Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXV - Numero 15 APRILE 2017
LOGISTICA
LE DITTE DI TRASPORTO MERCI TEMONO LA PRECARIETÀ PER
LA BREXIT
I proprietari dei carichi ed i loro partner logistici continuano
ad essere preoccupati in ordine ad un'intera serie di questioni
correlate alla Brexit, fra cui i ritardi nei porti, l'aumento della
complessità e dei costi e le difficoltà nell'assumere
buon personale.
Ma fra le maggiori preoccupazioni c'è la potenziale
"precarietà" se nessun accordo commerciale venisse
raggiunto fra Regno Unito ed Unione Europea, o persino se ciò
si verificasse.
I rappresentanti delle suddette categoria hanno dichiarato in
occasione della conferenza "Keep Britain Trading"
della FTA (Freight Transport Association) svoltasi a Londra che il
raggiungimento di un accordo relativo a nuove relazioni commerciali
sarebbe di fondamentale importanza, unitamente a processi senza
attriti che consentirebbero alle spedizioni di essere movimentate
fra il Regno Unito e l'Unione Europea nel modo più semplice
possibile.
Richard Ballantyne, amministratore delegato della BPA (British
Ports Association) afferma che la preoccupazione numero uno dei
porti britannici appartenenti al suo ente è quella nel campo
della semplificazione, ad esempio in relazione ai controlli alle
frontiere.
"La questione è amplificata del settore del ro-ro"
ha osservato.
"I porti sono colli di bottiglia naturali, di modo che
appena iniziamo a controllare (i carichi ed i veicoli in partenza od
in arrivo) questo potrebbe causare un sacco di problemi nei porti.
E ci sarebbero costi.
Il governo ha nelle proprie facoltà quella di servirsi di
un sistema di tocco leggero alla frontiera".
Ballantyne dichiara che le tariffe non sono propriamente una
preoccupazione per i porti, "dal momento che esse vengono
riscosse lontano dal porto".
Egli peraltro è preoccupato circa le possibili
complicazioni in Irlanda.
"Nel Mar d'Irlanda, la comune area di transito non prevede
controlli dell'immigrazione e c'è il potenziale di nuovi
controlli dove non ce ne sono mai stati" ha osservato.
In assenza di una libera circolazione delle merci, una cosa
essenziale sarà costituita dalla semplificazione doganale,
"senza che ci debba trattare l'un l'altro come un paese terzo"
afferma Richard Currie, direttore degli affari pubblici alla UPS.
La seconda questione è quella del mantenimento dei
collegamenti, mentre la terza priorità è rappresentata
dal sistema di permessi ECMT (Conferenza dei Ministri dei Trasporti
Europei) per i veicoli pesanti che sono registrati quando vanno nei
paesi ECMT, ha aggiunto.
Kevin Lucas, direttore operazioni della filiera distributiva
alla Neovia Logistics, fra i cui clienti c'è la Jaguar Land
Rover, commenta: "Penso che la cosa peggiore sia l'incertezza
in termini di forza lavoro".
Lucas riconosce che l'immigrazione è stato un fattore
fondamentale per il referendum del Regno Unito, ma il settore
logistico si affida moltissimo ai cittadini dell'Unione Europea non
appartenenti al Regno Unito, in particolare per quanto riguarda i
magazzinieri ed i camionisti.
"E così abbiamo bisogno di chiarezza e certezza.
C'è già carenza e potrebbe esserci un esodo.
Con un tasso di disoccupazione inferiore al 5%, dove andremo a
prendere la gente per riempire questi vuoti?" si è
chiesto.
Zoe Heason, prima acquirente di categoria regionale per
logistica e auto della BOC Gases, commenta: "Prioritariamente,
il settore della logistica dev'essere in grado di continuare a fare
quello che fa meglio.
Dobbiamo essere capaci di commerciare a livello internazionale
ed essere capaci di portare in giro il nostro talento.
Non dobbiamo avere ritardi alle frontiere.
Ad esempio, il nostro gas ha una breve durata, quasi come le
mele.
Ed i campioni sanitari possono durare solo poche ore.
