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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XX - Numero 6/2002 - GIUGNO 2002 |
Trasporto marittimo
Il settore europeo ro-ro: una soluzione per i problemi del
trasporto
La questione di capitale importanza per il settore europeo del
ro-ro consiste nella necessità di trovare soluzioni pratiche
al crescente problema del congestionamento del traffico stradale.
Segnatamente, sono le due principali modalità del trasporto
merci - il ferro e la strada - quelle in cui c'è bisogno
di lavorare di più: in relazione alle strade, poiché
esse al momento rappresentano la modalità più rapida
e conveniente per i traffici sensibili ai tempi; in ordine al
mare, poiché si tratta della modalità meno costosa
e meno soggetta a sovraccarichi di capacità.
Dal momento che il ro-ro costituisce l'interfaccia decisivo in
cui queste due modalità si fondono, su di esso ricade l'onere
della ricerca delle alternative sostenibili rispetto all'insostenibile
situazione prevalente. La progettazione dei terminal e la movimentazione
dei carichi rappresentano due settori chiave nel contesto di questo
sforzo.
Per la Posford Haskoning, parallelamente alla pianificazione
ed alla progettazione delle infrastrutture di accesso per i passeggeri
dovrebbe essere effettuata la pianificazione dei terminal completi,
mediante l'uso di modelli computerizzati al fine di mettere a
punto le esatte esigenze di spazio. Ciò risale alla pianificazione
del Terminal HSS di Dunleary negli anni '90, ha spiegato l'associato
Richard Marks: "C'erano posti in cui i residenti locali erano
riluttanti a vedersi costruire un grosso terminal sulla porta
di casa ed a vedersi riempire la propria vecchia baia. Perciò,
abbiamo fatto in modo di occupare meno terreno possibile. Ciò
ha comportato lo sviluppo di strumenti progettuali che poi abbiamo
utilizzato presso un certo numero di terminals tra cui Holyhead,
Dublino, Rosslare e Teesport". Oggi la ditta ha progetti
di terminal ro-ro in corso a Gijon e Durres così come a
Rosslare ed a Dublino.
"Ma ci sono due importanti elementi dei terminal ro-ro su
cui assolutamente non abbiamo alcun controllo" continua Marks.
"Uno è rappresentato dagli architetti navali e dalla
loro propensione a progettare traghetti con forme peculiari e
con un certo numero di ponti e posizioni di accesso cui il porto
si deve adeguare". Marks ritiene che si potrebbe risparmiare
sui costi relativi alle infrastrutture se ci fosse un dialogo
migliore con gli architetti navali, anche se riconosce che un
traghetto può arrivare a costare sino a 100 milioni di
dollari (112 milioni di euro) mentre un terminal forse arriva
solo a 10 milioni di dollari (11 milioni di euro).
Ciò detto, la Posford Haskoning è impegnata con
un certo numero di operatori di traghetti ed in tali casi è
spesso coinvolta nello sviluppo di terminal nel momento in cui
è in corso anche la pianificazione della nave. "Peraltro,
non sono sicuro del fatto che noi si sia mai riusciti a far apportare
molte modifiche" ammette mestamente Marks.
"In secondo luogo, non abbiamo voce in capitolo circa la
scelta delle attrezzature rotabili utilizzate ed anche in questo
caso siamo molto interessati agli sviluppi in questo settore".
"I terminal che vi sono impegnati dispongono di Tugmasters
o di trattori che tirano i trailers sui traghetti e presso i terminal
multipurpose vi è anche traffico di veicoli guidati. Ed
un terminal completamente dedicato alle merci avrà trattori
da terminal e forse piastre caricate da Tugmasters o da loro equivalenti".
Marks ritiene che i veicoli non accompagnati possano essere caricati
più alla svelta: un convoglio di trailers, ad esempio,
anche se ciò richiederebbe lo sviluppo di una pendenza
minore sulla rampa ovvero unità di trazione molto più
potenti.
"Un altro modo potrebbe essere quello di caricare le merci
su un altro tipo di attrezzatura rotabile, vale a dire l'approccio
su piastra o MAFI. Ma non è così conveniente, perché
ciò significa una doppia movimentazione".
