dai nostri colleghi degli altri paesi vivissimi apprezzamenti.
QUADRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE
Una panoramica, anche se breve,
sul 1996 non può non ricordare il ricorso alle urne nell'aprile,
che ha segnato una storica svolta politica nella vita del nostro
Paese. Novità non irrilevante, sulla quale peraltro non
intendiamo soffermarci, non essendo certamente né nostro
compito né nostro desiderio analizzare in questa sede significati
e conseguenze di questo fatto.
Possiamo invece dire che i problemi
che il nuovo Governo ha dovuto e dovrà affrontare sono
noti e difficili: vanno dalle riforme istituzionali e costituzionali
a quella della pubblica amministrazione, dal risanamento dei conti
pubblici alla lotta all'evasione e così via.
Ma due sono i temi sui quali
si è accentrata e si accentrerà maggiormente nell'anno
in corso l'attenzione generale: sul versante politico la riforma
dello Stato e delle sue istituzioni, sul versante economico l'attuazione,
che interverrà dal 1° gennaio 1999, della terza fase
dell'Unione Monetaria Europea e la ricerca nel 97 per tutti i
paesi europei dei parametri necessari per far parte sin dall'inizio
di questa fase.
Staremo a vedere.
Soffermiamoci comunque, sia pur
brevemente, su alcuni aspetti "tecnici" che riguardano
il 1996 e che ormai tutti conoscono.
Abbiamo registrato tra gli elementi
positivi il buon andamento dell'inflazione che si è attestata
sul 3,9 medio annuale, un lieve incremento dello 0,7 - 0,8 % del
prodotto interno lordo, l'aumento delle entrate tributarie, la
diminuzione del debito con l'estero; tra gli elementi negativi,
il calo della produzione industriale che ha chiuso con una diminuzione
dell'1,7 % rispetto all'anno precedente, l'aumento della spesa
pubblica e del deficit pubblico.
Nel complesso si è registrata
una involuzione della dinamica espansiva registrata nel 1995.
Tutto determinato da una certa debolezza della nostra economia
in una fase resa ancora più difficile dagli obblighi del
Trattato di Maastricht, dall'apprezzamento del cambio, dal rientro
della nostra moneta nello SME. Ne è derivata una ridotta
competitività sui mercati internazionali, una caduta dei
consumi interni conseguente alla riduzione del reddito reale disponibile.
E questa situazione trova conferma
anche in Europa dove, secondo l'OCSE - Organizzazione per lo Sviluppo
e la Cooperazione Economica - la crescita della produzione industriale
è scesa dal 3,6 % allo 0,6 %, contro un calo meno significativo
del Giappone - dal 3,5 % al 2,2 % - ed una conferma del tasso
di crescita del 1995 degli Stati Uniti.
Ma il dato più negativo
che si è confermato nel 1996 è quello riguardante
la disoccupazione. Siamo arrivati ad un tasso di disoccupazione
del 12,1 % e meglio di noi non sta la Germania che ha chiuso il
96 con un 12,2 %, il limite più alto registrato dal 1933.
Luci ed ombre quindi che continueranno
a permanere anche nell'anno in corso che, come già detto,
è l'anno di riferimento per la decisione su quali paesi
entreranno a far parte dell'Unione Monetaria Europea dal gennaio
1999.
Per l'anno 1997, le previsioni
fatte nei primi mesi, erano molteplici, anche se possiamo dire
vicine tra loro. Infatti, mentre il Servizio Studi della Banca
d'Italia ha previsto una lieve ripresa del prodotto interno lordo,
la possibilità di raggiungere un'inflazione al 2,5% e quella
di un rapporto deficit/pil vicino al 3%, il Ministro dell'economia
Ciampi, nel febbraio scorso, si è spinto ancora più
in là affermando che il pil crescerà quest'anno
fino all'1,5%, l'inflazione scenderà addirittura sotto
il 2% - fatto che sembra essere confermato dai più recenti
dati a disposizione - ed il rapporto deficit/pil sarà tenuto
al 3% anche nei prossimi anni, se non al di sotto di tale percentuale.