Siamo anche preoccupati della carenza di autisti e degli
addetti.
Vogliamo evitare i confini terrestri irlandesi e pertanto
vorremo che l'area di viaggio comune venisse conservata.
E siamo preoccupati dal fatto che se ci fosse precarietà,
bisognerebbe che i fornitori dei servizi venissero da noi a dirci
che si tratta di un servizio cui si può provvedere".
Terry Murphy, direttore delle operazioni nazionali di
distribuzione presso il venditore al dettaglio John Lewis, afferma
di avere preoccupazioni simili.
"I principali obiettivi sono quelli di evitare disservizi
nella movimentazione delle merci e delle persone" ha
dichiarato.
Una cosa fondamentale che viene richiesta è la chiarezza
e la sicurezza, al fine di "farsi un'idea di che cosa accadrà.
Ma poi occorre anche un periodo di tolleranza se occorre che le
cose cambino".
Continua Murphy: "Poiché il Regno Unito è
l'economia di punta per le vendite e le prestazioni online, vendiamo
un sacco alla Francia ed alla Germania ed al Canada eccetera.
Là il cliente ha fatto l'ordinazione e deve riceverla
alla svelta.
E con la moda online, abbiamo anche una percentuale di ritorni".
Riassume poi: "Pertanto, c'è un'implicazione
inerente alla gente, un'implicazione inerente ai costi ed
un'implicazione inerente alla clientela".
Lucas della Neovia commenta: "Se siamo d'accordo con la
decisione, dobbiamo evolverci per far sì di essere abbastanza
flessibili da adattarci ad essa.
Dobbiamo guardare a come rendere le cose più reattive.
Come inserire i veicoli autonomi?
Ciò ci dà l'opportunità di inserire alcune
di queste cosa per portar dentro la gente".
Lucas afferma che partendo dal presupposto che il Regno Unito
avrà una diversa struttura tariffaria in futuro rispetto a
quella dell'unione doganale dell'Unione Europea, le norme di origine
diventeranno sempre più importanti, assieme alle procedure
operative standard richieste per conservare traccia di tutte le
origini di ogni componente relativa ai prodotti.
"Negli Stati Uniti, abbiamo dovuto adeguarci all'ingresso
doganale EDI" sottolinea.
"È stato difficile, ma adesso siamo in una
situazione molto più flessibile per farlo.
Questo ci ha fornito la piattaforma che dobbiamo copiare.
Se l'avremo realizzata, saremo leader del mercato in modo
naturale.
Perciò, l'innovazione ci dà le opportunità".
Periodo di transizione
Currie della UPS concorda sul fatto che le imprese debbano
essere ottimiste.
"Ma abbiamo bisogno di un periodo di transizione dopo avere
aderito alla FTA, perché se ci sono sistemi doganali da
realizzare, le realizzazioni dovranno essere aggiornate per
diventare conformi alle dogane, ad esempio.
L'avvento della precarietà potrebbe fermare i traffici
all'interno dell'Unione Europea.
Non è in effetti la gente qui presente che dovrà
adattarsi o le nostre controparti in Francia e Germania.
Saranno le autorità doganali a doverlo fare: non solo le
nostre dogane, ma anche quelle in Germania e Francia ed in altri
stati membri dell'Unione Europea.
James Hookham, vice direttore generale della FTA, sottolinea
come ci siano alcuni rappresentanti del governo presenti alla
conferenza in grado di prendere nota di queste osservazioni in
ordine ai requisiti per i cambiamenti nell'ambito delle
organizzazioni doganali, aggiungendo: "Ma proprio perché
stiamo tornando indietro di 20 anni nel reintrodurre le dogane
(direttive fra Regno Unito ed Unione Europea) cerchiamo di non
tornare indietro al modo in cui facevamo le cose nel 1992.
E probabilmente ci sono un sacco di cose da mettere in atto
nell'attuale sistema in modo da migliorarlo".
Sottolinea Currie: "C'è anche l'opportunità
per noi di lavorare con le autorità per far sì che il
sistema che abbiamo sia migliore".