Marks passa poi a parlare dell'iniziativa Fastship che, se e quando
diverrà realtà, utilizzerà trailers ferroviari.
"Di certo, penso che se si vogliono sistemi multi-trailer,
allora bisogna dotarsi di un sistema-guida" afferma. "Non
deve trattarsi di una ferrovia, ma dev'essere organizzato di pari
passo con la nave. Teniamo d'occhio la ricerca, così come
parliamo con le società impegnate con i traghetti circa
i loro futuri piani".
Una componente essenziale dei terminal Fastship, da collocarsi
a Filadelfia e Cherbourg, è costituita dal sistema per
la movimentazione delle merci. Il treno piattaforma-container,
sviluppato dalla norvegese TTS Technology, si serve di carrelli
per trasferire i carichi dalla nave ai treni ed ai camion. I carrelli
su rotaia consentono di tirare sulla nave i box multipli, riducendo
i tempi di lavorazione a sei ore. Il carrello viene tirato fuori
da sotto le gambe della piastra e messo a terra.
Generalmente, queste innovazioni non vengono dai porti, ma da
una combinazione di compagnie di navigazione e di produttori di
equipaggiamenti" sottolinea Marks. "I porti si limitano
a far fronte a ciò che li riguarda, il che significa che
essi di norma si trovano a dover programmare in tempi ridotti,
sfortunatamente. Noi tendiamo ad informarci molto per tempo; di
qui, il nostro desiderio di essere coinvolti nella ricerca, o
almeno a sapere che cosa c'è in ballo".
L'associato Stephen Osborn afferma: "Nel contesto ro-ro,
il problema fondamentale quando si ha a che fare con un veicolo
stradale è la sua altezza. C'è tutta quest'aria
sotto l'unità di carico che ingenera spreco di spazio.
L'obiettivo del sistema a piastra è quello di ridurlo.
La domanda è: lo spazio risparmiato vale lo sforzo fatto
per risparmiarlo?.
Potrebbe esserci un vantaggio nel fatto che ciò consente
un po' di spazio in più sulla nave ed in quello che si
possono mettere i trailers su qualche specie di macchina"
continua Osborn. "Componiamo un treno. La nave arriva ed
il treno vi entra con una sola movimentazione: auto, camion, tutto
quanto. Un po' come se fosse un treno navetta spinto su una nave
invece che in un tunnel. Non è efficace quanto agli spazi,
ma lo è quanto ai tempi.
Il modo per far progredire queste cose, per una linea di navigazione,
consiste nell'adottare un particolare metodo di movimentazione
e nel costruire un terminal di movimentazione presso ciascun capolinea
per farlo funzionare. Se il metodo è efficiente, allora
i servizi evolveranno da esso. Pertanto, tutti quanti stanno tenendo
d'occhio il sistema StoraEnso Baseport (costruito attorno al SECU,
una piastra intermodale protetta dagli agenti atmosferici dal
volume di quattro TEU); quindi, se il Fastship dovesse funzionare,
si prenderebbe in considerazione anche quella" conclude Marks.
Tornando alla progettazione dei terminal, Marks ha notato che,
sulle rotte brevi, il chilometraggio marittimo è tale che
bisogna scegliere una velocità ottimale al fine di ottenere
il numero desiderato di viaggi giornalieri. I turni portuali sono
decisivi allo scopo di conseguire il massimo dalla nave: "Spesso,
se si riducono i tempi delle tratte anche di percentuali molto
basse, si riesce a strappare un viaggio extra che fa una differenza
significativa rispetto al quantitativo di merce trasportata e
quindi spunta un ritorno.
Ad esempio, con lo Stena HSS, che dispone di uno dei più
veloci tempi di andata e ritorno per quanto riguarda le navi ro-ro
adibite al trasporto merci - sottolinea Marks - riescono a spuntare
un tempo di 20-30 minuti. Per un grosso traghetto di merci pensiamo
che un'ora e mezzo sia un'ipotesi ambiziosa, ma forse dovremmo
mirare ad un'ora, il che è molto ambizioso".
Allo scopo di conseguire questo obiettivo, bisogna prendere in
considerazione un'unità di carico a più ponti e/o
multipla, con tutto il dibattito al riguardo che ne segue. "Sono
sicuro che di ciò si stia già discutendo tra gli
operatori dei cantieri e dei traghetti" ha aggiunto.
