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Kallas chiarisce gli obiettivi della proposta legislativa della Commissione Europea per i porti
In occasione dell'assemblea dell'European Sea Ports Organisation, il commissario ha risposto ai timori espressi da alcuni rappresentanti dei porti
31 maggio 2013
Intervenendo oggi a Varna all'assemblea generale dell'European Sea Ports Organisation (ESPO), il vicepresidente della Commissione Europea e responsabile dei trasporti, Siim Kallas, ha presentato la recente proposta legislativa per i porti avanzata nei giorni scorsi dall'istituzione europea ( del 23 maggio 2013) ed ha sottolineato che è stata formulata dopo aver «ascoltato ed essersi consultati a lungo con ESPO, con i suoi singoli associati e con il settore portuale». «Sono convinto - ha esordito - che abbiamo trovato un buon equilibrio tra le aspettative dei tanti soggetti coinvolti».
Kallas ha evidenziato la disomogeneità del settore portuale europeo: «se l'Europa è sede di alcune delle migliori strutture portuali del mondo - ha rilevato - l'efficienza e le prestazioni variano molto, determinando un vero e proprio spartiacque nell'UE. Prendete ad esempio Rotterdam, Anversa e Amburgo, che movimentano il 20% di tutte le merci. So che le prestazioni sono una delle principali preoccupazioni di ESPO. In nessun modo stiamo cercando di interferire nelle buone pratiche operative. Ma la mia preoccupazione - ha specificato - è che non tutti i porti offrono lo stesso elevato livello di servizio».
«Sia chiaro - ha detto Kallas rispondendo ad alcune critiche mosse alle proposte della Commissione Europea, tra cui quella della comunità portuale di Rotterdam che teme un proliferare delle procedure burocratiche ( del 23 maggio 2013) - non si tratta di trasferire il traffico da alcuni porti ad altri. Non si tratta - ha chiarito - di dire ai clienti quali porti dovrebbero utilizzare. Ma si tratta - ha spiegato - di creare condizioni migliori in modo da avere un numero maggiore di collegamenti marittimi a corto raggio, di far sì che tutti i porti siano pienamente integrati nella catena logistica. Anche i porti più efficienti - ha osservato il vicepresidente della Commissione - hanno bisogno di altri porti per avere successo, per esempio per sviluppare operazioni di hub-and-spoke e per evitare la congestione».
«Cosa significa? Significa - ha proseguito Kallas - che dobbiamo migliorare i collegamenti locali con le reti stradali, ferroviarie e delle vie navigabili interne che si alimentano dai porti, ottimizzare pienamente i servizi per fare il miglior uso dei porti così come sono attualmente, creare un ambiente operativo in grado di attrarre gli investimenti che sono così necessari se c'è bisogno di ampliare la capacità, così come dev'essere fatto. Gli investitori hanno bisogno di certezze giuridiche e normative e di meno lungaggini burocratiche».
«A differenza di altri settori dei trasporti - ha rilevato Kallas - l'UE non ha quasi alcuna legislazione portuale in materia di accesso ai servizi, di trasparenza finanziaria o di oneri per l'utilizzo delle infrastrutture. Una cosa che è diventata chiara nel corso degli anni è che uno scenario “business as usual” non permetterà al mercato di risolvere questi problemi».
«La proposta - ha sottolineato ancora il commissario europeo ai trasporti - non mira a creare maggiori oneri amministrativi o maggiori costi. Infatti, non solo semplificherà e ridurrà la burocrazia, ma dovrebbe ridurre i costi portuali di quasi il 7% e consentire all'economia dell'UE risparmi fino a 10 miliardi di euro entro il 2030. Dovrebbe anche generare maggiore attività per lo short sea shipping. Ciò significa più attività portuali e quindi un numero significativo di nuovi posti di lavoro».
Quindi - ha specificato Kallas - «che cosa sta proponendo esattamente la Commissione? In primo luogo si tratta di una combinazione di misure giuridiche e di misure “soft”. Ci si concentra su dove l'UE può fare la differenza. Ci si basa su politiche in vigore e si rispetta la diversità dei porti europei. E si affrontano solo le aree problematiche specifiche che debbono essere cambiate».
Una delle aree di intervento sarà quella per promuovere la libera prestazione dei servizi: «Una libera prestazione dei servizi, senza alcuna discriminazione - ha evidenziato il commissario europeo - dovrebbe diventare un principio generale. Ciò è in linea con i principi del mercato unico dell'Unione Europea, di cui io sono un convinto fautore. Al momento - ha constatato Kallas - non è facile sfidare i monopoli e i diritti esclusivi conferiti dalla legislazione nazionale. Noi proponiamo procedure nuove, trasparenti ed aperte per selezionare i fornitori di servizi, con regole per evitare possibili abusi tariffari da parte di operatori in possesso di diritti esclusivi».
Inoltre Kallas ha ribadito che «deve essere migliorata la trasparenza dei finanziamenti al fine di evitare distorsioni della concorrenza e chiarire che uso si fa del denaro pubblico. Ciò - ha detto il commissario europeo - attirerà gli investitori privati, che hanno bisogno di stabilità a lungo termine e certezza del diritto. Secondo le regole di oggi, molti porti che ricevono soldi pubblici non devono tenere una contabilità separata tra le loro attività economiche. Questo rende difficile seguire i flussi di finanziamento e garantire che non vi sia alcuna violazione delle norme sugli aiuti di Stato. In ogni caso il finanziamento pubblico non deve essere utilizzato per distorcere le tasse portuali per l'utilizzo delle infrastrutture, che dovrebbero essere fissate in modo trasparente e non discriminatorio. Le Autorità Portuali - ha osservato - dovrebbero essere più autonome e fissare essere stesse le tariffe, secondo le proprie strategie commerciali e di investimento. Ma ciò deve essere fatto in modo equo e trasparente. Il diritto UE dovrebbe essere chiarito per consentire ai porti di modulare le tariffe in base alla loro politica, ad esempio per attirare il trasporto marittimo a corto raggio o le navi che hanno migliori performance ambientali».
«So che alcuni di voi - ha aggiunto Kallas referendosi ai timori espressi da alcuni rappresentanti di porti europei - hanno preoccupazioni circa l'organo di controllo proposto. Ma questa non è una novità. Esso esiste già in molti Stati membri e sarà sede per un appello di primo grado. Ciò significa ridurre gli oneri amministrativi per la risoluzione delle controversie e, se possibile, tenerle fuori dai tribunali».
«Infine - ha concluso Kallas - come in molti altri settori economici, nei porti le esigenze di reclutamento del personale stanno cambiando rapidamente. Un aumento di un milione di tonnellate di merci che passa attraverso un porto crea una media di 300 nuovi posti di lavoro. Entro il 2030 ci aspettiamo un aumento del 15% di posti di lavoro, per cui vi è una chiara necessità di attrarre lavoratori. Servizi portuali moderni e un ambiente stabile devono comportare anche una moderna organizzazione del lavoro e moderne disposizioni in materia sociale. L'esperienza degli Stati membri che hanno attuato riforme portuali mostra che aperte ed esaustive discussioni tra dipendenti e datori di lavoro su questioni legate al lavoro possono fare la differenza. È per questo che stiamo creando un comitato speciale per i porti: il comitato di “dialogo sociale”. Innanzitutto dovrebbe essere offerta la possibilità di vedere quali saranno i risultati e valuteremo i suoi progressi nel 2016».
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