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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXX - Numero 29 GIUGNO 2012
Trasporto marittimo
Si inasprisce la concorrenza nelle attività di
trasbordo nel Mediterraneo
I lavoratori del porto italiano di Gioia Tauro hanno subito un
duro colpo a maggio del 2011 quando la Maersk ha annunciato che a
partire dai primi di luglio il porto non sarebbe stato più
utilizzato quale hub di trasbordo nella propria rete globale.
La compagnia di navigazione, i cui servizi Asia-Europa
costituivano quasi un quarto dei traffici complessivi, hanno
dirottato la maggior parte delle proprie attività di
trasbordo nel Mediterraneo centrale sull'isola di Malta, dove a suo
dire avrebbe “fatto valere” il proprio accordo di
condivisione quote con la CMA CGM.
I box dal Mediterraneo orientale in precedenza erano stati
dirottati da Gioia Tauro al Suez Canale Container Terminal di Port
Said, in Egitto, che era stata considerata una località “più
conveniente”.
L'operatore terminalistico Medcenter, in cui la APM Terminals,
consociata della Maersk, deteneva una quota azionaria del 33%,
dovrebbe trattenere solo un singolo servizio feeder settimanale alla
volta di Genova.
Alla richiesta di spiegare l'iniziativa, un portavoce della
Maersk ha notato che la compagnia è “alla costante
ricerca di prodotti maggiormente attraenti e di riduzioni dei costi
al fine di adeguarsi alle dinamiche di mercato”.
Il Medcenter, che per lungo era stato sinonimo di scioperi, non
ha sofferto solo di bassa produttività, ma si è anche
mormorato che fosse stato infiltrato dal crimine organizzato, cose
che tutte quanto hanno contribuito a minare il suo bene principale:
l'ottima localizzazione di cui gode al cuore del Mediterraneo.
Gioia Tauro è anche uno dei pochi importanti datori di
lavoro della Calabria e gli stivatori in esubero in conseguenza
della perdita della Maersk non hanno nessun altro posto in cui
andare.
Pertanto, è stato necessario apportare alcuni
cambiamenti.
Nuova tattica
Le tariffe di ancoraggio regolamentate dallo Stato sono state
tagliate sino al 90%, mentre si dice che la produttività
delle gru sia aumentata di oltre il 20%, con medie adesso notevoli
per 30 movimentazioni all'ora.
A gennaio, anche la TIL - che il settore considera come
l'effettiva branca terminalistica della linea di navigazione MSC -
ha rilevato una quota del Medcenter.
La MSC ora sembra in procinto di utilizzare Gioia Tauro quale
hub di trasbordo per diverse delle sue esigenze regionali.
Il presidente della Contship Italia, la signora
Eckelmann-Battistello, nota: “L'ingresso della TIL - e la
continuazione della collaborazione con la APM Terminals -
contribuisce a rafforzare il terminal dal punto di vista commerciale
ed organizzativo al fine di consentirgli di affrontare le sfide di
un difficile ambiente operativo nel mercato globale del trasporto
marittimo di contenitori”.
Ma se la MSC dovesse dirottare servizi su Gioia Tauro, ciò
accadrebbe a discapito del porto spagnolo di Valencia.
Malgrado sia il maggior porto containerizzato della Spagna,
Valencia ha dovuto lottare per conseguire un livello di produttività
commisurato con quelli del principale rivale Barcellona e resta
troppo caro per poter sopravvivere nello spietato mercato del
trasbordo, pur avendo fatto bene in questo settore negli ultimi
anni.
La MSC da tempo domanda che i suoi costi diminuiscano, ma le
associazioni sindacali hanno tirato la faccenda per le lunghe,
essendo riluttanti a rinunciare a privilegi che da tempo detengono.
Peraltro, la MSC è irremovibile, avendo annunciato
pubblicamente che Valencia potrebbe perdere il 70% dei suoi attuali
volumi di trasbordo nel giro di otto anni a meno che una nuova
strategia di riduzione dei costi non venga adottata urgentemente.
Le cifre del 2011, consistenti in 2,14 milioni di TEU di box di
trasbordo, potrebbero calare sino a 1 milione di TEU nel breve
termine, suggerisce la MSC, per poi diminuire ad appena 600.000 TEU
entro il 2019.
