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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXVIII - Numero 10/2010 - OTTOBRE 2010
Porti
Vacilla il sogno di Odessa
Malgrado sia stata colpita assai duramente dal crollo
dell'economia, la regione del Mar Nero è sulla via del
ritorno: peraltro, è improbabile che il sogno di Odessa di
conseguire lo status di hub si realizzi.
Le recenti modifiche alla normativa sul transito dei carichi ed
il codice doganale finalizzato allo sviluppo dei contenitori
trasbordati in Ucraina, unitamente agli sconti sugli oneri di
movimentazione terminalistica dei carichi trasbordati, costituiscono
tutti quanti passi in avanti, "ma non abbastanza per
incoraggiare le linee di navigazione a servirsi dell'Ucraina quale
hub di trasbordo" ha dichiarato Steve Wary della Ocean Shipping
Consultants di ritorno dal 4° Summit del Mar Nero.
Inoltre, spiega Wray, si tratta di uno scenario complicato dalle
prospettive di eccesso di tonnellaggio.
"La principale conclusione del summit - in qualche modo
contraria alle speranze degli organizzatori - è sembrata nel
senso che, malgrado un modesto ritorno, Odessa deve ancora
sopportare le conseguenze di oneri tariffari che sono sia troppo
alti, sia non flessibili.
Ciò riguarda tutti gli aspetti del ciclo lavorativo, dai
costi di movimentazione agli oneri portuali: si tratta di una
faccenda che dovrà cambiare prima che il porto possa
funzionare quale hub di trasbordo".
Malgrado la recessione che ha ridotto della metà o più
i risultati in molti dei maggiori porti (Costanza è diminuita
del 57,1%, Odessa del 55,3% ed Ilyichevsk del 67,1%), esistono
tuttavia realtà che risultano essere notevolmente vincenti.
Gli hub di trasbordo egiziani dello SCCT (Port Said East), di
Damietta e dello AICT sono stati tutti quanti in grado di
incrementare i volumi movimentati nel 2009, a dispetto del crollo
dell'economia, a causa del loro ruolo di hub di trasbordo per la
regione.
Altri che trarranno vantaggi dalla situazione, ha spiegato Wray,
dovrebbero essere "i porti che dispongono di banchine più
lunghe e ad acque profonde, nonché della capacità di
movimentare le navi più grandi che risulteranno dagli
investimenti delle linee di navigazione in naviglio ancora più
grande".
Pertanto, è probabile che le "economie di scala"
delle linee di navigazione subiranno delle conseguenze, dal momento
che le navi vengono immesse su rotte in cui potrebbe non esserci
domanda immediata.
Ciò, secondo Wray, andrà ad incrementare e
concentrare il trasbordo.
Wray aggiunge che, a causa dell'incremento dei prezzi del
carburante, ci saranno una riduzione degli scali portuali per
allacciamento, ulteriori alleanze fra linee di navigazione attive
sulle medesime rotte ed un incremento della domanda di raccordo.
Tutto ciò significa che la tendenza sarà a favore
dei porti più grandi situati in posizione centrale rispetto
alla regione. (da: portstrategy.com, 07.10.2010)
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