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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTSANNO XXXIV - Numero 31 MAGGIO 2016

STUDI E RICERCHE

IL BREXIT E LO SHIPPING

Il "Brexit" consiste nell'idea che il Regno Unito possa lasciare l'Unione Europea.

Quale sarebbe l'impatto del Brexit sul settore dello shipping?

Introduzione

Il 23 giugno 2016 gli elettori del Regno Unito e di Gibilterra voteranno se il Regno Unito debba uscire o meno dall'Unione Europea.

Quasi nessuno che viva oggi nel Regno Unito ed abbia meno di 50 anni ha davvero cognizione di cosa voglia dire per il Regno Unito operare al di fuori dell'Unione Europea.

Più di 43 anni di disposizioni, politiche e filosofia dell'Unione Europea sono stati inseriti - od incorporati - nella normativa del Regno Unito.

L'analogia più simile è quella di una colonia che ottiene l'indipendenza e decide cosa vuol fare, o non fare, della normativa e delle istituzione della potenza in uscita.

Anche se gran parte dell'attenzione del dibattito finora è stata dedicata a cosa accadrà il giorno della votazione - se la proposta sarà accolta o rigettata - in realtà bisognerebbe concentrarsi su cosa potrebbe accadere dopo il 23 giugno 2016 se ci fosse un voto a favore dell'uscita.

Il valore dello shipping nel Regno Unito e nell'Unione Europea

Lo shipping è estremamente importante per l'Unione Europea.

Nel 2014, oltre il 51,5% dei traffici di merci esterni dell'Unione Europea per valore è stato trasportato via mare.

Più di 400 milioni di persone sono trasportate via mare dai porti dell'Unione Europea ogni anno.

I 22 stati membri costieri hanno più di 1.200 scali marittimi che offrono impiego direttamente a circa 110.000 persone ed assicurano supporto indiretto ad altri tre milioni circa.

Quasi il 90% dei traffici esterni dell'Unione Europea per volume viene agevolato dai porti marittimi, dal momento che si tratta del 40% degli scambi di merci fra stati membri.

Gli scali marittimi dell'Unione Europea rappresentano il varco d'accesso per due terzi di tutte le merci che vengono importate da più di 60.000 navi mercantili di paesi non appartenenti all'Unione Europea.

Oltre 3,8 miliardi di tonnellate di carichi vengono lavorate in questi porti annualmente.

Lo shipping è estremamente importante anche per il Regno Unito.

Il settore in questione contribuisce con quasi 12 miliardi di euro ogni anno all'economia del Regno Unito.

Circa 240.000 persone sono impiegate nel settore nel Regno Unito.

Il Regno Unito secondo l'UNCTAD è una delle prime 10 nazioni armatrici di navi con circa il 3% del tonnellaggio mondiale.

Mettendo assieme le due componenti - l'importanza dello shipping per l'Unione Europea e per il Regno Unito - si perviene ad alcune importanti conclusioni.

Il resto dell'Unione Europea è il maggiore partner commerciale del Regno Unito.

Quasi la metà delle importazioni del Regno Unito provengono dal resto dell'Unione Europea (53%) e quasi la metà delle esportazioni del Regno Unito sono dirette nel resto dell'Unione Europea (45%).

Si ritiene che diversi milioni di posti di lavoro nel Regno Unito siano collegati ai traffici con il resto dell'Unione Europea e la stima più comune è che ci siano circa tre milioni di persone impiegate in questo contesto.

Nessuno può realisticamente suggerire che i traffici fra il Regno Unito e l'Unione Europea si fermeranno se il Regno Unito dovesse uscire, ma i termini dei traffici cambierebbero.

La normativa dell'Unione Europea e lo shipping

Sin dai primi anni '70 - ma in particolare dalla metà degli anni '80 - l'Unione Europea è stata coinvolta nel settore dello shipping.

Col tempo, è stato adottato un quantitativo enorme di normativa: regolamenti, direttive e decisioni, così come casistica giurisprudenziale.

Se il Regno Unito dovesse lasciare l'Unione Europea, allora la domanda logica sarebbe che cosa accadrebbe a quella normativa nei confronti del Regno Unito.

Rispondere a questa domanda non è semplice, dal momento che non si sa ancora se il Regno Unito voterà per l'uscita e, se dovesse farlo, quali accordi sarebbero stipulati per rimpiazzare quelli attuali.

È possibile che parte della normativa resti in vigore (ad esempio, perché fa già parte delle leggi del Regno Unito (quando una direttiva ha ricevuto attuazione) o perché il Regno Unito ha scelto quel determinato atto legislativo) oppure che semplicemente sparisca dallo scenario normativo del Regno Unito.

