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Contrasti della Jugoslavia con Romania, Bulgaria e Ucraina per la navigazione nel Danubio
Le autorità di Belgrado chiedono autorizzazioni speciali per concedere il transito in Jugoslavia. Reazione della Romania, che chiude la navigazione sul fiume alle imbarcazioni jugoslave
13 ottobre 1999
La navigazione sul Danubio sta faticando a tornare alla normalità, nonostante gli interventi di ripristino dei ponti crollati sotto i bombardamenti degli aerei della NATO. La situazione sembra anzi aggravarsi per i contrasti che coinvolgono da una parte le autorità jugoslave e dall'altra quelle di Bulgaria, Romania e Ucraina. Infatti le autorità jugoslave, che avrebbero tutto l'interesse a veder ripristinata la navigazione sul fiume e i traffici mercantili, cercano invece di rendere la situazione più difficile richiedendo autorizzazioni speciali per il transito di unità bulgare, romene e ucraine. Le misure di ritorsione non si sono fatte attendere, e la Romania ha iniziato a predisporne alcune: le autorità di Bucarest hanno deciso di proibire alle unità jugoslave il transito sul tratto romeno del fiume. La risposta di Belgrado è stata immediata: i canali collegati con il Danubio che si trovano in territorio jugoslavo non potranno più essere utilizzati gratuitamente da battelli stranieri.
La situazione, portata al parossismo dalla Jugoslavia, si aggrava sempre più. Alcuni giorni fa un gruppo di armatori romeni di unità fluviali ha organizzato un blocco simbolico del Danubio durato tre giorni, con l'intenzione di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sul grave problema.
Gli armatori romeni, esasperati per il comportamento delle autorità jugoslave, avanzano anche altre richieste, pretendendo ad esempio che venga effettuato al più presto lo sgombero dei detriti che impediscono la navigazione. L'avvio immediato di queste opere sembra però poco probabile e la richiesta non contribuisce altro che ad acuire la tensione. Il costo dell'operazione si aggira infatti sui 90 milioni di euro, una somma che Belgrado, alle prese con lo stato disastroso dell'economia nazionale, non è in grado di mettere a disposizione. Né lo faranno i fondi esteri, almeno finché Milosecic sarà al potere..
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