Ma un rappresentante dello ESC (European Shippers' Council) ha
commentato: "Abbiamo questo genere di discussioni nell'Europa
continentale e spesso si riferiscono all'IVA.
Se non ci fosse un'armonizzazione, la conseguenza sarebbe quella
di seccature alla frontiera, nonché per le dichiarazioni
riassuntive di ingresso.
Se non trovassimo una soluzione, questo potrebbe essere un
problema".
Commenta Currie: "Se ci fosse un qualche tipo di sistema di
pagamento differito, specialmente per le spedizioni di basso valore,
la cosa sarebbe molto buona".
L'amministratore delegato della BPA Richard Ballantyne ha
sottolineato la difficoltà di sapere cosa c'è
all'interno degli autoveicoli adibiti al trasporto merci quando
vanno sui traghetti.
"Come fare a sapere che cosa c'è sul traghetto? Al
momento, non hanno quella informazione".
Scorte maggiori e costi più alti
Lucas della Neovia aggiunge: "Poiché non abbiamo
quel flusso di ro-ro in porto, ciò ci richiede di detenere
più scorte, perché non possiamo ridurre il livello del
servizio e questo comporta costi aggiuntivi".
Murphy sottolinea l'importanza di sapere esattamente dove sono
le scorte e le merci movimentate, al fine di minimizzare queste
esigenze di scorte aggiuntive e di costi.
E c'è anche un fattore spazio, nota Ballantyne,
aggiungendo che "Dover non dispone di molto spazio.
Questo potrebbe essere un'opportunità per altri porti che
ne hanno, ma ci sarà un costo per quello".
Precarietà
Riguardo alle preoccupazioni circa una possibile precarietà,
il parlamentare David Jones, ministro di stato al dipartimento per
l'uscita dall'Unione Europea, in occasione del discorso di apertura
alla conferenza, ha chiarito che dovrebbe esserci un "periodo
di attuazione" per consentire gli adeguamenti al nuovo regime.
Ma egli è stato meno chiaro circa la possibilità
di un "accordo transitorio": un periodo di tempo
allungato, dopo i due anni iniziali per i negoziati di uscita del
Regno Unito, in cui negoziare un accordo commerciale fra Unione
Europea e Regno Unito.
Jim Rollo, vice direttore dell'Osservatorio delle politiche
commerciali del Regno Unito presso l'Università del Sussex ed
ex capo economista del Foreign Office, unitamente ad altri
commentatori, sostiene che la probabilità che un accordo
commerciale significativo venga negoziato entro la finestra iniziale
biennale sia bassa, ritenendo che un periodo di transizione sarebbe
necessario per evitare una situazione in cui i traffici fra Regno
Unito ed Unione Europea siano costretti a tornare alle regole del
WTO, almeno fino a quando non possa essere negoziato un accordo di
libero scambio.
Peraltro Rollo ha dichiarato che l'attuale clima politico nel
Regno Unito significa che questo periodo transitorio di negoziati
sembra meno improbabile.
Dal momento che apparentemente il governo di Theresa May viene
trascinato verso una cosiddetta "Brexit difficile" dai
membri euroscettici del proprio partito e governo, controllato da
media giornalistici prevalentemente di destra nel Regno Unito che
attaccano qualsiasi cosa tranne la Brexit difficile, gli osservatori
della logistica temono che lo scenario più probabile ora sia
che il Regno Unito abbandonerà l'Unione Europea senza un
accordo sul libero scambio e sarà costretto a tornare alle
regole del WTO, comprese le barriere tariffarie e non tariffarie.
Per quanto, è possibile che vi sia un periodo di
implementazione per alleviare la precarietà, che rappresenta
forse lo scenario cui il settore del trasporto merci e della
logistica ed i suoi clienti, le imprese di importazione ed
esportazione, dovrebbero prepararsi, esercitando nel contempo una
seria azione di lobby a favore di un periodo di transizione per
consentire ulteriori negoziati in vista del conseguimento di un
accordo a lungo termine più stabile e favorevole fra il Regno
Unito e l'Unione Europea.
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