Le industrie cinesi di costruzione navale intendono ampliare la loro quota di mercato e la loro competitività, soprattutto in vista del prossimo ingresso della Cina nella World Trade Organization. In una dichiarazione raccolta dal quotidiano di Pechino "China Daily", Huang Pingtao, il presidente della China Shipbuilding Industry Corporation, una delle principali aziende navalmeccaniche nazionali, ha detto che «la drastica e incessante riorganizzazione dell'industria cantieristica ci costringe a riesaminare la nostra attività e a trovare i modi per affrontare la competizione». Huang ha aggiunto che il suo gruppo rafforzerà il settore della ricerca e della realizzazione di nuovi prodotti.
«Puntiamo quest'anno ad ottenere ordinativi per nuove costruzioni per un totale di 800.000-1.000.000 di tonnellate» ha cautamente previsto Huang, ricordando che nel 2000 China Shipbuilding Industry Corporation ha ricevuto ordini del valore di 18,5 miliardi di yuan (2,2 miliardi di dollari) per un totale di 1,44 milioni di tonnellate, con un incremento del 129% rispetto al 1999.
Il mercato mondiale è di estrema importanza per la cantieristica cinese - rileva il China Daily - infatti la gran parte degli ordinativi ottenuti dai costruttori nazionali è relativo ad esportazioni. L'export della China Shipbuilding Industry Corporation è ad esempio ammontato lo scorso anno a 400 milioni di dollari, con un incremento dell'11% sul 1999. Secondo la State Commission of Science Technology and Industry for National Defence di Pechino, l'obiettivo delle aziende cinesi è di coprire entro i prossimi cinque anni il 15% del mercato mondiale delle costruzioni navali.
Il direttore del China Shipbuilding Economy Research Centre, Zhu Rujing, ha inoltre rilevato che l'ingresso della Cina nella WTO e il conseguente taglio delle imposte sulle importazioni non comporterà una riduzione della competitività delle industrie navali cinesi; Pechino infatti applica attualmente imposte del 6-9% su tutte le importazioni di navi, un livello sensibilmente inferiore a quello dell'80-100% applicato alle importazioni di autovetture.
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