Infatti, se la normativa dell'Unione Europea dovesse essere mantenuta dal Regno Unito, potrebbe essere "congelata" per un po' se non dovessero essere adottati anche gli emendamenti o le sentenze dei tribunali.

Ci sono pochi dubbi che la normativa marittima dell'Unione Europea e quella del Regno Unito finirebbero per divergere in un ambiente post-Brexit ma non è chiaro (e non lo sarebbe per qualche tempo) quale sarebbe l'entità di quella divergenza.

Pertanto, che cosa accadrebbe se il Regno Unito dovesse lasciare l'Unione Europea?

È chiaro che i traffici fra il Regno Unito e l'Unione Europea continuerebbero ma quello che sarebbe diverso consisterebbe nei termini ai sensi dei quali quel traffico sarebbe attuato.

Oggi, il Regno Unito fa parte del "mercato interno" e non esistono, nella maggior parte dei casi, barriere ai traffici fra i 28 stati membri (se quelle barriere avessero, per esempio, natura fisica, tecnica o fiscale) e c'è una tariffa doganale esterna comune nei confronti del Regno Unito.

Tale scenario è stato inteso per essere adatto ai traffici da Liverpool a Lisbona così come lo sarebbe per quelli fra Liverpool e Leeds.

Se il Regno Unito lasciasse l'Unione Europea, allora i traffici diventerebbero più difficili: il grado di difficoltà dipenderebbe dagli accordi conclusi fra il Regno Unito e l'Unione Europea dopo il Brexit.

I promotori del Brexit probabilmente sono nel giusto quando dicono che ci saranno accordi commerciali fra l'Europa ed un Regno Unito uscito dall'Europa ma le difficoltà che ciò comporterebbe ed il tempo che ci vorrebbe per adottare tali accordi non dovrebbero essere sottostimati.

I negoziati relativo all'Accordo Bilaterale Unione Europea-India sui Traffici e gli Investimenti erano cominciati nel 2007 (nove anni fa) e sono in fase di stallo da marzo 2015.

L'accordo CETA fra Canada ed Unione Europea si è rivelato un compito faticoso.

I lavori sono iniziati a ottobre del 2008.

Il varo dei negoziati è stato annunciato nel 2009.

Un accordo di principio è stato siglato nel 2013.

I negoziati si sono conclusi nel 2014.

L'accordo di 1.634 pagine dev'essere tradotto in 24 lingue europee e la sua ratifica è ancora in corso.

Riguardo al TTIP (Partenariato Transatlantico per i Traffici e gli Investimenti) fra Unione Europea e Stati Uniti, i negoziati sono attualmente alla 13a ripresa!

Si dice che il presidente dei Lloyd's di Londra, John Nelson, abbia dichiarato che sarebbe "fantasioso" pensare che i negoziati bilaterali degli accordi commerciali possano essere semplici e inoltre che ci vorrebbero "molti, molti anni" per negoziare tali accodi.

Chiaramente, ci sarebbero accordi commerciali da negoziare, non solo fra il Regno Unito e l'Unione Europea ma fra il Regno Unito e tutti gli stati con cui l'Unione Europea ha una pletora di accordi con vari paesi di tutto il mondo.

Così, non si tratterebbe solo di negoziare un singolo accordo commerciale, ma di negoziare una varietà di accordi.

Non solo si dovrebbero concludere molti accordi commerciali ma ci sarebbe anche l'incertezza derivante dal Brexit stesso che andrebbe ad impattare sui traffici.

Un esempio di quella incertezza sarebbe l'instabilità della valuta che è già iniziata e potrebbe continuare ulteriormente.

Inoltre non c'è alcuna garanzia che gli stati membri che restano non cerchino di rafforzare la propria posizione nel caso di un Brexit o persino di punire il Regno Unito in modo da dissuadere altri dall'uscire anche loro.

Guy Platten, responsabile esecutivo della Chamber of Shipping del Regno Unito, ha dichiarato: "Nessuno ha lasciato l'Unione Europea prima e lquest'ultima potrebbe cercare di "punire" il Regno Unito per averlo fatto, allo scopo di scoraggiare altri dal farlo.

È improbabile che i negoziati del Brexit siano veloci o facili".

Esempi di questioni legali che potrebbero insorgere nel caso in cui il Brexit dovesse verificarsi

È impossibile elencare tutte le questioni legali.

Pertanto si elencano di seguito alcuni casi a mo' di campione.

Se un contratto si basa sulla continuazione dell'appartenenza all'Unione Europea o dipende dall'esercizio delle libertà dell'Unione Europea (ad esempio le operazioni dei servizi di cabotaggio) allora il contratto potrebbe essere vanificato dal verificarsi del Brexit.

Potrebbero inoltre esserci difficoltà per la riuscita operatività dei contratti causate dalle oscillazioni della valuta instabile.

