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Cresce in tutte le nazioni dell'Unione Europea l'opposizione all'abolizione del duty free
La decisione è stata presa nel 1991, ma nessun paese si è preparato per far fronte alle ripercussioni sull'occupazione
8 marzo 1999
Il prossimo 30 giugno avrà termine in Europa il regime delle vendite esenti da tasse su navi traghetto, aerei ed aeroporti. La decisione è stata presa dall'Unione Europea (allora Comunità Europea) nel 1991, con l'impegno di un'armonizzazione fiscale nelle nazioni membri.
In questi ultimi mesi si sono succeduti in tutta Europa interventi tendenti a far desistere Bruxelles dall'attuare la decisione presa otto anni fa che, si afferma, produrrebbe solamente disoccupazione.
La parlamentare francese Marie Claude Beaudeau ha detto che il duty free partecipa in maniera significativa a determinare le tariffe dei viaggi, e li finanzia abbondantemente: la sua soppressione determinerebbe certamente l'aumento dei prezzi dei biglietti. La parlamentare ha elencato alcune cifre, che indicano quale sia realmente la parte del duty free nella composizione delle tariffe: nel traffico tra Calais e la Gran Bretagna la Sea France realizza il 55% delle sue entrate con il duty free; una sua abolizione determinerebbe il raddoppio delle tariffe di viaggio. Le vendite extradoganali rappresentano inoltre il 70% degli introiti nell'aeroporto di Tarbes e il 17% di quelli dell'aeroporto di Parigi, cioè 240 milioni di franchi.
Ma c'è un pericolo molto più grave che minaccia questo settore: la soppressione di 140.000 posti di lavoro. Tra questi ci sono le 3500 persone addette al duty free sulle navi che effettuano collegamenti nel porto di Calais.
E' necessario dire però che l'intervento della parlamentare Beaudeau è senz'altro spinto da interessi nazionali, visto che il 40% delle vendite di prodotti esenti da tasse doganali realizzate nel mondo è costituito da prodotti francesi.
Comunque anche Irlanda, Germania, Spagna, Belgio e Finlandia si sono dichiarate contrarie alla soppressione delle vendite duty free, mentre l'Italia ha rinviato la data della loro abolizione al 2002. Cresce insomma in tutte le nazioni europee la consapevolezza che questo regime di vendite è ancora molto utile per i bilanci di molte aziende. Per contro il commissario europeo Mario Monti ha detto che gli addetti occupati in questo settore hanno avuto otto anni di tempo per prepararsi alla trasformazione, e che la disposizione verrà applicata. Inoltre il presidente Santer ha affermato che una proroga del regime non potrebbe superare un periodo di pochi mesi.
La Baudeau ha ribattuto a questa affermazioni definendo "brutale" l'applicazione della decisione del 1991. La Francia teme soprattutto il possibile calo della produzione nazionale di champagne, di cognac e di profumi; ne sarebbero danneggiate molte regioni: Alpi Marittime, Alti Pirenei, Finistere, Ile de Vilaine, Cherbourg, Caen, Champagne e Charentes.
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