Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI CONTAINERS
ANNO XXXVII - Numero 31 AGOSTO 2019
PORTI
PORTI CONTAINERIZZATI: I PIÙ VELOCI, PIÙ
TRAFFICATI E MEGLIO CONNESSI
Noti come "gli umili eroi" della globalizzazione, i
contenitori vengono movimentati ogni anno in centinaia di milioni
presso i porti containerizzati di tutto il mondo.
Porti containerizzati efficienti e ben connessi, abilitati da
servizi di trasporto marittimo frequenti e regolari, sono essenziali
al fine di minimizzare i costi dei traffici, compresi quelli di
trasporto, collegando le filiere distributive e supportando i
traffici internazionali.
Così, le prestazioni portuali sono un fattore decisivo in
grado di determinare la competitività dei traffici dei paesi.
Ogni ora di tempo in porto risparmiata dalle navi si traduce in
risparmi di spese in infrastrutture portuali per gli scali
marittimi, di costi di capitale delle navi per i vettori ed in
esborsi per il mantenimento delle scorte per i caricatori.
Riconoscendo l'importanza della misurazione delle prestazioni
dei porti containerizzati, l'UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite
sul Commercio e lo Sviluppo) ha sviluppato lo LSCI (Liner Shipping
Connectivity Index) nel 2004 per determinare le posizioni dei paesi
nell'ambito delle reti globali di trasporto marittimo di linea; le
ultime statistiche LSCI a livello di paese sono state pubblicate
nello scorso mese di luglio.
Successivamente, il 7 agosto l'UNCTAD ha lanciato due nuove
serie di dati:
Lo LSCI dei porti.
Questo indicatore attinge alle stessa
metodologia applicata allo LSCI a livello di paese.
Esso è
sviluppato in collaborazione con la MDSTransmodal e copre più
di 900 porti nel corso del periodo 2006-2019.
Una nuova esaustiva tabella che rappresenta gli scali portuali
per paese, i tipici tempi di lavorazione così come le
dimensioni medie e l'età delle navi.
Le statistiche
vengono derivate dai dati dell'AIS (sistema di identificazione
automatico) in collaborazione con la MarineTraffic.
Il primo
anno preso in considerazione è il 2018, con aggiornamenti in
programma ogni sei mesi.
Le due nuove serie di dati integrano le statistiche marittime
esistenti dell'UNCTAD e gli indicatori che misurano e seguono i
progressi verso il conseguimento dei Traguardi di Sviluppo
Sostenibili ed i loro obiettivi.
Le informative generate dai nuovi dati aiuteranno le aziende ed
i governi ad individuare le tendenze globali per la connettività
del trasporto marittimo di linea e l'efficienza portuale così
come a monitorare la posizione dei propri porti nel contesto del
panorama globale dei porti containerizzati.
Porti containerizzati: collegamenti e concorrenza
I porti dei paesi minori tendono a fornire servizi di
trasbordo ai paesi vicini più grandi.
Spesso, le economie minori traggono vantaggio dalle limitazioni
al cabotaggio nei paesi vicini più grandi, dal momento che
queste limitazioni restringono le opzioni dei servizi di raccordo
(feeder) lungo le coste, come ad esempio accade per Brasile, India,
Giappone o Stati Uniti.
Colombo (nello Sri Lanka) ha uno LSCI più alto di
qualsiasi porto indiano, Montevideo (in Uruguay) ha notevolmente
migliorato la propria connettività, mentre lo LSCI di Santos
(in Brasile) è rimasto stagnante.
Nei Caraibi, Balboa (a Panama), Caucedo (nella Repubblica
Dominicana) e Kingston (in Giamaica) da tempo sono porti hub
all'avanguardia.
L'espansione del Canale di Panama ha comportato variazioni
nei modelli di servizio.
Lo LSCI di New York/New Jersey e di Savannah sulla costa
orientale del Nord America è cresciuto di oltre il 20% dal
2016, mentre i principali porti sulla costa occidentale del Nord
America hanno assistito ad una stagnazione del proprio LSCI.
La rotta completamente marittima da Shanghai alla costa
orientale ha guadagnato competitività nei confronti del ponte
terrestre e della rotta via Canale di Suez.
