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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXVI - Numero 3/2008 - MARZO 2008
Industria
Il futuro dei contenitori marittimi: una questione di
dimensioni
L'industria del trasporto marittimo di linea di
contenitori sulle rotte di primaria importanza sta cambiando.
Mentre i commentatori discutono senza fine dei mega terminal e
delle portacontainer della generazione super post-panamax, i box
stessi hanno ricevuto un'attenzione molto minore.
Peraltro, essi stanno diventando più grandi, vale a dire
più lunghi, larghi ed alti e le implicazioni di tale fenomeno
potrebbero essere assai notevoli.
I contenitori standard da 20 piedi x 8 piedi x 8 piedi/8 piedi
e sei pollici e quelli da 40 piedi x 8 piedi x 8 piedi/8 piedi e sei
pollici hanno rappresentato i pilastri del settore marittimo di
linea containerizzato per più di 45 anni e tale
equipaggiamento ancora domina le scorte dei vettori marittimi e dei
noleggiatori, assieme alle unità alte 9 piedi e 6 pollici.
Tuttavia, come i traffici sono maturati ed i tipi di carico
movimentati sono mutati - sostanzialmente, diventando più
leggeri - così anche la domanda di box dotati di capacità
cubica molto maggiore è aumentata.
Ciò ha comportato l'introduzione di unità
high cube da 45 piedi nei traffici transpacifici alla fine degli
anni '80 e nel corso degli anni '90, mentre alcuni
vettori, quali la APL e la Maersk, hanno impiegato unità di
queste dimensioni anche dall'Estremo Oriente all'Europa.
Gradualmente, tali unità si sono prese una fetta più
grande dei traffici, sebbene il loro potenziale sia limitato a causa
delle limitazioni di stivaggio sulle navi.
Poi, ad ottobre del 2007, la APL ha sbalordito l'intero
settore, immettendo "poche centinaia di contenitori marittimi
da 53 piedi" su uno dei suoi servizi che collegano l'area
di Shenzhen in Cina e la California meridionale.
Questi contenitori presentano esattamente le stesse dimensioni
dei contenitori interni statunitensi da 53 piedi e sono in grado di
trasportare un quantitativo di carico notevolmente maggiore rispetto
a quello sia dei 40 piedi che a quello dei 45 piedi high cubes.
Ovviamente il loro uso è assai limitato, dato che la
lunghezza di questo contenitore non gli consente di essere
movimentato sulle autostrade di molti paesi, Giappone ed Europa
compresi.
Peraltro, per alcuni caricatori e vettori marittimi, dal punto
di vista sia della logistica che dei prezzi, l'iniziativa
potrebbe rivelarsi assai significativa.
Inoltre, essa potrebbe costituire la fase iniziale di una
ristrutturazione del settore.
Tuttavia, non tutti si dichiarano d'accordo nel dibattito
sulla opportunità delle unità sovradimensionate.
La NYK Line, ad esempio, ritiene che la domanda di marittimi da
45 piedi ed altri contenitori sovradimensionati sia "molto
limitata" e "certamente non in espansione".
Un suo portavoce ha dichiarato: "Le regole dell'Unione
Europea stanno divenendo più rigorose in ordine alle
limitazioni della movimentazione di contenitori di dimensioni
maggiori ed alcune derrate non si prestano alle unità più
grandi.
C'è anche il problema comportato dalla
sistemazione nello stivaggio a bordo laddove non vi siano piazzole
costruite per i contenitori sovradimensionati.
Inoltre, nemmeno è possibile l'utilizzazione della
ferrovia, in genere, né in alcuni paesi asiatici esistono
infrastrutture interne per equipaggiamenti non standard.
Per di più, si tratta di un traffico esclusivamente a
senso unico, dato che l'attività di esportazione è
pari pressoché a zero per l'equipaggiamento non
standard.
I traffici transpacifici in direzione est sono l'unica
speranza per i contenitori sovradimensionati e ciò accade
perché le merci di peso leggero, come i giocattoli ed alcuni
prodotti tessili, vengono movimentate in volumi così grandi
da poter ingenerare notevoli risparmi sui costi in relazione al
trasporto".
Chiaramente, è questa la principale ragione che sta
dietro all'iniziativa della APL.
È anche evidente che la linea con sede a Singapore, che
ha la reputazione di essere una delle più innovative nel
settore marittimo containerizzato, ha condotto approfondite ricerche
sull'idea e ha lavorato attentamente prima di lanciare
l'iniziativa.
Michael McCarty, direttore della società per i traffici
transpacifici in direzione est, ha spiegato: "I nostri
contenitori "Ocean53" stanno ricevendo una buona
accoglienza nel mercato.
Riteniamo che vi fosse una domanda repressa di un nuovo
prodotto che è in grado di semplificare le filiere
organizzative e controllare i costi del trasporto marittimo".
A prima vista vi sono molti vantaggi:
le unità possono caricare il 60% in più di volumi
rispetto ai contenitori da 40 piedi;
le unità offrono esattamente lo stesso carico utile dei
contenitori interni statunitensi e dei trailer ferroviari e possono
evitare la necessità di trasbordo;
i vettori marittimi possono ridurre le proprie esigenze di
scorta;
i tempi di lavorazione/nave dovrebbero risultarne accelerati;
tariffe di nolo più concorrenziali per unità di
carico movimentata.
