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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVII - Numero 3/99 - MARZO 1999 |
Conferenze e convegni
La conferenza annuale del Consiglio dei Caricatori Europei
Ancora una volta, la conferenza annuale dello ESC (Consiglio
dei Caricatori Europei), svoltasi a Barcellona lo scorso mese
di ottobre, è stata caratterizzata da un aspro dibattito,
dal momento che gli utenti dei sistemi di trasporto merci d'Europa
hanno rivolto critiche sia ai fornitori dei servizi di trasporto
che alla Commissione Europea.
In particolare, i caricatori hanno manifestato il proprio disappunto
in ordine alla mancanza di progressi nel processo di miglioramento
dei servizi ferroviari del continente ed al riguardo diversi delegati
hanno apertamente ammesso che lo scarso livello dei servizi ha
impedito loro il dirottamento dei carichi dalla strada alla rotaia.
Johan Lindberg, direttore della logistica europea per la Distrilux,
società specializzata in trasporti e logistica appartenente
al produttore internazionale Electrolux, ha riassunto molte dei
loro punti di vista nel corso della propria relazione.
Lindberg ha spiegato che la Electrolux, pur avendo impiegato
un notevole quantitativo di tempo e di denaro in riunioni operative
con le ferrovie al fine di raggiungere un accordo sugli orari
e di progettare alcuni dei propri carri destinati al trasporto
di merci, ne ha poi ricavato tempi di viaggio ancora più
lenti ed un servizio meno affidabile rispetto a quello sperimentato
con l'autotrasporto.
"Il vero problema, peraltro" ha dichiarato Lindberg
"non è la velocità di per sé, quanto
la mancanza di accuratezza e puntualità. Fino a quando
il trasporto ferroviario non riuscirà a far fronte al livello
di qualità richiesto, esso perderà lentamente la
propria posizione quale alternativa per il trasporto europeo".
In conseguenza delle cattive prestazioni ferroviarie, la Electrolux
ha iniziato a monitorare le proprie spedizioni su diversi corridoi.
Secondo Lindberg, i risultati sono stati assai vari. "Una
delle nostre aree problematiche era il flusso di traffico da Furth,
in Germania, a Mariestad, in Svezia, dove il nostro tasso di arrivi
in orario era solo del 65%. Mediante il nostro sistema di instradamento
e rintracciamento, abbiamo identificato i colli di bottiglia che
hanno causato i ritardi, li abbiamo risolti ed abbiamo portato
la puntualità al 95% circa".
Tuttavia, Lindberg si è rammaricato del fatto che questa
è stata l'unica vicenda a buon fine che ha potuto citare.
Nell'ambito della direttrice di traffico dalla Svezia alla Francia,
ad esempio, Lindberg ha rivelato che la Electrolux sta ancora
lottando con un tasso di puntualità pari al solo 60%, malgrado
due anni di costante monitoraggio e trattative "a fondo"
con i suoi fornitori ferroviari.
Per quanto Lindberg ritenga che le ferrovie dispongano di un
grande potenziale, ha avvertito: "Dato l'incremento della
domanda nella gestione della catena dell'offerta, nonché
del rifornimento e della disponibilità dei prodotti, la
modalità ferroviaria deve non solo conseguire il livello
di servizio promesso, ma anche sviluppare il proprio prodotto
quale alternativa nella catena dell'offerta".
Egli vorrebbe assistere ad "operazioni più rapide"
e ha affermato che come la Electrolux vi sono molte società
che avvierebbero una percentuale maggiore di propri carichi -
o persino convertirebbero qualcuna delle proprie attività
- alla ferrovia, se il livello dei servizi venisse migliorato
e questi ultimi venissero offerti su una base di affidabilità
maggiormente consistente.
Il dott. Werner Maywald, direttore esecutivo della Kombiverkehr
con sede a Francoforte, per quanto abbia svolto una relazione
più positiva, ha dichiarato di ritenere che "il vero
potenziale intermodale europeo sia ben lungi dall'essere realizzato".