A questo insieme di previsioni
si sono affiancate, nello scorso mese di aprile, le valutazioni
della Commissione Europea e del Fondo Monetario Internazionale
che, basandosi sul dato riferito al rapporto deficit/pil previsto
per il '97, escluderebbero l'Italia dal gruppo dei Paesi destinati
ad entrare per primi nell'UME.
Per dire il vero però,
il FMI mette sullo stesso piano dell'Italia anche Francia e Germania,
al contrario della Commissione Europea.
Per parte sua, l'OCSE, nell'aprile
scorso, affermava che l'Italia è bene allineata sul fronte
dell'inflazione, dei tassi di interesse e del rispetto dell'obiettivo
di deficit, in questo diversificandosi dalla Commissione Europea
e dal FMI, ma, allo stesso tempo, non dimenticava di dire che
la sfida sul futuro rimane grande e necessario sarà procedere
nell'attuazione di riforme strutturali per dare sviluppo duraturo
al paese.
Su questo scenario previsionale
continuerà ad incombere il dramma della disoccupazione.
La situazione infatti su questo versante non riuscirà a
migliorare non solo in Italia ma anche negli altri paesi europei.
Questo è, in sintesi,
il quadro "tecnico" che presenta la situazione del nostro
Paese per il passato recente e per il futuro prossimo e su questo
possiamo fare nostro il commento della CONFCOMMERCIO: "quello
che è importante non è la baruffa di Bruxelles sui
decimali ma il messaggio politico che arriva dall'Europa: la nostra
politica di risanamento viene giudicata ancora poco credibile
e incerta nei tempi".
E infatti, per quel che ci riguarda,
le cifre per così dire ufficiali non ci convincono. Se
, prima di tutto, sono veri i dati riguardanti l'inflazione, gli
stessi vanno visti non certo nell'ottica del contenimento della
spesa pubblica, ma unicamente come una grave fase di recessione
nei consumi interni.
Come confermato anche da Mario Monti, Commissario
europeo, nel corso del primo trimestre di quest'anno si sono chiuse
circa 18.000 attività imprenditoriali, per la maggior parte
di piccole o medie dimensioni, con la perdita di un rilevante
numero di posti di lavoro: la produzione industriale nello stesso
periodo è calata del 4,3 %.
In questi giorni la stampa specializzata
ha riportato un'altra notizia allarmante che riguarda il calo
del gettito IVA dell'8 %.
La mancanza di denaro circolante ha raggiunto
livelli preoccupanti ed anche il settore bancario sta avendo momenti
non proprio floridi.
Le
manovre e manovrine fatte (che fino ad oggi hanno portato 78.000
miliardi nelle casse dello Stato, con la Legge Finanziaria 1996
e la manovra correttiva per il 1997), o che si faranno, per tentare
di agganciare il treno per l'Europa (e certamente per gli altri
Stati 'forti' europei l'Italia non è un partner affidabile,
per cui entrano in ballo motivazioni non legate ai numerini dei
nostri politici e dei tecnici o pseudo tali che ci governano),
non sembra abbiano avuto gli effetti previsti se non, l'unico
certo, di avere varato, per il futuro, ulteriori tasse e balzelli
in forma stabile.
Abbiamo certamente raggiunto ormai il limite
massimo di sopportazione (forse non ancora quello di tassazione,
ma quello non dipende da noi) oltre il quale si minaccia la sopravvivenza
di molte famiglie e si possono verificare situazioni che non osiamo
neppure pensare.
Eppure, negli Stati Uniti, ad esempio, il livello
massimo di tassazione è del 30 %, ovvero meno della metà
che nel nostro Paese, e nonostante ciò l'economia americana
sta attraversando un periodo estremamente florido. Gode di un'ininterrotta
crescita da oltre dieci anni, ha avuto nel 1996 un aumento del
PIL del 2,44 % ed il tasso di disoccupazione è sceso al
5 %.