McCarty, peraltro, non entra nel dettaglio in ordine alla
politica dei prezzi dei noli per il programma Ocean53 né sui
potenziali risparmi sui costi che potrebbero risultarne.
Ha infatti dichiarato: "A causa delle numerose variabili
insite nel trasporto marittimo, è difficile quantificare
esattamente il risparmio comportato dall'unità
"Ocean53", ma posso dire che i caricatori che vi hanno
messo delle merci dentro hanno constatato un notevole risparmio e
questo è stato sufficiente a stimolare la domanda per il
prodotto".
Il dispiegamento delle unità da 53 piedi da parte della
APL è stato molto selettivo in questa fase ed è
probabile che resti così nell'immediato futuro.
"Il numero dei contenitori da 53 piedi attualmente
impiegato è quantificabile in centinaia e non in migliaia"
afferma McCarty "dal momento che siamo intenzionati ad
introdurre lo "Ocean53" con moderazione allo scopo di
evitare qualsiasi effetto a singhiozzo.
Amplieremo l'iniziativa in linea con la domanda della
clientela".
Sotto molti aspetti, perciò, l'operazione potrebbe
essere meglio descritta come un "collaudo dal vivo".
Aggiunge McCarty: "Le nostre origini sono in questo
momento confinate alla Cina, dove possiamo disporre sia di
infrastrutture, sia degli strumenti normativi a supporto del
prodotto".
In effetti, è probabile che il concetto del contenitore
marittimo da 53 piedi resti sempre contenuto nell'ambito di
una selezione, senza che avvengano cambiamenti su vasta scala nella
normativa sulle autostrade di molti paesi che consentiranno le
operazioni di movimentazione alle combinazioni più lunghe di
camion e semirimorchi.
Ciononostante, il direttore commerciale della APL è
ottimista: "La APL ha immesso in servizio i contenitori sia da
45 che da 48 piedi nei mercati di linea marittima ed essi si sono
dimostrati assai popolari nel corso degli anni fra i nostri clienti"
dichiara.
"Questo successo, unitamente alla sostenuta domanda di box
più grandi da parte dei clienti, ci ha fornito la fiducia
necessaria per andare avanti con l'Ocean53, anche il quale - a
nostro giudizio - avrà successo".
John McCown, c.e.o. della Trailer Bridge Company con sede a
Jacksonville, afferma che essa è stata la pioniera del
contenitore marittimo da 53 piedi.
Sostiene infatti: "Storicamente, siamo un'impresa di
autotrasporto interno, ma abbiamo regolarmente utilizzato i
container da 53 piedi dal continente statunitense a Portorico.
Noi li trasportiamo su chiatte speciali; tali unità
possono essere impilate su cinque strati.
Non riesco a vedere alcuna differenza tra i nostri box ed i
cosiddetti box "dalla capacità marittima" della
APL.
E noi abbiamo 4.000 di queste unità in servizio".
Dal punto di vista operativo, l'uso di questi contenitori
sovradimensionati nei traffici marittimi a lungo raggio presenta
molte problematiche e questa è una delle ragioni, quanto meno
a breve termine, per cui tale modello resterà di nicchia.
Spiega McCarty: "Da quando abbiamo lanciato il servizio,
un certo numero di esportatori ha espresso interesse all'idea
e noi stiamo valutando le loro esigenze ed il potenziale di carico.
Il nostro limite principale è costituito dalla capacità
degli spazi-container di bordo per movimentare i contenitori senza
lasciare eccessivo spazio vuoto che possa comportare conseguenze sul
livello complessivo di utilizzazione della nave".
Poiché i contenitori da 53 piedi possono essere caricati
solamente sul ponte di coperta, esiste anche il rischio di doverli
ristivare e rimovimentare più volte nel corso di un viaggio
della nave, quando è necessario accedere a certe stive.
Tuttavia, le unità dispongono di agganci angolari nella
posizione dei 40 piedi, in modo da poter essere movimentati da
spreader di gru convenzionali.
Pertanto, la movimentazione dei contenitori in porto non è
una sfida impossibile.
Né lo è quella delle infrastrutture interne negli
Stati Uniti, dato che gli chassis, i magazzini ed i varchi di
distribuzione regionali, i carri ferroviari double-stack ed il resto
sono tutti attrezzati per accogliere i grandi box.
Secondo McCarty, essi hanno familiarità con i maggiori
caricatori statunitensi.
Se la concezione dovesse prendere piede, allora non potrebbe
più essere rinviata la predisposizione di stive nelle nuove
navi atte al trasporto di questi contenitori sovradimensionati.
La APL ha in corso un programma di nuove costruzioni, con 4
navi da 10.000 TEU in costruzione presso la Daewoo Shipbuilding &
Marine Engineering.
Tuttavia, si sa poco circa la progettazione di questo
tonnellaggio e se la APL abbia richiesto qualche speciale modifica
al modello standard del cantiere.