I porti di Panama e quello di Cartagena in Colombia hanno
assistito ad un significativo incremento dei propri punteggi
relativi allo LSCI.
Non esistono ancora grandi porti hub sulla costa occidentale del
Sud America.
Nuovi investimenti attirano servizi in più.
La crescita degli investimenti (pubblici e privati, così
come gli investimenti esteri diretti) nei porti generano nuovi
servizi e nuove attività.
È degno di nota il fatto che il Pireo (in Grecia), le cui
operazioni sono gestite dalla cinese COSCO, è diventato il
porto meglio connesso nel Mediterraneo nel 2019.
Fra gli altri porti con investimenti cinesi che hanno visto
crescere il proprio LSCI ci sono Colon (a Panama), Khalifa (negli
Emirati Arabi Uniti) e Lomé (nel Togo).
I porti dell'Africa occidentale hanno attirato servizi diretti
dalla Cina, cosa che ha comportato l'impiego di navi più
grandi in queste rotte.
Africa
È una questione sia geografica che di riforme.
I porti meglio connessi in Africa sono quelli situati alle
estremità nord-orientale, nord-occidentale e meridionale del
continente, cioè i porti in Marocco, Egitto e Sudafrica.
In confronto, i porti dell'Africa occidentale mostrano livelli
di connettività relativamente bassi data la loro ubicazione
al di fuori del percorso delle più importanti rotte di
trasporto marittimo nord-sud ed est-ovest.
Mombasa (in Kenya) e Dar es Salaam (in Tanzania) collegano il
Burundi, il Ruanda e l'Uganda ai mercati d'oltremare attraverso
corridoi dedicati; tuttavia, essi restano assai congestionati.
Asia
I porti della Cina presentano caratteristiche che li pongono in
cima alla lista.
Shanghai è oggi il porto meglio connesso del mondo; esso
ha superato Hong Kong (regione amministrativa speciale della Cina)
che nel 2006 era il primo in classifica.
Ningbo ha raddoppiato il proprio LSCI dal 2006.
Al di fuori della Cina, i punteggi LSCI più alti sono
stati registrati a Singapore ed a Busan (Repubblica di Corea).
La connettività a Kobe e Nagoya (in Giappone) è
diminuita nel corso dell'ultimo decennio, riflettendo una più
lenta crescita economica in Giappone ed il fatto che i suoi porti
sono meno competitivi quali centri di trasbordo.
Pacifico
La difficile situazione dei SIDS (Piccoli Stati Insulari in via
di Sviluppo): i paesi delle isole del Pacifico mostrano alcuni dei
livelli più bassi di connettività del trasporto
marittimo di tutto il mondo.
Port Vila (a Vanuatu) riceve circa una portacontainer ogni tre
giorni e ci sono solo quattro compagnie di navigazione che
assicurano qualche servizio di trasporto marittimo regolare al
paese.
A Kiribati, un solo operatore offre servizi regolari di
trasporto marittimo di linea, con una nave in arrivo circa ogni 10
giorni.
Molti SIDS devono confrontarsi con un circolo vizioso in cui i
bassi volumi di traffico scoraggiano gli investimenti che
migliorerebbero la connettività del trasporto marittimo.
Allo stesso tempo, la bassa connettività si traduce
altresì in traffici più costosi e meno competitivi.
Che cosa si può fare per migliorare la connettività
di un porto?
Le seguenti sette misure politiche sono fondamentali per
potenziare la connettività dei porti:
Diventare digitali.
La connettività digitale e
quella materiale vanno di pari passo.
Nel momento in cui i
traffici traggono vantaggio dalle ultime tecnologie come
l'intelligenza artificiale, internet delle cose e la catena di
blocchi, anche i porti e le operazioni di trasporto marittimo
traggono vantaggio dalla possibilità di cogliere le
opportunità che derivano dalla digitalizzazione.
Collegare le reti nazionali, regionali e globali.
Le
restrizioni relative ai mercati del cabotaggio regionale o nazionale
limitano la capacità delle linee di navigazione di
consolidare i carichi.
Consentire alle linee di navigazione
internazionali di trasportare anche traffici nazionali e carichi di
raccordo potrebbe potenziare sia la competitività dei porti
che l'accesso dei caricatori ai mercati d'oltremare.
