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Nuove misure in Alaska per prevenire e riparare i danni ambientali provocati dall'attività crocieristica
Alcune amministrazioni locali hanno introdotto nuove tasse a carico dei passeggeri. Le attuali normative dello Stato americano sono restrittive per le petroliere, ma non per altri tipi di navi
22 marzo 2000
La crociera sta perdendo i connotati di attività rispettosa dell'ambiente. Questo è almeno quanto sta accadendo in Alaska, dove in queste settimane si discute dell'impatto ambientale delle navi passeggeri. Il loro carico di combustibile e l'elevato numero di passeggeri ospitato a bordo, superiore spesso alla popolazione di molti centri abitati dell'Alaska, potrebbe infatti compromettere l'equilibrio del fragile ecosistema marino e costiero dello Stato americano. L'allarme è stato lanciato dal governatore dell'Alaska, Tony Knowles, che ha introdotto una tassa a carico delle navi crociera i cui proventi saranno utilizzati per azioni di prevenzione in campo ambientale. Sono state inoltre introdotte misure di controllo sui metodi di trattamento dei rifiuti solidi e liquidi adottati dalle diverse compagnie di navigazione.
L'attività crocieristica, in crescita in molte regioni del mondo, è d'altronde aumentata notevolmente anche in Alaska, e alcune amministrazioni locali hanno preso provvedimenti per reperire i fondi necessari per porre rimedio ad eventuali danni ambientali provocati dalle navi passeggeri. Nella città di Juneau, dove si è passati da un traffico di 250.000 crocieristi nel 1990 a 600.000 nel 1999, è stata ad esempio approvata lo scorso ottobre l'introduzione di una imposta di 5 dollari per ciascun passeggero. Anche ad Haines, località che conta 1.400 abitanti, è stata approvata una tassa a carico dei crocieristi.
Michele Brown, commissario del Department of Environmental Conservation (DEC) dell'Alaska, ha ricordato che dopo il grave inquinamento provocato dalla petroliera Exxon Valdez nel 1989 sono state introdotte normative più restrittive riguardanti questo tipo di navi, ma non è stato fatto altrettanto per le altre: tutti si sono concentrati sulle petroliere - ha detto - e solo negli ultimi anni è risultato evidente che i provvedimenti presi non sono stati sufficienti. Dal 1995 infatti - secondo quanto rilevato dallo Stato dell'Alaska - le sole navi cisterna sottoposte alle nuove normative hanno causato 93 sversamenti in mare di petrolio, per un totale di 20.000 litri. Nello stesso periodo le altre navi hanno provocato 945 inquinamenti per un totale di 976.000 litri di prodotti inquinanti finiti in mare.
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