La normativa sulla concorrenza dell'Unione Europea continuerebbe ad applicarsi alle imprese (cioè alle attività) marittime del Regno Unito qualora le loro attività avessero effetto sui traffici fra gli stati membri dell'Unione Europea (una soglia facile da raggiungere in pratica).

Pertanto, le attività del Regno Unito non sarebbero in grado di sottrarsi all'applicazione della normativa europea sulla concorrenza.

Infatti, molte delle regole sostanziali sulla concorrenza proprie del Regno Unito sono le stesse dell'Unione Europea di modo che è assai probabile che l'ambiente normativo sulla concorrenza possa non cambiare troppo a questo riguardo.

Tuttavia, i costi relativi all'adeguamento potrebbero aumentare per le imprese perché potrebbe non essere possibile avvalersi del regime del Regolamento sui Controlli delle Fusioni dell'Unione Europea.

Allo stesso modo, le attività potrebbero essere sanzionate non solo dal Regno Unito ma anche a livello di Unione Europea invece che, come avviene più comunemente ora, solamente ad un solo livello.

Al contrario, le regole sugli aiuti di stato dell'Unione Europea in effetti potrebbero non essere applicate nel Regno Unito nel caso avvenisse il Brexit di modo che potrebbe esserci una maggiore libertà per il Regno Unito di fornire assistenza ai propri interessi marittimi, la quale tuttavia sarebbe soggetta alla legge commerciale internazionale ed alla normativa cosiddetta di dumping dell'Unione Europea che si applica agli stati non membri assicurando un'assistenza rispetto ai danni agli interessi europei.

Infine, ci sono pochi dubbi che il regime normativo sulla concorrenza in un Regno Unito uscito ed in una Unione Europea senza il Regno Unito diventerebbe più complesso e complicato comportando costi più alti per la conformità ed una maggiore incertezza per gli operatori del settore marittimo.

Le regole sulla libertà di fornire servizi e cabotaggio potrebbero in effetti non essere applicabili a soggetti del Regno Unito se quest'ultimo dovesse lasciare l'Unione Europea a meno che non venisse raggiunto qualche speciale accordo che possa dimostrarsi difficile.

Un Regno Unito uscito dall'Unione potrebbe imporre sanzioni agli stati terzi diverse da quelle imponibili da parte dell'Unione Europea.

Ciò potrebbe significare qualche incongruenza e divergenza che renderebbero la conformità più complicata.

Riguardo alla normativa sul lavoro, è molto probabile che i diritti in materia di occupazione dei lavoratori marittimi sarebbero meglio protetti dalla restante parte dell'Unione Europea (e questa opinione è stata sostenuta dal sindacato Nautilus International) ma i favorevoli al Brexit direbbero che la riduzione dei costi di conformità aiuterebbe a rendere lo shipping britannico più competitivo.

La normativa in materia ambientale dell'Unione Europea probabilmente resterebbe in vigore, in pratica, perché l'Unione Europea si limiterebbe ad applicare le sue regole alle navi in transito nelle acque europee a prescindere dalla loro bandiera od appartenenza.

Un'area di notevole incertezza sarebbe quella delle controversie in cui molte sentenze e conciliazioni arbitrali nell'ambito dell'Unione Europea sono facilmente riconosciute ed applicate in conseguenza delle regole dell'Unione Europea che disciplinano tali materie (ad esempio, la cosiddetta "Convenzione di Bruxelles").

Non c'è dubbio che le imprese del Regno Unito troverebbero più difficile il riconoscimento e l'applicazione di sentenze ed arbitrati a loro favore in una Unione Europea dalla quale il Regno Unito sarebbe fuori (a mano che non si possano negoziare speciali accordi che si dimorerebbero molto difficili).

Più incertezza?

C'è già una notevole incertezza nel periodo che precede il referendum del 23 giugno.

Se il Regno Unito dovesse votare a favore dell'uscita dall'Unione Europea, allora ci sarebbe - ai sensi dell'Articolo 50 del Trattato dell'Unione Europea - un prolungato periodo di negoziati sui termini dell'uscita.

Non solo ci sarebbe quel periodo di incertezza ma potrebbe anche esserci un secondo referendum in ordine a se il Regno Unito debba accettare o meno i termini del "Trattato di Uscita".

Si potrebbe assistere al fatto che i favorevoli al "Britremain" sostengano che i termini precisi dell'uscita - che non saranno noti il 23 giugno 2016 - dovrebbero essere sottoposti all'elettorato.

Tutto questo significa che l'incertezza attualmente esistente potrebbe in effetti prolungarsi nel caso di un voto a favore del Brexit e potrebbero esserci addirittura due referendum sul Brexit!
(da: hellenicshippingnews.com, 12 maggio 2016)



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