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I cantieri navali europei sono messi in crisi dalla concorrenza di quelli sudcoreani
La svalutazione del won ha ridotto del 20% i costi di produzione delle imprese cantieristiche della Corea del Sud, che ricevono anche prestiti dallo Stato
17 febbraio 1999
La crisi finanziaria asiatica colpisce in maniera estremamente violenta i cantieri navali europei, che si trovano di fronte al sensibile ribasso dei prezzi messo in atto dai concorrenti sudcoreani. Molti armatori europei, in procinto di ordinare la costruzione di navi a cantieri nazionali, sono stati irresistibilmente attratti dalle proposte, molto allettanti, dei cantieri della Corea del Sud.
Di questo problema si è occupato il presidente della Council of European & Japanese National Shipowner's Association (CENSA), Bernard Meyer, che è anche presidente del cantiere navale Meyer Werft, nel corso dell'ultima riunione dei membri dell'Associazione, che si è svolta a Francoforte.
La CENSA ha chiesto alla Commissione Europea d'intraprendere un'azione concertata, per evitare che le conseguenze della crisi asiatica provochino danni irreparabili nei cantieri navali dell'Unione Europea. E la situazione è veramente drammatica. La svalutazione del won ha messo i cantieri sudcoreani nel 1998 nella possibilità di ridurre del 20 per cento i loro costi di produzione, con possibile eguale riduzione dei preventivi presentati agli armatori europei. Inoltre hanno beneficiato di prestiti dello Stato, preoccupato per la loro sopravvivenza. In questo modo hanno potuto proporre prezzi così bassi che negli ultimi mesi dello scorso anno sono riusciti ad accaparrarsi il 70 per cento delle ordinazioni mondiali.
Ora la CENSA ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale di non accordare aiuti alla Corea se il governo di Seul non si impegnerà a limitare la produzione dei suoi cantieri navali. E' uno dei tanti tentativi che possono costituire una pressione volta ad ottenere qualche concessione, ma il punto di partenza dei prezzi sudcoreani anche con valuta ai livelli precedenti è così basso che difficilmente può creare i presupposti per un mercato su cui i cantieri europei possono sperare di competere.
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