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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXV - Numero 15 NOVEMBRE 2017
STUDI E RICERCHE
I COSTI OPERATIVI DELLE NAVI SONO DESTINATI AD AUMENTARE NEL
2017 E 2018
Secondo l'ultima indagine di Moore Stephens, ci si aspetta che i
costi operativi delle navi salgano sia nel 2017 che nel 2018.
Le riparazione e la manutenzione nonché i ricambi sono le
categorie di costo che probabilmente si incrementeranno nel modo più
significativo in ciascuno dei due anni.
L'indagine si è basata sulle risposte da parte di
operatori-chiave del settore marittimo internazionale,
prevalentemente armatori e dirigenti in Europa ed in Asia.
Tali risposte hanno rivelato che i costi operativi delle navi
probabilmente aumenteranno del 2,1% nel 2017 e del 2,4% nel 2018.
Ci si aspetta che i costi di riparazione e manutenzione
aumentino del 2% sia nel 2017 che nel 2018, mentre si prevede che la
spesa per pezzi di ricambio aumenti del 2% nel 2017 e dell'1,9% nel
2018.
La previsione inerente alla spesa per bacini di carenaggio, nel
contempo, è nell'ordine di un aumento dell'1,7% e dell'1,8%
rispettivamente nel 2017 e nel 2018.
L'indagine ha rivelato che ci si aspetta che l'esborso per i
salari degli equipaggi aumenti dell'1,7% in ciascuno degli anni in
esame, mentre si pensa che gli altri costi correlati agli equipaggi
salgano dell'1,6% nel 2017 e dell'1,5% nel 2018.
L'incremento della spesa per i lubrificanti è prevista
nell'ordine dell'1,6% sia nel 2017 che nel 2018.
Nel contempo, gli incrementi previsti per il magazzinaggio sono
dell'1,5% e dell'1,7% nei due anni in esame, mentre gli oneri di
gestione ci si aspetta che aumentino dello 0,7% e dell'1%
rispettivamente nel 2017 e nel 2018.
Si prevede che il costo dell'assicurazione dello scafo e delle
macchine aumenti dello 0,5% e dell'1% rispettivamente nel 2017 e nel
2018, mentre gli incrementi previsti per l'assicurazione di
protezione ed indennità tramite associazioni sono
rispettivamente dello 0,7% e dell'1,1%.
Gli incrementi complessivi di costi previsti più alti
sono stati quelli del settore offshore, in cui essi sono in media
del 4,8% e del 3,8% rispettivamente nel 2017 e nel 2018.
Per contro, gli incrementi dei costi previsti nel settore delle
navi portacontainer sono appena dell'1,1% e dello 0,8% per i
relativi anni.
I costi operativi per le rinfusiere, nel contempo, ci si aspetta
che aumentino dell'1,9% nel 2017 e del 2,4% l'anno seguente, mentre
le corrispondenti cifre per le petroliere sono del 2,1% e del 2,7%.
Coloro che hanno risposto all'indagine hanno sottolineato che
probabilmente varie aree di preoccupazione risulteranno
dall'incremento dei costi operativi nel corso dei prossimi due anni.
I costi degli equipaggi sono in cima alla lista ed uno degli
intervistati ha notato che "i costi relativi agli equipaggi
costituiscono il 60% della nostra spesa operativa e pesano molto
quando c'è una domanda elevata - ma un'offerta limitata - di
manodopera e quando ai datori di lavoro viene richiesto di
soddisfare requisiti sempre più onerosi".
Un altro ha sottolineato che "le spese correlate ad
equipaggi ed assicurazioni sono i due maggiori fattori delle nostre
spese operative ma, mentre ci aspettiamo che i costi assicurativi
calino nel giro dei prossimi due anni, prevediamo che i costi degli
equipaggi resteranno gli stessi".
Un altro ancora ha dichiarato che "la maggior parte delle
compagnie di navigazione, ma specialmente quelle operative con
petroliere, cisterne e gasiere, si trovano di fronte alla
prospettiva di incrementi dei costi per tutto il 2018 per l'ingaggio
di equipaggi qualificati".