"Assistiamo già, poi, all'impiego di ro-ro multi-purpose,
come avviene nell'ambito del servizio Euromed della Grimaldi.
Essi trasportano MAFI, carichi gommati tradizionali, auto e carichi
lo-lo. Seguono rotte marittime costiere dal Mediterraneo alla
Scandinavia. Hanno un rilevante registro di ordinazioni e ritengo
che ciò andrà a svolgere un ruolo importante nell'azione
finalizzata a togliere il traffico europeo dalle strade. Quanto
alle navi ro-ro, il servizio in questione è in concorrenza
con gli orari containerizzati e non con i tradizionali viaggi
ro-ro a corto raggio".
Dal punto di vista dell'interfaccia marittimo, la Posford Haskoning
ha spinto i terminal ro-ro verso situazioni cui nessun altro avrebbe
potuto mirare. "Abbiamo la reputazione di realizzatori dell'impossibile"
ha detto Marks. "Il Garrison Point di Sheerness, ad esempio,
ha un significativo fattore di altezza delle onde di 2,2 metri
ed in 10 anni di operazioni non è mai stato chiuso a causa
delle condizioni meteorologiche. La cosa importante è stata
quella di riuscire ad orientarlo nella direzione giusta.
Dal momento che le navi sono diventate più lunghe e hanno
un baglio più ampio, la progettualità delle rampe
è stata sviluppata nel senso di farvi fronte e con accesso
multi-ponte" ha spiegato. "Le nuove navi possono essere
lunghissime; per poterle caricare rapidamente, bisogna poter disporre
di un numero maggiore di punti d'accesso. Oltre ai due livelli
costituiti dal carico a poppa od a prua, pensiamo che essi dovranno
introdurre il carico di lato così com'è già
stato fatto in Scandinavia.
Far sì che il carico su gomma entri ed esca velocemente
dipende da quanti ponti si hanno sulla nave e da quanti punti
di accesso si hanno dalla banchina.Nessuno ha ancora tentato una
rampa per ponte triplice, ma con navi di tale prezzo sospetto
che potrebbe essere solo una questione di tempo".
Tornando all'interfaccia terrestre, secondo Marks occorre concentrare
l'attenzione sul varco d'accesso: "Bisogna snellire la documentazione
e farla pervenire al varco d'accesso. Gran parte del traffico
è regolare e quindi ci aspettiamo che una carta elettronica
venga fornita a tali clienti per far sì che l'autista proceda
direttamente sino al varco, passi la carta nella macchinetta,
pesi il trailer e completi l'intera transazione in un minuto".
I tempi morti rappresentano un altro perenne problema. Un modo
per ridurlo è quello di ridurre il numero di volte in cui
occorre parcheggiare il veicolo. "Di solito, al varco si
crea una coda e perciò bisogna pensare ad uno spazio a
ciò destinato" afferma Marks. "Poi il camion
deve mettersi in coda per completare la documentazione e questo
significa un altro parcheggio. E, alla fine, bisogna portare il
trailer in un altro parcheggio, se non è accompagnato,
oppure andare fino ad uno scalo di smistamento, se è accompagnato.
Così, finisce per volerci almeno il 100% di spazio in più
di quello realmente occorrente" ha detto Osborn. "E
si tratta di un'area che potrebbe essere risparmiata per altri
scopi o utilizzata per creare maggiore capacità terminalistica".
La loro teoria è che, riducendo il tempo speso al varco
d'accesso e presso altri punti di fermata, si possa ridurre il
quantitativo di spazio richiesto.
Gran parte del traffico di trailer è stagionale oppure
fluttua nel corso della settimana. L'utilizzazione del terminal,
perciò, è irregolare, il che ingenera inefficienze
poiché bisogna pur sempre strutturare il servizio sui periodi
di punta. Nel Regno Unito il principale periodo stagionale di
punta si verifica all'inizio di dicembre, mentre il settore alimentare
impone punte settimanali a causa della domanda dei supermercati
nei fine settimana.