Al contrario, riducendo i costi di movimentazione, i risultati
complessivi potrebbero salire sino a 6,2 milioni di TEU entro il
2021, 4 milioni dei quali potrebbero essere costituiti da box di
trasbordo.
La crisi dei costi
Tutti coloro che sono impegnati nel mercato del trasbordo sono
consapevoli che i prezzi restano una problematica, adesso che una
soluzione più efficace dal punto di vista dei costi per le
linee di navigazione è stata inaugurata al Tanger-Med in
Marocco.
Il porto di Malaga ha appreso questa lezione nel modo peggiore.
Nel 2009, il porto, che movimenta essenzialmente traffici di
trasbordo, ha fatto registrare un calo del 32% dei risultati, dal
momento che il suo principale cliente, la Maersk, ha dirottato le
navi sulla propria nuova enclave nordafricana, consolidando nel
frattempo le proprie attuali attività in Spagna ad Algesiras.
Dopo due anni di relative difficoltà, i traffici sono
tornati in massa l'anno scorso, in seguito agli scioperi
verificatisi presso l'infrastruttura della APM Terminals al
Tanger-Med.
Nel contempo, l'autorità portuale e l'operatore
terminalistico hanno lavorato sodo al fine di ridurre le tariffe per
trarre vantaggio da quella che è davvero un'opportunità.
Un destino simile ci si aspettava per Algesiras.
Tuttavia, l'anno scorso i risultati sono aumentati del 28% sino
a 3,6 milioni di TEU, 3 milioni dei quali sono stati movimentati
dalla APM Terminals.
Ciononostante, Anders Kjeldsen, capo delle operazioni della APM
Terminals nel Mediterraneo Occidentale, raccomanda prudenza.
“Si dovrebbe ricordare che la nostra annata migliore di
sempre è stata il 2008, quando i risultati erano ammontati a
3,6 milioni di TEU, seguita poi da un calo sino a 2,67 milioni di
TEU l'anno successivo.
Perciò, sebbene il nostro incremento percentuale l'anno
scorso sia stato buono, esso si è verificato su uno sfondo di
traffici in calo negli ultimi anni”.
Kjeldsen nota che, nel 2011, circa 330.000 TEU di traffici in
più sono tornati al terminal; in parte, egli li riferisce
alla Primavera Araba, ma essi sono stati dovuti anche
all'impressionante crescita dell'Africa Occidentale.
Sebbene qualche traffico sia ritornato ad Algesiras a causa
degli scioperi al Tanger-Med, Kjeldsen afferma la APM Terminals ad
Algesiras non ne sia stata la principale beneficiaria, dal momento
che la maggior parte dei volumi sono andati ad altri terminal nello
Stretto.
Il problema dei costi
Kjeldsen fa notare come i terminal della zona attualmente
abbiano circa il 25% di capacità in eccesso, il che significa
che la concorrenza è dura e resterà tale.
“Le linee di navigazione sono sotto estrema pressione
affinché riducano la loro base di costo e questo significa
altresì che la concorrenza fra i terminal è assai
serrata” afferma.
Poiché il terminal per il 95% traffici di trasbordo,
Kjeldsen afferma che c'è la volontà di incrementare i
volumi di import-export, sebbene ammetta che il trasbordo rimarrà
il traffico dominante.
I costi, sostiene, non dovrebbero essere il solo fattore per
trattenere i traffici.
È anche importante considerare il costo complessivo di
rete per le linee di navigazione e non solo i costi effettivi di
movimentazione terminalistica.
È qui - afferma - che le dimensioni complessive dell'APL
Terminals di Algeciras sono un vantaggio, poiché, offrendo
stabilità e flessibilità nel terminal, potrebbe essere
possibile per l'operatore realizzare davvero un risparmio per la
linea di navigazione nell'ambito della sua rete.
“Rispetto ai reali costi unitari - a parità di
tutte le altre variabili - è difficile competere con i porti
che abbiano una base di costo inferiore.
Per il nostro terminal di Algeciras, i costi resteranno una
seria minaccia a medio-lungo termine.
Bisogna pertanto che i sistemi di lavoro siano più
flessibili ed inoltre occorre che noi ci adattiamo ai cambiamenti ed
alla tecnologia molto più rapidamente di quanto non lo
facciamo attualmente”. (da: portstrategy.com,
22.06.2012)
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