I costi in aumento per la conformità alla normativa sono
stati citati da un certo numero di interpellati, uno dei quali ha
affermato che "le nuove regolamentazioni avranno certamente un
serio impatto sui nostri costi operativi".
Altrove è stato sottolineato che "l'adeguamento
delle navi alla nuova tecnologia che non è stata del tutto
valutata ai fini della conformità con l'attuale e la nuova
normativa può rovinare i flussi di cassa".
Un interpellato nel settore dell'offshore, nel contempo, ha
messo in evidenza che "c'è una costante tendenza in
termini di corrispettivo del noleggio, in cui gli utili stanno
gradualmente scendendo mentre le spese ad altro titolo stanno
seguendo una tendenza verso l'alto".
Un altro interpellato ha commentato che "non ci aspettiamo
che gli introiti si incrementino notevolmente nel corso dei prossimo
12 mesi, che a loro volta limiteranno il budget disponibile per le
spese operative".
Anche altri interpellati hanno espresso dubbi circa i fattori
che probabilmente condizioneranno la propria capacità di
ricavare utili in un momento in cui i costi operativi sono in
aumento.
Fra le aree di preoccupazione ci sono voci note come il
persistente eccesso di tonnellaggio in alcuni traffici ed il costo
dei finanziamenti.
Uno di coloro che hanno risposto ha detto che "l'eccesso di
capacità e l'accorpamento ed acquisizione di operatori e
patrimoni esistenti potrebbe condurre ad un mercato condiviso da un
piccolo numero di operatori".
Un altro ha lamentato che "l'eccesso di offerta di
tonnellaggio, soprattutto quello costruito in Cina, ha causato un
notevole calo del corrispettivo di noleggio".
Altri più generici commenti sono stati "i mercati
saranno agitati ovunque con bruschi su e giù" e "le
prospettive appaiono tetre, con nessuna traversata serena in vista".
Agli interpellati è stato chiesto di identificare i tre
fattori che potrebbero influenzare maggiormente i costi operativi
nel corso dei prossimi 12 mesi.
Complessivamente, il 21% di coloro che hanno risposto (allo
stesso modo dell'indagine dell'anno scorso) hanno identificato i
costi finanziari quale fattore più significativo, seguito
dall'offerta di equipaggio che è rimasta attestata al 19% e
dalla rimozione della concorrenza al secondo posto.
La concorrenza stessa è scesa dal 19% al 15% e dal
secondo ad un uguale terzo posto, che condivide con il costo delle
nuove regole, che è stato incluso nell'indagine per la prima
volta.
Le tendenze della domanda ed i costi delle materie prime, nel
contempo, hanno condiviso il quarto posto al 10%, mentre il costo
del lavoro si è classificato quinto al 9%, tutte cifre
notevolmente inferiori rispetto a quelle dell'indagine dell'ultimo
anno, che erano state rispettivamente del 17%, 11% e 13%.
Richard Greiner, socio della Moore Stephens per shipping e
trasporti, afferma che "i previsti incrementi del 2,1% e del
2,4% dei costi operativi rispettivamente per il 2017 ed il 2018 sono
paragonabili al calo medio dei costi operativi reali nel 2016
all'1,1% in tutte le principali tipologie navali registrate nel
nostro recente studio OpCost".
Un anno fa, le aspettative di incremento dei costi operativi nel
2017 erano state in media del 2,5%, di modo che adesso il calo di
tali aspettative sino al 2,1% deve essere ritenuto una buona
notizia.
I previsti incrementi delle spese operative sono un motivo di
preoccupazione per qualsiasi settore ed in particolare per uno come
lo shipping in cui una gamma di fattori hanno congiurato negli
ultimi anni per impedire (e, in alcuni casi, eliminare) i margini di
profitto.
Il trasporto marittimo ha visto molto peggio.
Se dovesse emergere che i costi operativi aumenteranno del 2,4%
nel 2018, ad esempio, ciò sarà ancora meno di 1/6 dei
reali incrementi dei costi operativi assorbiti dal settore nei dieci
anni precedenti.
