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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVII - Numero 7-8/99 - LUGLIO-AGOSTO 1999 |
Porti
L'avanzata dei porti minori giapponesi
Al contrario di quanto è accaduto ai primi cinque porti
containerizzati giapponesi, in cui i flussi di traffico containerizzato
sono stati relativamente stagnanti negli ultimi anni, i porti
minori del Paese hanno generalmente fatto registrare buone prestazioni.
Infatti, molte di tali infrastrutture hanno sperimentato tassi
di crescita a doppia cifra nei loro risultati degli anni '90.
I dati pubblicati in ordine ai primi 50 porti del Giappone, ad
esempio, hanno rivelato che nel 1998 sono stati complessivamente
movimentati 10,6 milioni di TEU, con un calo del 2,5% rispetto
al totale di traffico del 1997, ammontante a 10,9 milioni di TEU.
Tuttavia, laddove i primi cinque scali (Tokyo, Yokohama, Kobe,
Nagoya ed Osaka) hanno movimentato una percentuale di contenitori
pari al -3,6% (per un totale di 8,74 milioni di TEU) rispetto
al 1997, i 45 porti locali che trattano regolarmente traffico
containerizzato hanno fatto registrare un miglioramento del 3,3%
per 1,86 milioni di TEU.
Sebbene il tasso di crescita sia stato molto più lento
di quello registrato nel 1996 e nel 1997, la loro quota del mercato
containerizzato giapponese ha mostrato un altro incremento, essendo
aumentata dal 16,4% del 1997 al 17,6% del 1998.
La spiegazione di tale differenza nei tassi di crescita sta in
varie ragioni. Tra esse vi sono il sempre maggiore ruolo di questi
porti nei traffici interasiatici, l'incremento delle movimentazioni
di trasbordo e di carichi locali da e per la Corea del Sud, nonché
il più diffuso uso dei servizi di trasporto marittimo costiero
- al posto del trasporto ferro-stradale - nelle movimentazioni
di carichi all'interno del Giappone.
L'autotrasporto è molto costoso in Giappone, tanto che
le tariffe per la movimentazione da Yokohama a Tokyo sono più
alte di quelle della tratta transpacifica da Oakland a Yokohama.
Come accade per i grossi porti, ciò si può in parte
attribuire al sistema rigorosamente regolamentato delle autorizzazioni
che vige nel Paese.
La Nippon Express, il gigantesco gruppo giapponese attivo nei
settori delle spedizioni e della logistica, ha investito in misura
rilevante in operazioni proprie di trasporto marittimo costiero
ed offre sei rotte di linea, che scalano direttamente 19 porti
su base regolare. E' in corso di valutazione una ulteriore espansione
della rete.
Inoltre, le autorità cittadine che controllano molti dei
porti in questione hanno investito in moderne infrastrutture ed
attrezzature per la movimentazione dei carichi, tra cui quelle
progettate per il servizio alle navi portacontainers cellulari.
Beffardamente, i porti minori hanno inoltre tratto vantaggi dai
problemi che travagliano i maggiori scali giapponesi. La combinazione
di un regime normativo antiquato e di prassi lavorative poco concorrenziali,
che ha comportato l'etichettamento di questi ultimi come porti
tra i più cari del mondo, ha indotto diversi vettori marittimi
- tra cui la Sea-Land, la Maersk, la Yangming e la CMA - a sospendere
gli scali diretti presso i porti giapponesi in alcune direttrici
di servizio dall'Europa e dal Nordamerica all'Asia. In alcuni
casi, i carichi giapponesi vengono instradati attraverso i porti
sud-coreani e/o di Taiwan. Per un certo periodo di tempo, la CMA
è arrivata a servirsi persino di Manila (nelle Filippine)
quale proprio scalo-nodo per il Giappone.
Naturalmente, anche i fattori commerciali hanno influito sulle
decisioni di questi vettori. La recessione economica giapponese
ha comportato la stagnazione delle esportazioni, mentre le importazioni
sono calate. Ed è improbabile che questa tendenza possa
cambiare sul breve termine, a dispetto delle recenti iniziative
governative. Il Giappone è anche caratterizzato da una
popolazione di età media avanzata, il che significa che
il livello di consumo è più basso rispetto a quello
di molti altri mercati asiatici.