Attualmente, i principali utenti dei contenitori marittimi da
53 piedi della APL sono il gigantesco dettagliante di giocattoli
Toys "R" Us e la New Balance.
Per questi gruppi, che spediscono grandi volumi di giocattoli
di plastica di peso medio-leggero, calzature ed abbigliamento
sportivo, le unità in questione sono ideali.
Malgrado molte delle stesse società multinazionali
spediscano e vendano i loro prodotti in Europa, il portavoce della
NYK in realtà ha suggerito che la domanda di unità più
grandi (leggasi di 45 piedi) in Europa stava "rapidamente
diminuendo".
Anche se tale situazione potrebbe essere derivata dalla
normativa approvata dalla Commissione Europea allo scopo di togliere
certi tipi di contenitori marittimi da 45 piedi dalle autostrade
europee a partire da gennaio 2007, è significativo che nessun
vettore marittimo sembri avere ordinato il box euro-pallet da 45
piedi a mensole che può essere utilizzato.
Tuttavia, la normativa inerente ai contenitori marittimi da 45
piedi è stata in seguito estesa.
David Cheslin, presidente della Coastlink Network e della
Dunelm Public Relations, i cui clienti comprendono la UNIT45 e, dal
momento della sua acquisizione della Geest North Sea Line, della
Samskip Multimodal Container Logistics, spiega: "La direttiva
96/53/EC del 1996 della Commissione Europea aveva concesso un
periodo decennale di transizione per la dismissione graduale dei
contenitori marittimi da 45 piedi con agganci d'angolo
convenzionali, ma era stata concessa un'estensione e la
situazione ora è ancora più complessa, dato che non vi
è nessuno standard uniforme a livello continentale".
Morten H. Engelstoft, c.o.o. della Maersk Line, spiega: "In
ambito europeo, la movimentazione dei contenitori da 45 piedi
dipende dalla disponibilità dei container di tipo Geest
(pallet-wide con angoli arrotondati).
Il problema principale per i vettori marittimi oggi consiste
nel fatto che i contenitori standard da 45 piedi (marittimi a lungo
raggio) possono essere movimentati solo nell'ambito degli
stati membri dell'Unione Europea che hanno autorizzato l'uso
di tali unità.
Altrimenti, l'attraversamento delle frontiere con questa
dimensione di equipaggiamento non è consentita".
Rawindaran Nair, un economista marittimo presso Cardiff
Business School con sede nel Regno Unito, non è convinto
circa i contenitori sovradimensionati, dal momento che egli pensa
che potrebbero compromettere le alleanze operative a più
ampio raggio tra i vettori.
Sostiene infatti: "La collaborazione tra gli operatori è
in gran parte fondata sull'utilizzazione dei contenitori
standard da 20 e 40 piedi, dal momento che ciò mette in grado
i vettori di utilizzare box provenienti dai membri dell'alleanza
che poi li immettono nella filiera organizzativa.
L'economia del trasporto containerizzato suggerisce che
il massimo vantaggio sarebbe realizzabile con lo sfruttamento di
strategie di collaborazione tra vettori concorrenti nella componente
globale marittima della filiera organizzativa.
In questi casi esiste l'opportunità di sfruttare
significative economie di scala e di esse bisogna tener conto quando
si valutano i cambiamenti da apportare alla modalità di
trasporto dei contenitori di dimensioni tradizionali.
Al momento attuale, tali economie vengono sfruttate mediante
un'integrazione orizzontale ovvero strategie di collaborazione
per mezzo di alleanze globali e di consorzi containerizzati su rotte
specifiche".
Cheslin, peraltro, segue linee di pensiero diverse e ritiene
che l'uso di box più grandi sia una componente di
rilievo dell'evoluzione di tale settore industriale.
Dichiara infatti: "Guardate le navi portacontainer mammut
che vengono immesse in servizio da parte dei mega vettori.
Il baglio di alcune di queste navi è davvero largo e di
sicuro lo è molto di più di quanto si richiede per i
contenitori standardizzati.
Si tratta solo di cambiare alcune guide di queste celle allo
scopo di accogliere questi contenitori sovradimensionati di cui
stiamo ora parlando.
Per me, questa non costituisce una sorpresa nell'ambito
del settore del trasporto marittimo di container e da parte di
alcuni di questi operatori potrebbe ben essere concepito un piano a
livello di progettazione".
Nel contempo, Ronald Widdows, c.e.o. della APL, dichiara: "La
APL dispone di navi che sono state progettate per trasportare box da
53, 48 e 45 piedi e questo ci assicura una formidabile
flessibilità".
Anche se al momento attuale questi programmi inerenti ai
contenitori marittimi sovradimensionati possono essere ancora
considerati dei servizi di nicchia, i costi in aumento e le
pressioni ambientaliste sembrerebbero suggerire come un
accrescimento generalizzato delle dimensioni degli equipaggiamenti
containerizzati sia probabile in futuro.
Non sarebbe la prima volta, a tale riguardo, che la APL si
trova ad indicare la via. (da: Containerisation International,
febbraio 2008, pagg. 36-37)
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