Questo significa che, per la prima volta, le nuove regole sono
state incluse nell'elenco dei fattori che gli interpellati
potrebbero citare come quelli che più probabilmente
influenzeranno il livello dei costi operativi nel corso dei prossimi
12 mesi.
Ciò è stato persino più significativo forse
del fatto che il 15% di coloro che hanno risposto in effetti hanno
identificato il costo della conformità alla normativa quale
importante fattore di valutazione quando si tratta di soppesare i
futuri incrementi dei costi operativi.
La convenzione sulla Gestione delle Acque di Zavorra, che adesso
presenta un'ampliata finestra attuativa, è ancora
potenzialmente il più costoso piatto del menu, ma per niente
l'unico.
È emblematico che uno di coloro che hanno risposto abbia
detto, parlando delle nuove regole, che "quasi sempre esse sono
poco chiare ed indefinite".
Il fatto che le riparazioni e la manutenzione ed i pezzi di
ricambio siano emersi come le voci con i maggiori incrementi di
costo previsti sia nel 2017 che nel 2018 forse non sorprende, visto
che si tratta di due voci di spesa in ordine alle quali gli armatori
e gli operatori potrebbero plausibilmente avere economizzato o
rinviato negli anni precedenti, e tali economie non possono essere
sostenute sul lungo periodo senza comportare un impatto sulla
sicurezza.
Altrove, ci sono alcuni interessanti incrementi di costo
previsti in singoli settori di mercato.
È previsto che il settore offshore, ad esempio, si trovi
di fronte ad incrementi del 3,5% in salari degli equipaggi nel 2018,
rispetto all'1,4% previsto per le rinfusiere ed allo 0,7% per le
navi portacontainers.
Infatti, il settore offshore dovrà affrontare i maggiori
incrementi dei costi operativi nei prossimi due anni in ogni
categoria di spesa presa in considerazione dall'indagine.
L'offshore si avvia ad essere un settore problematico per gli
operatori ed anche per gli investitori per qualche tempo a venire e
l'indagine rivela esattamente perché un anno può
essere un lungo periodo di tempo nel trasporto marittimo.
Nel rapporto Costi Operativi Futuri dell'anno scorso, il
settore delle portacontainer aveva assunto il ruolo primario in
termini di più alti incrementi dei costi complessivi previsti
per il 2016 e 2017, mentre il settore offshore era tornato a cifre
inferiori.
Ora la situazione si è completamente rovesciata, dato che
ci si aspetta che le navi portacontainer debbano sostenere un
aumento dei costi nel 2017 che sono di poco più di 1/5 di
quelli con cui ci si aspetta debbano rapportarsi gli operatori
offshore.
Risulta evidente dalle risposte dell'indagine di Moore Stephens
che il settore dello shipping è preoccupato per la
combinazione fra costi operativi più alti e la potenziale
riduzione delle opportunità di ricavo che dovrà
affrontare nel corso dei prossimi due anni.
Come uno degli interpellati ha osservato concisamente, "il
problema per lo shipping non sono tanto i costi, quanto i proventi".
Certamente c'è un po' di verità in questa
affermazione.
Il trasporto marittimo ha attraversato - e ci sta ancora
navigando dentro - un prolungato periodo di flessione.
Si tratta di un'industria ciclica, ma i cicli implicano
movimenti sia verso l'alto che verso il basso e non ce n'è
stato abbastanza dei primi negli ultimi anni.
La natura ciclica del settore fa incrementare altresì
l'instabilità nel campo delle tariffe di noleggio e del
valore delle navi che possono influenzare negativamente i proventi.
Ci sono tuttavia le prove a sostegno dell'opinione secondo cui
ancora esiste un persistente desiderio di investimenti da parte di
soggetti sia tradizionali che esterni, supportato da un certo numero
di recenti indicatori di sensazioni positive.
E questo in un settore le cui attrattive attualmente sono
costituite da prezzi bassi ed ordinazioni relativamente limitate di
nuovo tonnellaggio.
Si tratta di una buona notizia, perché è di tali
investimenti che lo shipping avrà bisogno se vorrà far
fronte ai costi in aumento delle operazioni nel settore.
(da: hellenicshippingnews.com/moorestephens.com, 30 ottobre 2017)
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