Anche i produttori ed i caricatori perseguono sempre di più
il concetto dei porti minori. Essi ritengono che queste infrastrutture
assicurino un migliore servizio ad un costo minore rispetto a
quello dei porti maggiori. In molti casi, poi, la scelta dei collegamenti
di linea e di raccordo cui hanno accesso è in aumento.
La Canon, una delle più grandi imprese elettroniche del
Giappone, fornisce un chiaro esempio del perché le società
abbiano adottato una simile strategia. Spiega Kazuo Sugioka, direttore
generale del dipartimento pianificazione logistica della Canon:
"Noi disponiamo di impianti e di infrastrutture di assemblaggio
dislocati in tutto il Giappone e questo ha voluto dire costi logistici
in aumento per le nostre esportazioni. Per tale ragione, abbiamo
messo in atto un programma fondato sul riempimento dei containers
presso i singoli impianti e quindi sull'instradamento dei medesimi
attraverso i porti locali. Abbiamo scoperto che ciò comporta
benefici dal punto di vista dei costi ed in molti casi ci ha aiutato
a ridurre le scorte ed a diminuire i tempi morti tra l'assemblaggio
del prodotto ed il punto di vendita".
Nel novembre del 1996, la Canon ha iniziato ad utilizzare il
porto di Hososhima al posto di quello di Hakata per l'esportazione
di stampanti a getto di inchiostro a bolla prodotte presso l'impianto
Miyazaki Daishin Canon. Le consegne vengono ora instradate sul
servizio costiero della Imoto Lines alla volta di Kobe, laddove
si connettono con i vettori di trasporto marittimo a lungo raggio
che vendono i propri servizi alla Canon.
Un programma di importanza ancora maggiore si concentra sul porto
di Sendai (nella prefettura di Miyagi) , dove la Canon ha costituito
un'associazione commerciale per la logistica. Essenzialmente,
la società esporta la maggior parte dei propri carichi
provenienti dall'impianto di Fukushima via Sendai, dove funzionano
diversi servizi internazionali tra cui un collegamento settimanale
a giorno fisso offerto dalla Grand Alliance (Hapag-Lloyd, NYK
Line, OOCL e P&O Nedlloyd) da e per il Nordamerica. Le esportazioni
europee della Canon sono instradate, attraverso il porto in questione,
sui servizi locali alla volta della zona della Baia di Tokyo.
Uno dei più importanti porti regionali è Kitakyushu
(nella prefettura di Fukuoka), che movimenta oltre 400.000 TEU
all'anno. Le attività containerizzate del porto, che appartiene
all'Autorità municipale di Kitakyushu - la quale inoltre
lo gestisce - sono in fase di espansione con lo sviluppo di un
nuovo terminal nel distretto di Hibikinada. Lo Hibiki Container
Terminal segue in tutto e per tutto la concezione di "scalo-nodo
del Mar Giallo" del porto, in cui esso funge da nodo per
i carichi originati dal e destinati al Giappone Occidentale e
da e per la regione della Cina settentrionale.
La fase iniziale del programma di sviluppo comporterà
la realizzazione di infrastrutture ed ormeggi in grado di movimentare
un altro mezzo milione di TEU all'anno. Esso sarà completato
e pienamente operativo per il 2003. Nel 2020, saranno state costruiti
12 nuovi ormeggi, sei dei quali disporranno di un pescaggio lungobanchina
di 15 metri, mentre l'area territoriale sarà stata ampliata
a più di 540 ettari e la capacità produttiva sarà
stata aumentata sino ad 1,5 milioni di TEU all'anno.
Oltre al progetto del terminal containers, le autorità
comunali stanno provvedendo al miglioramento del nuovo aeroporto
di Kitakyushu. Ciò darà al porto l'opportunità
di sfruttare il crescente mercato della logistica aero-marittima.
Nella prefettura di Ibaraki, situata subito al di fuori dell'area
metropolitana di Tokyo, è emerso un certo numero di piccoli
porti quali centri di movimentazione contenitori. Tra essi vi
sono Hitachi e Kashima, che ospitano entrambi un misto di servizi
internazionali ed interni.
Hitachi, ad esempio, dispone di servizi regolari da e per il
Sud-Est asiatico e la Cina. Sul fronte interno, operano linee
di navigazione regolari da e per Hokkaido, Shikoku e Kyushu.
