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Gli "operatori logistico portuali" scrutano nel loro futuro
L'assemblea generale annuale degli spedizionieri si è svolta oggi, presieduta da Sebastiano Gattorno, a bordo della "Excelsior" della Grandi Navi Veloci
22 maggio 2000
Spedizionieri, ovvero "operatori logistico portuali", come li ha redifiniti il loro presidente, Sebastiano Gattorno. La trasformazione della loro identità, inimmaginabile ancora pochi anni fa, è in pieno svolgimento. E questi operatori sono i soli, nell'ampio quadro delle professionalità del trasporto, che si pongono molto seriamente il problema dell'imperante presenza dell'informazione elettronica, di Internet, e si danno delle risposte. Sono, tra le varie categorie di operatori, quelli che più direttamente s'inerfacciano con i caricatori, con l'origine della merce, e si attrezzano - o devono nella maggior parte dei casi per forza di cose attrezzarsi - non solo materialmente, per affrontare e adattarsi a questa rivoluzione epocale.
Del resto quelli che si chiamavano spedizionieri, e con tale termine verranno in realtà sempre chiamati, al di fuori di futuristiche definizioni, sono sempre stati abituati ad affrontare situazioni inedite, sono quindi allenati per adeguarsi ad un mercato che cambia così velocemente.
Ora lo fanno guidati da un presidente che ha portato nella sua carica tutta la capacità, la professionalità e - diciamolo pure - anche l'entusiasmo di fare, che ha elevato ai vertici europei l'azienda che egli ha ricostruito e che dirige.
Oggi a bordo del cruise-ferry Excelsior della Grandi Navi Veloci si è svolta l'assemblea generale annuale degli spedizionieri. Nella relazione del presidente Sebastiano Gattorno si ritrovano tutti i motivi d'irrequietezza, di complessità ma anche di prepotente innovazione che serpeggiano nella categoria. «Il rapporto con la "merce" - ha detto Gattorno - è cambiato, e la "merce" nel mondo della globalizzazione ha sempre un ruolo d'eccellenza. Bisogna però saperne vedere le nuove potenzialità, i nuovi utilizzi, cosa si deve offrire, sia al produttore sia all'importatore, in chiave di assistenza e di servizio, di approfondimenti informativi, di nuove rotte da esplorare e di nuove soluzioni tecnologiche da utilizzare». Gli ha fatto eco Adriano Calvini, presidente dell'utenza portuale, che molto pragmaticamente ha ricordato che la "merce" è rappresentata da chi la tutela meglio, e il ruolo dello spedizioniere cambia, diventa quello di un consulente aziendale che opera nella logistica.
Gattorno ha sottolineato che l'Italia, attraverso Genova, ha le potenzialità per essere la vera "porta Sud" dell'Europa, e può offrire servizi competitivi e concorrenziali. Il sistema portuale italiano sta riacquistando un ruolo di preminenza nel Mediterraneo, e il merito è da attribuire ai porti di Genova e di Gioia Tauro (un porto, ricordiamo noi, contro il quale si batté disperatamente l'associazione degli spedizionieri nel 1995). Ma - ha affermato Gattorno - «i costi delle operazioni portuali di Genova e di tutti gli scali italiani dovrebbero essere allineati a tariffe equipollenti, eliminando quelle che sono diventate vere e proprie gabelle ingiustificate, aggiunte dalle compagnie di navigazione e/o dai loro rappresentanti, ed imposte spesso in modo forzato». Gattorno ha elencato le spese che un container deve affrontare quando transita per il porto di Genova: terminal handling charges (spese di sbarco o di imbarco) - on wheel charges/lift on/lift off - pulizia forfettaria/ispezione container - ricarico - controllo doganale - scarico e ricarico su pianale - apertura e chiusura - cassai per ricondizionamento colli verificati - documentation charges - aperture e chiusure per riscontro Guardia di Finanza - svincolo polizze/diritti fissi vari - spese ferroviarie per piombatura contenitori. Questi aggravi possono raddoppiare o addirittura triplicare il THC. «Questo - ha detto Gattorno - con buona pace di chi spende soldi nel marketing per "vendere all'estero l'immagine del porto di Genova"».
Ma il successo di un porto dipende anche dal suo grado di interconnessione con i mercati interni. Occorre poter contare su servizi doganali veloci, su collegamenti ferroviari e stradali efficienti ed ampi spazi per manipolare le merci: i distripark, insomma. Tutte infrastrutture che Genova sogna ancora. «Il porto rischia la paralisi perché non ha vie d'accesso», ha aggiunto Calvini.
La categoria degli operatori logistici portuali è esposta a tutte le forze contrastanti del mercato che vedono, da un lato, l'avanzamento dei processi economici della globalizzazione, dall'altro una condizione locale che pone dei freni non da poco. Viviamo nel tempo della logistica, «ed è proprio in questo contesto - ha concluso Gattorno - che si è affermato e si deve valorizzare il ruolo di quello che una volta era lo spedizioniere, diventato appunto operatore logistico portuale».
Sul tema della cultura della globalità dei servizi e quindi sulla necessità di una completa collaborazione tra categorie di operatori si sono espressi il presidente dell'Autorità Portuale di Genova Giuliano Gallanti, il presidente della Camera di Commercio Paolo Odone, il presidente dell'Associazione degli Industriali della Provincia di Genova Edoardo Garrone, l'ex presidente della Confetra Cremonese, il direttore della circoscrizione doganale Iannò e il già citato presidente degli Utenti portuali Italo Calvini.
Il presidente della Federagenti, Luigi Negri, e il presidente degli agenti marittimi genovesi, Giulio Schenone, hanno invece evidenziato il distacco tra città e porto. «Siamo in pochi a parlare di porto, la più grande industria della città. Il piano regolatore portuale è bloccato perché qualcuno pensa che il porto sia un disastro», ha detto Negri. «Non siamo una città portuale», gli ha fatto eco Schenone, che ha offerto la propria collaborazione per trovare sinergie tra l'associazione spedizionieri e l'associazione agenti marittimi nel settore della formazione professionale.
Da ultimo il presidente di una delle associazioni degli autotrasportatori ha preso l'occasione per annunciare il fermo dell'auotrasporto dal 19 al 25 giugno.
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