Assicurare la concorrenza.
Un'analisi preliminare
ponderata è richiesta prima di assegnare le concessioni
portuali agli operatori terminalistici che sono associati alle linee
di navigazione attraverso un'integrazione verticale.
Da un
lato, tali operatori possono attirare gli scali in porto da parte
delle linee ed alleanze di navigazione associate.
Dall'altro,
tuttavia, tale integrazione verticale potrebbe scoraggiare le altre
linee di navigazione dal fare scalo in porto e potrebbe limitare le
scelte disponibili per i caricatori.
Ammodernamento dei porti.
I clienti dei porti, cioè
le linee di navigazione e gli operatori commerciali, richiedono
servizi rapidi, affidabili ed efficienti dal punto di vista dei
costi per le navi ed i carichi.
Occorre che i porti investano
continuamente nelle proprie capacità tecnologiche,
istituzionali e personali.
La cooperazione fra pubblico e
privato è fondamentale a questo riguardo.
Ampliare l'hinterland.
I porti dovrebbero puntare ad
attirare i carichi dai paesi vicini e dai centri di produzione
nazionali.
C'è un comune interesse fra molti porti
marittimi e gli operatori commerciali dei paesi vicini, specialmente
quelli senza sbocco sul mare.
Gli investimenti nei corridoi,
nei mercati regionali dell'autotrasporto e nei traffici
transfrontalieri, nonché nell'agevolazione dei transiti,
possono contribuire ad espandere gli hinterland dei porti.
Promuovere la sostenibilità.
I portatori
d'interessi portuali sono vari e possono includere linee di
navigazione ed operatori commerciali, così come partner
sociali e la comunità portuale cittadina.
I portatori
d'interesse domandano sempre più che i porti tengano fede ai
propri obblighi di sostenibilità sociale, economica ed
ambientale.
Monitorare la connettività portuale.
Occorre che i
responsabili politici, le autorità portuali e gli investitori
monitorino continuamente le tendenze nella rete marittima globale,
la geografia dei traffici, l'impiego della flotta e le prestazioni
portuali.
La Rivista di Trasporto Marittimo dell'UNCTAD e le
informazioni statistiche online complementari e i profili dei paesi
supportano questo obiettivo di monitoraggio.
Scali portuali e tempi di lavorazione in porto.
Le portacontainer hanno i tempi di lavorazione inferiori.
Nel 2018, una determinata nave ha trascorso una media di 23,5
ore in porto, ovvero 0,97 giorni.
Le rinfusiere per carichi secchi hanno trascorso tipicamente
2,05 giorni durante uno scalo in porto, mentre le portacontainer vi
hanno trascorso in media il quantitativo minore di tempo (0,7
giorni).
Le prestazioni hanno spaziato dai 0,23 giorni delle isole Fær
Øer ai sei giorni e mezzo nelle Maldive.
La Figura 1 illustra la distribuzione globale degli scali
portuali delle navi portacontainer ed il tempo medio trascorso nei
porti.
Figura 1: Scali in porto delle
portacontainer e tempi in porto (giorni) nel 2018
Nota: navi di 1.000 t.s.l. ed oltre.
Fonte: calcoli dell'UNCTAD basati sui dati forniti da MarineTraffic
(https://www.marinetraffic.com/).
Illustrazione prodotta da Julian Hoffman.
Un tempo più breve in porto è generalmente
indicativo di un'elevata efficienza del porto e di competitività
commerciale.
I dieci paesi nella parte inferiore della lista sono tutti paesi
in via di sviluppo o paesi meno sviluppati, mentre le economie con i
tempi di lavorazione più rapidi sono per lo più
economie avanzate con grandi volumi (Norvegia, Giappone) o piccole
economie che movimentano bassi volumi di carichi ad ogni scalo in
porto.
Un tempo più lungo trascorso in porto non significa
necessariamente che il porto è meno efficiente, dato che gli
armatori possono scegliere di far sì che le proprie navi
stiano più a lungo in un porto per acquisire merci o servizi.
I paesi con un numero maggiore di scali in porto solitamente
hanno tempi di lavorazione inferiori.