Questo è frutto di una politica (Reaganismo)
che significa flessibilità nei rapporti di lavoro dipendente,
burocrazia ridotta all'essenziale, cioè al minimo, tasse
e leggi fiscali giuste, interesse per il cittadino (e non obbligo)
a richiedere scontrini e ricevute perchè deducibili e conseguentemente
danaro in circolazione: ciò crea lavoro e benessere per
chi ha voglia di operare e lavorare e possibilità di intraprendere
per chi è portato a farlo.
Si eccepirà che un continuo ritmo di
crescita può creare alla lunga un processo inflattivo ,
ma prima che ciò avvenga gli economisti avranno già
pronti gli opportuni correttivi, come si conviene in un Paese
ben amministrato. Quanto dovremo attendere perchè questi
concetti, che sono propri del mondo libero e all'avanguardia comincino
ad entrare, sia pure pian piano, nella testa dei responsabili
del Paese?
Nel nostro Paese quel che è peggio è
il fatto che è palpabile oltre ogni limite uno spirito
di rassegnazione che non è proprio di noi italiani che
grazie alla nostra fantasia e capacità siamo sempre riusciti
a sollevarci da situazioni assai difficili. Credo che siamo di
fronte ad un tipo di rassegnazione 'politica' di chi ha scelto
una forma di governo (in controtendenza con quanto avviene nella
maggioranza dei paesi industrializzati) e si sente ora talmente
deluso dal non rispetto degli impegni presi durante la campagna
elettorale e talmente frustrato da non poter più reagire.
Purtroppo occorre dire anche che chi dovrebbe stare all'opposizione
non svolge affatto il suo ruolo e questo non è spiegabile
per mancanza di cultura di questo tipo ma piuttosto per una serie
di interessi che evidentemente non consigliano toni troppo vibrati
anche quando sarebbe elementare usarli.
Del resto il nostro sistema politico consente
che piccoli partiti abbiano in mano le sorti di un Governo o facendolo
decadere, come è avvenuto nel 1994, o costringendolo a
fare ciò che vogliono con toni quasi sempre ricattatori,
come ci insegnano le recenti esperienze.
Fortunatamente il settore dei servizi, pur
con mille difficoltà, sta tenendo abbastanza bene, più
in termini occupazionali che produttivi ed economici.
Anche noi avvertiamo in modo sensibile la crisi
ma difendiamo fortemente, anche con sacrifici personali, i posti
di lavoro. Ciò nonostante siamo una delle poche categorie
in Italia non protette da ammortizzatori sociali che molti invece
usano, in modo indiscriminato, per mantenere o accrescere utili
già rilevanti, addossandone il costo a noi in modo duplice,
prima come imprenditori e poi personalmente. Abbiamo visto tutti
i risultati di bilancio della maggiore impresa nazionale che porta
utili per migliaia di miliardi e sappiamo anche chi 'paga' questi
utili.
Noi non chiediamo un trattamento simile, chiediamo
solo di poter rischiare in proprio avendo però certezze
di diritto e di procedure ed un minimo di stabilità politica.
Chiediamo solo di poter avere l'orgoglio di produrre, mantenendo
o accrescendo i livelli occupazionali con le nostre fonti di lavoro,
cercando utili o sopportando perdite con le nostre sole forze:
chiediamo in poche parole di poter fare gli imprenditori nel vero
senso del termine.
Un grave problema del nostro Paese è
quello dell'eccesso di burocrazia, di incredibili carenze nei
servizi più elementari, di un sistema sanitario ed assistenziale
che è da terzo mondo, di un sistema giudiziario che presenta
lacune talvolta inverosimili, di uno Stato che spesso non protegge
i pochi diritti ma sempre impone con protervia i molti doveri.
