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Accordo per l'orario di lavoro settimanale di 35 ore nel porto di Marsiglia. Difficoltà a Rouen
Il mancato accordo fra datori di lavoro e portuali a Rouen e la lentezza con cui procedono le trattative, con riduzione dell'operatività sulle banchine, determina un calo dell'affidabilità del porto
21 febbraio 2000
La riduzione dell'orario settimanale di lavoro a 35 ore continua a creare inquietudine nelle autorità e negli operatori commerciali dei porti francesi. Nel più grande porto autonomo dell'Esagono, Marsiglia, i portuali del bacino est negli ultimi giorni di gennaio hanno messo finalmente fine ad una lunga serie di negoziati con il SEMFOS (Syndacat des Entrepreneurs de Manutention de Marseille-Fos) giungendo ad un accordo, in base al quale la durata giornaliera del lavoro passa da sette a sei ore. L'accordo riguarda 643 portuali "mensilizzati" (a stipendio mensile fisso) od occasionali. Per i portuali del bacino ovest del porto focese invece l'intesa era già stata raggiunta il 13 dicembre scorso.
In altri porti invece il negoziato si presenta difficile, e determina perdite di lavoro e di utenti. A Rouen, uno dei sei porti autonomi metropolitani (gli altri sono Marsiglia, Le Havre, Bordeaux, Dunkerque e Nantes/St. Nazaire), il mancato accordo tra portuali e datori di lavoro e la lentezza con cui proseguono le trattative è causa di un sensibile calo dell'affidabilità del porto. E gli operatori portuali vedono in questa situazione la distruzione di quanto faticosamente è stato compiuto in otto anni. Nel 1992 infatti, con la riforma del lavoro portuale, la produttività del porto è costantemente migliorata, tanto che fino all'anno scorso le navi portacontainer fino a 2000 teu hanno realizzato un'operatività di meno di 30 ore "da rada a rada" (risalita della Senna, operazioni commerciali, discesa della Senna), eguagliando quella di altri grandi porti interni europei come Anversa. Ma dal dicembre dello scorso anno le operazioni commerciali sono diventate più difficoltose e il porto sta perdendo la sua affidabilità. Il peggio è che i negoziati per le 35 ore proseguono con una lentezza esasperante.
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