Nel contempo, è in corso di sviluppo a Hitachinaka un
complesso portuale a pescaggio profondo del tutto nuovo al fine
di supportare i crescenti flussi di traffico containerizzati in
ingresso ed in uscita da questa regione. A dicembre di quest'anno,
verrà inaugurato il North Wharf Container Terminal del
porto, a disposizione di tutti, mentre presto dovrebbe cominciare
la programmata costruzione del molo centrale. Entrambi i terminal
disporranno di un pescaggio lungobanchina di 15 metri, sebbene
il secondo possa accogliere un ormeggio con almeno 16 metri di
profondità, idoneo a ricevere la prossima generazione di
portacontainers super-post-Panamax. Sono in corso di installazione
moderne attrezzature di gru a cavalletto e di sistemi per le attività
retroterminalistiche.
Il porto, tuttavia, sta sperimentando una fase di cambiamenti
a livello operativo e gestionale che mirano lontano. L'autorità
locale, che possiede il porto, ha costituito una distinta società,
denominata HF (Hitachinaka Futo Co Ltd), al fine di effettuare
vari servizi portuali, fatta eccezione per le funzioni centrali
di stivaggio e di gestione del terminal. Il porto ha in programma
l'offerta di servizi 365 giorni l'anno, 24 ore su 24, a prezzi
notevolmente più bassi di quelli delle altre infrastrutture
per la movimentazione di contenitori site nella zona della Baia
di Tokyo.
Il porto in questione, inoltre, dovrebbe trarre vantaggio dal
suo hinterland industriale in fase di crescita. Diversi fra i
più grandi centri produttivi del Giappone, tra cui la Canon,
la Hitachi, la Matsushita Electric, la Nissan, la Isuzu e la Bridgestone,
sono situati ad Ibaraki e/o nelle confinanti province di Tochigi
e Guma.
In termini di attività di distribuzione e trasporto, la
HF ha già stipulato contratti con grosso modo una dozzina
di società, con le quali costituirà un'associazione
commerciale operativa in porto.
Anche nell'ambito della Baia di Osaka, diversi porti containerizzati
minori sono stati sviluppati ed ora movimentano traffico containerizzato
internazionale. Uno dei più importanti è Sakai-Semboku,
che si trova a circa 30 miglia da Osaka. Il suo terminal containers
Sukematsu Wharf, che dispone di due ormeggi (con pescaggio lungobanchina
di 12 metri) e di tre gru a cavalletto bordo-costa, ha la capacità
di movimentare ben oltre un quarto di milione di TEU all'anno.
Esso ha iniziato ad accogliere servizi internazionali di linea
nel 1996 ed attualmente lavora navi appartenenti alla Ningbo Ocean
Shipping Co, alla OOCL ed alla Shangdong Yantai International
Marine.
Per il futuro, il porto si sta attrezzando per accogliere le
navi più grandi impiegate sui traffici a lungo raggio.
E' in fase di costruzione un nuovo ormeggio da 300 metri, con
un pescaggio di 14 metri; esso sarà in grado di movimentare
navi di almeno 50.000 tonnellate di stazza lorda.
Hakata, al contrario, per un certo numero di anni è stato
caratterizzato da operazioni di linea primaria di diversi operatori.
Il Kashii Park Port Container Terminal di questo scalo movimenta
vari servizi della Grand Alliance, della New World Alliance e
della Evergreen.
Hakata, che è amministrato dalla municipalità di
Fukuoka ed è situato nel cuore della fiorente regione di
Kyushu, ha sperimentato diversi anni di consistente crescita.
Dal 1993, la produzione di movimentazioni containerizzate del
box è aumentata dell'80% circa, salendo da 204.106 TEU
sino al record di 360.000 TEU nel 1998.
Per il 1999 ci si aspetta una ulteriore crescita, dato che è
in programma il miglioramento delle infrastrutture a terra. Il
completamento del collegamento dalla Fukuoka Urban Expressway
alle Autostrade di attraversamento di Kyushu, ad esempio, apporterà
sollievo all'intasamento del traffico e ridurrà i tempi
di consegna da e per il porto. Inoltre, l'amministrazione portuale
ha recentemente ridotto una serie di tariffe, tra cui i pedaggi
per gli utenti e quelle inerenti alle infrastrutture per la refrigerazione,
allo scopo di conservare la propria posizione concorrenziale.
Sempre nella zona di Kyushu, sta emergendo il porto di Oita.
