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L'economia di Cuba è in crescita, ma è ostacolata dall'embargo sui traffici che penalizza fortemente anche il settore del trasporto
Il ministro dei Trasporti cubano cerca imprese disposte a investire nella nazione centroamericana nonostante i limiti commerciali. L'armatore d'Amico alla ricerca di un terzo hub nei Caraibi
13 ottobre 1999
"Ci sono molti investitori disposti a lavorare a Cuba, ma la maggior parte è pronta a farsi avanti solo dopo la revoca dell'embargo statunitense". Il ministro dei Trasporti della nazione centroamericana ha però affermato oggi, rivolto agli operatori del settore trasportistico riuniti alla Camera di Commercio di Genova, che questo tipo di interessamento non ha valore per Cuba, che cerca invece imprenditori disposti ad attivarsi immediatamente. Giunto nel capoluogo ligure in occasione di una visita in Italia accompagnato dall'ambasciatore di Cuba in Italia Mario Rodriguez Martinez e da una delegazione di alti funzionari, il ministro cubano Alvaro Pérez Morale ha parlato della ripresa dell'economia nazionale: se nel 95' è stato toccato il fondo della crisi, negli ultimi sei mesi il prodotto interno lordo ha registrato un incremento del 6%. Nel '96 è infatti iniziato un percorso di recupero dell'economia - ha detto Morale - non condotto però con i ritmi sperati. C'è stato un forte incremento - con un tasso del 20% annuo - nel settore del turismo. E' cresciuta la produzione di zucchero, che è ritenuta indice dello stato di salute dell'economia cubana. Incrementi sono stati ottenuti anche in altri importanti settori, tra cui quello della produzione di nichel. Più delicata invece la situazione delle infrastrutture di trasporto: il loro potenziamento e miglioramento - ha spiegato il ministro - è molto oneroso e può essere effettuato solo in tempi lunghi. Cuba inoltre, a differenza di altri paesi in via di sviluppo, non ha accesso ai fondi internazionali. Ma l'ostacolo maggiore rimane per Morale l'embargo: "in condizioni normali sarebbe impossibile parlare di commercio nell'area caraibica senza considerare i porti cubani", ma il blocco dei traffici con Cuba non permette agli scali marittimi nazionali di inserirsi nel sistema trasportistico internazionale. "Basta ricordare la legge americana che impedisce alle navi che hanno toccato i porti cubani di scalare per sei mesi i porti USA". Ed è evidente - ha detto l'ambasciatore Martinez - la sofferenza causata all'attività marittima nazionale da 40 anni di embargo.
Prima delle parole dei rappresentanti cubani gli imprenditori e le istituzioni del settore italiani avevano manifestato la disponibilità e l'interesse per intraprendere un cammino insieme con gli operatori della nazione centroamericana. In questa direzione può andare "la piega logistica e trasportistica decisa dalla Camera di Commercio", ha confermato il presidente dell'ente camerale genovese Paolo Odone. Anche Gianni Scerni, presidente del Centro Italiano Studi Containers (C.I.S.Co.), ha sottolineato i possibili percorsi di collaborazione, considerando che "ci sono alcune similitudini tra il sistema trasportistico cubano e quello italiano". "Il C.I.S.Co. - ha detto Scerni - ha programmato e realizzerà nella prossima primavera, forse a L'Avana, una tavola rotonda sulla situazione dei porti cubani e sulla condizione dei sistemi trasportistici dei 21 paesi dell'area caraibica". L'Autorità Portuale di Genova - ha detto il rappresentante dell'ente portuale Silvio Ferrando - è disponibile ad ogni forma di collaborazione, peraltro già avviata nel novembre '98 grazie ad un accordo stretto con la holding governativa Asociación Portuaria de Cuba (ASPORT). Un contributo importante allo sviluppo delle attività trasportistiche potrà venire dalla riforma normativa, con il varo della legge di riforma dei porti attualmente in discussione a Cuba, ha spiegato Ferrando sottolineando anche l'interesse dell'aeroporto di Genova, di cui l'ente portuale è azionista, per l'istituzione di rotte aeree regolari con l'isola caraibica. Angelo Martinengo, reduce da una missione del C.I.S.Co. all'Avana, ha invece tracciato un quadro del settore del trasporto cubano, mentre il segretario del Centro Studi Containers e presidente dell'ente portuale di Brindisi, Mario Ravedati, ha auspicato la realizzazione sul territorio cubano di un "vero distripark", cioè di un centro collocato in posizione geografica strategica, in presenza di alti fondali e insediato su un'area superiore ai 100 ettari.
Nel corso dei successivi interventi, il comandante Francesco Mastropasqua del gruppo d'Amico ha ricordato che la compagnia di navigazione italiana è da tre anni alla ricerca di un terzo porto hub nel Caribe, scalo che potrebbe essere individuato proprio a Cuba.
L'ottimismo e la buona volontà dei rappresentanti italiani sono manifesti. Purtroppo la discriminante posta dal ministro sulle collaborazioni pre o post embargo è stata formulata al termine dell'incontro. Solo nei prossimi mesi potremo quindi sapere se la disponibilità degli operatori italiani saprà o vorrà scavalcare i limiti imposti ai traffici con Cuba.
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