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Avviata l'indagine della Commissione Europea sugli aiuti alla cantieristica navale sudcoreana
«Se necessario - ha detto il commissario europeo al Commercio, Pascal Lamy - sottoporremo il tutto alla WTO»
4 dicembre 2000
La Commissione Europea ha avviato un'indagine riguardante l'industria cantieristica navale della Corea del Sud per infrazione delle pratiche concorrenziali nell'ambito delle Trade Barriers Regulation (TBR) comunitarie. Lo ha reso noto oggi il commissario europeo al Commercio, Pascal Lamy.
«Abbiamo vagliato attentamente il reclamo presentato dalla nostra industria - ha detto Lamy - e crediamo che sussistano evidenti motivi per avviare questa indagine. Stiamo considerando le preoccupazioni dei costruttori navali dell'UE con la massima serietà. Se necessario sottoporremo il tutto alla WTO».
La decisione, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee del 2 dicembre, è stata presa infatti a seguito dell'esame della denuncia presentata in ottobre dal CESA, l'associazione dei costruttori navali europei (inforMARE del 26 ottobre), La Corea è accusata dal CESA di aver provocato una distorsione della concorrenza a seguito degli aiuti concessi ai cantieri nazionali, che hanno provocato un calo dei prezzi delle nuove costruzioni e una diminuzione delle vendite delle imprese europee, sia nel mercato comunitario che nel resto del mondo. Nella denuncia il CESA afferma che, ad esempio, nel periodo 1997-1999 i prezzi delle navi portacontainer Panamax di nuova costruzione sono scesi del 28%, mentre i prezzi delle superpetroliere (VLCC) e delle portarinfuse Panamax hanno registrato un calo di circa il 16%.
Nella denuncia il CESA ricorda inoltre che i cantieri sudcoreani hanno incrementato la loro quota di mercato nel settore delle navi da carico dal 30,4% del 1998 al 40,9% del 1999. Nello stesso tempo la quota di mercato dei cantieri dell'Unione Europea è calata rispettivamente dell'11,9% e del 5,6%. La variazione è ancora più evidente nel solo comparto delle navi portacontainer, che costituisce la fetta maggiore del mercato delle unità da carico. Nel 1997 i cantieri sudcoreani si erano aggiudicati il 15,1% degli ordinativi mondiali di portacontainer; una percentuale che nel 1998 è salita al 44,1% e nel 1999 al 64,8%. Viceversa la quota di mercato delle aziende navalmeccaniche europee è scesa dal 23,9% del 1997, al 15,3% del 1998 e al 14,1% del 1999.
Nella denuncia il CESA ha segnalato le seguenti forme con cui il governo sudcoreano avrebbe sovvenzionato i propri cantieri:
garanzie di rimborso degli acconti (strumento «ricorsi garantiti») da parte delle Export-Import Bank of Korea (KEXIM)
finanziamento di crediti all'esportazione fornito dalla KEXIM
condono dei debiti, conversione dei crediti in partecipazione al capitale e abbuoni di interessi concessi da banche di proprietà pubblica o controllate dallo Stato; speciali sgravi fiscali accordati dal governo coreano
programmi di sovvenzioni concesse dal governo coreano ai fornitori a monte dell'industria della costruzione navale; la produzione dei cantieri navali coreani ha infatti beneficiato di fattori produttivi sovvenzionati da parte di questi fornitori, come ad esempio l'acciaio
I cantieri navali coreani che, secondo la denuncia, avrebbero beneficiato delle sovvenzioni accordate dal governo sudcoreano sono: Halla Engineering and Heavy Industries (oggi ribattezzata Samho Heavy Industries), Daedong Shipbuilding Co., Daewoo Heavy Industries, Hyundai Heavy Industries, Hyundai Mipo, Samsung Heavy Industries e Hanjin Heavy Industries & Construction Co.
L'Unione Europea valuterà ora se la Corea del Sud ha agito rispettando le normative internazionali sui finanziamenti, con particolare riferimento all'articolo 3 dell'accordo sulle sovvenzioni e sulle misure compensative (Agreement on Subsidies and Countervailing Measures - ASCM) della World Trade Organization (WTO). Il rapporto finale sui risultati dell'indagine sarà inviato agli Stati dell'UE entro il prossimo aprile.
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