Situato all'estremità occidentale del mare interno di Seto,
il porto movimenta un'ampia gamma di servizi interasiatici, tra
cui diversi con la Cina. Sul fronte interno, vengono offerte connessioni
regolari alla volta di una gamma completa di porti e città
nel Giappone occidentale ed orientale.
Oita sta altresì incrementando la propria quota del mercato
locale di Kyushu, dal momento che i miglioramenti al sistema autostradale
stanno dando impulso alla sua competitività in ordine al
servizio di città quali Kitakyushu, Miyazaki e Kagoshima.
Dal momento dell'apertura alla fine del 1996 dell'Ozai Container
Terminal, appositamente progettato, il traffico containerizzato
è salito vertiginosamente dai 2.080 TEU del 1996 ai 5.248
TEU del 1997. Sebbene i volumi siano calati nel 1998 in conseguenza
della crisi economica asiatica e della riduzione delle esportazioni
giapponesi - quali resine, gomme sintetiche ed altre materie prime
- alla volta del Sud-Est asiatico, ci si aspetta che il livello
dei traffici si riprenda nel 1999.
Il nuovo servizio Nantai che collega il porto a Hong Kong e Kaohsiung
e mediante trasbordo alla Cina centrale, al Sud-Est asiatico ed
all'Africa meridionale ha già assicurato un notevole impulso,
mentre i vettori già presenti (la Nam Sung Shipping, la
Cho Yang Shipping e la Minsheng Kambara Marine Shipping) stanno
avvalendosi di migliori prospettive commerciali di quelle che
avevano nel corrispondente periodo del 1998.
Quanto al futuro, il porto sta portando avanti tutta una serie
di iniziative a valore aggiunto che gli consentiranno di offrire
ai propri clienti un'ampia gamma di attività di distribuzione
e di magazzinaggio. L'ampliamento delle possibilità di
accesso al porto dall'estero è uno degli aspetti di questa
speculazione.
Shimonoseki, situato nella prefettura di Kiyoshi Ejima, è
un altro porto che ha effettuato investimenti in moderne infrastrutture
per la movimentazione di contenitori. Di conseguenza, sono stati
attirati in loco diversi nuovi servizi e la gamma delle destinazioni
di origine ed esportazione messa a disposizione dei clienti locali
è aumentata sensibilmente.
Nello scorso mese di aprile, la OOCL ha ampliato la propria già
estesa rete di servizio ai porti locali giapponesi, includendo
Shimonoseki nelle proprie operazioni settimanali a giorno fisso
Shikoku/Taiwan.
La OOCL ora scala 27 porti in Giappone e, secondo Stephen Ng,
direttore traffici interasiatici della compagnia di navigazione,
"dispone della rete più estesa di qualsiasi altro
vettore nel Paese". Egli ritiene che i porti locali possano
offrire buoni servizi, mentre i vettori vengono in tal modo messi
in condizione di fornire ai propri clienti "pacchetti di
gestione della catena dell'offerta migliorati ed a costi inferiori".
Anche il porto di Kawasaki ha fatto registrare un grosso incremento:
i suoi traffici containerizzati sono aumentati più del
70% nel 1998 appena oltre i 43.000 TEU. L'hinterland del porto
è un importante centro per le industrie specializzate in
componenti di automobili. Molti produttori hanno scelto di servirsi
del porto locale e dei servizi regionali per le proprie esigenze
di importazione ed esportazione, piuttosto che di una delle grandi
porte d'accesso per il trasporto marittimo a lungo raggio del
Paese.
Nel contempo, Mizushima trarrà vantaggi dalla decisione
della Chun Kyung Shipping e della Korea Marine Transport Co di
incrementare sino a tre partenze settimanali la propria connessione
settimanale a giorno fisso che collega il porto in questione a
Ulsan e Busan.
I porti minori giapponesi sembrano avere un futuro roseo. Dato
che il governo sta investendo sempre maggiori fondi in programmi
infrastrutturali e sta riducendo le imposizioni fiscali nel tentativo
di rivitalizzare la domanda interna, il livello dei traffici dovrebbe
aumentare. D'altro canto, essi continueranno a trarre vantaggi
dagli elevati costi del trasporto terrestre e dalla pressione
politica sempre più finalizzata a far sì che la
movimentazione delle merci avvenga nel modo più attento
alle questioni ambientali; in altre parole, via mare.
Nel caso dei porti giapponesi, si può dire con sempre
maggiore sicurezza che "piccolo è bello".
(da: Containerisation International, giugno 1999)
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