Ha poi affermato: "Oltre agli ostacoli politici, il presupposto
essenziale per un incremento del trasporto intermodale consiste
in una notevole crescita dell'intermodalità. Ciò
è particolarmente vero per la qualità delle prestazioni
offerte dalle ferrovie europee, ed è in questo settore
che devono essere superate notevoli mancanze".
La Kombiverkehr ha criticato la struttura ancora molto nazionale
delle ferrovie e la loro attenzione concentrata sulla riorganizzazione
interna, a dispetto dell'avvento del mercato unico europeo, considerandola
la ragione principale dei malanni del settore.
"Il modo per conseguire una maggiore qualità nel
trasporto di merci per ferrovia consiste in una migliore cooperazione
tra compagnie ferroviarie" ha detto Maywald. "Fondamentalmente,
per i convogli inter-europei una sola compagnia ferroviaria dovrebbe
fungere quale partner di riferimento per ciascuna linea, assumendosi
la responsabilità della fornitura di spazi-containers.
Anche nuove forme di alleanza tra singole compagnie e terze parti
assicurerebbero un po' di impulso al mercato".
E sul fronte politico, Maywald ha caldeggiato il perseguimento
di una politica di trasporto europeo che supporti con forza una
effettiva ripartizione tra le varie modalità trasportistiche.
Egli ha dichiarato che ciò dovrebbe comprendere "un
modo razionalmente economico" di pagamento degli oneri cagionati
da ciascun vettore.
"Una volta messo in pratica il concetto dei Corridoi Aperti
di Trasporto Merci Trans-Europei sviluppato dalla Commissione
Europea, ciò potrebbe avere un notevole impatto sul trasporto
di merci per ferrovia in generale e sul trasporto intermodale
in particolare" ha dichiarato.
Sinora, peraltro, il concetto di corridoio aperto per il trasporto
di merci ha ottenuto un successo solamente limitato.
G. J. Ter Poorten, direttore sviluppo strategico della NS Cargo
nei Paesi Bassi, attribuisce la mancanza di progressi ad una serie
di difficoltà, tra cui il limitato accesso ai corridoi
aperti, alla carenza di orari e di sistemi di instradamento/rintracciamento
qualitativi nonché alla irrazionale imposizione di oneri
sulle infrastrutture.
Egli ritiene che la sola risposta per i clienti, le società
ferroviarie, i dirigenti delle infrastrutture ed i governi nazionali
sia quella di lavorare assieme. "L'obiettivo primario deve
ora essere quello di migliorare la qualità del servizio
mediante la priorizzazione degli orari di trasporto merci internazionale
al fine di ottenere una riduzione dei tempi di viaggio e di assicurare
una costante puntualità nell'ambito dei corridoi aperti"
ha detto Poorten. "In particolare, questi ultimi fattori
sono importanti nel contesto del processo teso a far sì
le ferrovie vengano accettate quale alternativa alla strada".
Anche Maywald supporta il conseguimento di una maggiore collaborazione.
Tuttavia, egli ha chiesto ai fornitori di servizio ferro-stradale
ed intermodale di incrementare i propri programmi di spesa di
capitale in nuove attrezzature, nuovi terminals e - in particolare
- in sistemi informatici.
"Nella logistica moderna, il flusso continuo di dati è
divenuto importante come il trasporto fisico di merci stesso"
ha dichiarato Maywald, evidenziando le iniziative EDI "Ali
Baba" e "Cesar" di Kombiverkehr per i transiti
transalpini. "Il futuro, tuttavia, è rappresentato
da un sistema completo EDP che copra l'intera catena dei trasporti,
strada e rotaia compresi. Ciò metterà in grado ogni
partecipante alla rete logistica di conseguire le proprie informazioni
specifiche senza discriminazione alcuna".