"I supermercati e le fabbriche hanno meno spazio, o niente
spazio del tutto, cosicché finisce che le merci sono trattenute
in porto" afferma Osborne. "Riteniamo che i porti debbano
introdurre una politica tariffaria, che costituisce il settore
in cui la catalogazione elettronica delle merci potrebbe contribuire
ad abbassare i tempi morti forse da 24 a 48 ore, dato che la politica
tariffaria in effetti va ad incidere sui prezzi di parcheggio.
Tuttavia, dal momento che l'offerta del periodo di magazzinaggio
rappresenta un fattore di vendita tra le compagnie di navigazione
di traghetti, esse faranno resistenza ad attuarla.
L'integrazione dei procedimenti tra la nave, l'equipaggiamento
bordo-costa, l'infrastruttura a terra ed il varco d'accesso stradale
è un elemento decisivo che si verifica più presso
i terminal containers che presso i terminal ro-ro" conclude
Marks. "I terminal ro-ro devono percorrere questa strada
se vogliono conseguire quel tipo di viaggi di andata e ritorno
che vorrebbero".
Se i tecnici della Posford Haskoning hanno un approccio al proprio
lavoro da una prospettiva terrestre, la Transmarine invece - da
architetti ed ingegneri navali - dispone di un'ottica in qualche
maniera più nautica. La società fornisce l'intero
prodotto del settore: progettazione, fornitura, installazione
ed assistenza.
"Il fatto che noi realizziamo anche rampe di bordo, visori
di prua e rampe articolate per traghetti ro-ro ci fornisce una
prospettiva speciale" ha dichiarato il direttore generale
David Byrne.
"Quando noi progettiamo un'installazione a terra, la pensiamo
come un pezzo di equipaggiamento marittimo; la prendiamo come
se fosse un'estensione della rampa della nave".
Al fine di evidenziare la differenza nell'approccio, Byrne fa
riferimento al progetto Twelve Quays recentemente installato dalla
Transmarine sul Mersey, vale a dire il ponte ro-ro più
grande del Regno Unito, lungo 88 metri ed ampio quattro corsie.
A suo dire, accostarsi alla progettazione da un punto di vista
di ingegneria civile sarebbe stato difficile, a causa della necessità
di ottenere abbastanza flessibilità da consentire la torsione
del ponte. "il nostro progetto si basava sulla possibilità
di farlo girare, di modo che i cardini dovevano essere di 1 metro
a lato. Utilizzando il codice BS5400 di cui si servono gli ingegneri
civili, sarebbe stato virtualmente impossibile riuscirci, poiché
esso è stato concepito per i ponti statici e non per quelli
dinamici.
Forse noi comprendiamo meglio ciò che fanno le navi"
ha aggiunto "ma quando si arriva ai pilastri di calcestruzzo
ed al dragaggio ne sappiamo molto poco, perché questo è
territorio degli ingegneri civili. Allora tiriamo una linea e
diciamo che è lì che dobbiamo fermarci".
La Transmarine a maggio stava lavorando alla rampa a due ponti
di Rosyth in vista del nuovo servizio Superfast da Rosyth a Zeebrugge.
In Cina, la società ha recentemente progettato due rampe
ferroviarie che combinano un ponte ferroviario inferiore con un
ponte superiore per i veicoli.
Le rampe ferroviarie in acque soggette a marea come queste sono
di grandi dimensioni, dice Byrne. Il ponte di Hainan è
lungo 120 m. ed è composto da tre segmenti. La rampa, le
sue componenti idrauliche e due traghetti sono attualmente in
costruzione in Cina.
Byrne ha le sue salde convinzioni circa la progettualità
ro-ro futuristica. "Per anni si è parlato di AGV,
hover-MAFI e così via, ma - con la possibile eccezione
della piastra Rolux autolegante (il sistema di translifters, trattori,
piastre, locomotori da manovra ed altri macchinari sviluppati
dalla Rautaruukki ed AB Electrolux e brevettato dalla società
finlandese Logister) - molto poche di queste idee sono state poi
adottate ed io mi domando quali siano le economie di quelle più
avanzate.
