Le dichiarazioni del commissario europeo ai Trasporti, Loyola de Palacio, sull'affondamento dell'Erika hanno riacceso i toni delle polemiche sull'accertamento delle responsabilità dell'incidente che ha provocato l'inquinamento delle coste francesi. Rina, società per azioni del gruppo Registro Italiano Navale, ha reagito duramente alle affermazioni della de Palacio «secondo cui la missione disposta dalla Commissione al fine di ispezionare la società di classificazione potrebbe concludersi con la "cancellazione" del Rina dalla lista degli organismi riconosciuti dalla UE». «Tale affermazione - ha replicato infatti il Rina - riprende quanto già dichiarato nei giorni scorsi da un portavoce della Commissione, cui il Rina aveva replicato con fermezza chiedendo alla Commissione una pubblica rettifica o smentita».
Il Rina ha precisato che «l'ispezione annunciata dalla Commissione per la fine di febbraio (il giorno 28, ndr) rientra negli accertamenti periodici previsti per tutte le società di classificazione dalla Direttiva Comunitaria 94/57, che ne disciplina l'attività, ed era già stata programmata ben prima del sinistro che ha coinvolto la nave Erika e non è volta ad indagare sul caso specifico».
La società di classificazione italiana ha ricordato anche che «in base alla Direttiva UE 94/57, la revoca del riconoscimento non può derivare da una singola presunta mancanza dell'organismo interessato, ma esclusivamente dall'accertamento che tale organismo non possiede più i requisiti minimi di organizzazione e competenza tecnica prefissati dalla stessa Direttiva. La piena rispondenza del Rina ai suddetti requisiti, regolarmente accertata dall'amministrazione italiana all'atto del riconoscimento, non è mai stata né è messa in discussione». «Il minacciato provvedimento di ritiro del riconoscimento - ha puntualizzato il Rina - quand'anche ne sussistessero i presupposti, non potrebbe essere certo adottato sulla base delle semplici indicazioni dell'ispezione. Secondo le regole della Direttiva, tale provvedimento potrebbe essere adottato, su invito della Commissione, soltanto dall'amministrazione italiana, quale soggetto che ha concesso il riconoscimento al Rina, al termine della procedura prevista dalla Direttiva stessa».
Il commento del Rina in merito alle dichiarazioni della Loyola de Palacio è severo. Tali affermazioni - ha sottolineato la società italiana - «rese ancor più gravi per l'autorevolezza della fonte, sono perciò assolutamente inaccettabili per il Rina, tanto più in quanto viene data per scontata una responsabilità dello stesso per l'incidente dell'Erika, quando le precise circostanze dello stesso e le relative responsabilità sono ancora da accertare e la Commissione non ha ancora preso visione della relativa documentazione».
Pur ribadendo la sua «più ampia disponibilità a cooperare con la missione della Commissione», il Rina ha affermato di non poter accettare «ulteriori attacchi basati su elementi di indagine superficiali ed incompleti, se non inesistenti, e che si pongono palesemente al di fuori delle norme applicabili». La società ha ricordato infine di aver «già lamentato presso la Commissione UE che tali illegittime ed inaudite affermazioni provocano al Rina enormi danni di immagine e di carattere economico-commerciale. Poiché tuttavia tale situazione persiste, la società ha dato mandato ai propri legali di intraprendere tutte le iniziative idonee a far cessare ogni ingiustificato attacco e ad ottenere il risarcimento dei danni subiti, nei confronti di qualunque responsabile». |
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