Il dibattito in ordine al futuro dei porti europei è stato
meno aspro. Generalmente parlando, sia gli utenti dei porti -
come quelli rappresentati dalla ECSA (Associazione Armatori della
Comunità Europea) e dal Consiglio dei Caricatori Europei
- sia i porti medesimi, si sono dichiarati d'accordo con il principio
dello sviluppo di una struttura comunitaria per i servizi portuali
(pilotaggio, rimorchio, attività di ormeggio, attività
di stivatura/movimentazione carichi).
Tuttavia, Manuel Carlier, direttore generale della Anave (Associazione
degli Armatori Spagnoli), ha sostenuto che è importante
che tale politica non significhi l'introduzione di "regole
ingombranti e complicate".
Carlier afferma che dovrebbero essere effettuate analisi di studio
quali mezzi risolutivi di problemi specifici nonché per
la formulazione di regole e criteri generali per la futura normativa
portuale. Dopo avere sottolineato l'importanza di una reale concorrenza,
egli ha chiesto che i servizi vi si adeguino al fine di far sì
che tale situazione prevalga. Carlier sostiene che non dovrebbero
esservi fornitori di servizio singoli, com'è nel caso dei
porti spagnoli, e che nei casi in cui si verifica un abuso di
posizione dominante, dovrebbero essere rigorosamente applicate
dalla Commissione Europea le regole generali sulla concorrenza
previste dal Trattato di Roma.
La ECSA supporta inoltre i tentativi della Commissione di formulare
una politica diffusa a livello comunitario sul finanziamento e
la tariffazione delle infrastrutture portuali. "Vi è
un'urgente necessità di dati che supportino tale politica"
ha dichiarato Carlier, il quale ha altresì sottolineato
l'importanza di una completa trasparenza.
Il dirigente ha inoltre suggerito che in ordine a questo argomento
sarebbe più appropriata una serie di linee-guida piuttosto
che una vera e propria direttiva della Commissione Europea. Ha
infatti avvertito: "La messa in atto del principio <l'utente
paga> deve avvenire con estrema cautela al fine di non distorcere
la concorrenza con le altre modalità di trasporto".
Patrick Verhoeven, segretario generale del Feport (Federazione
degli Operatori Portuali Privati Europei) con sede a Bruxelles
è d'accordo. "Le motivazioni che stanno dietro il
Libro Bianco sono valide, ma c'è poca chiarezza sugli aiuti
statali e c'è bisogno con urgenza di linee-guida su tale
questione".
Si tratta di un punto sottolineato con forza anche dal dott.
Georg Jarzembowski del Parlamento Europeo. "La Commissione
dovrebbe, senza ulteriori indugi, sottoporre al Parlamento ed
al Consiglio - e quindi al pubblico - un dettagliato studio sulle
strutture degli scali marittimi, distinguendo - in termini di
costi e finanziamenti - tra le autorità portuali, le spese
sulle infrastrutture portuali e le spese sulle società
portuali".
Aggiunge Jarzembowski: "Per fare ciò effettivamente
e per mettere in grado gli Stati membri, gli scali marittimi e
le imprese portuali di adeguarsi al monitoraggio ed ai provvedimenti
della Commissione in tempo, è adesso il momento buono -
e non il 2001 - perché la Commissione formuli linee-guida
chiare sulle sovvenzioni statali e sulle regole circa la concorrenza
nel settore dei porti".
Sempre Jarzembowski, peraltro, ha chiesto alla Commissione Europea
di cessare la propria attività relativa alla emanazione
di disegni di direttiva comunitaria su tutta una serie di questioni,
quali gli oneri sulle infrastrutture portuali, i diritti portuali,
i sovrapprezzi terminalistici e l'accesso al mercato, fatta eccezione
- forse - per i servizi di rimorchio e di ormeggio.
Ha infatti dichiarato: "Non vi è alcuna necessità
che la Comunità Europea intervenga più attivamente
nella concorrenza tra i porti nonché nella libertà
creativa imprenditoriale delle imprese portuali e degli scali
marittimi".
