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La guerra che infiamma la Federazione Jugoslava, che crea eserciti di deportati nel Kosovo e che è caratterizzata, nelle cronache militari di ogni giorno, dai bombardamenti compiuti dagli aerei della NATO e dai missili lanciati da navi da guerra in Adriatico su obiettivi militari serbi, ha immediate ripercussioni economiche anche nei paesi confinanti con la Serbia, o che con la Serbia sono collegati per via fluviale attraverso il Danubio.
E' il caso di una compagnia di navigazione, la Ukrainian Danube Shipping Company (UDASCO), che afferma di perdere ogni giorno 300.000 dollari perché un centinaio di navi e di chiatte della sua flotta sono bloccate nel Danubio a causa del crollo di due importanti ponti presso Novi Sad. Un diplomatico ucraino, Andriy Veselovsky, ha detto che la compagnia di navigazione, che già tra il 1992 e il 1995 perse due milioni di dollari a causa delle sanzioni economiche imposte contro la Serbia dall'ONU, ora vuol chiedere il risarcimento dei danni che ogni giorno è costretta a subire.
In difficoltà anche la Romania, il cui ministro dei Trasporti, Traian Basescu, ha detto che gli spedizionieri chiedono la riparazione dei ponti danneggiati. Ma il vero problema, secondo il ministro, è trovare i finanziamenti per eseguire i lavori. Due convogli romeni di chiatte cariche con 30.000 tonnellate di mais, partite per il porto di Costanza sul Mar Nero, sono ora arenati a Novi Sad e a Belgrado. Il ministro ha aggiunto che il traffico che precedentemente seguiva la via fluviale ora viene dirottato su strada o su ferrovia. La compagnia di navigazione pubblica Navrom afferma che le sue sedi nei porti fluviali di Galati, Giurgi e Turnu Severin quest'anno subiranno perdite di circa 25 milioni di dollari l'anno per il blocco del traffico sul Danubio. Gli spedizionieri romeni hanno chiesto al governo di intervenire finanziariamente ogni volta che essi subiscono danni a causa della situazione bellica.
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