Il settore dell'autotrasporto merci europeo prevede di trovarsi tra breve tempo in una situazione già ampiamente sperimentata e pagata a caro prezzo da alcuni armamenti marittimi nazionali. Gli autotrasportatori temono infatti di trovarsi di fronte ad una concorrenza che si vale di costi sensibilmente inferiori nel settore salariale e sociale, e che può quindi avere con facilità la meglio, acquisendo quote di mercato, lavoro e guadagni. Questa ipotesi, secondo gli autotrasportatori dell'Europa occidentale, diventerà realtà con l'allargamento dell'Unione Europea alle nazioni dell'Est. Lo squilibrio nei costi salariali e sociali del trasporto stradale merci tra oriente e occidente è mediamente di uno a dieci e gli effetti sulla competitività possono risultare esplosivi. I rappresentanti degli autotrasportatori dell'Europa occidentale, come già hanno fatto in ambito nazionale quelli italiani (inforMARE del 28 giugno) chiedono quindi regole uguali per tutti.
Ma vi sono anche distorsioni interne nel mercato comunitario, così com'è configurato ora. L'IRU, sostenuta dalle associazioni del trasporto italiana (Confetra), danese (DTL/ITD), tedesca (BGL), olandese (TLN), austriaca (AISÖ) e svizzera (Astag), ha protestato per i crescenti limiti imposti da Svizzera e Austria al transito sui valichi alpini, e per le proibizioni al traffico nei fine settimana in alcune nazioni. |
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