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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XXI - Numero 2/2003 - FEBBRAIO 2003 |
Trasporto intermodale
Tutte le strade portano a Riyadh
L'Arabia Saudita non è un paese noto principalmente per
la trasparenza, ma l'inoltro di carichi da e per il paese è
migliorato significativamente da quando sono in atto (1999) la
privatizzazione dei porti e l'incoraggiamento della concorrenza.
Gert Homeyer, rappresentante dell'armatore per la Hapag-Lloyd
nel Medio Oriente, commenta: "Nel corso dell'ultimo paio
d'anni, molte cose sono cambiate in meglio qui. Ad esempio, a
Jeddah adesso abbiamo la scelta tra due terminal containers gestiti
privatamente, mentre prima avevamo a disposizione solo un'infrastruttura
controllata dallo stato. Si è inoltre verificato un allentamento
di molte procedure burocratiche, che ha ulteriormente contribuito
ad agevolare il flusso delle merci, sebbene vi sia ancora molto
da fare in questo campo".
Il dr. Abdulaziz Ibrahim Al Mana, ministro di stato e presidente
della SEAPA (Autorità Portuale Saudita), è il primo
a riconoscere tali progressi. Afferma infatti: "Sin dalla
privatizzazione nel 1999, le prestazioni di punta di entrambi
i terminals sono migliorate da sole 76 alzate/ora a 122 alzate/ora
nel 2001, il che rappresenta un incremento del 61% in soli tre
anni. Inoltre, i vettori marittimi adesso possono prenotare le
proprie finestre di ormeggio in anticipo, invece di dover lavorare
sulla base del principio "chi prima arriva, prima viene servito".
Anche se potrebbe essere un'esagerazione affermare che il processo
di privatizzazione abbia ispirato un cambiamento totale di atteggiamento
da "non posso farlo" a "posso farlo", non
vi è dubbio che gli amministratori del settore trasportistico
siano diventati più flessibili. Ad esempio, il traffico
di trasbordo viene ora incoraggiato più attivamente, laddove
prima era decisamente scoraggiato.
Al fine di conseguire tale obiettivo, la SEAPA ha ridotto del
50% i propri onorari relativi ai traffici di trasbordo nell'agosto
2002, il che senza dubbio è stato accolto favorevolmente
dai due operatori terminalistici privati di Jeddah, cioè
la Siyanco DPA dello SCT (South Container Terminal) e la Gulf
Stevedoring dello NCT (Northern Container Terminal). I risultati
containerizzati complessivi di Jeddah sono già aumentati
del 13,5% nel 2001, sino ad 1,18 milioni di TEU. Si stima che
nel 2002 essi siano aumentati ancora del 5%, sino ad 1,24 milioni
di TEU.
Il 60% circa di tutte le importazioni della porta d'accesso in
questione (carichi di trasbordo esclusi) è indirizzato
al centro commerciale di Riyadh, a 1.000 km di distanza all'interno.
Precisa Homeyer: "La regione può essere servita attraverso
sia Jeddah che Dammam. Alla Hapag-Lloyd non importa quale dei
due, poiché essa serve bene entrambi i porti, ma l'ammontare
dei carichi che ancora utilizzano Dammam è sorprendente".
I fattori che determinano quale dei due porti venga preferito
dai destinatari sono molti. Continua Homeyer: "In ogni caso,
è il consegnatario che decide quale rotta sia preferibile.
Noi dobbiamo solo assicurare un servizio efficiente e competitivo
in entrambi i porti".
Da un punto di vista geografico, Jeddah costituisce la rotta
più veloce per tutti i carichi che passano attraverso Suez
da e per il Mediterraneo, compresi tutti quelli inerenti all'Europa
ed alla Costa Orientale degli Stati Uniti. I tempi di viaggio
aggiuntivi da Jeddah a Dammam via mare possono comportare qualcosa
come 10 giorni, poiché, sebbene normalmente vi siano solo
dai cinque ai sei giorni di navigazione, Dammam è servita
solo come puro traffico di trasbordo. Sono pochi i vettori marittimi
a lungo raggio che vi fanno scalo direttamente. Anche se lo volessero,
le navi più grandi che il porto è in grado di accogliere
sono limitate a 2.500 TEU circa di capacità.
Si dice che gli oneri aggiuntivi sui noli marittimi per Dammam
oscillino tra il 25 ed il 30% rispetto a Jeddah, ma un rapido
controllo su una tariffa per un contenitore di macchinari da 20
piedi dal Regno Unito alla volta di entrambi i porti, per mezzo
di un vettore di primaria importanza, ha rivelato una differenza
di soli 25 dollari USA (975 dollari/TEU invece di 950 dollari/TEU)
dovuta a sovrapprezzi.