Il nesso di causalità funziona in entrambi i sensi: se in
un determinato porto la lavorazione è più veloce pur
mantenendo lo stesso numero di ormeggi, questo significa che il
porto può accogliere un numero maggiore di scali in porto.
Allo stesso tempo, un tempo di lavorazione più rapido è
più allettante per i caricatori ed i vettori.
Di conseguenza, il numero degli scali in porto sarà più
alto rispetto ad un porto concorrente che ha un tempo di lavorazione
inferiore.
La Figura 2 illustra la correlazione fra il numero di scali in
porto, le dimensioni delle navi portacontainer più grandi
impiegate ed il tempo medio che le portacontainer trascorrono in
porto.
Figura 2: tempo in porto (giorni) e
numero degli scali in porto nel 2018 delle portacontainer
Nota: navi di 1.000 t.s.l. ed oltre.
Fonte: calcoli dell'UNCTAD basati sui dati forniti da MarineTraffic
(https://www.marinetraffic.com/).
Illustrazione prodotta da Julian Hoffman.
Se le navi sono più grandi, a parità di
condizioni, i tempi di lavorazione sarebbero maggiori, dal momento
che ci sarebbero più merci da caricare e scaricare.
Allo stesso tempo, i porti che possono movimentare navi più
grandi solitamente saranno anche più moderni ed efficienti.
Esiste una correlazione negativa fra le dimensioni della nave
più grande che scala un porto ed il tempo in porto delle navi
e una correlazione leggermente positiva fra le dimensioni medie
delle navi che scalano il porto ed il tempo in porto delle navi.
In altre parole, essere in grado di accogliere grandissime navi
portacontainer potrebbe indicare che i porti sono veloci ed
efficienti.
Tuttavia, il servizio a grandi navi che trasportano grandi
volumi richiederà anche in media leggermente più tempo
per il carico e lo scarico.
Inoltre, essere in grado di accogliere navi sempre più
grandi può migliorare l'attrattività dei porti come
hub.
Tuttavia, ciò può anche comportare minori servizi
e scelte dei fornitori di servizio per i caricatori e indurre
problematiche che compromettono il lato di terra delle operazioni,
specialmente quando le navi più grandi arrivano fuori orario.
Ciò, a sua volta, potrebbe far salire i costi logistici
complessivi da porta a porta e comprimere i volumi di traffico.
Che cosa si può fare per migliorare i tempi di
lavorazione delle navi?
Tre misure politiche potrebbero contribuire a migliorare le
prestazioni portuali:
L'ottimizzazione dello scalo in porto: le navi dovrebbero
arrivare solo al momento giusto, cioè quando occorre che esse
arrivino, poiché arrivare troppo presto implica costi
aggiuntivi nei porti, mentre viaggiare a velocità inutilmente
alte genererebbe più emissioni nell'aria compresa la CO2
(anidride carbonica).
Arrivare puntuali piuttosto che in
tempo è il fine delle iniziative di ottimizzazione degli
scali in porto.
Fare uso della digitalizzazione significa che
occorrerà scambiare i dati fra linee di navigazione, porti,
caricatori e fornitori di trasporto intermodale.
Agevolazione: una volta che la nave arriva ad un molo, le
operazioni dovrebbero iniziare immediatamente, senza dover attendere
che le autorità sbrighino le pratiche burocratiche.
La
Convenzione FAL della Convenzione Marittima Internazionale può
essere di ausilio per quanto concerne la nave, mentre l'attuazione
dell'Accordo per l'Agevolazione dei Traffici della World Trade
Organization può contribuire ad accelerare le procedure di
sdoganamento dei carichi, comprendendo misure quali l'automazione
doganale, la lavorazione prima dell'arrivo e la cooperazione fra
agenzie di confine.
Operazioni portuali: operazioni rapide ed affidabili di carico e
scarico richiedono investimenti in infrastrutture e sovrastrutture,
così come capacità tecnologiche e personali.
La
privatizzazione delle operazioni e delle risorse portuali può
essere di aiuto, ma occorre che sia pianificata attentamente con una
chiara definizione dei ruoli dei settori pubblici e
privati.
Occorre che i costi logistici complessivi vengano
presi in considerazione quando si valutano tali investimenti.
(da: hellenicshippingnews.com/unctad.org, 8 agosto 2019)
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