In un contesto leggermente diverso si colloca lo Stena HSS"
afferma Byrne. "Come sistema, le navi non potrebbero essere
messe a punto meglio. Esse si adattano ad una sola rampa e viceversa,
mentre le navi si adattano solo ad una ristretta fascia di rotte:
sono molto eleganti e molto costose. Non è la direzione
in cui andrei io. A me piace la flessibilità. Mi piace
lasciare le porte aperte. Vorrei una rampa in grado di lavorare
con tante navi. E si potrebbe pianificarle per accogliere anche
AGV molto avanzate. Esse hanno bisogno di un terminal dalla messa
a punto perfetta.
Per qualcuno come la StoraEnso, posso immaginare che funzioni,
poiché loro stanno seguendo un certo percorso. I loro traffici
di prodotti forestali continueranno fino a quando l'inferno congelerà,
di modo che le economie cominciano ad accumularsi. A meno che
qualcuno non sia in grado di dimostrare il contrario, per la maggior
parte dei porti si sta verificando l'opposto: brutto periodo,
taglia e spera, camion e trattori terminalistici e MAFI in giro.
Il sistema Rolux rappresenta un'eccezione, nel senso che è
a mezza strada rispetto al super-sistema, ma, anche se riesco
a concepire l'applicazione in casi speciali di sistemi come il
miglioramento dell'interfaccia porto-nave e l'AGV, non ritengo
invece che ogni porto debba averne uno".
Byrne vede un brillante futuro per il ro-ro quale mezzo per rendere
l'Europa ed altre regioni più razionali dal punto di vista
del trasporto merci ed al fine di dirottare le merci dalla strada
all'acqua. Egli ravvisa un particolare potenziale nel Mediterraneo
su rotte quali l'Autostrada del Mare tra l'Italia del Nord e del
Sud e tra l'Italia, la Francia e la Spagna. Prevede poi un'esplosione
delle attività ro-ro in questa zona, unitamente alla Turchia.
Mentre per il futuro vede sviluppi anche nel Nord Africa.
"L'unico problema per me è che non vi sono maree nel
Mediterraneo di modo che loro non hanno bisogno di rampe come
noi le conosciamo". Peraltro, vi è un mercato per
le rampe galleggianti speciali e la Transmarine è in trattative
con un particolare porto greco su questo argomento e spera di
ottenere presto un contratto.
Il terminal galleggiante della Transmarine o la concezione "trasportistica"
agevolano l'ormeggio di traghetti veloci in piccoli porti che
dispongono di un terminal a forma di T che "può essere
fatto galleggiare al suo interno ed agganciato". Esso è
caratterizzato da un pontone di forma particolare, dotato di una
ribalta fatta funzionare idraulicamente che mette in condizione
navi di forme e dimensioni diverse di utilizzarlo.
"Vi è una pressante necessità nei paesi del
Terzo Mondo, in particolare in Africa" conclude Byrne "di
porti galleggianti dotati di attrezzature ro-ro sul suo ponte.
Esso potrebbe essere tirato giù, incastrato e collegato
mediante un semplice ponte alla strada più vicina. Un porto
ro-ro istantaneo è poi un'ottima idea anche nel caso di
zone di guerra o dopo un disastro".
I sistemi e l'equipaggiamento per il progetto IPSI sono ancora
in fase di collaudo, afferma Goran Johansson, direttore generale
e capo della divisione movimentazione carichi secchi preso la
TTS Ships Equipment di recente costituzione, in origine Hamworthy
KSE. Alcune delle sue caratteristiche sono già state immesse
in servizio nell'ambito del progetto Baseport della StoraEnso
che, secondo Johansson, "funziona in modo fantastico".
L'IPSI ruota attorno ad operazioni containerizzate ro-ro caricate
su piastre ad alto rendimento così come su normali trailers
e swap-bodies. Il punto cruciale consiste nell'uso di piastre
e di AGV controllati da transponders che ricevono gli esatti dati
sulla posizione da un GPS. Gli AGV manovrano le piastre da terra
a bordo affinché vengano stivate nell'ambito di un sistema
strutturato su corsie di stivaggio delimitate sui ponti delle
navi. Ciascuna corsia può accogliere approssimativamente
40 TEU. Al cuore del sistema sta l'unità di contenimento
del carico, sia essa una piastra, un semirimorchio MAFI o attrezzature
analoghe.