Dall'altro lato, Dammam rappresenta di solito la prima scelta
dei caricatori per le navi che salpano da e per l'Asia ed il Sub-continente
indiano, anche quando è previsto un nuovo trasbordo da
porti quali Colombo, Dubai, Khor Fakkan e Salalah. Ciò
è compensato dal fatto che Riyadh è molto più
vicina a Damman di quanto non lo sia a Jeddah (460 km rispetto
a 1.000 km).
Tuttavia, la questione è molto più complicata rispetto
al mero problema geografico. L'asso nella manica di Dammam è
la sua linea ferroviaria alla volta di Riyadh. Dato l'atteggiamento
del pubblico nei confronti delle ferrovie, che sembrerebbe essere
lo stesso in tutto il mondo, il collegamento potrebbe non apparire
granchè a prima vista, ma almeno consente alle merci di
essere sdoganate presso il Porto Interno di Riyadh, invece che
sulla costa.
Ciò, perché tutti i containers movimentati via
strada (la sola possibilità scelta per Jeddah) devono ancora
essere accuratamente svuotati, controllati e nuovamente riempiti
dalla dogana portuale, il che è costoso e può richiedere
vari giorni se tutta la documentazione non è in ordine.
Le pubblicazioni sovversive e gli alcolici sono tra gli articoli
che vengono rigorosamente confiscati.
Ken Bedward, direttore commerciale della Siyanco DPA di Jeddah,
commenta: "L'esigenza di espletare tali ispezioni procura
un certo numero di problemi agli operatori di terminal containers
come noi, dei quali l'ultimo non è certo quello rappresentato
dalla necessità di trovare lo spazio richiesto dalle dogane.
Lo SCT ha dovuto mettersi in condizione di preparare per le ispezioni
una media di 750 containers al giorno. Noi siamo fortunati ad
avere lo spazio, ma non tutti sono nella medesima situazione".
La SEAPA afferma che il tempo medio per lo sdoganamento materiale
di un numero di containers tra 700 e 1.200 al giorno a Jeddah
è stato ridotto a meno di 24 ore, compreso l'autotrasporto
dalla pila dell'importazione, lo svuotamento/riempimento, l'esame
doganale ed il ritorno alla pila d'importazione. Ma, come viene
sottolineato da Bedward, tutto ciò dipende dallo spazio
disponibile che è abbastanza, dal regolare flusso dei traffici
e dal fatto che tutta la documentazione sia in ordine.
I carichi refrigerati possono soltanto essere trasferiti su furgoni
per carichi secchi o refrigerati, mentre i carichi LCL o di groupage
non possono essere movimentati al di fuori del terminal, di modo
che devono essere deconsolidati presso la stazione merci containerizzate.
Inoltre, in certi periodi dell'anno esistono limitazioni lavorative,
tra cui il Ramadan (nel 2002, tra il 6 novembre ed il 5 dicembre).
Conclude Bedward: "Potrei suggerire che sarebbe più
sicuro per i caricatori consentire un periodo di 5-10 giorni per
il completamento di tutte le formalità".
Secondo Homeyer, il periodo franco di deposito contenitori corrispondente
a 10 giorni (controstallia) viene normalmente assicurato dal porto
ai consegnatari, sebbene i vettori marittimi siano autorizzati
ad applicare oneri di trattenuta solamente dopo 15 giorni.
Secondo Bedward, il costo dell'esame doganale nei confronti dei
destinatari è pari a:
- esame: SR 120 (32 dollari USA);
- svuotamento/riempimento: SR 240 (64 dollari USA) per contenitore;
- movimentazioni extra (se richieste): SR 60 (16 dollari USA)
per contenitore;
- tasse portuali: SR 270 (72 dollari USA) per TEU e SR 415 (111
dollari USA) per FEU;
- cattivo stivaggio (quando è necessario): SR 350 (93
dollari USA) per TEU e SR 750 (200 dollari USA) per FEU.
E' interessante notare come alcuni ricevitori di carichi ad alto
valore cerchino di incorrere deliberatamente in quest'ultimo sovrapprezzo
al fine di incrementare l'utilizzazione dei containers. Approssimativamente
il 30% di tutti i carichi viene indirizzato alla stazione merci
containerizzate dopo l'esame da parte delle dogane, ai fini della
consegna effettuata in modo convenzionale per mezzo di camion.
Nei porti sauditi non esistono THC.
Chiaramente, vi è un grosso vantaggio da conseguire nel
consegnare i carichi containerizzati da Damman in attesa di sdoganamento
al Porto Interno di Riyadh, poiché, sebbene anche lì
vi siano tasse per l'esame doganale, le operazioni possono essere
espletate in modo molto più tranquillo e le merci possono
essere tenute in magazzino fino a quando vengono richieste da
consegnatari locali.
