I primi a cedere, anni fa', sono stati i cantieri navali occidentali: di fronte alla serrata concorrenza di quelli asiatici hanno abbassato le armi e hanno iniziato un lungo e triste percorso fatto di ristrutturazioni, che si sono tradotte inevitabilmente in riduzioni anche drastiche di attività e di dipendenti. Qualche cantiere è anche andato incontro al fallimento. La sfida dei cantieri del Giappone prima e di quelli del sud-est asiatico poi non ha dato tregua alle aziende occidentali che tutte, o quasi tutte, hanno dovuto beneficiare di aiuti pubblici per sopravvivere.
Ma ora tocca al Giappone il compito di difendersi da quelli sudcoreani, che ampliano gli impianti, praticano prezzi stracciati e ricevono commesse per anni di lavoro. Hyundai, Samsung e Daewoo hanno costruito l'anno scorso oltre 5 milioni di tonnellate di stazza lorda contro i 10 milioni di tsl dei cantieri giapponesi, ma gli ampliamenti in atto nelle aziende sudcoreane e la decadenza di quelle giapponesi fanno prevedere che entro la fine del secolo a Seul potranno annunciare d'aver raggiunto il primo posto nella cantieristica mondiale soppiantando quella del Sol Levante. Secondo il quotidiano "Business Times" di Singapore l'anno scorso i cantieri navali giapponesi hanno ricevuto ordinazioni per la costruzione di 350 navi per un totale di 10,17 milioni di tsl, 7 navi in meno e 1,5 milioni di tsl in più rispetto al 1994. Il confronto mostra variazioni non sensibili, ma è il prezzo delle navi che preoccupa seriamente i giapponesi: infatti il prezzo di una tonnellata di stazza lorda compensata (una scala di compensazione che mette sullo stesso piano le costruzioni ad alto valore aggiunto di manodopera e tecnologia, come le navi passeggeri, con quelle di più veloce costruzione e in serie, come le grandi petroliere) è stato l'anno scorso mediamente di 170.000 yen contro i 206.000 del 1994. Un prezzo che non è mai stato così basso dalla grande crisi della metà degli anni ottanta, che può anche riempire il carnet dei cantieri ma li spinge verso bilanci in "rosso".
Ora i cantieri giapponesi sperano nell'accordo raggiunto in sede Ocse che prevede la soppressione degli aiuti pubblici entro il 15 luglio prossimo. Ma la Corea del Sud non l'ha sottoscritto. E le ordinazioni ai suoi cantieri arrivano sempre più numerose...
STEFANO BELLIO
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