Verhoeven ha espresso i propri dubbi sul sistema di imposizione
degli oneri proposto dalla Commissione Europea, che si basa sui
costi sociali marginali e ha sostenuto che ogni sistema di oneri
comuni dovrebbe essere considerato solamente alla stregua di una
seconda fase della struttura portuale ipotizzata. Ha infatti dichiarato:
"La scadenza posta al 2001 è del tutto non realistica".
Il dirigente ha inoltre lamentato la mancanza di qualsiasi proposta
vincolante sul coordinamento degli investimenti e ha affermato
che "dev'essere assicurato un campo di gioco livellato mediante
l'uso di strumenti pragmatici".
"Le parole del Libro Verde in alcuni punti e la pubblicazione
di un Libro Bianco sul trasporto integrato ci arrecano una forte
preoccupazione nel senso che le politiche nazionali ed europee
da cui traggono ispirazione cercheranno di sostituire il concetto
<questo è l'obiettivo che cercheremo di conseguire>
con il concetto <questo è ciò che dovete fare>"
ha detto David Jeffery, dirigente capo dell'Autorità Portuale
di Londra e presidente della ESPO (Organizzazione Scali Marittimi
Europei). "Se lo facessero, potrebbero seriamente impedire
ai porti europei di fronteggiare adeguatamente le sfide trasportistiche
del prossimo secolo".
Ha poi aggiunto: "E' una verità innegabile che la
rapidità e le basi del processo di decisione politica raramente
rispondono in modo appropriato alle esigenze di un mercato dai
caratteri sempre più commerciali, come nel Libro Verde
si ammette sia quello della portualità. La ESPO ritiene
che possa fare solo del bene al settore il fatto che i piani di
espansione o ammodernamento vengano normalmente ispirati dal realismo
commerciale e dall'assunzione del rischio, e non, invece, da giudizi
imposti centralmente, dalla voglia di espansione fine a se stessa
ovvero da ragioni politiche non direttamente correlate a quella
attività. Allo stesso modo, i costi interamente dovuti
all'operatività dovrebbero essere trasferiti all'utente
per mezzo di sovrapprezzi".
Anche la proposta del Libro Verde secondo la quale la Commissione
Europea dovrebbe assumere un ruolo di coordinamento della pianificazione
per i porti è stata criticata dalla ESPO. Sostiene Jeffery:
"La ESPO è del parere che la concorrenza leale possa
fare di più per il settore di quanto possa ottenere qualsiasi
tentativo di imporre una struttura pianificatrice che determini
direttamente o indirettamente quali porti dovranno crescere e
quali no".
Continua Jeffery: "Vorremmo sapere che cosa ha in mente
la Commissione, ma la nostra opinione attuale è che la
suddetta concezione - che è già contenuta nelle
proposte del TENS - di per se stessa comporterà una distorsione
della concorrenza tra i porti poiché deriverebbe dal governo,
più che dalle forze di mercato, e non offrirebbe alcun
vantaggio tangibile ai porti o ai loro utenti in genere".
Per quanto attiene agli oneri sulle infrastrutture previste dal
Libro Bianco della Commissione Europea, la ESPO è in linea
di massima d'accordo. "Noi sosteniamo il concetto secondo
il quale gli utenti dovrebbero sopportare i costi reali dei servizi
e delle infrastrutture utilizzati" ha dichiarato Jeffery.
"Speriamo che l'applicazione universale di tale principio
in tutte le modalità (mare, rotaia e strada) possa apportare
concreti vantaggi ai porti dal momento che il mare è senza
dubbio la modalità di trasporto meno inquinante per l'ambiente".
Conclude Jeffery: "Per le attuali distorsioni dev'essere
trovata una soluzione che combini un intervento minimo a livello
pan-europeo con la libertà per i porti di offrire prezzi
competitivi ai clienti fondati completamente sul costo reale dei
servizi forniti, tra cui un'interpretazione universalmente accettata
dei costi degli investimenti in infrastrutture nonché delle
operazioni su cui essi si basano".
(da: Containerisation International, febbraio 1999)
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