Mi riferisco in particolare all'assurdità
di leggi retroattive, marcatamente incostituzionali, che consentono
ad organismi pubblici di avanzare pretese risalendo indietro nel
tempo fino a 12 anni e ponendo in seria difficoltà la gestione
economica e contabile e le previsioni di budget di qualsiasi azienda.
Si pensi soltanto alla Finanziaria 1996 che, approvata il 23 Dicembre
dello scorso anno, ha prodotto i suoi effetti a partire dal 1°
Gennaio del 1996.
Si tratta purtroppo di situazioni che la nostra
categoria ha dovuto più volte affrontare, per diversi istituti
contrattuali. Esperienze che possono mettere a repentaglio la
stessa sopravvivenza delle nostre aziende.
La nostra attività ci porta spessissimo
in tutti i Paesi del mondo, dove ci consideriamo con orgoglio
veri ambasciatori del nostro Paese, e di conseguenza ci viene
spontaneo confrontarci con essi, rilevando nei Paesi industrializzati
differenze talvolta abissali sul costo del lavoro e sulle imposizioni
in genere cui sono soggette le aziende per operare: certamente
il nostro Paese non garantisce agli imprenditori un uguale livello
di potenzialità per poter essere competitivi sui mercati
mondiali.
Le ragioni le abbiamo ampiamente esposte.
Vogliamo dire al nostro Governo
che il consenso non è una premessa all'azione, bensì
il risultato di un'azione. Solo in questo modo si può perseguire
l'ambizioso processo consequenziale di essere tutti uniti. Quotidianamente
osserviamo, invece, una realtà ben diversa.
Desidero chiudere questa relazione
con un'ultima riflessione. In questo primo anno di presidenza
ho potuto constatare in modo diretto, se mai ce ne fosse stato
bisogno, il valore del lavoro svolto da tutta la categoria che
ho l'onore di rappresentare.
E' a tutti chiaro che nel processo
di globalizzazione dei mercati in cui tutta l'economia mondiale
ormai si muove - e nel quale il settore marittimo da sempre è
inserito per definizione, tenuto conto della sua internazionalità
- l'efficienza degli operatori è fondamentale.
In questo processo non vi è
alcun dubbio che il nostro ruolo nel comparto marittimo e portuale
è cresciuto e continuerà a crescere, sia in campo
nazionale sia in campo internazionale.
Questa crescita può avvenire
proprio perché non sono mancate iniziative concrete ed
apporti significativi da parte nostra sia per una più moderna
e razionale organizzazione dei nostri porti, sia con il nostro
diretto inserimento nei diversi gradi di questa nuova organizzazione
sia nella ricerca continua di traffici ed occasioni di lavoro,
che portano ricchezza agli scali italiani e quindi al paese. Desidero
quindi ringraziare tutti i miei colleghi per quanto hanno fatto
e faranno per accrescere le nostre possibilità di intervento
in questo difficile settore di attività e sono certo che
tutti assieme possiamo guardare con ponderata serenità
al futuro, dovendo peraltro essere tutti consapevoli che la fiducia
dei nostri mandanti ci sarà sempre e solo se sapremo meritarcela,
come stiamo facendo.
E' giusto che concluda questa
mia relazione con un sincero ringraziamento a tutti i Presidenti
delle Associazioni federate, ai Colleghi del Consiglio Direttivo
e del Comitato Esecutivo.
Dopo di loro, non certamente
in ordine di importanza, desidero ringraziare il Comandante Generale
e tutti i Comandanti delle Capitanerie di porto, i Direttori Generali
ed i Funzionari del Ministero dei Trasporti e della Navigazione,
i Presidenti delle Associazioni armatoriali e le Associazioni
dei servizi portuali ed i tanti altri che certamente in questo
momento dimentico e della qual cosa mi scuso.
Un sincero ringraziamento a tutti
per la collaborazione che ci hanno dato.