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Pubblicato il rapporto del Land di Brema sul fallimento dei cantieri Bremer Vulkan
Dirigenti del cantiere, consiglio di sorveglianza, amministratori, banche e governo del Land sono stati ritenuti tutti responsabili
28 novembre 1998
La commissione parlamentare del Land di Brema ha pubblicato il rapporto sul fallimento dei cantieri navali Bremer Vulkan, avvenuto nel maggio 1996. Sono trascorsi due anni e mezzo da quel giorno, ma gli strascichi del fallimento si avvertono ancora oggi. Secondo il rapporto i colpevoli di quella catastrofe furono numerosi: una cerchia di corresponsabilità del tutto simile a quella tipica di situazioni analoghe accadute troppo frequentemente in Italia nel mondo dell'economia pubblica e dei partiti politici.
La commissione tedesca configura infatti una responsabilità collettiva dei dirigenti del cantiere, del consiglio di sorveglianza e controllo, del governo del Land (era allora al potere l'SPD), del sistema bancario e degli amministratori. Tutti - a quanto pare - sapevano, e tutti tacevano.
La prima responsabilità fu politica: il governo del Land, volendo salvare a tutti i costi i posti di lavoro, versò al cantiere oltre un miliardo e mezzo di marchi di sovvenzioni, senza tuttavia verificare se quei denari venivano spesi a scopo sociale. "Il dolce veleno delle sovvenzioni - è scritto testualmente nel rapporto - ha impedito il necessari e urgente aumento della produttività, nascondendo la gravità della situazione".
La crisi venne sottaciuta da alcuni membri del partito socialdemocratico, presenti nel consiglio d'amministrazione del gruppo cantieristico, e dai dirigenti del personale. Venne di fatto impedito lo svolgimento di un esame critico della situazione societaria.
Anche il consiglio di sorveglianza non fu immune da colpevoli silenzi, mentre il consiglio d'amministrazione non si curò di denunciare lo stato finanziario del gruppo. Anche le banche sono additate come colpevoli perché, nel momento in cui iniziò la precipitosa discesa verso il baratro, non vollero assumersi alcun impegno facendo mancare l'ossigeno ad un organismo in procinto d'entrare in coma. Il Bremer Vulkan ormai non poteva essere salvato, ma nessuno ebbe il coraggio di dirlo.
Il presidente Friedrich Hennemann e sei membri del vertice della società cantieristica vennero indagati per aver trasferito illegalmente 854 milioni di marchi dai fondi destinati al sostegno dei cantieri del gruppo della Germania est a quelli della Germania ovest.
Tutti dunque, persone ed istituzioni, ebbero una parte di colpa nel fallimento del più grande cantiere tedesco. Ma, come sempre accade in questi casi, ognuno ora ne attribuisce la responsabilità determinante agli altri.
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