Johansson afferma che le due chiavi del successo del sistema risiedono
nel fatto che il contenitore del carico è una scatola quadrata
con nessuna curvatura di modo che vi si possono guidare i veicoli
direttamente incrementando così notevolmente la velocità
del carico, nonché nel fatto che la poppa della nave è
completamente aperta.
"Ciò che adesso stiamo collaudando è l'allacciamento
automatico delle piastre e dei cavalletti dei trailer. Ciò
dà economie extra, poiché si può fare a meno
di gran parte della squadra addetta all'allacciamento. Si hanno,
inoltre, meno incidenti. Noi stimiamo di poter risparmiare qualcosa
come 20 persone in media.
Un altro vantaggio del sistema a piastre - afferma Johansson -
sta nel fatto che si possono prendere unità di forma strana,
come i 30 o 45 piedi, le cisterne e gli swap-bodies". La
piastra è il mezzo per standardizzare le attrezzature non
standard. "Tutte le esigenze portuali sono rappresentate
in questi casi da translifters che di norma hanno già,
di modo che essi non avranno bisogno di fare alcun investimento
aggiuntivo.
La prossima fase dell'ISPI consiste nella sostituzione dei translifters
e dei tugmasters con un AGV" continua Johansson. "Ciò
verrà sviluppato con gli altri partners europei nel prossimo
paio d'anni, probabilmente nell'ambito di un progetto di sviluppo
sponsorizzato dall'Unione Europea". I produttori da coinvolgere
nel progetto non sono stati svelati.
Anche se le piastre saranno movimentate con gli AGV, i trailers
saranno ancora movimentati nel modo tradizionale, ma i cavalletti
li metteranno in condizione di essere allacciati automaticamente.
"Porti il tuo Tugmaster alla zona di deposito dei cavalletti,
lo agganci al trailer, glielo assicuri sopra e lo fai salire sulla
nave" spiega. "Poi lo fai scendere sul ponte tra i bordi
delle corsie ed il cavalletto automaticamente si mette al suo
posto assicurando l'intera sistemazione. Non è necessaria
alcuna modifica al Tugmaster od al trailer". I cavalletti
al momento sono in fase di distribuzione presso alcuni dei proprietari
che partecipano ai collaudi dell'IPSI.
"Il veicolo maggiormente utilizzato nella gran parte dei
servizi ro-ro è il trailer" commenta Johansson. "Ed
è proprio per questo che è stato progettato il cavalletto:
conseguire i vantaggi dell'allacciamento automatico. Così,
insieme alle piastre si ottiene una capacità di carico
fantastica".
Per quanto riguarda il futuro, Johannson riassume: "Il ro-ro
è sempre stato centrato sul Nord Europa in passato ed ora
i politici di Bruxelles ritengono che ciò che funziona
a nord possa funzionare anche a sud. Perciò, essi stanno
chiedendo che i progetti dell'Unione Europea diffondano tale concezione
nel Mediterraneo. Noi siamo impegnati in un paio di loro. Allo
scopo di fare concorrenza alla strada, i servizi ro-ro devono
essere molto efficienti e noi pensiamo che in futuro possa essere
effettuato dal ro-ro un bel po' di feederaggio con i grossi hub
lo-lo quali Gioia Tauro e Algesiras invece che con i piccoli lo-lo".
Vale la pena di chiudere con l'opinione dell'operatore marittimo
a lungo raggio ro-ro OT Africa Lines che deve bilanciarsi tra
le opzioni maggiormente raffinate disponibili tra i propri porti
nord-europei e la realtà sul campo nei porti dell'Africa
Occidentale.
Il direttore alle operazioni Bernard Elworthy afferma che questi
porti ora fanno sempre meno affidamento sulle attrezzature poste
sulle navi e dispongono dei propri elevatori a forca, MAFI e Tugmasters.
Riguardo alle operazioni terminalistiche, il suo contributo attiene
a due proposte pratiche: "Molti dei terminal di laggiù
sono cresciuti in modo casuale. Senza pensare a soluzioni grandiose,
alle volte si ha solo bisogno di sedersi davanti ad un foglio
di carta bianco e ridisegnare la configurazione dello scalo utilizzando
ciò che si ha già. In secondo luogo, bisogna conservare
i propri strumenti. Infine, disciplinare questi provvedimenti".
(da: Cargo Systems, maggio 2002)
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