All'arrivo al Porto Interno di Riyadh, il contenitore originale
ed i sigilli delle Dogane Saudite vengono controllati. Quindi
l'agente addetto allo sdoganamento riceve la polizza di carico
ed i documenti correlati, come la lista di imballaggio del container,
il certificato di origine, le fatture del produttore e la dichiarazione
dei prodotti da parte dell'agente marittimo, allo scopo di pervenire
infine allo sdoganamento. I containers possono di conseguenza
essere consegnati direttamente ai consegnatari, ovvero svuotati
presso la stazione merci containerizzate, la quale ultima costituisce
una scelta diffusa.
Il risparmio aggiuntivo in relazione agli oneri di trasporto
terrestre da Dammam rispetto a Jeddah è persino ancor più
allettante. Secondo James Joseph della CMA CGM di Dammam, il trasporto
per ferrovia da Dammam costa solo 650 SR (173 dollari USA) per
TEU. Diverse altre fonti fanno sapere che il trasporto da Jeddah
costa approssimativamente 1.900 SR (507 dollari USA) per TEU o
2.200 SR (587 dollari USA) per TEU.
Aggiunge Joseph: "Il servizio ferroviario, che è
attualmente assicurato dalla Globe Marine, funziona ragionevolmente
bene. Vi sono due treni al giorno (eccetto il venerdì)
che offrono tempi di viaggio di circa 12 ore (rispetto alle 24
ore di Jeddah), ma, siccome si può ottenere spazio solo
sulla base del principio "prima arrivi, prima sei servito",
è meglio prevedere più o meno cinque giorni tra
l'arrivo della nave e l'arrivo a Riyadh".
L'intera operazione è assistita da un binario di raccordo
privato nel terminal contenitori di Dammam, che adesso è
gestito dalla Hutchison Ports con sede a Hong Kong. Nel 2001,
tra il 20 ed il 25% del traffico interno del terminal è
stato movimentato per ferrovia.
Malgrado i vantaggi dello sdoganamento a Riyadh, solo il 30%
circa di tutti i containers importati che arrivano a Dammam per
Riyadh vengono sdoganati in tal modo, ammontando a circa 7.500-8.500
TEU al mese. Il restante 70% viene sdoganato per l'autotrasporto
a Dammam, che, come Jeddah, ora dispone della propria Zona Franca
Doganale.
L'infrastruttura, che è stata inaugurata solo nel 2001,
ha contribuito ad attirare un quantitativo maggiore di attività
nel porto. Anche se il traffico complessivo di Dammam quell'anno
è aumentato dell'8% sino a 490.000 TEU (molto meno del
13,5% ottenuto a Jeddah), nel corso dei primi sei mesi del 2002
esso è cresciuto di poco più del 12% sino a 290.000
TEU, ben al di sopra della crescita del 5% fatta registrare da
Jeddah.
Jeddah non sta riposando sugli allori. La prossima fase dello
sviluppo dell'hub portuale consiste nella costruzione di un nuovo
collegamento ferroviario con l'hinterland alla volta di Riyadh.
La SEAPA elenca di seguito i potenziali vantaggi del collegamento:
- l'alleviamento della pressione dello sdoganamento nel porto;
- l'aggiramento della limitazione sui pesi stradali (solo 40
tonnellate) contenuta nella normativa nazionale;
- la riduzione dell'intasamento del traffico stradale e degli
incidenti;
- la concorrenza sui prezzi e sulla qualità del servizio
tra le diverse modalità trasportistiche.
Essa sostiene altresì che una connessione ferroviaria
Jeddah-Riyadh potrebbe assicurare un "ponte terrestre"
attraverso il paese alla volta di Dammam. Ciò aprirebbe
l'intera regione del Golfo Persico a nuove opportunità
logistiche dal momento che, com'è già stato detto
prima, possono volerci sino a 10 giorni per circumnavigare la
penisola via mare.
Recentemente, il governo saudita ha approvato un piano esecutivo
affinché il settore privato possa partecipare all'iniziativa
secondo la modalità costruzione-messa in opera-trasferimento.
Ciò richiede tre fasi. La prima, collegherebbe il Porto
Interno di Riyadh a Jeddah. La seconda, comporterebbe un altro
collegamento con le regioni centro-settentrionali del paese, al
fine di provvedere al trasporto dei suoi minerali di valore. Infine,
il terzo provvederebbe ad una connessione tra i due porti settentrionali
di Dammam e Jubail.
Ci si aspetta che il capitale richiesto per il progetto provenga
da investitori locali e privati, ed alcune imprese locali e straniere
hanno già espresso il desiderio di parteciparvi.
In conclusione, anche se la scelta delle porte d'accesso alla
volta di Riyadh già procura agli esperti di logistica globale
abbastanza cose cui pensare, è possibile che lo scenario
possa essere completamente ridisegnato nel giro di circa cinque
anni, nel caso che questo progetto dovesse ricevere il necessario
supporto finanziario. L'idea è ancora ai suoi primi passi,
ma potrebbe senza dubbio interessare a molti.
(da: Containerisation International, gennaio 2003)
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